domenica 25 ottobre 2009

SEGNI INFAUSTI

I reggenti della repubblica coloniale italiota ci rassicurano ogni giorno che passa sull'andamento positivo della "ripresa economica". "La crisi è arrivata al traguardo", "Segni di ripresa sono già tangibili" e via di questo passo. In realtà le cose vanno molto diversamente. Secondo il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, ci sarebbero nuovi problemi in arrivo, come la sostenibilità del debito Pubblico, per esempio. Tuttavia, le ricette che "spedisce" il Governatore ai suoi "camerieri" sono sempre le stesse: taglio delle spese sociali, di servizi pubblici, e, soprattutto, l'allargamento del precariato a tutte le attività economiche, (anche per ridare equità fra le varie classi sociali) . Del resto, da oltreoceano, non arrivano buone notizie. Per esempio, il premio "Nobel", Paul Krugman, ritiene che gli U.S.A. abbiano ancora sufficiente spazio per indebitarsi. Come dire: continuate tranquilli a spendere attraverso le vostre carte di credito che alla fine qualcuno pagherà... E chi, verrebbe da dire? Se il debito allargato degli USA restasse entro i confini nazionali, poco c'interesserebbe. Se la piangerebbero gli Yankees... Invece, come è già accaduto, il tutto finisce per alimentare solo speculazioni finanziarie. Speculazioni il cui ingente costo sarà pagato dal resto del mondo. La libertà non deve diventare arbitrio. Purtroppo, gli "amici" di oltreoceano hanno dimenticato questo importante distinguo, per cui si sentono autorizzati a fare come credono più opportuno. Il dollaro, dunque, diventa un problema nostro e se si stesse preparando il crollo, sarebbero guai seri, per tutti noi! Altro che segni di ripresa economica!

sabato 24 ottobre 2009

LA PROVA PROVATA

Ogni giorno, sotto i vostri occhi, avete la PROVA PROVATA che il pericolo giudaico, lucidamente narrato nei cosiddetti "Protocolli dei Savii Anziani di Sion", è reale. Che tristezza vedere il rettore e il neretto Alemanno, che si esercitano nell'eseguire gli ordini impartiti dall'entità sionista, diretta emanazione della sostanza giudaica. Eppure il ricecatore coinvolto chiedeva che si aggiungesse un solo punto d'interpunzione: il punto interrogativo. Nemmeno quello. Non è possibile minimamente mettere in dubbio l'imposizione del credo giudaico. Tutti devono credere nella mostrosità della "soluzione finale", senza se e senza ma. Chiunque si permette solamente di metterne in dubbio l'esistenza o anche il numero dei morti viene perseguitato a termine di legge. Siamo al capovolgimento dei valori! Nessuno se ne accorto. Ma, purtroppo, è così. Chiunque voglia governare, a qualsiasi livello, deve assoggettarsi al dikat giudaico. Guai a metterne in dubbio il contenuto, guai a spostare di una sola virgola il dettato... Se non si vuole incorrere nell'ira d'Israele. Chiunque si prenda la briga di indagare non può che farlo in un unico senso: quello indicato dalla Shoah. Altro non è dato sapere. Per questo, più ancora che per altri problemi, bisognerebbe indignarsi. Non per altro.

giovedì 22 ottobre 2009

Orrore annunciato

Mi piange il cuore nel vedere certe oscenità: donne italiane che si accompagnano (e poi, disgraziatamente, si accoppiano) con uomini di altre razze ed etnie, senza tener in debito conto la loro genìa... I fatti diventano ancor più gravi allorquando, certi allarmanti "fenomeni", avvengono nelle famiglie "benestanti" di sedicenti "camerati", di coloro che ancor oggi, si autodefiniscono "Nazionalsocialisti". Dimenticano, costoro, che nel nazionalsocialismo il concetto di Volk è intimamente legato a quello di "stirpe"! Il paragrafo 4 del programma originario distingueva il cittadino vero e proprio (Reichsbϋrger) dal semplice appartenente allo Stato (Staats-angehoriger). Cittadino a pieno diritto è solo il primo, indipendentemente dalla sua fede religiosa. Il secondo è un concetto prettamente giuridico che si esplica nel solo contesto formale. Il Fϋhrer aveva considerato un vero e proprio scandalo il fatto che per moltissimo tempo non si fosse tenuto in debito conto il paradigma etnico razziale! Solo chi fosse stato in possesso di questa comunanza di Stirpe sarebbe stato considerato un cittadino del Reich a pieno diritto. Non si può divenire membri di uno Stato, attraverso una semplice domanda, approvata da un burocrate qualsiasi!Non si poteva permettere che uno zulù, un mongolo o anche peggio divenisse, di punto in bianco, un cittadino del Terzo Reich a tutti gli effetti!Infatti, la nascita sul suolo tedesco poteva, al massimo, definire una situazione di fatto, ma non poteva modificare il senso spirituale e genealogico di una razza. Inoltre nel Mein Kampf, viene fatta richiesta di una ulteriore convalida, basata oltre che sul già citato concetto razziale legato alla stirpe, anche sulla sanità mentale e fisica della persona richiedente. Infine, vi sarebbe stato un vero e proprio giuramento di fedeltà alla Volksgemeinschaft, alla comunità della stirpe, appunto. Oggi una cosa del genere farebbe inorridire. Ma noi, contrariamente a tutti, inorridiamo vedendo intorno a noi il cumulo di miserie che ci circonda.

domenica 18 ottobre 2009

Appello ai Giovani d'Europa

Presentiamo in lingua Italiana l'appello di Leon Degrelle ai Giovani Europei. Scritto nell'agosto del 1992 è uno degli ultimi lavori di Degrelle.

Léon DEGRELLE - APPELLO AI GIOVANI EUROPEI - In esilio, l’8 agosto ‘92.


Contro i buffoni democratici Anche noi avemmo l’età di 20 anni. Quei giorni non rinverdiranno più, pur vibrando i nostri animi ed i nostri cuori finora delle idee e degli slanci spirituali che ancora infiammano, indubbiamente, anche voi, giovani camerati nostri europei d’oggigiorno. Ferventi nazionalisti, noi sconvolgemmo – fin nel più intimo della sua coscienza – l’animo della nostra Patria, volendo recuperarla dai pantani politici, in cui stava soffocando, restituirle fiducia nella sua missione, rimettere ordine nelle sue istituzioni, ristabilire la giustizia sociale nel quadro di un’indissolubile collaborazione delle classi e realizzare soprattutto la rivoluzione degli animi che avrebbe liberato gli uomini del materialismo assillante. Nel giugno ‘41, poi, echeggiando le scampanate da un campanile all’altro, schioccò l’ora delle grandi possibilità europee. Soldato semplice prima, in seguito – caporale, sergente, ufficiale e poi Comandante la 28a Divisione Waffen SS Vallonia, come centinaia di migliaia di volontari del vecchio continente nostro, contribuii, sul fronte Est, alla creazione – inizialmente poco compresa, pur essendo inevitabile – d’un’Europa che avrebbe federato delle forze diverse, eppure reciprocamente complementari delle nostre Patrie, minacciate allora di morte dal comunismo sovietico, il quale sin dal 1917 accanitamente aspirava a far passare sotto il suo knut tutti i popoli del mondo intero. Dapprima, certo, noi tutti, combattenti non tedeschi, eravamo molto differenti da un Paese all’altro: spagnoli, norvegesi, francesi, bosniaci, neerlandesi, estoni; le dure prove e le sofferenze sostenute, però, ci ravvicinarono rapidamente a vicenda, sigillando poi la nostra unità. Amicizia, ma diversità. L’Europa respirava in noi, e, passata la bufera, ciascuna delle nostre Patrie, fiera dell’onore riscosso dalle sue armi e del sacrificio offerto dai suoi morti, fece risplendere e magnificò la personalità del proprio popolo nel fascio delle nostre civilizzazioni riunite. Sconfitti e drappeggiando i tamburi, noi quell’Europa nostra nascente del ‘42, la vedemmo dopo il ‘45 raggrinzarsi nella banalità e mediocrità ed abbandonarsi perdutamente ad un furioso bisogno del godere, senza neanche indovinarne l’effimera fragilità. E ciò le offuscò l’animo, decomponendone le caratteristiche morali e spirituali. Domani va ricostituito il tutto. Questa devozione alle nostre Patrie e all’Europa che le federava, noi, vostri predecessori della Seconda Guerra Mondiale, la pagammo terribilmente cara: fummo trattati con le forche, incassammo mille colpi e conoscemmo i ruscelli d’amarezza; ci si mescolò col fango, si assassinò le persone a noi più care, ci si braccò ovunque con una rabbia demoniaca. Eppure la nostra fede è rimasta integra, e non solo: resistendo a tutto, non rimpiangiamo nulla. Malgrado che i nostri corpi siano invecchiati, se ritornasse l’occasione di rialzare le nostre bandiere, ripartiremmo senz’indugio, ubbidendo al richiamo del dovere con lo stesso vigore, lo stesso piacere e la stessa risoluzione mai sgretolati. Al presente, se ancora bisogna che morsichiamo le redini nel profondo d’un esilio tanto interminabile, quanto crudele, noi rimaniamo e rimarremo, cari camerati d’Europa, vostri compagni fino all’ultimo respiro nostro. A dire il vero, neanche voi avete oggi la vita facile. In tutti i paesi, infatti, i giudici indaffarati e servili, schiamazzanti e gloglottanti, vi trottano alle calcagna – tutt’uno sventolio di sottogonne,– reinventando quotidianamente il Codice civile e quello penale per scoprire – democraticamente, ben certo! – dei nuovi pretesti che consentano d’ingabbiarvi nei loro ergastoli e sopprimere con le ammende aggrovigliate coloro che non accettino di baciare la pianta dei piedi di quella virago sacrosanta che è la loro «democrazia» da minchioni. Tutto il sistema delle acrobazie del parlamentarismo poggia, effettivamente, sul mantenimento dei rispettivi riti, e centinaia di deputati in quella ladroneria dei minestrai elettorali vengono eletti o rieletti, solo se appoggiati da una rastrellata preliminare di milioni, centinaia di milioni, e a volte persino di miliardi, che assicurano la sopravvivenza e l’imballaggio finanziario della loro macchineria elettorale. Le folle ben sazie dell’andazzo credono sempre meno in tali pantalonate, in cui per avere un uovo si deve dare un bue. Scovati nella loro tana, le greggi dei politicanti, visibili dappertutto, sono ridotte allo stremo, dibattendosi sui pruni. E si vota sempre meno, perché non ci si crede più da nessuna parte a quelle strepitose promozioni con agganci giusti. Non si raglia più assieme ai somari. Nei nuovi stati liberati dell’Est, in Polonia, p. es., la quale dovrebbe ancora provare meraviglia per il regaluccio «democratico» del tutto recente, il 65% dell’elettorato non vi si è presentato per votare! Idem in Ungheria! Quanto al Libano, gli elettori ci si sono dichiarati in sciopero! Nella Francia del ‘92 l’assetto ufficiale del governo è costituito solo dal 18% dei votanti, dai socialisti, cioè. Tali fratonzoli luminai buoni a nulla e dallo spirito a tracolla difendono con un furore pressoché ridicolo il loro potere sempre più traballante. Ma osar rinfacciargli direttamente nel muso, che le loro compagini governative sono foderate di fatture fasulle e nutrite di estorsioni con la copertura del sangue di emofiliaci e che nel Belgio, in particolare, un ex primo ministro socialista di nome COOLS e dalle mani rapaci è stato fatto secco dal sicario d’uno dei suoi colleghi ministeriali specializzato nei racket, vi costa seduta stante esser considerato «criminale fascista». Far notare che i 9 decimi dei parlamentari, ignoti e incapaci, non servono assolutamente a niente, se non ad intascare i lauti guiderdoni, vi trasforma in un intollerabile guastafeste! Agli oppositori, che denunciano la sterilità delle fandonie prodotte dalle assemblee di 300, 400 oppure 500 crani (il più spesso – vuoti!), gli s’impedisce ogni accesso costruttivo alla TV, così come ai comizi di massa, ove potrebbero fornir lumi al popolo fregato. Per difendere di fronte alle sciocche folle la propria verginità democratica, i meschini intrigantelli del regime rivestono pomposamente i loro tripponi con la sciarpa ufficiale rossa bianca e blu e radunano le orde dei parassiti multirazziali e multicolore, affluiti alla rinfusa dai loro deserti bruciacchiati! E ovunque: negli ambiti politico, sociale, economico e morale,– c’è pandemonio; stando alle ultime inchieste giornalistiche, infatti, il 68% dei francesi si dichiarano schifati. Ogni paese è oppresso da imposte folli che smorzano qualsiasi voglia di creare il nuovo. 20mila funzionari irresponsabili e altezzosi, mai eletti da nessuno, incoronano della loro impotenza mezz’Europa – quella tremolante e quella del Mercato Comune autocratico, sballottato nelle crisi a ripetizione e soffocato per giunta dai reucci sindacali, i quali stanno a maneggiare solo le petarde demagogiche. Non ci si produrrà mai altro che uova covate. Da spaccamontagne, il Mercato Comune trascina pietosamente dietro alle sue scemenze 16 milioni di disoccupati irrecuperabili. Voi, giovani ragazzi e ragazze dell’Europa reale, volete sostituire questo sperpero e furfanteria rovinosa con un’unione di stati sani sotto l’autorità d’un vero capo benamato, rispettato e liberamente scelto dal popolo. Tale unione sarà socialmente giusta e razzialmente protetta. Essa sola porrà fine alla dominazione arbitraria, agli assalti da dragoni e battibecchi degli usurpatori, che non meritano neppure l’acqua che bevono e che hanno approfittato della disfatta del ‘45 per fare i rodomonti, mentire ogni giorno, inebetire i popoli e addomesticarli. Ma toccare l’onnipotenza dei pascià «democratici», rimestando gli intrighi nei loro panieri di chiocciole, vuol dire maneggiare la dinamite. E spesse volte ne avrete piene le tasche, dovendo sfidare tanti scro

