domenica 26 settembre 1999

I nani della politica italiana e l'influenza dell'ebraismo internazionale





di Manuel NEGRI

La bassa statura morale e la propensione al servilismo che caratterizzano gli attori del teatrino della politichetta italiota, scevri del senso dell'onore e di un briciolo di dignità, ma soprattutto oggetto e strumento esecutivo delle altrui decisioni, pianificate al di sopra ed al di fuori di ogni interesse della comunità nazionale, ci hanno condotto ad una disastrosa condizione del contesto socio-economico in cui malversa la maggior parte della popolazione.
Di contro, apprendiamo, quasi quotidianamente, l'annuncio di fantascientifiche operazioni finanziarie, di maxi accordi e di fusioni tra i colossi della finanza, guidati e manovrati dai tecnocrati affiliati ai circoli mondialisti.
Il matrimonio di interesse realizzato da Banca-Intesa e Comit, salutato come un gigante del credito in Italia, nell'enorme scacchiera dei giochi dell'Alta Finanza internazionale risulta un fragile pedone se raffrontato alle strategie operative in via di realizzazione. Non bisogna dimenticare il falso patentino di italianità di quest'operazione poiché è ormai palese la profonda opera di colonizzazione del sistema bancario italiano che vede nei capitali dei gruppi bancari maggiori il ruolo chiave dei gruppi esteri. E' così per Banca Intesa (che ha tra gli azionisti il Crédit Agricole francese), per il San Paolo-Imi (che deve fare i conti con lo spagnolo Santander), per l'Unicredito italiano (Société Générale), Comit (Paribas e Commerzbank) e Banca di Roma (Abn Ambro). Il progetto di acquisizione di Paribas e Société Générale da parte di BNP è, per esempio, qualcosa di stratosferico rispetto all'accordo Comit-Intesa, per non parlare dei tre istituti nipponici Dai-Ichi Kangyo bank, Fuji Bank e Industrial Bank of Japan che, confluendo in un'unica holding, raggiungerebbero un capitale totale pari circa al prodotto interno lordo italiano registrato negli ultimi anni.
In Italia, il fervore legato a queste operazioni, alle alleanze e alle lotte per il controllo del credito e del campo assicurativo hanno creato una rottura dell'idilliaco rapporto tra il patron di Mediobanca, Enrico Cuccia, e l'ebreo Antoine Bernheim, "defenestrato" dalle Generali ed ora legato più che mai alla Lazard del "sodale" ebreo Michel David Weill in un fronte comune ostile all'Istituto di via Filodrammatici.
Tutti questi giochi di potere, tutti questi intrighi di palazzo, tutte queste diatribe interne tra esponenti del mondo dell'Alta Finanza internazionale che, sposta migliaia di miliardi ogni giorno solamente sulla carta, col rischio di influire in maniera nefasta sulle già deboli economie nazionali, sembrerebbero lontani anni luce dai reali problemi della gente comune, ma in realtà enormi riflessi hanno soprattutto sul campo dell'occupazione.
Un recente rapporto annuale dell'Ocse mette in evidenza le stime per il 1999 che piazzano l'Italia ai vertici tra quei Paesi con il più alto tasso di disoccupazione che per quest'anno raggiungerà circa 2 milioni 800 mila italiani (1), alla faccia del milione di posti di lavoro decantati dal Presidente del Consiglio D'Alema, che per questa battuta dovrebbe pagare i diritti d'autore al collega Berlusconi.
Il risultato delle maxi-fusioni e degli adeguamenti alle strategie della globalizzazione da parte dei grandi colossi industriali e finanziari danno vita a quelli che gli ipocriti chiamano (attenti: ci ingannano con le parole!) "esuberi", che altro non sono se nuove persone a spasso senza lavoro e senza stipendio, magari con una famiglia a carico.
<>.(2) A conferma di ciò un'indagine di R&R, Istituto di ricerche di Mediobanca, ha evidenziato un taglio di circa il 23% dei posti di lavoro in Europa e negli Usa da parte di Imprese Multinazionali che, sempre più grandi e sempre più ciniche e votate al mero profitto, in una dinamica di adeguamenti all'economia globale, tendono sempre più a politiche di delocalizzazione produttiva, sfruttando la manodopera a basso costo dei Paesi più poveri, magari facendo lavorare i bambini. Poi parlano ipocritamente di aiuti umanitari.
In Italia chi si occupa di queste problematiche? Chi affronta e denuncia queste gravi piaghe del Sistema, rovescio della medaglia di una società iperconsumista?
