domenica 25 giugno 2006

Clima estivo e referendum

 I referendum e le votazioni – in genere – mi rendono malinconico. Cosa ne può capire un macellaio di Riforme Costituzionali? La forbice dell’analfabetismo si è così allargata che non risparmia nemmeno altre categorie! Avete mai provato a chiedere ad un comune mortale qual è la differenza fra la riforma attuale, quella cioè di cui oggi siete chiamati a pronunciarvi e quella varata dal centrosinistra nel 2001 con soli 4 voti di scarto?  Forse qualcuno saprà anche rispondere. Ma la massa? Quella che – per intenderci – forma il consenso sa dire qualcosa nel merito? Io temo di no.  Le cose non migliorerebbero affatto se dovessimo allargare il nostro ristretto orizzonte alla politica internazionale e ai delicati equilibri geopolitici in atto. La gente sa ciò che riesce a comprendere e ciò che è in diretto rapporto con la propria situazione contingente.  Tutto il resto è tabù, roba per esperti del settore. Per questo è necessario uscire dall’ipocrisia “democratica” che illude ed inganna, senza dare risposte concrete alle esigenze di tutti.  Così dietro lo spauracchio dell’autoritarismo, del “fascismo”, si compiono i peggiori misfatti a danno dell’intera collettività. Il tutto in nome del nobile ideale democratico. Detesto questo tipo di politica che vuole apparire buona e giusta, quando invece non lo è affatto. La democrazia è una pura invenzione ad uso e consumo dei “mangiapatate a tradimento”. Il popolo non ha mai comandato e mai (credo) comanderà. E forse, sotto certi aspetti, è anche un bene. Pensate a  cosa si andrebbe incontro se una cosa del genere – con tutte le varianti del caso – accadesse: sarebbe il caos. E’ giusto invece che a comandare siano i più giusti, i più bravi, i migliori insomma. Si dovrebbe creare una “scuola d’élite “  che preparasse la classe dirigente al governo del paese. Invece, per via della “democrazia”,  ci troviamo una classe politica mediamente impreparata, che deve spesso far ricorso ad aiuti “esterni” per far fronte a problemi tecnici urgenti. La forma dello stato dovrebbe essere piramidale, su base meritocratica. Ma una tal cosa è inimmaginabile oggi.  Quindi, non so voi, ma io me ne vado in montagna.

sabato 24 giugno 2006

L’uomo e il suo "divenire"

Come ho detto e ripetuto, giova fare un profondo lavoro di scavo prima di porre le fondamenta.
Evidentemente, in accordo con il moderno slogan del “Tutto e subito”, non si ha la pazienza di aspettare, di analizzare, di meditare. Quindi darò alcuni brevi cenni circa l’uomo nuovo da allevare. Bisogna cercare anzitutto un miglior valore, una vita degna di essere vissuta.  L’umanità, nel suo insieme, non rappresenta affatto uno sviluppo  verso il migliore, verso il superiore. V’è in effetti un regresso spirituale di contro al progresso materiale, all’elevazione della quantità contro la qualità.
Il problema, direte voi, qual è la qualità?
La qualità è il vero sé, l’essere rispondente alle proprie inclinazioni, fedele alla sua natura…
Ma come facciamo a scoprilo se siamo influenzati dalle apparenze e circonfusi nel mondo. Siamo condizionati inconsapevolmente. Crediamo di saper discernere, ma è una pura illusione. Per esempio anche qui, in rete, ci comportiamo come damerini,  dialoghiamo troppo amabilmente, come gatte che fanno le fusa; in realtà, in determinate circostanze, siamo diversi. Alcuni di noi sono delle belve dalle sembianze umane.  Qualcuno potrebbe anche obiettare che avviene il contrario. Vero, verissimo! Ma un tale tipo d’atteggiamento non può ascriversi ad un “diverso sentire”. A meno che non si abbia acquisito una reale presa di coscienza. Troppo spesso, per converso, si agisce così per darsi delle arie, per apparir “duri e puri”, per suscitar l’altrui ammirazione. E qui si ritorna al punto di partenza, poiché non è possibile affermare un tipo d’uomo nuovo senza aver prima smantellato l’esistente. Le macerie comprometterebbero l’esito finale del nuovo,  corrompendolo già sul nascere.

