sabato 18 febbraio 2012

O la Borsa o la vita!

L'economista Sergio Ricossa in un sua opera, "Come si manda in rovina un Paese. Cinquant'anni di mala economia, Rizzoli, Milano 1995", cita il caso di una grande giocatrice in Borsa, la signora Anna Bonomi Bolchini. Costei, figlia di una portinaia e senza alcuna cognizione economico-finanziaria, accumulò una grossa fortuna speculando in Borsa. Ricossa annota questo prezioso particolare. Questa signora, prima di decidere sui grandi investimenti, si premurava di consultare la sua cartomante di fiducia. Questa apparente boutade, in realtà non è poi un modo come un altro per passare il tempo e, soprattutto, non è un modo scorretto di orientarsi sul mercato finanziario, visto che persino un esimio premio Nobel per l'economia, Paul Samuelson per orientare i suoi studenti negli investimenti borsistici, suggeriva loro il famoso "teorema delle freccette".
In poche parole l'illustre economista indicava ai suoi prediletti tre semplici mosse:
  1. si prenda il Wall Street Journal,
  2. lo si apra alle pagine delle quotazioni in borsa, e dopo averlo posto ad una certa distanza,
  3. lo si prenda di mira tirandoci sopra diverse freccette. Preferibilmente molte freccette perchè queste ripartiscono il rischio e riducono le perdite.
Questo, secondo il noto economista, è il modo più sicuro per non perdere in Borsa.
D'altra parte, già nel secolo scorso, il primo direttore dell'Economist, Sir Walter Bagehot, nel suo famoso libro, "Lombard Street", descriveva il mercato di Borsa come una grande bisca internazionale. Di qui il celeberrimo modo di dire: Quell'uomo "gioca" in Borsa.
Oggi, grazie alla deregulation e alla velocità con cui è possibile spostare enormi quantità di denaro, il mondo della Borsa si è spostato magicamente nel mercato valutario e ha perso il carattere di gioco per diventare un vero e proprio modo di governare gli uomini e le cose. Ciò si è reso possibile grazie ad un inganno: il mito della libera circolazione degli uomini, delle merci e dei capitali. Oggi infatti per muovere migliaia di miliardi basta pigiare le dita su di un pc. su queste decine di miliardi dollari solo un quinto sono destinati a saldare onesti utili scambi di beni e servizi, mentre tutti il resto ricerca di investimenti speculativi. Ebbene questo fenomeno e stato favorito dalla deregulation e dalla libera circolazione dai capitali.
Strumentalizzando molto certe coincidenze tra l'ascesa dello spread e la mancata approvazione di riforme e manovre finanziarie di un governo, si è arrivati ad istituzionalizzare una figura estranea alle democrazie, pur facendone, di fatto, parte integrante: il mercato.
Ci sono precise responsabilità. Anzitutto dei politici che hanno permesso tutto ciò.
In secondo luogo della Banca d'Italia prima e della BCE adesso. Prima perché non ha governato o perché non ha saputo governare. La vita di un economia si regge su alcune istituzioni, e se queste istituzioni non sono capaci di governare bene e, soprattutto, nell'interesse della collettività, è quasi scontato che certe cose accadano, prima o poi. Se questo tipo di "democrazia" ci ha portato allo sfascio o non è una vera democrazia, oppure non è un sistema adatto per governare. Quello che serve è un'unità di indirizzo tra economia e politica, poiché, all'origine dello sfascio, vi è il fatto inconfutabile che l'economia non è più al servizio della politica. In parole povere se tutti i ministeri più alti: Bilancio, Economia, Tesoro, devono (o no) essere composti da persone come quelle che vediamo oggi; oppure se al loro posto vi debbano essere persone del tutto sganciate dai poteri forti e perciò stesso veramente autonome. Ora, un altro punto: autonomia non equivale a completa libertà di fare i propri comodi. L'autonomia esige un controllo, altrimenti diventa un arbitrio. Purtroppo oggi le banche centrali e commerciali sono l'unica fonte di emissione monetaria. E, siccome manca assolutamente ogni sorta di controllo, la quantità di denaro emessa viene espansa o ristretta ad unico vantaggio dei potentati finanziari. L'inflazione e la deflazione sono - a tutti gli effetti - degli strumenti in mano alle banche centrali. Le Banche centrali attraverso l'elargizione di credito e la cosiddetta "stretta creditizia" sono riuscite a soggiogare intere nazioni. E lo fanno ancora oggi, di fronte ai nostri occhi. E' il cosiddetto andamento ciclico degli affari, un vero e proprio artifizio atto a condizionare e dirigere l'economia di un paese, a tutto vantaggio dei banchieri centrali.
Inoltre è da segnalare anche un assurdo giuridico. Attraverso il commissariamento della politica, non solo viene delegittimata la "democrazia", ormai completamente svuotata dalla sovranità popolare, ma viene lesa anche la "certezza del diritto" che è un principio imprescindibile per ogni stato che ama definirsi tale. La politica è debole ed il parlamento è stato di fatto esautorato da forze estranee al mandato popolare. Il parlamento - occorre ricordarlo anche adesso e non solo quando conviene a "lor signori" - è l'organo centrale del nostro sistema costituzionale. Non per nulla la frettolosa nomina di Mario Monti a senatore a vita rappresenta la classica foglia di fico per coprire un assurdo giuridico e costituzionale.