sabato 17 ottobre 2009

I Cristiani e il Talmud

L’azione illuminatrice svolta energicamente nei riguardi del problema ebraico della "Difesa della Razza" di Telesio Interlandi si completa con l'edizione italiana, recentemente uscita a cura di questa stessa rivista, dell'opera di Mons. J.B. Pranaitis sul Talmud (1). L'autore russo originario del Turkestan, fu dottore in teologia e sacerdote cattolico, che raggiunse i più alti gradi dell'insegnamento con la nomina a professore d’ebraico nella Università Imperiale di Pietroburgo, cattedra che egli tenne per molti anni. Il Pranaitis fu uno dei più documentati assertori della necessità di fronteggiare il pericolo ebraico. L’opera in questione uscì nel 1892 col titolo Christianus In Talmude, sive Rabbine doctrinae de Christianis secrata ed ebbe la sorte toccata a gran parte dei libri intesi a divulgare i segreti rabbinici: fu trafugata e fatta scomparire quasi prima che potesse esser conosciuta adeguatamente e diffusa. La nuova edizione italiana riproduce integralmente quella originale, perché si compone delle fototipie delle pagine di quest'ultima, ove si trovano i testi ebraici con la loro traduzione latina a fronte: vi si aggiunge però la traduzione nella nostra lingua. In più, una pregevole introduzione a cura del compianto Mario de' Bagni circa l'origine e la composizione del Talmud e circa i rapporti che esso ha con l'azione svolta dagli Ebrei nella storia.
Sull'inquadramento che, in questa introduzione, si fa del problema ebraico, qui non è il caso di fermarsi, perché il lettore, su queste pagine, già ripetutamente e da tempo ha avuto ampie informazioni nel riguardo. Così pure, in questa stessa sede abbiamo avuto noi stessi occasio­ne di mettere in rilievo, che è erroneo esaurire l'essenza dell'Ebraismo al Vecchio Testamen­to, considerare la tradizione ebraica come
spezzata dal Cristianesimo e sopravvivente solo in forme irrilevanti di commenti sussidiari quasi scolastici. Vero è invece, per usare le parole del de' Bagni, che “da tredici secoli e più gli ebrei accordano una importanza limita­tissima alla Bibbia, che considerano come un testo incompleto di scarsissima utilità, mentre assumono per codice religioso fondamentale il Talmud, gli insegnamenti del quale sono da loro scrupolosamente osservati anche e soprattutto quando si trovano in aperto contra­sto con quelli mosaici”. Nel Talmud è quindi racchiusa l'essenza e la norma del giudaismo, ed è al talmud che occorre attingere se si vuo­le avere una idea esatta dei giudaismo stesso. Solo che il Talmud si compone di due parti distinte, l'una, diciamo così, esoterica e l'altra riservata agli iniziati, vogliamo dire ai tradizio­nalisti, agli ortodossi al cento per cento, alla clique rabbinica. Sulla prima non mancano opere esaurienti d'informazione - anzi si trova­no spesso libri, e non solo di Ebrei, che mettono in risalto le “nobili” idee contenute nel Talmud strettamente aderenti a quella spiritua­lità dell'Antico Testamento, che passò anche in retaggio al Cristianesimo. Altrimenti stanno le cose nel riguardo della seconda parte del Talmud, e specialmente là dove si tratta della morale interna dell'Ebraismo, dell'apprezzamento dei non Ebrei, delle norme di condotta da seguire nei loro riguardi. É già significativo che al principio del settecento, quando comin­ciarono ad uscire delle edizioni quasi complete della letteratura rabbinica, da un sinodo di rab­bini autorevoli riunitosi in Polonia venne deciso che nelle nuove edizioni del Talmud in ebraico i passaggi relativi a questa parte interna, soprattutto dove si trovino insulti contro i cri­stiani e contro la loro religione, avrebbero dovuto esser lasciati in bianco e sostituiti da un segno convenzionale, affinché i rabbini avessero potuto insegnarne il contenuto solo verbalmente - e il de' Bagni riproduce il testo esatto di un tale decreto. Ma, in più, gli Ebrei non hanno risparmiato alcun mezzo per impe­dire la divulgazione di questo nucleo segreto e anti cristiano, tacitato ma non abolito, della loro dottrina. Essi hanno gridato al tradimento alla profanazione dovunque uno studioso abbia voluto illuminare il pubblico in proposito.
In ogni modo si è cercato di discreditare opere del genere, accusandole di falso e di tendenziosa diffamazione, diffondendo dubbi sulla capacità dell'autore sulla base del menomo appiglio;
oppure sì è provve­duto a far scomparire i libri dal mercato (come è accaduto con i libri dei came­rata Giovanni Preziosi e con altri testi segnalati dalla Redazione di "Avanguardia", ndr) con acquisti di massa quando non perfino a provvedere alla eliminazione della persona incomoda.
Il De' Bagni ricorda, nel riguardo, il caso tipico dell'abate Chiarini, che avendo intrapreso la traduzione in france­se de Talmud fu aspramente combattuto con libelli e insidie d’ogni genere e giunse a conse­gnare alla stampa solo il primo volume, perché una improvvisa e misteriosa morte nell’1830 lo tolse alla scienza a soli quarantun'anni nel pie­no vigore della salute e dell'intelletto. Del resto, anche Mons. Pranaitis, nell'epilogo alla sua opera, dichiarava di rendersi conto di tutto il pericolo a cui si esponeva, aggiungendo però: “Qualunque cosa mi possa accadere per quanto ho scritto, la sopporterò volentieri, essendo pronto a dare la mia stessa vita per rendere testimonianza alla verità”.
E non è escluso che in ciò egli avesse avuto un giusto presentimento, perché non si sa che fine egli abbia propriamente fatta, nel punto della rivo­luzione bolscevica scompare, di lui, ogni trac­cia; e, parimenti, è cosa che dà a pensare la morte recente, e essa stessa alquanto enig­matica, proprio del presentatore di questa edi­zione italiana dell'opera dal Pranaitis di Mario de' Bagni. Nello stesso Talmud (Sanedrin, 59) sta scritto: “il non-Ebreo che scruta la leg­ge è reo di morte”.
Per venire ora al contenuto del libro qui segna­lato, diremo che esso si compone di due parti principali; nella prima sono messe in rilievo le vedute del Talmud nel riguardo dei cristiani e della loro religione; nella seconda sono ripro­dotti i precetti che il Talmud impone all'ebreo di seguire contro i cristiani; comandando di evi­tarli, di disprezzarli, di danneggiarli nei beni, di mentire e di giurare il falso contro di loro in giu­dizio, di rifiutare loro qualsiasi assistenza, di sterminarli o soggiogarli senza pietà. Le cita­zioni in proposito sono raccolte con grande cura e, come si è accennato, con il testo ebrai­co a fronte, ad evitare ogni contestazione.
Quanto alle osservazioni del de' Bagni, non siamo interamente d'accordo con lui, quando egli fa una netta separazione fra Antico Testamento e Talmud, affermando perfino che il Talmud “s'intende ad esaltare il sofisma e dottrina di odio contro il non ebreo a detrimen­to dei precetti biblici” e che esso “è stato codi­ficato per tentare di cancellare e sostituire con molte parole le lineari verità della Bibbia”. Non bisogna vedere la Bibbia attraverso il Nuovo Testamento (arriveremmo anzi a dire, che mol­to nel Nuovo Testamento sarebbe piuttosto da vedersi attraverso la Bibbia) e non bisogna dimenticare che la Bibbia, malgrado la sua codificazione da parte della religione cristiana, rappresenta essenzialmente una espressione dell'anima semita e giudaica. Così, negli svi­luppi posteriori, mentre da un lato ci si sforzò di estrarre dall'antica Legge un contenuto eso­terico e metafisico attraverso la tradizione cab­alista, dall'altro si procedette ad adattazioni, esegesi e presunti “completamenti” atti ad andare incontro alle mene degli elementi giu­daici più bassi, alla tattica d'inganno, all'odio represso e alla volontà di potenza del “popolo eletto” disperso fra le varie nazioni. Anche a quest'ultimo riguardo, sarebbe difficile conte­stare che l'Antico Testamento, e soprattutto gli ultimi libri dei Profeti, contengano già in modo preciso temi che, con adeguati sviluppi, riap­pariranno non solo nel Talmud, ma perfino in documenti, come i famosi Protocolli dei Savi di Sion. Così stando le cose, non ha interamente torto chi ha rilevato che la polemica antisemita tende a descrivere la traiettoria propria al moto di un boomerang: iniziata originariamente dal cristianesimo, minaccia, alla fine, di ritorcersi perfino contro di esso con l'accusare gli ele­menti semitici che, malgrado tutto, questa fede contiene, col tendere dunque ad una revisione, col constatare - spesso in base a fatti precisi - come allo stesso cattolicesimo oggi riesca diffi­cile assumere una Posizione netta di fronte all'antiebraismo e al razzismo. Soprattutto in certe forme tedesche di antigiudaismo questo rivolgimento è ben visibile, mentre in quelle francesi si conserva essenzialmente la pre­messa cristiana e il punto di vista, nel quale si pone lo stesso mons. Pranaitis.Il quale ha ragione nell'indicare l'origine religio­sa di quella morale segreta ebraica, che il Talmud codifica nelle sue parti meno note e che di Israele fanno una Sostanza inassimilabile e nemica rispetto ad ogni diverso popolo. Noi diciamo con intenzione “diverso”, e non semplicemente “cristiano”. Certo, contro il cri­stianesimo, e non semplicemente per la pole­mica relativa al vero Messia e per le persecu­zioni subite, gli ebrei hanno un fatto personale. Ma non v'è dubbio che il loro stile di raggiro e di parassitismo e la loro volontà di potenza si manifestino in egual modo di fronte a Popoli non cristiani e non ariani.
Con questa osservazione intendiamo rilevare che mentre è legittimo, ed anzi necessario,
risalire alle radici originariamente religiose da cui, per materializzazione, secolarizzazione e spesso perfino per deviazione sono proceduti gli istinti più pericolosi degli ebrei, non si può definire questo substrato originariamente reli­gioso solo come anticristianesimo, ma bisogna penetrare un contenuto superiore e universale, qualcosa che ha effettivamente tratti sinistri e inafferrabili adombrati dall'antica formula, secondo la quale gli ebrei venivano, in genere, detti i nemici del genere umano. Si può del resto ricordare, a questo riguardo, che le accu­se mosse da Apione contro gli ebrei presso Caligola da un punto di vista “pagano”, non cristiano - come lo stesso de' Bagni lo rileva - sono un facsimile di quelle mosse degli anti­semiti odierni; anzi, nel perseguire i cristiani Roma antica credette originariamente di non aver a che fare che con una setta ebraica più fanatica e virulenta delle altre.
Spigolando ora nella raccolta dei passi del Talmud contenuti nel libro del Pranaitis, noi ne ricorderemo qualcuno dei più significativi e tipi­ci. Vi è anzitutto il noto passo del Cheritut (6 b) in cui si ricorda che, con riferimento agli ebrei, sta scritto: “Voi, o gregge mio, siete uomini, voi siete chiamati uomini, non i goim (i non ebrei il Midraso' Thlpiot, fol. 255 d) aggiunge: “Dio li creò in forma di uomini in onore d'Israele poiché i cristiani (Akum - termine originariamente applicato ai Gentili) non furono creati ad altro