I rappresentanti dell'Esecutivo, sempiterni difensori dei lavoratori, si dilungano in farraginose e sterili discussioni sulla riforma delle pensioni, sull'occupazione, senza però adottare alcun provvedimento utile al miglioramento delle imperversanti e disastrose condizioni sociali che interessano buona parte della nostra popolazione. La riforma delle pensioni dovrà essere effettuata per imposizioni provenienti da ambienti non governativi e sovranazionali così come confermato anche da un menbro dell'Esecutivo quale Cesare Salvi, il quale ha dichiarato: <>.(3)
Egregi galoppini e lacchè della volontà altrui iniziate a salvaguardare gli interessi nazionali ed a lavorare per produrre nuovi posti di lavoro, per garantire un futuro ai giovani e vedrete che i problemi del sistema pensionistico verranno risolti automaticamente. Questi risultati non sono mai stati raggiunti poiché le politiche dei governi degli ultimi anni si sono preoccupate solo ed esclusivamente di raggiungere i parametri di Maastricht, volgendo le spalle alle esigenze dell'economia reale e distruggendo, di conseguenza, il futuro delle nuove generazioni, rovinando migliaia di famiglie condotte al limite della soglia di povertà.
Secondo un'indagine Istat del 1998, 2 milioni 500 mila famiglie italiane vivono in uno stato di povertà, cioè quasi 7 milioni 500 mila persone di cui circa 5 milioni solo al Sud e nelle isole.
Dinanzi a queste cifre e con i problemi della previdenza sociale, hanno la faccia tosta di presentarci spudoratamente le somme corrisposte alle "pensioni d'oro", tra cui quella miliardaria del presidente Ciampi, rappresentante estremo dei cittadini italiani, dei quali, come tutti i suoi colleghi, se ne sbatte ampiamente le palle. Le questioni di prim'ordine affrontate dall'esecutivo italiota riguardano la decisione di distruggere migliaia di documenti raccolti dai servizi segreti, che potrebbero documentare i rapporti tra l'ex PCI ed il Patto di Varsavia, i finanziamenti al PCI provenienti da Mosca ed i collegamenti tra l'ex partito del presidente del Consiglio e i servizi del KGB, della Stasi e quelli Cechi, i quali addestravano i militanti delle Brigate Rosse.
Tutto questo non sarebbe bello per il signor D'Alema e per i suoi "compagni", se venisse alla luce la verità che sgretolerebbe un muro di ipocrisia e di menzogne instaurato più di 50 anni or sono.
Le preoccupazioni e le energie dell'esecutivo e soprattutto del suo ministro della Giustizia, Diliberto, si sono prodigate per risolvere il caso Baraldini e riportare in Italia la detenuta (non esprimiamo opinioni in merito, in quanto la vicenda andrebbe analizzata in maniera approfondita ed in altro contesto). Alla Baraldini si è aggiunto "il caso Sofri" e le concessioni ed i privilegi concessi a diecine di detenuti protagonisti degli anni della strategia della tensione, tra cui molti nomi illustri come quello di Concutelli e di tanti altri; tanti, quasi tutti, meno uno: un certo signor Vincenzo Vinciguerra.
Tornando alla vicenda Baraldini possiamo solamente sottolineare che probabilmente si è potuto raggiungere un accordo con il governo statunitense abdicando e rinunciando alle rivendicazioni ed alle proteste relative ai risarcimenti e all'assunzione di responsabilità da parte degli Usa per la vicenda del Cermis; ennesimo episodio simbolo della sudditanza politico-coloniale agli Usa ed alle lobbies giudaico-mondialiste, intervenute anche a linciare i responsabili radicali Pannella e Bonino, rei di una "alleanza tecnica" al parlamento europeo di Strasburgo con il FN francese di Le Pen. In quest'episodio è emersa l'arroganza e l'insolenza di Bruno Zevi invasato esponente della comunità ebraica italiana.
Meritevole di menzione è pure la notizia emersa recentemente circa un possibile accordo elettorale alle prossime elezioni regionali tra il Polo ed il Ms-Ft di Pino Rauti che alle accuse di tradimento da parte dei membri del suo partito ha risposto che si tratta di un mero accordo elettorale e non politico.(4)
Potrebbe più sinceramente affermare che si tratta invece di sete di potere, di denaro, di spartizioni e di smodato desiderio di voler riattaccare il culo alla poltrona. All'interno del Polo in diversi hanno espresso apprezzamento per la possibile intesa, e il sempiterno amico di Rauti, Giulio Maceratini, ha ipotizzato accordi anche con il Fronte Nazionale di Tilgher.(5)
Se dal tetro e monotono spettacolo del teatrino italiano passiamo agli scenari di politica internazionale, la trama non varia di molto e i leit-motiv sono i medesimi; l'abdicazione della politica allo strapotere del denaro, le ipocrite strategie diplomatico militari dell'asse Usa-Israele, espressione dell'ebraismo internazionale che, recentemente, si è prodigato per rilanciare il ruolo e l'influenza dei 'fratelli' europei, così come si evince da questa notizia: <>(6) Il giudaismo internazionale, non l'ebreo in quanto tale, burattinaio nel processo di realizzazione dell'one world, processo di sradicamento dei popoli e delle tradizioni, rappresenta il nemico principale e il non eludibile fronte avversario di una battaglia etica e politica.
Il nostro antigiudaismo non viene dettato ed alimentato da isterici sentimentalismi o da maniacali complessi di persecuzione; ma è il prodotto di analisi e studi approfonditi dei retroscena delle vicende di politica interna ed internazionale; studi fondati su elementi concreti e sulla realtà, pur filtrata e falsata dai media manipolati e manovrati dai centri di potere del Sistema.