Per spiegare questo fenomeno occorre andare all'origine; e cioè, alla fondazione della Banca d'Inghilterra.
“Il banco trae beneficio dall'interesse su tutta la moneta che crea dal nulla”. William Patterson, fondatore della Banca d’Inghilterra.



Nel 1694 nasce la Banca d'Inghilterra prestando denaro (che allora aveva un valore intrinseco) ma ottenendo dal re il permesso di diffondere altrettanta cartamoneta sulla base di quello che aveva prestato al sovrano. In questo modo si riuscì a raddoppiare la base monetaria. Questo è il tragico inizio di un fenomeno di espropriazione strisciante della sovranità monetaria.
Dal VI sec. A.C., quando nell'Asia minore (nella stessa città e nello stesso periodo in cui era vissuto Talete) nasce la prima moneta coniata, fino alla fine del 1600, la proprietà dell'emissione monetaria era assicurata al Re o alla Repubblica. Era una prerogativa dello Stato, insomma. Con l'avvento della Banca d'Inghilterra questa tradizione venne tragicamente interrotta. Chiaramente non è che prima, nel corso dei secoli, tutto sia andato nel verso giusto: ci sono state alterazioni dei valori monetari, iperinflazioni ecc. Questo ultimo punto ha giustificato il passaggio a questa privatizzazione della emissione monetaria.
Successivamente (1800), sul modello della Bank of England, viene creata la Banca di Francia. Nel 1894 arriva anche la "Banca d'Italia" e poi, alla fine, dopo aver combattuto per molto tempo contro la costituzione di una Banca Centrale, anche gli Stati Uniti d'America, si doteranno di questo mefitico istituto: la Federal Reserve.
Nel dopoguerra, in Germania, la Bundesbank sarà la prima Banca centrale dotata di "autonomia". Perché? Perché occorre aspettare la fine della Seconda guerra mondiale affinché la Germania si doti di una Banca Centrale autonoma?