fine se non quello di servire i Giudei giorno e notte, né mai deve loro esser data requie che cessino da simile servizio. Sconviene al figlio del re (che sarebbe l'israelita) che lo servano bestie in quanto tali, ma è conveniente che lo servano bestie in forma umana”. Interessa quest'altro passo, che sanziona, dal punto di vista ebraico, esattamente i provvedimenti raz­ziali contro i matrimoni misti, contro cui gli ebrei moderni tanto strepitano: “Se il giudeo contrae matrimonio con una Akum o con una serva (le due cose, dunque, si equivarrebbero), esso è nullo non essendo essi capaci di contrarre matrimonio; similmente se un cristiano o un servo sposerà una giudea il matrimonio è nul­lo” (Eben aeze) 44, 8). A tanto, vi è una giustifi­cazione superrazista, che ripete il tema contenuto nel passo precedente: “il seme di lui (Goi) deve esser stimato come il seme di una bestia” (Chetubot, 3 b, Tosei). In un altro gruppo di passi scelti dal Pranaitis (pp. 151 agg.), si vede che il Talmud anticipa altre disposizioni assunte dai regimi antisemiti; si prescrive infatti all'ebreo di evitare i cristia­ni, di isolarsi da essi, di non giovarsi né dell'insegna­mento cristiano, né dal medico o professionista o perfino barbiere cristiano - donde risulta che, in questa congiuntura, le dette misure antiebraiche non fanno che aiutare l'ebreo a restare fedele ai precetti della sua stessa tradizione. Come ragioni del divieto di com­mercio con i non-ebrei il Talmud adduce anzitutto la diversa dignità del popolo eletto, che non permette la familiarità con essi , poi il carattere “immondo”,idolatra e delittuoso della loro genia.
Da P 177 in poi abbiamo una scelta di passi, dai quali risulta che ai seguaci di “quell'uomo”, il cui stesso nome presso gli Israeliti, per mez­zo di una trasposizione di lettere, significa “Sia distrutto il suo nome e la sua memoria” (Gesù come Jesciu), il Talmud non può augurare se non che muoiano quanti sono, affinché gli ebrei possano esser liberati da quella che essi consi­derano la loro quarta cattività. Qualunque Israelita, nella misura delle sue forze, è quindi tenuto a distruggere i regni costituitisi secondo ingiustizia su tutta la terra, che è proprietà legit­tima solo d'Israele. Detestabilissimo fra tutti è poi per i Giudei quell'impero, la cui città madre è Roma. Essi lo chiamano Regno d'Esaù. Regno Edomitico, Regno della Superbia e dell'Empietà. Connessa alla rovina di Roma essi vedono la salvezza e la liberazione del popolo eletto - del resto, su queste stesse pagi­ne J.Evola ha documentato, attraverso i cosiddetti Libri Sibillini Ebraici, l'esistenza di un identico affetto antiromano nutrito dagli ebrei già nei tempi più antichi. Ma poiché non si spe­ra troppo che lo sterminio automatico dei goim avvenga a breve scadenza, il Talmud insegna che bisogna almeno distruggerli indirettamente, vale a dire nuocendo loro in ogni modo, dimi­nuendo la loro potenza e preparando loro la rovina. Il Giudeo non solo non deve aiutare o soccorrere l'Akum, ma, dovunque sia possibile, deve sopprimerlo o ridurlo in ceppi. Zohar, I, 25 b: “Coloro che fan del bene all'Akum non risor­geranno dopo la morte”: lbid., I, 160 a: “Farai loro guerra nei commerci. Quale guerra? S'intende la guerra condotta contro quella genia che ciascun figlio dell'uomo (ciascun Giudeo) è tenuta a debellare, allo stesso modo di come Giacobbe fece verso Esaù, il quale appartiene a quella gente; e cioè combattere con astuzia (e perversità) e dovunque sia necessario, combattere senza tregua, fino al raggiungimento del nuovo ordine (fino al com­pleto assoggettamento dei popoli della terra, conforme alla Promessa). E per que­sto io dico che debbono esser esaltati coloro che possono liberarsi (da quella genia) e dominarla”. Il passo “Il migliore fra i Goim merita di essere ucci­so” (Abada Zara, 26 b, Tosefot) è assai noto - si aggiunge, che chi sopprime un goim non commette pec­cato, ma offre a Dio un sacrificio graditissimo:
“Distruggi la vita del non- ebreo e spegnila. Sarai gradito dalla Maestà divina come colui che fa offerta d'incenso” (Sefer Or Israel, 177 b); “Nessuna maggior letizia può esser data a Dio benedetto di quella che noi gli diamo sterminando gli empi e i cri­stiani su questo mondo” (ibid., fol. 130). E Infi­ne l'espressione Più brutale e feroce già ricordata da Preziosi: E la morte loro avven­ga per occlusione della bocca, come si fa col bruto, che si estingue senza voce e senza favella” (Zohar, 11,119 a).
Di fronte a precetti simili, quelli che sanciscono l'usura, l'inganno, il falso giuramento, il furto a danno dei non-ebrei non sono dunque che mie­le. I Cristiani e i Goim, come servi o bestie al servizio dei figli d'Israele, appartengono al Giudeo con la loro vita e con le loro sostanze. Ogni mezzo è dunque lecito per ristabilire la giustizia e, come oggi si direbbe, lo “stato di diritto” e per recuperare quel che è suo proprio. Allo stesso modo, l'ideologia marxistico-comunista, considerando ogni proprietà come un furto fatto al proletariato, in ogni ladro vede un eroe e un antesignano dell'ordine nuovo, limitatosi a prendersi per sé un anticipo di quel che dovrà essere restituito. Alcuni testi: “Se la vita sua (del Goi) è (in mano d'Israele), tanto maggiormente lo saranno le sue Sostanze”. “Tutte le Sostanze dei goim sono simili al deserto; chi
primo riva ~e è ;) C5 oa Datra, 54
b). Nello Zohar; I, 219 b si legge: “Di certo la nostra prigionia durerà fino a quando siano distrutti sulla terra i capi dei popoli adoratori di idoli” - vale a dire, quelli che non adorano Il Dio d'Israele; precetto, questo, che presenta una curiosa corrispondenza con quelli dei Protocolli indicanti come mete essenziali dell'attacco ebraico tutto ciò che è monarchia e principio d'autorità dall'alto nelle nazioni del goim".
Abbiamo già rilevato che Roma è fatta partico­lare oggetto di espressioni d'odio da parte degli ebrei. Nell'Obadia Rabbi Chimscl scrive esplicitamente: “Ciò che dissero i Profeti negli ultimi giorni della devastazione del Regno di Edom si riferisce a Roma, come io stesso ho spiegato in saia (XXXIV, 1) al verso: Venite genti ed ascoltate. Poiché, quando Roma sarà devastata, allora sarà la redenzione degli Israeliti”. E Rabbi Abram nel Tseror ammor aggiunge: “Nella devastazione di Roma sarà l'immediata redenzione nostra". Il Messia ebraico è dato come distruttore di Roma - Rabbi Bescia scrive: “Così verrai a sapere a proposito dell'ultimo dell’ultimo Salvatore, che subitamente apparirà ai nostri giorni; egli uscirà dalla metropoli di Roma e sarà il suo distruttore”. Nel riguardo di queste idee, il Pranaitis si domanda, che cosa potesse inten­dersi nel riguardo di quella distruzione dell'impero romano e di Roma, su cui i testi insistono, in tempi, nei quali dell'impero roma­no non era rimasto nemmeno il nome. E uno strascico di reminiscenze antiquate? Può esservi qualcosa di più: può trattarsi del pre­sentimento della aeternitas di Roma, della sensazione, che il simbolo romano sarà sem­pre l’irriducibile ostacolo all'imperialismo mes­sianico del presunto “popolo eletto”. E come in precedenza su queste stesse pagine, impo­stando la questione ebraica, è stato detto, in realtà, l'antitesi vera delta volontà di potenza d'Israele non può esser costituita da idee particolaristiche, quindi nemmeno da punti di vista semplicemente nazionali o razziali, ma essa può sorgere solo nel riferimento ad una conce­zione superiore, supernazionale e universale del Regnum, spirituale e di segno opposto a quella giudaica: e ciò, almeno per l'Occidente, non può aver senso che nel riferimento a Roma. Così vedendo le cose, l'odio antiroma­no e la speranza che “Roma” sparisca dal mondo, espressi dalla letteratura talmudica, testimoniano di una sicurezza d'istinto, e di un potere visivo che vanno, purtroppo bisogna riconoscerlo, assai più in là di quello di molti antisemiti dagli incerti principi.
Un ultimo rilievo. Dalla lettura di questi estratti dal Talmud qualcuno può aver l'impressione che si tratti, in fondo, di vecchie tradizioni o superstizioni, suscettibili d'avere solo un interesse storico, perché la grandissima maggio­ranza degli ebrei moderni non ha con esse più nulla a che fare e ne sa molto meno di quanto noi ne sappiamo. Gli ebrei, a loro volta, si dan­no con ogni mezzo ad assicurare ostentata­mente che proprio così stanno le cose e che queste riesumazioni sono illegittime e tenden­ziose. La verità è tutt'altra. E inutile che qui riproduciamo ancora una volta tutte le testimo­nianze relative al fatto, che il Talmud dagli stes­si ebrei venne sempre considerato come l'ani­ma formatrice della razza ebraica. Parlar di razza con riferimento al piano puramente bio­logico non si può, nel caso degli israeliti, che fino ad un certo punto: sangui diversissimi hanno confluito in quel popolo. Qui si può assai più positivamente parlar di razza, qualo­ra la razza la si definisca soprattutto in funzio­ne di un modo d'essere, di uno stile di vita, di pensiero, di sensibilità, d'azione. Ora, esatta­mente in questi termini esiste una unità dell'Ebraismo in tutte le sue espressioni e in tutte le parti del “popolo eletto” disperso fra le nazioni e spesso notevolmente differenziato quanto al lato puramente antropologico. Ma proprio la Legge, la tradizione, e in particolare quella talmudica, stanno alla radice di una tale unità - essa è il vero cemento e il vero sigillo dell'Ebraismo. Ora, che i significati religiosi ori­ginari di tale tradizione in molti casi si siano cancellati, non significa che poco: la loro forza sussiste nel senso di una eredità, di una men­talità ereditaria, di una “razza dell'anima”, di forme, passate a valere in sé e per sé, indipen­dentemente dalla loro originaria e fanatica giu­stificazione religiosa. Perciò, riportarsi a testi, come il Talmud, non significa perdersi in riesu­mazioni di fisime superate, ma rifarsi alle origi­ni, cogliere in nuce ciò che, per via di processi vari, ha dato luogo a quelle “qualità” del­l'ebreo, che hanno imposto, alla fine, l'attitudi­ne di difesa e di contrattacco dei popoli ariani.

di Arthos
J.B. Pranaitis, "Cristo e i cristiani nel Talmud", Biblioteca della "Difesa della razza", Roma-Milano, 1939-XVII, pag. 247; £30.

martedì 13 ottobre 2009

Il giudaismo ha voluto questa guerra

Il presente articolo è tratto dalla rivista "La Vita Italiana", pubblicata negli anni della Rivoluzione Fascista, nell'ambito della quale Giovanni Preziosi affermò le ragioni politiche della lotta antiplutocratica e antiebraica condotta dalle potenze dell'Ordine Nuovo.