Un esempio dell'influenza del giudaismo negli sviluppi dei rapporti internazionali si evince in seguito al disastroso terremoto avvenuto in Turchia, ove, al di là degli ipocriti aiuti umanitari, abbiamo assistito all'accorrere degli interventi e degli aiuti di Israele nei confronti di Ankara, soprattutto alla luce ed in considerazione dei recenti accordi di collaborazione strategico-militare tra i due paesi. Non dimentichiamoci che la Turchia può vantare il secondo esercito della NATO per dimensioni e che questo Paese è situato in una posizione chiave al confine con la Repubblica Islamica dell'Iran.
In chiave antiislamica è pure l'intervento repressivo ed imperialista della Russia in Daghestan ove sono presenti, se pur sparuti ed isolati, reali gruppi di militanti cementati dalla fede nell'Islâm, Tradizionale e Rivoluzionario e, soprattutto, antimondialista. Una fede ed una identità oramai tradita dal leader libico Gheddafi, recentemente 'sdoganato' al fine di salvaguardare enormi interessi commerciali nel campo delle risorse energetiche che interessano le Imprese Multinazionali e di cui la Libia è ricchissima.
Negli accordi tra Eni e Libia emerge in merito il ruolo di un tessitore segreto, l'ebreo Raffaele Fellah, amico di Rabin e Shimon Peres e candidato alcuni mesi fa alle elezioni europee a fianco di Francesco Rutelli, intimo della comunità ebraica romana. Nell'affare relativo al gasdotto Libia-Sicilia si rileva, appunto, l'influenza di Fellah, così come quella spesa a rilanciare i rapporti tra gli Stati Uniti e Cuba, con la collaborazione dell'ex ambasciatore statunitense a Roma, Maxwell Rabb, uno dei capi della comunità ebraica Usa.(7)
Genuflessioni e scuse davanti al neorappresentante di Israele Barak, le ha dovute compiere anche il presidente russo Eltsin in merito ad episodi di antiebraismo avvenuti in Russia, definiti "abominevoli" dal capo di stato russo.
<>.(8) Evidentemente, gli ebrei russi si sentono vilipesi e minacciati in quanto in alcuni ambienti si è raggiunta la consapevolezza della nefasta influenza delle lobbies ebraiche nelle vicende politico-economiche dell'ex Urss.
Alcuni mesi fa, la Duma, il parlamento russo, ha rinviato più volte la votazione per la condanna del deputato comunista Albert Makashov, il quale aveva proposto la creazione di un "movimento antigiudaico" e aveva definito gli ebrei "carogne arroganti".(9)
Anche se espressa in maniera differente e cruenta, con una prassi di azione che personalmente ritengo di non poter giustificare, posso ugualmente comprendere la lucidità e la profonda consapevolezza raggiunta da Buford O. Furrow, l'uomo che nei primi giorni di agosto ha compiuto una strage al North Valley Jewish Community Center negli Stati Uniti.
Fredde e lucide analisi, pur se compiute in un contesto storico-politico totalmente differente, dell'opera dissolutrice dell'ebraismo, le possiamo trovare tra le pagine del "Mein Kampf" di Adolf Hitler, scritto più di settanta anni or sono, libro che ancor oggi fa parlare di sé, tanto che di recente " …il noto cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal ha chiesto alle autorità dello Stato tedesco della Baviera di bloccare la vendita del Mein Kampf in Croazia. La Baviera è proprietaria del copyright sull'opera di Adolf Hitler la cui prima edizione in Croazia è stata pubblicata tre mesi fa da una casa editrice che ha già diffuso diversi volumi antisemiti. Il libro è comparso in molte librerie di Zagabria e viene pubblicizzato su una emittente privata, la Open Television. La prima edizione è esaurita e ora l'editore ha chiesto di poterlo ristampare. Sulla richiesta di Wiesenthal, da Zagabria, un funzionario governativo coperto da anonimato si è limitato a rispondere che in Croazia vige la libertà di stampa". (10) Se un semplice libro e il solo nome del Führer rievocano preoccupazioni e timori agli epigoni del giudaismo internazionale questo dimostra la loro ipocrisia farisaica, la scarsa trasparenza e sincerità ed il terrore che possa essere smascherata la loro "doppia personalità" ed il loro doppiogioco vile e menzognero, dannoso agli interessi di ogni popolo libero.

dal n° 164 della Rivista mensile Avanguardia
Note:
1)
Gazzetta di Mantova, 25/6/99
2)
Gazzetta di Reggio, 6/7/99
3)
Corriere della Sera, 29/8/99
4)
Gazzetta di Reggio, 29/8/99
5)
Gazzetta di Mantova, 28/8/99
6)
La Repubblica, 27/5/99
7)
Panorama, 26/8/99
8)
Corriere della Sera, 3/8/99
9)
L'Espresso, 25/3/99
10)
La Repubblica, 24/8/99