mercoledì 21 giugno 2006

W Vittorio emanuele

La Procura di Potenza ha dato fuoco alle polveri, mettendo fuori gioco la Monarchia Sabauda. Potremmo anche essere d'accordo se, alla base di questo attacco, ci fosse una strenua difesa della Monarchia Borbonica. Purtroppo così non è. Alla base di tanto "Senso dello Stato" c'è invece tanta voglia di essere esposti alla luce dei riflettori per acquisire meriti che evidentemente non si hanno. Probabilmente i mass-media avevano dimenticato che anche a Potenza, non solo a Milano dunque, esiste una "procura".  E che Procura... Peccato, però, che a pagarne le spese sono gli ignari contribuenti. Si parla di trenta milioni d'intercettazioni.... E non mi va nemmeno di riportare la cifra di tali spese. Ad oggi sappiamo solo che il Re d'Italia voleva fare  qualche regalino una delle sue suddite, scambiando opinioni sul "dilettantismo" dimostrato da qualcuna di loro. Se Migliardi è stato tanto "ingenuo" (poverino..) da pagare 50.000 euro per entrare nell'Ordine Mauriziano e per altre corbellerie  non deve far altro che prendersela con se stesso. Niente. All'Italia ipocrita e falsamente puritana tutto ciò non va giù. Lo spazio dedicato al voyerismo è forte così pure quello dedicato ad un moralismo eccessivo, privo di senso della realtà. Si parla tanto di Stato Laico, di assumere comportamenti laici, distinguendo così tra vizi personali e reati pubblici; e poi si finisce sempre con l'eterno vizio: giudicare. Eppure i seguaci di nostro signore dovrebbero tenere a mente l'evangelico motto: "non giudicare", appunto. Invece, in questo periodo tutti si sentono giudici. E se non possono condannare, perché evidentemente non ne hanno il potere (meno male aggiungo), allora lanciano lunghissimi strali in difesa dell'ETICA, DEL "BUON COSTUME", FREGANDOSENE altamente dei diritti individuali. Allora si mettano d'accordo, questi soloni della "moral democrazia". Delle due l'una: o dev'esserci uno Stato Etico e Teocratico (come l'Iran per es.) o se ci deve essere uno stato Laico lasciamo che ognuno si occupi dei propri vizi e delle altrui virtù. Si farebbe onore almeno alla coerenza.

venerdì 16 giugno 2006

Cibele

Nel vasto panorama delle religioni tardoantiche di tipo misterico non poteva non mancare Cibele, la cui storia è alquanto ricca di dettagli. La Madre degli Dei frigia, che i Romani "adottarono" per contrapporla all'Astarte cartaginese in tempo di guerra, non era inizialmente benvoluta a Roma e alla sua mentalità razionale, perchè contemplava riti che un Romano difficilmente avrebbe accettato. Poi, invece, si arrivò a farsi dare da Pessinunte, sede originaria del culto, la famosa "pietra nera". Nel III sec Cibele rivaleggiava addirittura, quanto a popolarità, con Dioniso e Iside. Vi è un aspetto del mito originario che spesso è trascurato. Cibele possedeva due aspetti: uno benevolo e l'altro terribile. Nel mito più antico, vi è un personaggio ermafrodito che incarna" questo aspetto: è un essere dal nome di Asfargatis o qualcosa di simile, volubile e passionale, potente come un dio, desideroso di comandare su tutti i mondi. Quest'essere sarebbe nato dal seme di un dio che voleva ingravidare Cibele, che si scostò, rifiutando l'amplesso. Asfargatis dovrà essere fermato dagli dei per bloccare il suo delirio di onnipotenza; seguono poi le nozze sventate di Attis, l'uccisione di Attis e la sua sepoltura.....da cui rinasceranno le sementi, dunque la vita. In alcuni stralci del mito di cui siamo a conoscenza, in cui compare il perfido Asfagartis, Cibele gli dice:
"Io fui l'Una, ma verso il Molteplice tu sei caduto..." Questo tema della molteplicità nel creato, contrapposta all'unitarietà prima della Creazione, mi ricorda molto i miti gnostici. Curioso poi, che la Sophia genera l'Errore perchè "divora" il suo stesso desiderio, e questo Asfargatis è invece generato da un seme che non ha trovsto compimento in un grembo... In questo intravedo come una scissione, o dell'essere umano, o a chi lo creato...che trova conferma anche in questo antichissimo mito ricadente nel bacino Mediterraneo.

giovedì 15 giugno 2006

Madonna divinità cristiana o Pagana?