La cosiddetta autonomia delle Banche Centrali è stata caratterizzata per la creazione di moneta scritturale (bancaria), che ha ridotto il circolante a una parte minima occorrente a regolare le transazioni. Infatti, se vi ricordate le famose cinquecento lire con sopra stampigliata la dicitura "repubblica italiana", ricorderete pure che non servivano pressoché a nulla (a parte le elemosine o le mance al bar). Un po' come avviene oggi per gli euro e i centesimi metallici. In pratica, appena la moneta di carta serve a comprare qualcosa di cospicuo la proprietà diventava ed è della banca centrale. Ma anche questa è limitata, poiché tutto viene effettuato digitando la cifra su un Computer. Nel momento in cui le banche Centrali, collegate in qualche modo coi poteri pubblici, assumono l'autonomia, automaticamente la perdono, perché la massa dei segni monetari, quelli che servono a regolare la maggior parte delle transazioni, ormai passa al di fuori del circolante. Paradossalmente, la massa di cartamoneta emessa dalle Banche Centrali si sta degradando alla stessa maniera degli spiccioli metallici emessi dagli Stati. Quindi, in definitiva, oggi anche le Banche Centrali sono state messe in crisi dal la proliferazione del mercato. Negli Stati Uniti d'America, già prima della creazione dell'Euro, chi pagava con il contante veniva guardato con sospetto (o perché accattone o perché malavitoso). Per questo motivo si è fatto un passo in avanti nell'indirizzo sbagliato, istituzionalizzando la carta di credito, assottigliando ulteriormente il circolante aumentando il potere di chi crea moneta. Adesso con la tracciabilità nei pagamenti sono stabilite per legge multe fino al 40% dell'importo per chi compie transazioni in contanti oltre i 1.000 euro! Il regime della tracciabilità diventa operativo. Le regole anche per assegni e libretti. Insomma siamo alla dittatura del denaro. E questo avviene con la complicità e il silenzio-assenso dei politici.
Un problema, questo, essenziale per le democrazie, di difficilissima soluzione, è proprio quello della cosiddetta autonomia; poiché, nel momento in cui le banche centrali assumono l’autonomia questa cessa. Il mercato monetario non può essere più lasciato in balia degli speculatori internazionali.
Un raccordo fra la politica e la economia va dunque ristabilito, in modo tale da restituire la sovranità al popolo per la legittimazione reale della democrazia.
© Petrus Aloisius

martedì 14 febbraio 2012

Cesare Mori: l’uomo che colpiva la mafia duramente

 
In servizio a Firenze nel 1915 viene richiamato in Sicilia per combattere il fenomeno del “brigantaggio”


