mercoledì 10 dicembre 1997

L'agente "doppio" Pino Rauti


Pino Rauti ritratto in foto
dove si trova un'inquietante rassomiglianza con H.Kissinger
di Manuel Negri.

Non v'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Così atteggiandosi, molti continuano ancora a credere alle vecchie cariatidi del neofascismo italiano, come Rauti o Freda, anche davanti a numerosi elementi che li hanno inchiodati al muro e liquidati come collaboratori organici dei presidii operativi all'interno dell'Occidente in funzione di stabilizzazione dell'ordine atlantico imposto dagli Stati Uniti d'America.
La "commedia" di Rauti inizia già durante I'esperienza della Repubblica Sociale Italiana; è lui stesso a confermare che mai fu fascista, ma come egli sottolinea:
"Avevo scelto di combattere nella RSI, sapendo che la guerra era perduta, per motivi più patriottici che ideologici."(1)
Terminata la seconda guerra mondiale, prende il via la strategia statunitense del mantenimento dello status quo, in funzione antisovietica, per mantenere inalterati gli equilibri di Yalta. In questo contesto gli ex pseudofascisti alla Rauti partecipano alle trame del Sistema ed assumono un ruolo subalterno e subordinato che i vincitori, i detentori del potere, assegnano agli sconfitti che si mettono al loro servizio.
Rauti, già negli anni cinquanta, inizia a lavorare come giornalista del quotidiano "Il Tempo" di Roma, testata giornalistica che riceveva generose sovvenzioni statunitensi, per il quale, Rauti stesso andava a visionare i carri armati Leopard.
Nel 1956 dà vita ad Ordine Nuovo, che risulta essere una organizzazione parallela, secondo quanto teorizzato dallo stesso Rauti nel suo intervento al Convegno del Parco dei Principi: "Non si pensi che questo convegno esaurisca la sua importanza nel dar vita al documento conclusivo. Spetterà poi ad altri organi, in senso militare, in senso politico generale, trarre da tutto questo le conseguenze concrete e far sì che segua l'elaborazione concreta della tattica controrivoluzionaria e della difesa." (2) Ordine Nuovo riceveva armi ed esplosivi dall'Arma dei Carabinieri e dall'Esercito Italiano, nel quale Rauti aveva enorme fiducia e che difendeva a spada tratta contro tutto e tutti. Giunse anche a pubblicare, a fianco di Giannettini e Beltrametti, un opuscolo "Le mani rosse sulle forze armate': commissionato dal generale Aloia, in sua difesa, dopo essere stato duramente attaccato dai comunisti e da Paese Sera, in seguito alla presentazione a Cesano di Roma del primo (ed ultimo) battaglione di Assalto.(3) L'elaborazione dottrinaria della guerra controrivoluzionaria vede la luce appunto il 3 maggio 1965 all'hotel Parco dei Principi di Roma; il famoso convegno dell’istituto Pollio. Nello stesso anno, ricordiamolo, Licio Gelli, già collaboratore dei servizi di sicurezza, viene ammesso alla Loggia Romagnosi per intervento del vertice massonico. La massoneria di Palazzo Giustiniani è diretta da un uomo di fiducia della CIA, il Gran Maestro Giordano Gamberini. (4)
Con lui, la massoneria- internazionale, tramite la Loggia Propaganda 2, assume un ruolo importante nella lotta anticomunista.
Il convegno dell’istituto Pollio, dicevamo, è stato patrocinato dallo Stato Maggiore della Difesa, organizzato dai Servizi Segreti (ufficio REI, diretto dal colonnello rocca), finanziato dal SID. Tra gli altri, vi parteciparono oltre a Rauti, personaggi come Giorgio Pisanò, il "fascista" cui nessuno doveva "toccare" i carabinieri e la Nato, Beltrametti, Giannettini e tra gli invitati figurava anche Stefano Delle Chiaie.
Dalle dichiarazioni di due partecipanti come De Boccard e Finaldi apprendiamo che I'lstituto " ...fu indirettamente finanziato dall'Ufficio "R" del SIFAR mediante una campagna di abbonamenti ai bollettini che I'lstituto stesso pubblicava presso una agenzia "D". (...) Lo stesso "relatore" Pino Rauti, le cui iniziative politiche vengono, come si è visto, sovvenzionate dal SIFAR, comparirà già nel 1968, nella informativa del SID del 25 novembre. Nello stesso anno è in rapporti con la nota AginterPress (diretta emanazione della CIA, N.d.R.). (...) Rauti, Giannettini, Beltrametti, Torchia Giorgio, risulteranno assunti dallo Stato Maggiore della difesa diretto dal generale Aloia e "devoluti" alle esigenze del Sid dell'ammiraglio Henke.
(5) Pino Rauti risulta dunque aver lavorato per lo Stato Maggiore delle Forze Armate nate dalla Resistenza antifascista, è stato un esperto del SID ed ha reclutato uomini per queste strutture parallele. Se non bastasse, potremmo citare le parole del colonnello Oscar Le Winter, ex agente della CIA, il quale afferma l'esistenza di un documento CIA che elenca persone, grado, compenso mensile di uomini legati a questa associazione. Rauti era un agente del grado 2 e veniva stipendiato con 4000 dollari al mese. (6)
Rauti "predicava la rivoluzione", che "tutto doveva distruggere per tutto ricostruire" e formava, contemporaneamente e riservatamente, i "Nuclei di Difesa dello Stato" (inquadrati in ambito Nato, N.d.R.) che, ovviamente, rivolgevano il loro interesse propagandistico alle Forze Armate e di polizia". (7)
"Nel corso del 1966, molti ufficiali dell'Esercito Italiano ricevettero una lettera che li invitava ad organizzarsi per reagire alla montante offensiva del comunismo. II centro di controspionaggio di Padova (diretto dal colonnello dei carabinieri Giorgio Slataper) inviava all'ufficio "D" del SID una nota informativa nella quale si segnalava la possibilità che ispiratori della lettera fossero Pino Rauti e Giulio Maceratini (8)
A confermare ciò abbiamo la requisitoria del 13 dicembre1974 del Pm. Alessandrini, in
occasione del processo per la strage di Piazza Fontana:
"Fin dal 1966 Freda e Ventura, poco più che ventenni erano in contatto col gruppo Rauti-Giannettini installatosi nel SID per Maggiore e per conto di questo gruppo spedirono manifestini dei sedicenti Nuclei di Difesa dello Stato a vari ufficiali dell'Esercito"(9)
Il legame di sudditanza che univa ON alle istituzioni repubblicane e atlantiste è determinato dalla guida del movimento assunta da Rauti, ma affidata alle "stellette" dei vari corpi separati italiani ed atlantici e dagli organismi di sicurezza, a cominciare dal SIFAR fino al Sismi.
ON era una filiale dei Servizi di Sicurezza con una linea politico-ideologica funzionale all'Alleanza Atlantica; espletava il proprio compito tramite infiltrazione, provocazione e strumentalizzazione di gruppi politici volti a perseguire fini coincidenti con quelli di alcuni apparati dello Stato ai quali erano legati.
Questa era la strategia della controguerra rivoluzionaria, atta ad acuire le tensioni sociali, nel mostrare il pericolo che doveva essere evidenziato tramite attentati da attribuire alla sinistra, ma anche attraverso infiltrazioni a sinistra.
Tutta la visione politico-strategica degli "anni di piombo" risale a questa elaborazione, attuata in modo perfetto da ON, tendente a programmare un'attività sovversiva che attraverso stragi sollecitasse una reazione emotiva, psicologica da parte del popolo, capace di rafforzare le strutture dello Stato contro il pericolo rappresentato dalla sinistra; assai significativa è in merito la definizione di Vinciguerra "destabilizzare per stabilizzare':
Rauti si prestò a fare questo, a condurre questa guerra, perché di vera e propria guerra si tratta, contro la popolazione civile, al fine di assecondare gli equilibri strategici atlantici in funzione anticomunista.
Le sopracitate analisi e conclusioni vengono confermate dal giudice Salvini, che segue l'inchiesta su Piazza Fontana, il quale in una sua sentenza-ordinanza dice fra l'altro che "la presenza di settori degli apparati dello Stato nello sviluppo del terrorismo di destra non può essere considerata "deviazione" ma normale esercizio, per un lungo periodo, di una funzione istituzionale. La posta in gioco era la difesa degli equilibri politici esistenti in Italia e il mantenimento del nostro paese nel campo occidentale ed atlantico." (10)
Grazie a Rauti iniziano a muoversi in questa scacchiera gli uomini del gruppo di Padova, che entrarono così a far parte del "gioco sporco". Rauti e Giannettini parteciparono ad un importante incontro con Freda tenutosi a Padova il 18 aprile 1969 durante il quale i Servizi Segreti avevano dato via libera alla campagna di attentati del gruppo padovano ed alla strategia di infiltrazione a sinistra. (11)
Rauti risulta ancora protagonista qualche anno dopo, sempre in circostanze poco chiare, quando gli furono consegnati i documenti massonici riguardanti le compromissioni nel golpe Borghese da parte di noti esponenti politici. (12)
Alla luce di questi fatti e considerazioni, I'europarlamentare Pino Rauti afferma oggi,
con grande faccia tosta, che è possibile che alcuni elementi di destra possano essere stati manovrati e strumentalizzati dai servizi. Forse tralascia il fatto che questa strumentalizzazione, come lui la chiama, è stata possibile grazie al fatto che a capo di questi uomini, nella maggior parte dei casi, vi era lui con ON, che fin dall'inizio con i servizi ci lavorava.
Per chi ancora non fosse convinto della malafede di questo individuo, ricordiamo che quando fu alla guida del MSI - dal gennaio del 1990 al luglio del 1991 - non riuscì neanche a cancellare la dicitura "destra nazionale" dal simbolo del partito; non compì il minimo tentativo per realizzare tutto ciò che da anni continuava a raccontare a destra e a manca: Rauti non ha mai assunto una reale posizione antagonista agli Stati Uniti, al liberalcapitalismo.
Durante la sua segreteria non prese mai una netta e contraria posizione all'intervento italiano nella guerra del Golfo che fu di sostegno agli USA ed a Israele; non ha mai cercato di attualizzare l'eredità dei postulati sociali, popolari, anticapitalistici e rivoluzionari della Repubblica Sociale Italiana, della quale si ritiene portabandiera; non ha mai cacciato fuori dal MSI tutta la componente reazionaria, conservatrice e filomassonica. Rauti, e nessun altro appartenente al MSI, poteva e doveva fare questo poiché il "Movimento senza importanza" era solamente un calderone anticomunista e patriottardo che del Fascismo Sociale e Rivoluzionario, anticapitalistico e antigiudaico non possedeva nulla.
Così pure oggi, Pino Rauti continua imperterrito il suo operato di agente sistemico a riposo, senza più compiti e doveri di prima importanza, ma al quale nessuno rimprovera ormai qualche uscita e sparata velleitaria, quasi come a voler ringraziarlo dei servizi resi per molti anni alla causa antifascista.
Note:
1) "lnterrogatorio alle destre", di Michele Brambilla, Ed. Rizzoli 1995;
2) "Servizi segreti" a cura di Pietro Calderoni, Tullio Pironti editore, Napoli 1986;
3) "Il mistero della Rosa dei Venti" di Amos Spiazzi di Corte Regia, Ed. Centro Studi
Carlomagno, 1995;
4) "Trame atlantiche" di Sergio Flamigni, Kaos edizioni, Milano 1995;
5) Pietro Calderoni, op. cit.;
6) Intervista rilasciata alla trasmissione di "Rai 3" "Dossier Gladio";
7) "La strategia del depistaggio" di Vincenzo Vinciguerra, Ed. II Fenicottero, 1993;
8) "Lo stato parallelo" di Paolo Cucchiarelli e Aldo Giannuli, Gamberetti editrice, Roma 1997;
9) "La strage di Bologna" a cura di Giuseppe De Lutiis, Ed. Riuniti Roma 1986;
10) cfr. "Gazzetta di Mantova" del 29 maggio 1995;
11) "I burattinai. Stragi e complotti in Italia" di Philip Willan, Tullio Pironti editore, Napoli 1993;
12) Pietro Calderoni, op. cit.
articolo estrapolato dal mensile “Avanguardia” n°12 dell’anno XV – n°143 della serie – Dicembre 1997 -