Chi ha letto "I Protocolli dei Savii Anziani di Sion", il libro più odiato dagli ebrei, dai filo-ebrei, dai bolscevici, dai massoni e dai plutocrati, sa come è perché è stata scatenata questa guerra ebraica che dovrebbe portare Israele al dominio del mondo.
I Protocolli sono "apocrifi", affermano gli ebrei, i filo-ebrei, i bolscevici, i massoni e i plutocrati.
Ebbene: in questa affermazione sta appunto la prova che "I Protocolli" sono veri; perché – come dice Hitler nel Mein Kampf – è un fatto che i Protocolli scoprono con orrenda sicurezza la natura e l'attività del popolo ebraico e ne svelano gli scopi finali. Chi esamina gli avvenimenti degli ultimi cento anni alla luce di questo libro capirà perché questo libro dal giudaismo è tanto combattuto e qualificato apocrifo"... "Quando i Protocolli diventeranno il breviario di tutto il popolo, il pencolo ebraico potrà essere considerato scomparso”.Nella rivista "La Vita Italiana", che dirigo da trenta anni, vi è una documentazione indistruttibile, che dimostra come in Italia - pur tra la generale incomprensione - non si è avuto bisogno di attendere le rivelazioni dei libri diplomatici sull'attività dei vari Bullit, o dei protocolli segreti del Grande Oriente di Francia, per annunziare insistentemente che:
a) i coniugi Roosevelt erano massoni e di origine e di sentimenti ebraici;
b) che Franklin Delano Roosevelt fu portato l'8 novembre 1932 alla presidenza degli Stati Uniti dalle forze della Internazionale Ebraica per preparare la guerra ebraica;
c) che il giudaismo degli Stati Uniti ha preparato, ha scatenato, e sta facendo sempre più sviluppare, questa guerra per il dominio di Israele.
Qualche precisazione consentita dalla brevità dell'opuscolo.
Fu con l'avvento di Hitler al potere, il 30 gennaio 1933, che il Kahal - l'alto sinedrio ebraico mondiale residente negli Stati Uniti - decise di non tardare più oltre la guerra ebraica per evitare che le forze antiebraiche si consolidassero. A prepararla, non poteva essere che l'uomo dall'ebraismo portato per questo scopo al potere della Nazione, dove sono concentrate le maggiori forze della potenza ebraica: Franklin Delano Roosevelt.
Il primo annunzio della guerra ebraica in atto, fu dato dall'ebreo più combattivo del mondo:
Wladimiro Jabotinsky; il quale, il 1° giugno 1934, nella rivista ebraica Natcha Retch, scrisse, e tutti i giornali ebraici riprodussero. "La lotta contro la Germania viene condotta da mesi da tutte le comunità ebraiche, da tutte le Conferenze e Congressi, da tutte le Associazioni commerciali, e dagli ebrei di tutto il mondo.
"C'è motivo di credere che la nostra partecipazione a questa lotta sarà di utilità generale.
"Poiché noi scateneremo la lotta di tutto il mondo contro la Germania tanto spiritualmente quanto fisicamente.
"L'ambizione di essa 8 di diventare una grande nazione, di riacquistare i suoi territori e le sue colonie perdute.
"Ma i nostri interessi impongono la distruzione definitiva della Germania.
"II popolo tedesco nel suo insieme e negli individui che lo compongono è un pericolo per noi.
"La Germania è stata sempre retta - salvo nel periodo in cui era sotto l'influenza ebraica – da elementi che si dimostrarono ostili al popolo ebreo.
"Non possiamo perciò assolutamente permettere che essa diventi potente sotto l'attuale Governo".
Lanciato l'appello, Jabotinsky si mise in giro per il mondo, e poi tornò negli Stati Uniti per organizzare la legione ebraica, forte di 120 mila ebrei, destinata ad aiutare l'Inghilterra; mori dopo aver passata in rivista la legione, alla quale disse: “la Gran Bretagna deve essere aiutata da
tutti gli ebrei, perché combatte a beneficio degli ebrei e per il trionfo degli ebrei nel mondo”.
Una volta decisa dal Kahal la guerra ebraica, per scatenarla furono messe in moto tutte le forze occulte in America e nel mondo, a mezzo soprattutto degli ambasciatori di Roosevelt.
Furono utilizzate le armi maggiori di propaganda:
cinema, radio, stampa, che sono tutte in mano degli ebrei. Roosevelt aveva chiamato a suoi collaboratori i più noti giudei. Su 75 dirigenti i ministeri degli Stati Uniti, ben 53 sono ebrei. I consiglieri maggiori dell'Ufficio del Presidente sono grandi giudei, Bernard Baruch, Felix Frankfurter, Morgenthau, Perkins, Brandeis, il celebre rabbino Stefano Wise. La propaganda ufficiale di odio cominciò nel novembre 1937 con la frase di Roosevelt: "il Fascismo è il veleno del mondo”. Solamente chi non voleva vedere non vide allora, che l'ebraismo degli Stati Uniti preparava la guerra ebraica sulla base dell'asse Washington - Mosca.
Fin da sette anni or sono, "La Vita Italiana" denunciò che, mentre i quattro Presidenti predecessori non vollero mai ristabilire I rapporti diplomatici con la Russia dei Sovieti, Roosevelt invece li ristabilì subito dopo la sua prima elezione, assolvendo così l'impegno preso di fronte all'ebraismo.
Qualche ricordo.
Fu Roosevelt che, il 12 novembre 1937, inviò un telegramma a Stalin congratulandosi "per il successo di 20 anni di comunismo".
Fu la Presidentessa che, per secondare la propaganda comunista, fece prolungare l'"Ora comunista" sul fascio delle stazioni radiofoniche americane.
Durante la Guerra di Spagna, furono, dal torturatore dei cristiani, Negrin, inviati alla Presidentessa in dono, per riconoscenza, quadri di Goya e di
Velasquez rubati ai musei spagnuoli.
In Galilea fu fondata la colonia ebraica dedicata al turpe ebreo Leon Blum, con danaro raccolto durante una conferenza della Presidentessa.
La più attiva propagandista del comunismo in America, Carrie Chapson Catt, in una pubblica conferenza, presente la Presidentessa, la salutò come "la prima donna comunista entrata alla Casa Bianca". "La Vita Italiana" nel riferire ciò, concludeva: “Poppea, completamente dominata dai giudei, riuscì ad avvelenare l'animo di Nerone contro i cristiani, e li fece condannare ai leoni e alle tigri o ad essere bruciati, per farne torce ardenti per illuminare i pubblici spettacoli. Eleonora vuole oggi che tutto il mondo diventi torcia ardente per illuminare il sorgere del regno d'lsraele; e Franklin Delano Roosevelt sta apprestando la resina e i fiammiferi”.
La data della guerra fu definitivamente decisa, il 3 agosto 1939, a Cap d'Antibes: dai tre grandi rappresentanti dell'ebraismo americano già consiglieri di Wilson, autori dell'intervento degli Stati Uniti nell'altra guerra e ora consiglieri e controllori di Roosevelt. I loro nomi dicono tutto: il ministro del Tesoro Morgenthau, Bernard Baruch, e il gran rabbino Stefano Wise; conosciuto come "il papa nero dell'americanismo". Erano essi ospiti della villa del plurimiliardario ebreo inglese Sassoon e conferirono con Leon Blum. Decisa la data della guerra, il rabbino Wise fu incaricato di stabilirsi a Londra per controllare la situazione fino al giorno della dichiarazione.
Ma questa guerra ebraica era stata prevista anche dal Maresciallo Ludendorff, che seguiva l'azione delle forze occulte. Nell'ottobre del 1930, nel suo libro dal titolo chiarissimo "La guerra mondiale minaccia scatenarsi sul territorio tedesco", egli scrisse: "orditrice del prossimo flagello destinato a travolgere successivamente gran parte dei popoli del mondo intero è la plutocrazia internazionale ebraico-massonica, decisa fermamente a soffocare una volta per sempre col ferro o col fuoco le velleità delle nazioni non proclivi a piegare il capo e le ginocchia sotto il peso dell'oro".
Il primo aprile 1938, nella Revue Internationale des Sociétés Secrétes, apparve inoltre un articolo documentatissimo, che aveva per titolo "Una guerra mondiale sl prepara. E il solo modo, per Israele, di evitare uno schiacciamento totale":
La documentazione aveva questa chiusa.
"Una nuova guerra, dunque, in nome della "Democrazia" si prepara in tutta fretta. L'alleanza di tutti i gruppi ebraici del mondo è conchiusa. Il suo nome ufficiale è alleanza delle tre grandi democrazie inglese, francese, americana. Israele pensa che il tempo stringe. Ha bisogno di una guerra in nome della pace indivisibile per schiacciare tutti coloro che si divincolano sotto il
suo tallone”.
Anche sommi ebrei preannunciarono con impudenza questa loro guerra. Fu il giudeo falsificatore della storia, Emilio Ludwig, che nel fascicolo di giugno del 1934 della Rivista Les Annales, scrisse: "Hitler non vuole la guerra, ma egli vi sarà costretto; non quest'anno ma presto. É naturale che la Germania e il Giappone stringeranno fra loro vincoli di simpatia. L'ultima parola come nel 1914 è all’lnghilterra".
Lo stesso Ludwig, dopo i colloqui a Washington con Roosevelt, pubblicò il noto libro La Nuova Santa Alleanta, tutto di sapore profetico in vista della guerra ebraica che si andava preparando. Ne prelevo alcuni brani.
"A che scopo parlare sempre, in una nebbia vaga, di certi Stati! L'alleanza è diretta contro la Germania, l'Italia, e alcuni Stati che, forse, domani ne potranno seguire i principi. L'Alleanza sarà vigilante, chiaroveggente, serena. In aggressività, supererà il linguaggio di sfida dei dittatori... Essa agirà in modo fulminante. In luogo di sedici o tredici governi che discutono per dei mesi per sapere come costringere delle truppe a ritirarsi o impedire dei bombardamenti, tre conversazioni telefoniche basteranno a che, l'indomani, venga presentat0 un ultimatum comune concedente ventiquattro ore, e redattoin termini tali, che i dittatori rimarranno di stucco".
"Quando si verrà alle mani, le cose dovranno essere fatte senza reticenze, e gli alleati della santa alleanza non useranno certamente il sistema di umanizzare la guerra. La fiamma di una nuova coscienza universale non si ravviva oggi che negli Stati Uniti... Roosevelt veglia! Da quando egli 8 al potere ha pronunciato cinque grandi discorsi che han posto gli Stati Uniti al fianco delle democrazie contro i dittatori. Finchè egli governerà, l'America combatterà contro i Fascismi É prevedibile che l'alleato più lontano avrà il compito di colpire con maggiore violenza."
Subito dopo i tre, la Russia, la grande Russia sovietica, alla quale il novello messia rivolgeva parole degne di un ditirambo.
"La costituzione sovietica è un documento sublime, e se si obietta che essa non è realizzata, risponderò che, del pari, i Diritti dell'uomo riconosciuti dalla Grande Rivoluzione, pur non essendo stati applicati per intero, hanno tuttavia esercitato sugli uomini una forza leggendaria. La Rivoluzione Russa rimarrà il più grande avvenimento sociale dopo il 1789, anche se in altri paesi le sue idee si sono trasformate secondo la natura e il grado di evoluzione dei popoli".
Dalla Triplice si passa poi alla quadruplice dell'antifascismo: dopo di che, invito generale da parte del profeta.
"Tutti gli Stati dovranno aderire alla nuova Santa Alleanza, come già fecero con l'antica. E vi aderiranno in gran numero... Presidenti di tutti i paesi, unitevi!"
Tra gli annunzi della guerra ebraica, il più significativo fu quello dell'organo massimo dell'ebraismo americano, il Ken di Chicago, che il 6 aprile 1939, cinque mesi prima della guerra scriveva: "la Gran Bretagna e la Francia saranno impegnate in aspra guerra prima della fine di questa estate. L'ambasciatore degli Stati Uniti d'America in Inghilterra sta cercando una villa nei dintorni di Londra per stare al sicuro durante la prossima guerra. Anthony Eden farà parte del governo nel caso che Chamberlain non riesca a convincere Mussolini ad abbandonare l'Asse Roma-Berlino. Winston Churchill sarà a capo del
governo della Gran Bretagna".
L'organo dell'ebraismo annunziò così, cinque mesi prima, non solo la guerra ebraica, ma la composizione del nuovo governo inglese. Come si spiega ciò? Semplicemente: il Ken è I'organo della massoneria internazionale B'nal B'rith, riservata agli ebrei più influenti di tutto il mondo, i quali sono quelli che prepararono la guerra e gli avvenimenti politici mondiali.
Nessuno perciò più del Ken era informato.
Quasi contemporaneamente, il 3 marzo 1939, l'organo dell'ebraismo in Inghilterra, il Jewish Cronicle, annunziava: "Il problema ebraico avrà sviluppi che faranno fremere tutti i dirigenti politici sensati. II problema ebraico si alzerà dinanzi ad essi con una forma e una realtà cosi pressante e cosi acuta come mai nel corso della storia. I dirigenti politici delle varie nazioni potranno fare ciò che vorranno, ma le nazioni non si sbarazzeranno del problema ebraico. Questo problema apparirà come la testa della famosa idra in tutti gli ambienti diplomatici, e sbarrerà il passo a ogni tentativo di distensione internazionale.
"Il problema ebraico è tale, che noi ebrei non lasceremo la pace al mondo, per quanto zelo possano impiegare gli uomini di stato e gli angeli della pace per conseguirla".
E la guerra ebrea scoppiò.