Madonna with St. Jerome (The Day) -
 Correggio 
about 1522 -
Oil on canvas, 205,7 x 141 cm
Galleria Nazionale, Parma
Le donne - forse più degli uomini - apprezzano il valore che il cattolicesimo conferisce alla figura della Madonna. Personalmente, nonostante sia nato in una famiglia rigorosamente cattolica, mi sono allontanato dalla pratica di questa religione proprio a causa dell'opportunismo della Chiesa, che trova nella Madonna il modo d'affermare concetti blasfemi, trasformando una religione di origine patriarcale, quasi in un culto della dea madre. È noto infatti come nei Vangeli canonici si parli ben poco della Madonna, e come tra gli apostoli non sia stata scelta alcuna donna, ragion per cui la Chiesa ha rifiutato il sacerdozio alle donne. Per tenerle buone ha attribuito alla Madonna qualità che appartenevano alla dea madre del paganesimo, conferendole una serie di attributi che sono interessanti non per la loro matrice cristiana che è inesistente, ma solo perché permettono di capire alcune caratteristiche della corrispondente divinità pagana. La Chiesa, non temendo contraddizioni di nessun genere, ha osato affermare che la Madonna, pur sempre una creatura, è la madre di Dio, elevando questo principio a dogma, mentre invece può avere un valore solo se ci si discosta dall'interpretazione letterale, così cara alla Chiesa, e si tenta di intuire la verità esoterica sottostante. Personalmente trovo ridicolo che nel corso delle feste dedicate a Dio durante l'anno, quelle della Madonna siano le più numerose. E mi pare ancor più insensato che, in tali ricorrenze, molti fedeli recitino il rosario, preghiera, si dice, espressamente voluta dalla Madonna ed in gran parte a lei rivolta, dato che il Rosario si compone per la maggior parte di "Ave Maria". Il mio non è maschilismo; trovo ripugnante infatti anche il culto dei santi, perché non vedo il motivo per il quale il fedele, invitato espressamente a rivolgersi a Dio nei Vangeli, debba ricorrere a degli intercessori assai più imperfetti. Queste sono solo alcune delle incongruenze del Cattolicesimo.
 

martedì 13 giugno 2006

Il Bisogno


13-06-2006 - 17:45

Oggi esistono una quantità infinita di bisogni. Ma sono tutti necessari? Io trovo che questa società è "drogata" da una quantità infinita di bisogni. Oggi non ci si contenta più di una passeggiata, di una piccola gita, di buone letture. Si pretende ciò che i media ci propinano continuamente. E se non riusciamo ad ottenere certi "lussi" ci sentiamo "out" e cominciamo a provare sentimeti d'invidia o di ammirazione verso chi detiene questi "Beni". Questa società crea beni surettizi, inestinguibili, creando una sorta di paranoia nel consumatore che diventa - in certi casi - "psicopatico". Esiste una sorta di coazione a ripetere senza sapere bene il perché : invece di conservare si distrugge. Il PC, la macchina, il televisore, lo stereo, ecc. In questo siamo incoraggiati dall'industria che fa in modo che un determinato utensile diventi obsoleto in pochissmo tempo. E così che l'uomo rimane bambino, non sapendo più distinguere ciò che è necessario da ciò che non lo è.

lunedì 12 giugno 2006

"Al di là del bene e del male"

Le norme di comportamento sociale ci spingono ad avere un'idea precisa di cosa sia "bene" e cosa, invece, sia "male". Tuttavia se ci poniamo da una diversa angolazione, da altro "piano", scopriremo che non esiste un "abisso" fra le due parole. Bene e male, sotto tale ottica, non rappresentano un crinale di giudizio, hanno solamente finalità strumentali. Tali concetti sono la risultante di un incrocio spazio-temporale. Per esempio, senza andare troppo lontano nello spazio e nel tempo, possiamo fare questo paragone: la Germania Nazionalsocialista incarnava valori ed idee antitetici alla Germania odierna. Eppure sono passati solo una sessantina d'anni... Null'altro che dualismo. Il dualismo è un espediente posto in essere dall'Assoluto per pervenire alla conoscenza di se. Noi percepiamo la creazione, e le sue manifestazioni, in termini di bene e male, di buono e cattivo, di maschio e femmina, di bianco e nero. E questo perchè anche noi siamo frutto di un dualismo, anche noi siamo frutto della creazione. Siamo immersi in questa teofania. Fino a quando continueremo a percepire ciò che ci circonda con la mente, usando cioè soltanto la nostra capacità di leggere la materia, avremo una visione dualistica della creazione.
La conoscenza, la consapevolezza di noi stessi, implica l'andare oltre ogni dualismo: cogliere l'unità delle cose. La conoscenza è il percepire il tutto in termini di unità, immedesimandoci nell'oggetto conosciuto. Essa non ha valenza morale, non è buona né cattiva. Essa è semplicemtente:immutabile e perenne, avulsa da qualsiasi valore. Fino a quando percepiremo la creazione, e noi stessi che ne facciamo parte, con i nostri sensi fisici, saremo condannati al dualismo e all'imperfezione. In tale situazione rimarremo ancorati ad un ingannevole moralismo. Ad un eterno oscillare, fra una posizione e l'altra, credendo - sotto l'influsso di questa mutevolezza - di essere nel giusto sempre e comunque. Andare oltre è il fine della nostro cammino.