Cesare Primo Mori nasce il 22 dicembre 1871 a Pavia, ma viene riconosciuto dai genitori Felice e Pizzamiglio Rachele nell’ottobre del 1879.
Primo Nerbi saranno il nome e cognome provvisori del bambino nel periodo in cui vive nel brefotrofio di Pavia.
Il giovane, alto, diritto, volto energico, occhio sereno con riflessi d’acciaio, nel 1889 viene ammesso all’Accademia Militare di Torino. Nel 1895 è nominato tenente di artiglieria e assegnato a Taranto dove ottiene la prima medaglia al valore. Qui conosce Angelina Salvi che diventerà sua moglie, ma il regolamento del tempo lo costringe alle dimissioni per la dote non disponibile.
Cesare però manifesta la sua vocazione partecipando al concorso per entrare in Polizia, dove viene nominato Delegato di Pubblica Sicurezza e inviato in servizio a Ravenna.
Nel 1904 è assegnato con il grado di Commissario di P.S. a Castelvetrano (TP), compito che assolve con la stessa grinta e determinazione che mostrerà in seguito.
È deciso, coraggioso, incorruttibile e compie numerosi arresti. Subisce diversi attentati ma nessuno riesce a fermarlo. Spesso è costretto a usare metodi particolarmente duri e per questo è denunciato per abuso di potere, ma sarà successivamente assolto e amnistiato. Afferma il magistrato del distretto: “Abbiamo a Trapani un uomo che colpisce la mafia ovunque annidata!”
Cesare Mori viene chiamato in servizio a Firenze nel 1915 in qualità di vice questore, ma proprio in questo periodo scoppia la guerra e in Sicilia si diffonde il cosiddetto “brigantaggio”, fenomeno favorito dall’elevato numero di giovani che diserta la leva. Pertanto il nostro viene rimandato in Sicilia, a Caltabellotta (AG).
E qui il vice questore mostra ancora una volta il suo valore riportando notevoli successi, che gli valgono tra l’altro la medaglia al valore militare e la promozione a questore. Nell’occasione Mori dichiara che “il vero colpo mortale alla mafia lo daremo solamente quando ci sarà consentito di rastrellare non soltanto tra i fichi d’india, ma nelle prefetture, questure, palazzi padronali e ministeri!”.
Negli anni successivi lo ritroviamo in servizio presso le questure di Torino, Roma e infine a Bologna. Arriva frattanto il 1921, anno ricco di fermento sociale per via dell’accanita lotta tra la materia e lo spirito, che si incarna nelle schiere contrapposte del socialismo e del nazionalismo. Ex combattenti, arditi e reduci sono attaccati da forze antinazionali ma rispondono colpo su colpo. Gli scontri tra le parti sono violenti e il disordine impera.
E Cesare Mori, in qualità di Prefettissimo, trova in punta di diritto il modo migliore per ristabilire lo Stato di diritto: non fare sconti a nessuno e catalogare tutti i contendenti più scalmanati come “sovversivi”.
Il 28 ottobre 1922 il Duce viene chiamato a presiedere il governo della concordia nazionale e frattanto il Prefetto va in pensione e si ritira a Firenze conducendo una tranquilla vita coniugale. Qui scriverà il libro di analisi della mafia: Tra le zagare oltre la foschia (pubblicato nel ’23 dalla Carpignani e da La Zisa nel 1988, nda).
Mussolini, l’Uomo della Provvidenza, coagula in un riuscito amalgama le istanze socialiste e quelle nazionaliste. Il capitale viene messo al servizio del lavoro in una nuova dottrina che rompe le antiche diatribe: è il certificato di nascita del fascismo. Il Duce visita la Sicilia nel maggio 1924 e nell’occasione si rende conto dei problemi che attanagliano l’isola, e della maniera di poterne venire a capo. “Il popolo siciliano ha bisogno di strade, acqua, bonifica, incolumità. Il fascismo cauterizzerà se necessario col ferro e col fuoco, la piaga della delinquenza siciliana”, sentenziò Mussolini. Affidarsi al cauterio: bruciare ma risanare. Non c’era polso più adatto all’operazione che quello del soldato Cesare Mori.
Il 28 dello stesso mese il Prefetto viene richiamato in servizio e inviato a Trapani. Il 20 ottobre 1925 arriva a Palermo come Superprefetto con l’onere di una missione chiara per conto di Mussolini: eliminare la mafia dalla Sicilia in tutte le maniere possibili. Mori ha carta bianca, e dal 1 novembre 1925 fino al 1929 conduce una battaglia spietata, con metodi spesso poco ortodossi ma necessari, suscitati però dalla bisogna e adeguati a piegare la psicologia degli avversari.