Il 28 settembre u.s. a Hyde Park - residenza di Roosevelt - il rettore della piccola chiesa, dopo aver letto i salmi e cantato insieme ai fedeli gl'inni della domenica, salì il disadorno pulpito e rivolgendosi ai fedeli indirizzò un'interrogazione.
Hanno gli Stati Uniti contribuito a sconvolgere la situazione del mondo?
E rispondeva: sì.
Interrogò ancora.
Possiamo noi contribuire a ristabilire la pace?
E rispondeva ancora: si.
In che modo possiamo compiere tale missione?
– Dedicando il paese e noi stessi veramente agli ideali della pace, ed avendo fede in Dio.

Queste parole, scese dal modesto pulpito della piccola chiesa di Hyde Park, hanno avuto gli onori di essere riportate su qualcuno dei grandi giornali americani, non certo per l'autorità del predicatore, ma per quella dell'uditorio. Fra i presenti al servizio religioso era Roosevelt, eletto
dell'ebraismo, presidente degli Stati Uniti, primo responsabile di questa guerra voluta dal giudaismo.

GIOVANNI PREZIOSI
ROMA 1942 A. XX

sabato 10 ottobre 2009

I Savii di Sion

Anche noialtri siamo impegnati a fondo, non in una guerra totale, ma nella guerra totale. Qui si tratta, o di restar romani, cristiani, europei. O di ridurci, anche tutti noi italiani e italiane, una plebe senza più né Dio nè Patria né razza né onore né dignità né libertà; schiava, sotto la frusta de' negrieri di Londra, de' boia di Mosca, degli usurai di New York. O, anche per noi, la libertà dell'anima fondata sul senso cristiano dell'anima fatta per la vita eterna; la dignità civile, fondata sul senso romano dello Stato e del cittadino nello stato; la giustizia sociale e la giustizia internazionale, fondate sul senso italiano e tedesco della solidarietà nazionale, della comunità popolare-razziale, del lavoro fonte di ogni diritto e del diritto di ogni lavoro alla proprietà: e quindi, d’ogni sangue alla sua terra, d’ogni popolo al suo spazio vitale proporzionata, d’ogni grande nazione alla sua sfera d’azione e costruzione imperiale. Oppure, tutto il mondo ridotto il più brutto di tutti i pianeti. Un pianeta dove non si parli più che inglese e non si pensi più che in ebreo. Un pianeta dove tutte, le libertà dell’uomo e della donna siano morte ammazzate, sepolte, scordate. Ma escluse due: la libertà per i quattrinai anglosassoni di seguitar a pirateggiare. E la libertà, per gli usurai ebrei, di seguitar a controllarle, di seguitar a pomparsene il bottino.

La rivoluzione mondiale: de’ popoli intelligenti, lavoratori, sfruttati: delle nazioni e razze proletarie, prolifiche, produttrici: di Roma e di Berlino - e, con l’asse romanità fascista germanesimo nazionalsocialista, della civiltà occidentale cristiana- ; la rivoluzione mondiale di Mussolini e di Hitler, si batte, vince, stravincerà per tutti: perfino per i nemici di oggi: per la vita e l’avvento dell’idea universale della giustizia universale.

La cospirazione mondiale degli accaparratori farabutti: ladri d’intelligenza, fatica, sangue altrui: intelligenti soltanto nel truffare ai lavoratori il frutto del loro lavoro: nell’affamare tutta l’umanità non di lingua inglese e non coll’anima di Giuda; la cospirazione mondiale del capitale cosmopolita, delle sanguisughe ereditarie e degli imbroglioni storici, de’ detentori dell’oro, petrolio, grano rubato; la cospirazione di Churchill e di Londra ebraizzata e pirata e di New York ebraizzata e usuraia; la cospirazione mondiale imbroglia e paga, non resiste che per far rincarare la carne da cannone macellata, e, al girone finale, le avrà pigliate come mai si sarà visto pigliarle dacché mondo è mondo.

E l’avremo fatta finita una volta per tutte, coll’associazione a delinquere anglosassone-giudaica: non costituita, né satanicamente mascherata, che per ammazzarla perfino nella nozione, nella speranza, nella memoria del genere umano l’idea della giustizia per tutti gli uomini. Lo sfruttamento, il dissanguamento, l’assassinio morale di tutti, basta che gli interessi del capitale anglosassone restino alti, e i dividendi degli azionisti giudei restino grassi. Eccolo, il loro “obiettivo di guerra”! Eccolo, il mito, la profezia, il programma, de’ Savii di Sion! Il dominio dell’universo, per interposta persona anglosassone, a Israele.

Ma son a posto, con la loro coscienza e tradizione e legge, i Savii di Sion. Non a posto, non sono che i servitori non ebrei degli ebrei.

Da secoli, secoli, secoli, il libro della loro sapienza civile, politica, pratica, non è più soltanto l’antico Testamento, ma è soprattutto il Talmud. Ora, il Talmud insegna ai Savii di Sion che, uomo vero e donna vera, non che l’ebreo e l’ebrea. Noialtri tutti gojim, ossia non ebrei, non siamo che bestie a figura umana. E le peggio bestie, perché s’ha la pretesa, ciò nonostante, di continuar a passar per uomini e donne. Talmudicamente ragionando, dunque, noi gojim non ebrei, non si campa che per servir agli ebrei, né s’ha il diritto di continuar a campare, se non finché la continuazione della nostra vita serva agli ebrei.

“Voi ebrei siete uomini; ma i cristiani, i non ebrei, le altre nazioni, non son uomini: son bruti, son bestiame”. Si legge nei trattati Jebatmok, Cherituth, Baba Metsia. “le altre nazioni sono assimilate all’asino”, dice Ababanel rabbino. “La persona d’un non ebreo è il corpo e l’anima di un porco”. Dice Ruben. Logica, sicché, la parola di Rabbi Albo nel trattato di Aiqquarim: “Dio ha dato agli ebrei potestà piena sulla vita e sulla fortuna di tutti i popoli”. Quando il messia verrà, e restituirà agli ebrei il dominio dell’universo, “i due terzi di tutti inon ebrei verranno sterminati, e l’ultimo terzo lasciato vivo per esser schiavo del popolo ebreo padrone”, precisano i trattati Kelthuboth e Nasmia Jeshua.

Balle antiche, e imballate in soffitta? No! Birbate decrepite e sempre in circolazione. Secolo decimo nono. Lettera di Baruch Levy, giudeo, a Karl Marx, giudeo col cognome vero di Mordechai, ossia Mardocheo, e babbo del bolscevismo. “Il popolo ebreo preso collettivamente sarà lui stesso il messia… I governi delle nazioni passeranno tutti nelle mani degli israeliti… La proprietà individuale potrà allora essere soppressa dai governanti di razza giudaica, che amministreranno dappertutto i beni pubblici. E, a questo modo, verrà mantenuta la promessa del talmud. Che, cioè, quando il messia sarà venuto, gli ebrei terranno sotto le loro chiavi i beni di tutti i popoli del mondo”. Gliele daremo noi, le chiavi! Ma sentite Benjamin Cremieux, giudeo e fondatore dell’alleanza israelita universale: 1861 “un Messianismo de’ tempi nuoci deve sorgere. Una Gerusalemme del nuovo ordine… deve soppiantare il doppio regno del Papa e dell’Imperatore. L’alleanza israelita universale… vuol penetrare in tutte le religioni. Le nazionalità devono sparire. Le religioni devono tramontare. Ma Israele sussisterà, e questo… popolo l’eletto da Dio” Anche meno!... si dice a Firenze, e a Napoli si risponde con un suono imitativo. Ma sentite il gran rabbino di Gerusalemme: 1920: intervista con l’Agenzia telegrafica ebraica. “L’ebreo appare già il vero monarca del mondo… Gli ebrei vedranno sventolare il vessillo d’Israele sul mondo intero…” E il giornale Medina Israel, ossia lo stato ebraico: Praga, 27 settembre 1935. “Nei nostri cuori non regna che un sentimento: la vendetta. Noi comandiamo ai nostri cuori di bandir ogni altro stato d’animo, lasciandoci guidare da questo unico sentimento: la vendetta. Il nostro popolo ebreo, al quale il mondo deve le concezioni più alte, non ha oggi che un desiderio solo: sterminare…” E la rivista American Hebrew, ossia L’ebreo americano: New York, pochi mesi fa. “La verità nuda e cruda è che questa guerra, è la guerra degli ebrei di tutto il mondo”.

E’ questa guerra in cui noialtri italiani siam impegnati totalitariamente, son i fatti fin a ieri e stamattina, son le notizie di stasera, incaricarsi di riautenticare codesti documenti giudaici, del resto mai smentiti e a disposizione di chiunque.

In guerra, è facile far uno sproposito grosso e pericoloso: svalutar il nemico. Ma non è difficile farne uno anche più massiccio e compromettente; non saperne nulla del nemico. Ed è possibile quello peggio di tutti: non contar fra i nemici il nemico numero uno.

Stampava anni fa a Parigi il giudeo Kadmi Kohen:
 “ Noi ebrei odiamo e disprezziamo Roma. Roma e le sue istituzioni statali: le sue legioni: il suo diritto civile…Roma, incapace di cristianizzarsi, ha corrotto il cristianesimo… Noi combattiamo sempre Roma come i nostri antenati dell’anno ’70. Per noi non è mutato nulla. La vittoria di Vespasiano e di Tito non è ancora definitivamente acquisita. Il tempio non è ancora stato interamente distrutto… E tutto può , tutto deve mutare, tutto muterà, perché noi ebrei, siamo ancora presenti, perché noi siamo sempre presenti”.
Carta canta e fascista non dorme. A noialtri italiani, anche sulla faccenda degli ebrei, gli occhi ce li ha aperti, a tempo e bene, Mussolini. E all’offensiva antifascista, antiromana, anticristiana di Giuda si dà la risposta italiana d’oggi. Tener duro e picchiar sodo.
ALBERTO LUCHINI

da “Gli Ebrei hanno voluto questa guerra” – ROMA 1942 –

mercoledì 7 ottobre 2009

La chiave di Volta dell'ebraismo

L'Inghilterra, cioè il popolo inglese, è dominata da una forza apparentemente britannica ma in realtà senza patria e senza volto. Questa forza anonima si chiama Intelligence Service. Non è un ufficio d'informazioni militari, come vuol far credere, ma un'associazione finanziaria internazionale; e rappresenta il nucleo centrale del problema politico dell'ebraismo, precisamente del piano ebraico della dominazione del mondo denunziato dai protocolli dei Savii anziani di Sion.

Non l'Inghilterra, povera di uomini e di danaro al principio del secolo XVIII, conquistò il ricco e popoloso impero francese. L'assalto fu voluto e realizzato dall'Intelligence Service britannico, e si svolse sotto gli auspici della Massoneria. Ebrei dirigono la Massoneria: Ebrei dirigono l'Intelligence service. Cronwell, fondatore dell'imperialismo inglese con la collaborazione attiva degli ebrei, è il fondatore dell'Intelligence Service; ma è anche il Gran Maestro della Massoneria, di quella Massoneria e di quell'Intelligence Service che hanno perfino lo stesso motto: Deus Meumque Jus. Per ciò nel Protocollo XV si legge:

"le Logge Massoniche saranno la fonte principale dove attingeremo le nostre informazioni: centralizzeremo tutte queste Logge sotto una direzione conosciuta da noi soli e costituita dai nostri uomini più sapienti".