Ragioni d’un’Apolitìa

Nel panorama politico attuale, entrambi gli schieramenti  appaiono appiattiti sullo stesso identico programma.
Non esistono differenze sostanziali e persino nella frange estreme non si nota nulla di veramente interessante.
Qualche indirizzo diverso potrebbe anch’esserci, ma è ovvio che le plutocrazie occidentali non permetterebbero mai che tali istanze trovino un qualsiasi porto d’approdo.
Per converso, in tali frange, esistono individui veramente ambigui, tanto a destra quanto a sinistra. Individui senz’esperienza alcuna che, in alcun modo, potrebbero prendere la guida del paese. Individui votati al raggiungimento di qualche piccolo scranno, tutt’al più di qualche obolo, di qualche briciola di potere. Nulla che sia consono alla linea di guida presentata agli ignari militanti. “Individui” insomma, non “Persone”. Ovvio affermare che non sono tutti esseri abietti, che ci sono delle eccezioni… ma le eccezioni, si sa, non fanno altro che confermare ciò che invece è la regola. Le altrettante rappresentazioni mentali di partito e di tesseramento sono, dopo la prova dei fatti, concetti mefitici, rimasugli esiziali dell’esperienza liberale e democratica. Queste idee, cui, sovente, fanno riferimento i politici nostrani, sono scaturite dalla Rivoluzione Francese. Gli stessi concetti di destra e di sinistra sono degli ambiti di riferimento troppo angusti e, spesso capziosi, che non danno idea alcuna dell’eterogeneità degli schieramenti. Se, poi, usciamo dai confini nazionali, questi concetti sono addirittura vertibili. Il liberalismo e con esso il liberismo sono presentati come idee di “destra”, dimenticando cosa abbia rappresentato la destra nei secoli passati. Oggi tutto è infettato dall’umanitarismo, dal plebiscitarismo, dall’immonda bugia che fa capo all’idea malsana di “democrazia”. Già Platone nella sua “Repubblica” indica quale forma di governo sia quella più giusta. E la democrazia, a mio parere, è preferibile solo alla tirannide. Quanto all’aristocrazia bisogna operare una netta distinzione. Oggi, siamo soliti attribuirle un significato adulterato dal tempo. L’aristocrazia non è il governo di pochi o dei ricchi, ma è il governo dei migliori. Il problema, oggi, è trovare i migliori: merce rara nel lugubre paesaggio esistenziale.
© Arthos

domenica 11 giugno 2006

Agartha





"Vi è un modello fissato nei cieli
per chiunque voglia vederlo
e, avendolo visto,
conformarvisi in sè stesso.
Ma che esso esista in qualche luogo
o abbia mai ad esistere, è cosa priva d'importanza;
perchè questo è il solo stato nella politica di cui egli possa considerarsi parte".
(da: Platone, Repubblica)

Homo novus

Bambino geopolitico guarda la nascita dell'uomo nuovo - Salvador D'Ali - 1943
E' assolutamente indispensabile che l'uomo - affinchè tale parola  rivesta un senso che oltrepassi la soglia del mero apparire - si adopri alla costruzione di un centro di gravità. Esso rappresenta il contenuto, il vero pulsare, la differenza che segna il passo fra un burattino e un Uomo incoronatosi Re. Parimenti, è assolutamente vero, basta constatare le miserie umane in cui viviamo, che oggi non solo tale obiettivo è lontano, ma che, a causa dell'involuzione, l'uomo è carente perfino di un perimetro di un cerchio che delimiti lo spazio esterno da quanto essa rappresenta. Continue commistioni, pulsioni, compulsioni, trovano facile accesso al cerchio fisico, al cerchio mentale, fino ad restringere sempre più il cerchio animico, rendendo quindi di fatto impossibile il contatto con la scintilla Divina. Ognuno di noi si trova ad un livello difforme dell'essere. Troveremo nostri "simili" intenti ad arrancare nel fango del braccio orizzontale della Santa Croce, altri che lo percorrerranno maestosi, e altri - i più ardimentosi - che si innerpicano lungo il braccio verticale, oppure precipitano lungo le alte e vetrificate mura di babele. Invero non esiste un solo labirinto, ma ne esistono molteplici, e ognuno di essi rappresenta una sfida costante, che può essere superata ricordandoci che il labirinto fisico, si supera attraverso la mente, e che il labirinto della mente, si supera attraverso l'anima, e i meandri dove l'anima è dispersa sono superati solamente grazie al Matrimonio Celeste fra essa e lo Spirito.