Tra le battaglie del Prefetto d’assalto, va annoverata senz’altro quella epocale del 1926: l’assedio di Gangi (Pa) che porta alla cattura di centinaia di gregari e capi mafia. L’azione è svolta con il coordinamento unico di Carabinieri, Poliziotti e Camicie Nere scelti tra ex combattenti e reduci della vittoriosa Prima guerra mondiale. La legge è applicata alla lettera dalla magistratura di competenza, diretta dal procuratore generale, Luigi Giampietro. Anche alte personalità fra cui il generale, nonché ex ministro, Antonino Di Giorgio, sono inquisiti. La lotta non si caratterizza però soltanto come campagna di polizia ma anche come insurrezione di coscienze. Un’autentica rivolta di spirito che risulta decisiva per il successo. L’eco dell’impresa e il temperamento pugnace varranno a Mori l’epiteto che l’ha consegnato alla storia: Prefetto di Ferro. Il Prefetto contadino va incontro al popolo, esorta tutti a difendere la dignità dell’uomo, si mette alla guida dei mezzi agricoli nelle terre sottratte alla mafia, conduce la bonifica integrale con autentiche sagre popolari, concluse con rito religioso e giuramento di fedeltà allo Stato. Significativamente, Mori fa ammainare le bandiere rosse usate per le segnalazioni e saluta a braccio teso il tricolore a Roccapalumba, Piana dei Greci e a Palermo, in piazza Politeama.
La sua azione di polizia arriva fino ai colletti bianchi. La corsa è irrefrenabile, anche S.E. si rende conto di essere giunto alle soglie del possibile e per questo motivo chiede al capo del Governo il consenso alla prosecuzione.
La risposta è lapidaria: Non abbia riguardi né in alto né in basso.
Molti mafiosi cercano scampo in America. Antonio Calderone, pentito di mafia, ne “Gli uomini del disonore” di Pino Arlacchi afferma: “I mafiosi erano usciti impoveriti dal fascismo. Mio zio Luigi, un capo, un’autorità, si era ridotto a fare il ladro per guadagnarsi il pane!”. Anche Alfredo Cucco, medico oculista, segretario e deputato del Pnf che alcune macchinazioni avevano tentato di mostrare colluso, viene punito con l’espulsione dal partito. (Successivamente sarà completamente scagionato e dimostrerà la sua fede aderendo alla Rsi, nda)
Nell’occasione del conferimento della laurea in legge “honoris causa” a Palermo, il neo-dottore Cesare Mori, dirà: “La mafia è una attitudine morbosa specifica di determinati elementi. La polizia è nella funzione, civile milizia; nel fatto, azione. La mafia dà i sacerdoti, la malvivenza i fedeli”.
“Si poteva dormire con le porte aperte” e pertanto “santo” Mori aveva compiuto il miracolo. L’Italia gli è riconoscente, Mussolini lo fa nominare Senatore del Regno.
Adesso tocca allo Stato immettere la Sicilia nel giusto cammino verso il progresso di tutta la Nazione. Attacco e polverizzazione del latifondo e bonifica integrale, costruzione di infrastrutture per rendere competitiva l’agricoltura nell’ottica di inserimento nell’impresa africana.
Anche con questa carica, Mori si occupa della Sicilia ma dirà che “la misura del valore di un uomo è data dal vuoto che gli si fa dintorno nel momento della sventura”.
Verso la fine del ‘29 viene nominato presidente del Consorzio per la bonifica integrale della Bassa friulana conseguendo democratici ottimi risultati. Arrigo Serpieri, l’ideatore della legge sulla bonifica integrale, gli aveva concesso il valore consultivo dei proprietari.
Nel 1932 la Mondadori pubblica il libro Con la mafia ai ferri corti, dove tra l’altro Mori, per fugare qualsiasi dubbio o incertezza nei denigratori e zizzanieri, afferma che la lotta contro la mafia ha avuto successo perché combattuta dal regime fascista nel nome e per volontà del Duce.
Vive negli anni successivi con la moglie Angelina a Pagnacco, frazione di Tavagnacco (UD). S.E. Cesare Mori, il Prefetto di Ferro, muore il 5 luglio 1942. Lascia una eredità materiale modestissima. Viene sepolto in una umile tomba a Pavia dove riposa il sonno degli Eroi.
Calogero Vizzini, capo mafia, dirà a Indro Montanelli in una sua intervista: “Si, di mano spiccia...ma òmmo era..”
Arrigo Petacco ha scritto il libro Il prefetto di ferro, pubblicato dalla Mondadori nel 1975. Pasquale Squitieri ne ha realizzato un film interpretato da Giuliano Gemma con musiche di Ennio Morricone.
Luglio 1943. I mafiosi aprono le porte della Sicilia agli invasori anglo-americani. Cesare Mori si rivolta nella tomba, il suo “spirto guerrier” freme, vorrebbe ancora combattere la mortale nemica…
Gangi grata ricorda l’epopea intestandogli una targa marmorea.
Il magistrato Giovanni Falcone, eroe vittima di mafia, qualche tempo prima di essere trucidato, alla domanda “chi glielo fa fare” rispose: “Il senso del servizio”. Allo stesso interrogativo il Prefetto di Ferro avrebbe aggiunto: “Per amore di Patria”.
Articolo apparso su “Rinascita” il 14 Febbraio 2012