Il Re d'Inghilterra, gloriandosi di discendere direttamente da David, come atto di sottomissione all'ebraismo, consegna la chiave d'oro della sua stanza alla "quantità sconosciuta!", cioè al capo segreto dell'Intelligence Service.
Massoneria, Intelligence Service, Re d'Inghilterra, formano un complesso unico, una stessa entità politica. A Proposito di questa entità politica, io vi ricordo il Protocollo X, il quale prescrive:

"è tassativamente necessario disturbare senza posa in tutti i paesi le relazioni esistenti tra popolo e governo , promuovere ostilità, odii, guerre e persino il martirio, mediante la fame, la carestia e la inoculazione di malattie , in tale misura che i Gentili non vedano altro modo per uscire da tanti guai che un appello, per esser protetti , al nostro denaro e alla nostra completa sovranità".

Siamo nel 1890: in Francia c'è la terza Repubblica, Cornelio Herz provoca lo scandalo di Panama, e il popolo francese perde un miliardo di franchi oro. Cornelio Herz è un agente dell'intelligence Service, al pari del suo collaboratore in questa impresa Giuseppe Reinach i Aaron, detto Arton.
Anglicanismo, ebraismo, Intelligence service, sono potenze occulte legate insieme da misteriosi fili. A dimostrazione di tale realtà, c'è la vita di Abramo Schwartz figlo di Mosè. Costui, dopo essere stato iniziato dal padre ai misteri del Talmud, diventa improvvisamente sacerdote anglicano, e ruba al maestro catechizzatore il peculio risparmiato nei lunghi anni di sacerdozio. nel 1910, con il danaro dell'Intelligence Service, Abramo Schwartz, vicario del cantone di Kent, è eletto deputato al Parlamento inglese. Poi, nel 1914, l'Intelligence Service gli affida la censura postale militare del settore austroungarico. Abramo Schwarz tradisce la sua missione apparentemente, e si vede al nemico, ma in realtà obbedisce agli ordini dell'Intelligence Service. E, invece di essere fucilato, va in Germania a organizzare il tentativo rivoluzionario di Von Kapp. Dopo, va in Ungheria e prepara la invasione della Cecoslovacchia. Va in Cina e diventa sacerdote buddista; ma non perde tempo e partecipa alle operazioni militari del maresciallo Ou Pei Fou in difesa degli interessi britannici. Sapete chi è il padrone del commercio mondiale dell'oppio, che costa ogni anno la vita a milioni di innocenti cinesi? Il padrone è Sir Philip David Sasson, ebreo e dirigente dell’Intelligence Service.
Al tempo della guerra del 1914, Abramo Schwarz viene in Italia: fu allora che la squadra navale francese, nel mediterraneo, catturò navigli sospetti recanti armi ai ribelli tripolini. e fu allora che l'Ammiraglio inglese, comandante la base navale di Malta, telegrafò: "lasciate che le navi proseguano la loro rotta: torpedineire inglesi le scorteranno". I francesi obbedirono, come tacquero gli addetti militari francesi nei paesi scandinavi, quando, durante la stessa guerra, scoprirono che l'intelligence Service inviava alla Germania ebraicizzata tonnellate di nitrocellulosa.
Il denaro è il sangue degli uomini, dice il conquistatore del Transvaal. Cecil Rhodes, agente dell'intelligence Service, prepara la conqueista del Transvaal con il denaro dell'Intelligence Service. Perchè questa associazione finanziaria ebraica ha accumulato moltissimo oro con il gioco in borsa e con la gestione di innumerevoli società industriali a catena nei vari paesi del mondo. Mentre infuria la battaglia navale al largo dello Jutland, durante la guerra del 1914, Sir Ernest Cassel, tesoriere capo dell'intelligence Service, truffa al popolo americano una ingente somma di denaro mediante il falso telegramma della sconfitta inglese. L'America come l'Italia, come la Francia, era alleata di guerra della Gran Bretagna.
L'Intelligence Service, attraverso la sua azione che si svolge sempre in armonia con la Massoneria, mostra il punto di funzione tra anglicanismo e americanismo. Quando il comando supremo della Massoneria emigrò negli Stati Uniti di America, al tempo del Presidente Wilson e del rabbino Wise, l'Intelligence Service, costrinse la Gran Bretagna a diventare satellite dell'America; in realtà non avviene altro che uno spostamento in sede del comando unico, cioè del comando ebraico. E ciò in obbedienza al Protocollo IV:

"la loggia massonica in ogni parte del mondo agisce inconsciamente da maschera al nostro scopo; l'uso che faremo di questa potenza nel nostro piano di azione, come i nostri quartieri generali, restano perpetuamente sconosciuti all'universo".

Nel 1914, in Italia, agiva il gruppo industriale Vicker-Terni. In Russia Vicker e Krupp lavoravano in piemo accordo. La società Vicker controllava la Skoda, la quale a sua volta offriva armi e munizioni all'Austria per usarle contro l'Italia. Cannoni scoppiavano nelle mani degli artiglieri. Navi russe non potevano entrare in linea, poichè le artiglierie, nuove di zecca, erano completamente inutilizzabili. La Spagna era neutrale, poichè le sue navi invano aspettavano le artiglierie promesse dalle società industriali collegati con la Vicker. Solo pochi anni fa una inchiesta del Senato americano accerta che, durante il conflitto armato tra Cile e Perù (1920-1930), la società inglese Vicker vendeva armiad entrambi i belligeranti.
La società Vicker appartiene all'Intelligence Service e, mediante il sistema delle società industriali a catena, possiede la padronanza assoluta di tutte le industrie belliche del mondo. L'uomo misterioso, Basil Zaharoff, agente dell'Intelligence Service, è il Presidente della Vicker. Egli, amico dei sovrani e dei plutocrati, dei ministri e dei generalissimi, realizzò egregiamente il Protocollo numero I:

"Chi vuole regnare deve ricorrere all'astuzia e all'ipocrisia; non dobbiamo arrestarci dinanzi alla corruzione, all'inganno, al tradimento, se questi mezzi debbono servire al successo della nostra causa".

La dottrina politica italiana dell'anticosmopolitismo ha documentato che Roosvelt, Wilson, Lloyd George, Lenin, Trotzskij, Stalin, sono fantocci nelle mani degli ebrei. Ora gli italiani sanno che l’Europa, la civiltà, la pace degli uomini, sono efficacemente difese dalla Germania e dall'Italia nel nome della corciata contro l'ebraismo distruttore e nemico di Dio. Conoscere il nemico significa Vincerlo.

PIERO PELLICANO
da "GLI EBREI HANNO VOLUTO LA GUERRA" ROMA 1942 - A.XX

domenica 4 ottobre 2009

Le rovine attuali

Viviamo un' epoca buia, oscura, dove la luce della verità è obliata da una luna nera. Alla luce degli eventi recenti, chi può dirsi ancora, veramente e sinceramente, di DESTRA? Dove per destra deve intendersi: Amor di patria, Onestà, Ordine e Onore! Di certo non Mr. Berlusconi che è un parvenù della politica, un mercante "sceso in campo" (per usare il suo stesso infimo linguaggio) per raddrizzare le sue aziende e fare il suo lurido tornaconto familiare. Dall'altra parte le cose non vanno meglio... Anzi, lì troviamo un'accozzaglia di gente, senza arte né parte, livorosa oltre ogni limite, che si erge a difenditrice della democrazia antifascista, di coloro i quali, l'otto settembre, con un colpo di mano, tradirono vilmente l'alleato germanico. Il Movimento Sociale Italiano, presente negli anni passati, senza soluzione di continuità, in Parlamento e negli enti locali, ha gettato finalmente la maschera per diventare ciò che è sempre stato: l'alleato delle politiche filoatlantiche ed ora anche filosioniste. Non solo, infatti, quel "partito" è riuscito ad assicurarsi onori e prebende ma ha anche calcato le scene della politica internazionale, finendo al tavolo dei "grandi", insieme, cioè, a coloro che ha sempre indefessamente esecrato. Da partito anti-sistema a partito dello Status quo. Di questo e di altro ancora, parleremo in questo spazio.

@Douglass su http://proscritti.splinder.com/

sabato 3 ottobre 2009

Lettera di Giovanni Preziosi, scrittore e politico fascista, direttore de La Vita Italiana ed Il Mezzogiorno, al Duce.