lunedì 1 dicembre 1997

Una società anti-tradizionale ed inorganica genera violenza

melting_potPer capire cosa ci sta serbando il futuro prossimo venturo, non dobbiamo guardare alle cose abituali. Dobbiamo fare attenzione ai fenomeni defilati, celati. L'America, punto di riferimento costante del giusto modo di vivere occidentale (the american Way of life) è solo un’abile contraffazione creata ad hoc dai mass-media. Prendiamo, ad esempio, uno dei tanto sbandierati ideali statunitensi: la convivenza multietnica degli svariati gruppi disseminati in tutto il territorio. Quello più vasto degli africani sradicati dalla loro madre terra è , purtroppo, quello che per generazioni ha dovuto subire le angherie e le prepotenze della razza bianca. Ogni popolo ha le sue necessità , le sue abitudini, i suoi costumi e le sue tradizioni. Non si può e, non si deve, trapiantare una cultura a qualsivoglia stirpe. Anche nel caso degli indiani d'America, malgrado vi sia stata una completa omologazione della cultura e del modus vivendi, vi sono delle componenti razziali innate e un sub-strato antropologico culturale che mal si combinano con il sogno del “villaggio globale”.
Le conseguenze di ciò sono: violenza, intolleranza e perdita della personalità.
Prima o poi, la vera natura di un uomo viene fuori e ...mostra i denti.
Il placido
articolo estrapolato da “La Scure Sannita”, periodico Mensile ciclostilato in proprio, a cura del Circolo Nazionalpopolare, “Giovanni Preziosi”, del Comune dei Tre Pini