Monaco, li 31 gennaio 1944
Hotel Vier Jahreszeiten

DUCE,
Ascoltatemi! Sono un Vostro fedele di tutte le ore ed ho avuto per distintivo un motto che Vi ho ripetuto nelle ore più difficili e Vi ripetei ancora alle ore 19 del 25 luglio con lettera caduta nelle mani di Badoglio. Quella lettera diceva: "Duce, ora più che mai : con Voi et per Voi sempre". Voi sapete che io non ho ambizioni e non ho aspirazioni che non siano quelle di potere servire con lo studio e con l’osservazione il mio Paese. Tra i fascisti «notevoli», io sono il solo che, avendo speso, ora per ora, tutte le mie giornate in servizio dell’Italia, può dire :
«Io non ho quello che avevo prima della marcia». Questa è la mia ricchezza, questa la mia forza che mi fa obbligo scriverVi la presente con immensa fiducia. Voi sapete quello che ho fatto con la stampa e presso di Voi, non che presso gli uomini di Governo dal giorno successivo alla Marcia su Roma per fare penetrare questa verità: il Fascismo ha un solo vero e grande nemico: l’ebreo, e con lui il suo maggiore strumento, il massone. L’ebreo-massoneria domina tutta la vita nazionale ed è il vero Governo dell’Italia. Voi sapete quali armi, ebrei e massoni hanno adoperato per mettervi in condizione di non darmi ascolto. Tutto fu messo in opera contro di me dal giorno (22 febbraio 1923) in cui mi feci promotore d’accordo con Michele Bianchi (lui si che non avrebbe mai tradito !), di una riunione agli Uffici della Camera per far portare a Voi la proposta – sapendo il Vostro pensiero ed i Vostri precedenti in materia – della dichiarazione di incompatibilità tra Massoneria e Fascismo. La presenza di un convocato che noi ritenevamo non massone (il Sottosegretario ai LL. PP. Alessandro Sardi) fece si che la sera stessa, prima ancora di Voi, fossero informate ambedue le Massonerie, le quali provvidero subito a mettere al sicuro i loro archivi. Intuirono allora i massoni che le finalità prime della relazione sulla riforma delle Pubbliche Amministrazioni, che io ero stato chiamato a svolgere in Gran Consiglio, avrebbe avuto per scopo la eliminazione dei massoni dalla burocrazia e dall’esercito. I massoni sapevano che dal 15 ottobre del 1922 "La Vita Italiana" veniva pubblicando a puntate l’Annuario segreto delle Logge e dei Triangoli e relativi fiduciari. Venne così il famoso processo delle Paludi Pontine, e Cesare Rossi si recò a Vostro nome dal Presidente del Tribunale, il massone Caizzi, per dire che una sentenza di condanna era «una necessità politica». Io ho la «Relazione Cassis» il cui risultato, nonostante la solenne promessa fatta in un comunicato ufficiale Stefani, non fu mai reso di pubblica ragione, perché si voleva lasciare un’ombra sulla mia vita. La relazione diceva che io avevo reso un grande servizio alla Nazione. Io so quanto, in periodi diversi, fecero presso di Voi contro me Federzoni, Tittoni, il barone Fassini. Io ho anche lo scambio dei telegrammi tra Cesare Rossi e gli Scarfoglio, allorché presi la direzione del giornale “Il Mezzogiorno”. Ma nulla di tutto questo, e fosse solo questo, è valso ad incrinare la mia fede né i miei sentimenti verso di Voi. In Voi io vedevo l’Italia e la sua grande missione nuova nel mondo. Non c’è nessuno che possa dire di avere sentito da me una parola sola che non significasse identificazione della Vostra persona con le sorti dell’Italia. Venne il delitto Matteotti e Voi vedeste quali erano i «fedeli» e quali i traditori. Posso ben dire che nel campo giornalistico io fui alla avanguardia dei «fedeli». E Voi mi rideste la Vostra fiducia. Ma la pubblicazione dei documenti massonici che io iniziai ne “Il Mezzogiorno”, dai quali, ad esempio, si rilevava che la Massoneria di Piazza del Gesù s’era insediata nella Direzione del Partito, fece sopprimere il giornale. Il Gran Maestro della detta Massoneria s’era intanto insediato presso il Ministro allora più potente – Costanzo Ciano – il quale lo aveva assunto e sempre lo conservò al Ministero delle Comunicazioni: i documenti che io consegnai al Partito, naturalmente sparirono; essi contenevano tra gli altri, i nomi di Marinelli e Melchiori, l’uno Segretario Amministrativo, l’altro Vice Segretario del Partito. E così per ben cinque anni fui riallontanato da Voi. Devo ad un intervento fatto da mia moglie, a mia insaputa, se Voi poteste riflettere sul “metodo” che la Massoneria del Partito, del Ministro degli Interni e del Vostro Ufficio Stampa adoperavano ai miei danni (il «metodo» irresponsabile delle veline informative, con le quali Vi si ingannava quotidianamente); ed il ghiaccio fu rotto ancora una volta ed io potei vedervi e corrispondere con Voi. Voi sapete che io in ogni occasione che mi si offriva Vi ho detto o scritto la Verità. Vi ho detto e scritto che l’ebraismo e la Massoneria erano in Italia, anche in Regime Fascista, padroni della situazione. La soppressione delle Logge e le leggi razziali avevano avuto il solo effetto di rafforzare l’ebreo-massoneria che non voleva l’alleanza con la Germania e non voleva questa guerra. Ad alleanza rafforzata e a guerra iniziata, la massoneria mise in opera tutte le sue forze con lo scopo preciso di fare perdere la guerra e rovesciare il Fascismo. Voi sapete che fin dal Novembre del 1939, in base ad una conversazione con un Cardinale, io Vi scrissi della esistenza di un piano ben preciso e noto al Vaticano, tendente a non fare uscire dall’Italia dalla neutralità, per portarla poi allo sganciamento dall’Asse, indi ad un’intesa con l’Inghilterra e Francia, e non si disperava di portarla poi in guerra contro la Germania. Il piano era attribuito al Ministro degli Esteri e sarebbe stato concordato a Lione. Il discorso alla Camera di Ciano, nel quale, senza il consenso della Germania, rese noto un impegno segreto sulla data in cui l’Italia si sarebbe dichiarata pronta alla guerra, sembrò l’inizio dello sganciamento dall’Asse; anche perché in quei mesi la parola «Asse» sparì dal vocabolario giornalistico. E venne la guerra di Grecia. Voi conosceste il ricorso che per Vostra autorizzazione, e per mio suggerimento avanzò al Re il generale Visconti Frasca. Dai documenti ivi contenuti, e non da quelli soli, risulta che Badoglio preparò la guerra contro la Grecia con il proposito di farla perdere all’Italia (faceva questo parte del piano antifascista preparato a Parigi, il cui documento a suo tempo pubblicai ed ho poi riprodotto in uno degli articoli sul Völkischer Beobachter). Era egli e la Massoneria certo, che il fascismo sarebbe caduto con una sconfitta inflitta dalla piccola Grecia; ed in conseguenza l’Italia si sarebbe sganciata dalla Germania per entrare prima o poi nella coalizione attorno all’Inghilterra. Voi sapete che all’indomani delle dimissioni di Badoglio da Capo di Stato Maggiore, io volevo, sotto la mia personale responsabilità, prendere posizione contro Badoglio (come a suo tempo la presi, vittoriosamente, contro Albertini) attorno al quale si veniva costituendo una coalizione con lo scopo preciso di rovesciare il Fascismo. Vi feci arrivare copia anche della ben grave lettera che contro Badoglio a me scrisse il Generale Cadorna. Badoglio era il centro della Massoneria nell’Esercito. Quando tutto era pronto, il Ministro della Cultura Popolare, mi fece ingiungere a Vostro nome di non attaccare Badoglio. Voi conoscete per averla io trasmessa in copia la lunga lettera che io inviai al Prefetto La Pera, Capo dell’Uffizio razza al Ministero degli Interni, il quale mi aveva invitato ad un colloquio a nome del Sottosegretario Buffarini-Guidi; sapete perciò che io qualificai e dimostrai essere opera di TRADIMENTO la politica filo-ebraica del Ministero degli Interni, così come avevo qualificato opera di TRADIMENTO la politica nei riguardi della Massoneria. Voi non avete dimenticato con quanta insistenza io che vedevo delinearsi il tradimento, Vi proposi la costituzione di un «Ufficio» che apparentemente doveva avere carattere di «Ufficio» Storico della Rivoluzione, ma in realtà doveva servire per mettervi in condizione di conoscere la verità sulla situazione e sugli uomini, dal punto di vista razziale, politico e della fedeltà. Vi dissi che un Ufficio simile doveva essere messo alla Vostra diretta dipendenza. E allorché mi diceste di farVi un piano, Ve lo feci (uno massimo, ed uno minimo) e ve lo feci giungere a Cremona, perché sapevo che, una volta conosciuta l’idea, sarebbe stata – come effettivamente fu – sabotata. Tornai sull’argomento nel febbraio 1942, ma Voi affidaste l’ufficio Storico al Partito (epoca Vidussoni) e Farnesi fece cadere nel ridicolo l’idea dell’Ufficio, non altrimenti come fece cadere nel ridicolo la «Mostra del giudaismo e della Massoneria»: due sale vuotissime. Se l’Ufficio che con scopi ben precisi io Vi avevo proposto, fosse stato costituito, Voi avreste conosciuto i traditori prima del tradimento. Invece non fu possibile, nonostante il Vostro «ordine», pubblicare neppure la «Biografia Finanziaria» che doveva servire a scindere il sacro dal profano. L’ultimo insuperabile ostacolo fu offerto dal Ministro De Marsico, liberale massone, contro del quale io presi posizione fin dal 1924 (quando si costituì la loggia massonica ad Avellino sotto i suoi auspici); ma a Voi fecero credere, col solito sistema delle veline, che quella mia era una bega provinciale; e De Marsico trionfò sempre, fino a diventare Ministro della Giustizia ed autore dell’ordine del Giorno Grandi. Voi sapete che allorché Vi fecero dire che la «questione ebraica in Italia si poteva considerare risoluta» e che «gli arianizzati si potevano contare sulla dita di una mano»; io presi posizione con un articolo ne “La Vita Italiana” del 15 settembre 1942 e dissi che questo significava «nascondere le piaghe », e aggiungevo «Un giorno o l’altro le piaghe faranno cancrena e l’opera di coloro che avranno contribuito a nasconderle apparirà opera di tradimento. Io non voglio contribuire a nasconderle». E, dopo questa premessa, dimostrai che non solo la questione ebraica non era stata risoluta, ma s’era aggravata in quanto costituiva «Il vero e proprio cavallo di Troia nella città assediata». E dissi quale era il modo di risolverla. Il sotto effetto di quella presa di posizione furono la irritazione del Sottosegretario Buffarini-Guidi che governava in materia ebraica-massonica, e una Comunicazione del Ministro della Cultura Popolare Pavolini che minacciava gravi provvedimenti, naturalmente contro di me. Voi sapete che l’11 novembre 1942, io scrissi una ben grave lettera al Generale Galbiati nella sua qualità di Capo dello Stato Maggiore della Milizia V.S.N. Su mia richiesta, Galbiati Vi comunicò la lettera che cominciava con la frase: «la casa brucia». In essa io denunciavo l’opera di tradimento che si veniva impunemente ed in ogni campo svolgendo per opera di Ministri e di uomini di primo piano del Regime, più o meno mammonizzati (il mammonismo è l’arma con la quale il giudaismo – io scrivevo – si è sempre servito per la conquista degli uomini e delle nazioni). Denunziavo l’opera dell’alta burocrazia che sabotava la guerra e gli approvvigionamenti, metteva i popolo contro di Voi e seminava l’odio il più feroce contro la Germania. Nelle giornate della Vostra prigionia avete certamente pensato a quella lettera. E Voi ricordate pure con quanta irritazione contro di me, mi rileggeste, il 12 dicembre 1942, i brani salienti di quella lettera, e finiste per affermare: «evidentemente i bombardamenti di Napoli hanno fatto effetto anche su di Voi ». Mi diceste che le mie preoccupazioni erano senza fondamento e mi faceste l’apologia della burocrazia che ben serviva lo Stato, del quale Voi Vi consideravate il primo dei servitori. E mi diceste che non avevo il diritto di dubitare dei Vostri collaboratori. Ed allorché io mi accingevo a darvi la mia risposta precisa, Voi rivolgendovi al Sottosegretario Russo gli diceste di preparare il decreto della mia nomina a Ministro di Stato, ma non mi deste la possibilità neppure di ringraziarVi. Voi ricordate che subito dopo, e cioè nello stesso dicembre 1942, io ottenni che Vi venisse consegnata una Relazione di 40 pagine dal titolo «PROPAGANDA NEMICA-EBRAISMO-FRONTE INTERNO» datata 16 novembre 1942 (preparata d’accordo con il «Centro Studi sul Problema ebraico di Trieste») con 5 allegati:
1) sullo spionaggio; 2) sulla posizione e responsabilità nell’opera di tradimento che si veniva effettuando attraverso la «centrale ebraica di Trieste»; 3) sul giudeo arianizzato Ing. Cesare Sacerdoti; 4) sui precedenti del gruppo politico plutocratico triestino che, al seguito dell’innocente Vidussoni, si era insediato nel Partito; 5) una lettera che dimostrava come si veniva effettuando il collegamento con l’estero del gruppo ebraico-plutocratico-spionistico. Sola conseguenza di questa Relazione, da Voi passata al Sottosegretario Buffarini-Guidi per indagare e provvedere, fu l’invito categorico da parte del Partito di destituire il Direttore del «Centro Studi sul Problema Ebraico» di Trieste. E la destituzione sarebbe avvenuta se io non mi fossi rivolto a Voi direttamente. Ma la Relazione fu messa a dormire, assieme alle numerose altre che dai «Centri», in ragione gerarchica, era inviate al Ministro della Propaganda Pavolini. Se Vi fate consegnare oggi quella relazione vedrete che tutto era stato previsto, incluso quello che si veniva effettuando intorno a Badoglio. E già, a fine di Luglio del 1942, io Vi avevo mandato da Cortina copia del 5° allegato di cui sopra, assieme a due altre lettere pervenutemi da Trieste, ben gravi e che illuminavano anche l’opera nefasta che attraverso gli ebrei della ben nota «Assicurazioni Generali» presieduta per arianizzarla da… Volpi, si veniva svolgendo all’Estero. Voi mandaste quella lettera a Tamburini, allora Prefetto di Trieste, il quale invece di provvedere, uso parole non mie, «si scagliò contro Gastone Bonifacio, interprete presso la censura militare di Trieste, che egli riteneva colpevole di avere mandato a me Preziosi le tre lettere; ne fece perquisire la casa; per cui il Bonifacio, fascista puro ed uomo di onore, ma sensibilissimo e sofferente di cuore, pochi giorni dopo moriva di crepacuore». E col cadavere di Bonifacio fu seppellito anche l’argomento delle tre lettere. Voi sapete che l’indomani del lungo colloquio Grandi-Di Marsico, che ebbe luogo al Ministero della Giustizia il 14 giugno, intuì che gravi cose si andavano preparando e misi in guardia il Segretario del Partito Scorza; so che Scorza Vi parlò del non fascista De Marsico che mi definì: «il primo da mandar via». Voi sapete per avervelo detto al Quartier Generale del Führer, i passi che feci per evitare che la riunione del Gran Consiglio avesse luogo. Scongiurai fino all’ultimo: «per carità, non lasciate uscire da Roma la Divisione Corazzata della Milizia». E quando seppi che il Ministero della Guerra aveva chiesto che fossero restituiti i fucili in dotazione della G.I.L., feci osservare che era evidente il piano di disarmare il Partito. Voi sapete che da Napoli dove io mi trovavo da un giorno perché dovevo recarmi a visitare la mia vecchia mamma ottantacinquenne, restata ad Avellino alla mercé degli angloamericani, Vi scrissi una lettera in data 18 luglio, appena cioè seppi della riunione del Gran Consiglio, nella quale Vi dicevo: «La seduta del Gran Consiglio potrà rappresentare il suicidio del Fascismo».E qui ho segnato che solo una parte degli sforzi da me fatti perché Vi fosse noto quanto non Vi poteva essere noto per le vie ufficiali, le quali andavano divise in due categorie:
a) quelle traditrici; b) quelle che di fronte a Voi avevano la sola preoccupazione di farVi credere che nel loro settore tutto andava meravigliosamente bene. Partecipavano alla prima categoria, specie nell’ultimo periodo, la quasi totalità di colore che Vi erano più vicini e che riscuotevano la Vostra fiducia. Ma Voi non sapete che allorché io vidi la impossibilità di dare a Voi la visione del pericolo, convocai un autorevole studioso tedesco residente, in ragione del suo Ufficio, a Roma e che aveva sempre avuto con me ottimi rapporti, e dopo di avergli dichiarato che mi rendevo conto della gravità del passo che compivo, gli affidai l’incarico di comunicare all’ambasciatore di Germania, visto che la mia voce non era ascoltata in Italia, perché a sua volta riferisse al suo Governo, che una vera e propria congiura era in atto in Italia con lo scopo preciso di liberare l’Italia dalla Germania. La congiura faceva capo a Badoglio e vi partecipavano, ciascuno per finalità proprie, Federzoni, Grandi, Bottai. Aperto nemico della Germania era Ciano. Aggiungevo che in Badoglio vi era la precisa finalità di rovesciare il Fascismo. Questa segnalazione, alla distanza di un anno, fu da me fatta due volte e mi costa ora che l’Ambasciatore di Germania pensò bene a non dare peso alla mia comunicazione. Anche lui era soddisfatto di quanto gli giungeva attraverso gli organi ufficiali; e … Bottai e Grandi furono festeggiati in Germania. La sola forma di protesta che io ebbi a disposizione fu di rifiutare un invito a fare una visita in Germania assieme a uomini come Baldini che io ritenevo traditori.Tutto questo io ho potuto vedere perché ho studiato il giudaismo nella sua essenza e ne ho seguito l’attuazione metodica del piano di conquista e di sovversione. Le previsioni erano facili, perché alle stesse cause corrispondono gli stessi effetti. Il difficile stava nel non lasciarsi sviare dai fatti secondari e da interessi personali e nel mantenere fermo il rigore del ragionamento sillogistico in ogni circostanza. Tutti inutili però i miei sforzi. Il dominio ebraico-massonico era così completo che c’è solo da meravigliarsi che io abbia potuto continuare a scrivere. Nella migliore delle ipotesi Ministri Vostri e la gran parte dei Segretari del Partito che si sono succeduti, Vi dicevano che Preziosi era un visionario ed un esaltato, e qualcuno Vi faceva credere che io era pagato da Hitler. Calunnia prediletta questa di quel «moralissimo» Capo della Polizia, Bocchini, che aveva nelle mani anche le sorti morali degli italiani tutti.E ora che i fatti mi hanno dato ragione?… Ora so tra l’altro che v’è una ripresa per ridisporre male di Voi contro di me. È cosa che non può meravigliarmi perché la ragione di questa ripresa si identifica con la ragione per la quale se non si risolvono le cause vere che determinarono il 25 luglio, non potremo che avere analoghi effetti.
E le cause VERE sono: a)la mancata soluzione del problema ebraico,b) la mancata soluzione del problema della Massoneria nella vita dello Stato e del Partito.DUCE, io ho il dovere di ripeterVi quanto Vi scrissi il 9 novembre u.s. nell’atto di lasciare il Quartier Generale e tornare in Germania: «Se non ci mettiamo risolutamente sulla via della profonda epurazione dalla Massoneria e della integrale soluzione del problema ebraico, avremo nuove delusioni ».A parte tutto, io demando, come si può pretendere una solidarietà con noi, accanto alla Germania, in questa guerra ebraica, da parte di quanti hanno gocce – dico solo gocce – di sangue ebraico ? Non ha forse la storia dimostrato che ovunque esiste una goccia di sangue ebraico, ivi esiste la solidarietà con la Razza ? Vi pare poca cosa che ancora oggi in Italia gli « arianizzati » o i cosidetti « non appartenenti alla razza ebraica » (e a quale razza appartengono costoro ?) sono ancora considerati non ebrei e perciò buoni italiani ? Chi non sa che dietro queste anormalità giuridiche e razziali si nascondono proprio gli ebrei più pericolosi, arianizzati a fior di quattrini ? Anche il Generale Pugliesi, arianizzato al pari dell’Ing. Sacerdoti per « indispensabilità » continua a circolaree pe l’Italia e va… dal Papa. Mi sovviene un monito, della cui profonda verità l’Italia ha fatto la terribile esperienza, contenuto nel Mein Kampf di Hitler:«Primo compito non è quello di creare una costituzione nazionale dello Stato, ma quello di eliminare gli ebrei. Come spesso avviene nella storia, la difficoltà capitale non consiste nel formare il nuovo stato di cose, ma nel fare il posto per esse».Compito numero uno non è la cosiddetta «concordia nazionale», della quale assieme a Gentile vanno blaterando altri ; ma la totale eliminazione degli ebrei, cominciando da coloro, e sono già tanti, che tali si rivelarono dal censimento, non mai reso pubblico, dell’agosto del 1938. Poi scovare gli altri più o meno battezzati o arianizzati. Indi, escludere da tutti i gangli della vita nazionale, dall’esercito, dalla magistratura, dall’insegnamento, dalle gerarchie centrali e periferiche del Partito i meticci, i mariti delle ebree e quanti hanno gocce di sangue ebraico. Lo stesso va fatto per quanti hanno appartenuto alla Massoneria. Come si può dimenticare che alla vigilia della guerra, il 19 luglio 1939, il Re d’Inghilterra nell’investire il Duca di Kent della « eccelsa carica di Gran Maestro della Massoneria », ricevè la assicurazione dal Vice Gran Maestro, Lord Harenwood, che in caso di guerra « si poteva contare sui massoni dei paesi dove la Massoneria è stata abolita » ? Fu il Times del 20 agosto del 1939 che pubblicava questo racconto ; ed io, nel fascicolo de La Vita Italiana del 15 settembre del 1939 scrivevo tra l’altro : « Sarà molto utile, nel caso di guerra, che dallo Stato Maggiore si abbia un elenco preciso degli ex-massoni, per evitare di affidare a costoro mansioni delicate »… « Sotto l’alto patronato del re d’Inghilterra sono chiamati a raccolta i massoni dei paesi come l’Italia, dove la massoneria è stata abolita per ragioni di sicurezza dello Stato. L’appello li invita, evidentemente, a non servire la Patria, ma a schierarsi, in caso di guerra mondiale dalla parte della Massoneria universale. In altre parole è un invito a tradire la Patria ». E nonostante la mia inequivocabile segnalazione, così è stato : nella scelta tra il giuramento alla Patria e quello alla Massoneria, ha – come sempre e dovunque – prevalso il giuramento alla Massoneria. E così sarà anche domani.L’opera di ricostruzione non potrà cominciare se non quando per Ministri, funzionari, appartenenti al Partito, ufficiali dell’Esercito, Guardia Nazionale Reppublicana, non che per quanti hanno mansioni non solo di prim’ordine, ma di qualsiasi ordine nelle Amministrazioni dello Stato, non si esigerà che non abbiano appartenuto alla Massoneria e non si richiederà la dimostrazione della loro arianità nel solo modo serio, che è quello costituito dalle tavole genealogiche, come si fa in Germania.E poi c’è il problema morale, quelle che fu mirabilmente, ma inutilmente posto da Guido Pallotta (quella di Pallotta sì che era « Mistica Fascista »). Occorre dire a Gentile, e a quanti sono i mammonizzati che scrivono come lui, che occorre smetterla col ferro vecchio, comodo a lor signori : « sentire una volta nausea degli scandali ». È da ventidue anni che gli italiani sentono ripetere in tutti i toni questa frase ebraica, la quale è servita solamente per coprire malefatte di profittatori e malversatori. « Non vogliamo scandali », si predicava tutte le volte che costoro gettavano il fango sul Fascio Littorio. E così i profittatori e malversatori aumentavano di numero ; ed il moltiplicarsi dei casi faceva apparire al popolo come disonesto e profittatore tutto il Fascismo. Oggi i predicatori nuovissimi nutrono la speranza di una assoluzione generale ed osano dire che questa è la volontà del popolo. La volontà del popolo è un’altra ed è caratterizzata dalla sete di giustizia. Il popolo italiano vuole che il gerarca sia esempio di vita, sotto tutti gli aspetti. Il popolo italiano in ogni tempo ha dato gran peso ai valori morali ed ha sempre mal giudicato coloro che si sono arricchiti facendo della politica. E volete, ad esempio, sapere le conseguenze del non dar peso ai valori morali ? Ed il non considerare il Fascismo come un modo di intendere la vita e di usarla. FateVi dire dai rappresentanti consolari italiani, oppure dall’Ambasciatore, oppure dalle stesse autorità germaniche, quale spettacolo van dando, proprio qui a Monaco, alcuni organizzatori sindacali, insediatisi come gerarchi dei Fasci Repubblicani in Germania. Essi hanno abbandonato le funzioni delle loro cariche primitive nell’attesa di potere coprire anche posti consolari e diplomatici. FateVir dire, ad esempio, lo sciupio che fanno di benzina, ma in un paese nel quale altissime autorità non hanno l’uso dell’automobile, e quelle che l’hanno, ricevono la benzina col contagocce. Quante automobili han chiesto i Fasci Reppublicani ? Si va e viene dall’Italia e da Stoccarda in automobile. Giorni or sono uno di questi gerarchi investiva ed ammazzava un tedesco, e non si fermava. C’è voluta tutta la buona volontà del Console e l’immediata condiscendenza tedesca, quando si tratta di italiani, per evitare l’arresto. Chiedete quale spettacolo han dato e quali stipendi han percepito, e i più percepiscono tutt’ora, quella schiera di italiani che lavoravano per la Patria nella «Radio Monaco». Seimila marchi al mese il direttore, da duemilaottocento ad un minimo di millequatrocento mensili gli altri. Questo oltre alle spese di albergo, in uno dei più grandi alberghi della città. Fate domandare al Console o al direttore dell’Albergo quale spettacolo, salvo la eccezione di due o tre, ha dato questa schiera. Una vera schiera, da otto a dieci uomini e sei o sette signorine, per una produzione che, tra notiziario e poche pagine di commento quotidiano, andava da un minimo di otto pagine ad un massimo di venti. Stipendi simili in Germania non esistono per nessuna categoria, non dico di giornalisti, ma di altissimi funzionari. Sono stati invece corrisposti agli italiani per far fare loro opera di italianità in un momento che è il più triste di tutta la storia d’Italia. Allorché mi faceste dire di interessarmi a «Radio Monaco», constatai quanto sopra e limitai il mio interessamento a ricevere saltuariamente qui due o tre giovani che si distinguevano per capacità, per rettitudine di vita e senso di responsabilità. Tutto ciò in un paese che è tutto un esempio di disciplina e di privazioni, proteso nelle sforzo immane della guerra. Qui si vede e si giudica, anche quando non si parla. Ho voluto dirVi anche questo perché sospetto che di tutto ciò nessuno Vi abbia fatto parola. E desidero dirVi ancora che la via per ricuperare l’onore, è una sola: la lealtà più assoluta con l’alleato tradito. Stroncare perciò tutte le incoscienti velleità antitedesche, sotto qualsiasi forma, a tenere sempre presente che quello che si viene costruendo deve essere in funzione di una unità europea ariana, per giungere alla quale nulla è meglio indicato delle leggi razziali germaniche. Per applicare le quali occorrono uomini capaci di riscuotere fiducia e non compromessi per il loro non dimenticato né dimenticabile passato.Ed ho finito. Considerate questa mia come il passaggio dal genere di attività che ho avuto fino al 25 luglio, ad un altro genere, fatto di studio di quegli archivi, ogni nelle mani della Germania (primi fra tutti quello dell’Alleanza Universale Israelitica e quello Rothschild), che serviranno a fare conoscere la VERA storia dell’Europa e quindi dell’Italia. La storia non è costituita della scena. E purtroppo, finora, noi solo questa conosciamo.
Devotamente
Giovanni Preziosi
(Fonte: Manfredi Martinelli, La Propaganda razziale in Italia 1938-1943, Appendice documentaria, pp. 359-364)