mercoledì 1 febbraio 2012

Il “Club Bilderberg” e/o le strategie (semiocculte) della cricca mondialista

Dal n° 313 - Febbraio 2012   di AVANGUARDIA
TiTolo:  “Il Clun Bilderberg. La storia segreta dei padrini del mondo”
Autore:  Daniel Estulin
Edizione:  Arianna Editrice, Bologna 2009, pp. 375, euro 18,50
Scritto da Leonardo FONTE  
Mercoledì 01 Febbraio 2012

Il progetto sinarchico per la realizzazione del così detto “nuovo ordine mondiale” - “ordine” consolidato su basi di egemonia monopolistica da parte di un establishement industrial-bancario e finanziario multinazionale - appare quasi interamente realizzato.
Popoli, governi e Stati-nazione sono stati disarticolati, sventrati e privati d’ogni autodeterminazione ed identità. Speculatori internazionali operanti dietro le quinte, ossia segretamente e fuori da qualsiasi contesto, seppur marginale, di controllo politico [cosa contano le democrazie parlamentari borghesi?] e popolare [le masse della società consumistico-occidentale hanno intelletto e coscienza?], hanno divorato beni pubblici e smantellato lo stato sociale, restringendo le maglie della libertà personale e del pensiero. Nel contempo la politica istituzionale, smembrata d’ogni pulsione ideale e svuotata da qualsiasi proiezione verso il bene comune, ha alzato bandiera bianca, relegando del tutto il potere in mano ai tecnocrati.
Del resto, è successo in Italia col governo Monti. Così come i Grecia, dove la cricca mondialista ha suggerito al governo ellenico la svendita delle isole, ovvero l’industria greca per eccellenza, e la pressoché eliminazione del pubblico impiego!
Liberalizzazioni e privatizzazioni tout-court, fusioni ed acquisizioni, svendita e dismissioni di beni pubblici e demaniali, delocalizzazioni industriali, mobilità estrema della mano d’opera e costo del lavoro sempre più basso, caratterizzano il percorso verso il progetto globale voluto da pochi speculatori, da finanzieri filantropi e da una manciata di industriali, di grandi banchieri, di politici venduti e contigui a tal potere.
Il progetto di egemonia globale è lo strumento operativo, imperialista e neocolonialista, partorito dalle strutture mondialiste.
Cerchi concentrici di organi decisionali segreti, di sigle ed uomini, che non tentennano affatto a muovere guerre di aggressione, conflitti non convenzionali o a “bassa intensità”, pur di raggiungere gli scopi da loro prefissi. Strutture partorite nel grembo canceroso dell’Occidente giudaico-mondialista che rispondono al nome di “Bilderberg Group”, “Council on Foreign Relations”, “Trilateral Commission”.
Strutture entro le quali giostra un nome tra tutti, quello di uno dei discendenti della casta, o razza?,eletta delle dinastie finanziarie e che risponde al nome di David Rockefeller! Proprio l’ebreo David Rockefeller in un incontro del Bilderberg Group, in Germania nel 1991, in maniera diretta affermò alla platea dei propri sodali che “una sovranità sovranazionale, esercitata da una élite intellettuale e di banchieri mondiali, è sicuramente preferibile all’autodeterminazione delle nazioni ...”. E David Rockefeller, la cui famiglia ha finanziato il CFR, è il comune denominatore di tutti questi gruppi paralleli. Non solo è il presidente emerito del CFR, ma fornisce anche il suo personale supporto e continui finanziamenti alla Trilaterale, fondata e finanziata dal ‘nostro’ nel ‘73, al Council on Foreign Relations e al gruppo Bilderberg.
“Il Club Bilderberg. La storia segreta dei padroni del mondo” è un libro che traccia, attraverso una nitida e corposa documentazione, oltre ad episodi di ricatti e di minacce sulla vita vissuti in prima persona da parte dell’autore, il percorso della struttura mondialista nata nel 1954, in una piccola cittadina olandese, presso l’hotel Bilderberg.
Il “Bilderberg Group”, scrive Daniel Estulin a ragion veduta e molto consapevolmente, così come da un ventennio riportato dalle pagine di questo periodico - rivoluzionario e antimondialista - e non a caso un Tribunale della repubblica coloniale ce lo contesta in una sentenza di condanna, “ha il potere e l’influenza per imporre le sue politiche a tutte le nazioni del mondo. Abbiamo già visto quanto siano lunghi i suoi tentacoli, tanto da riuscire a controllare il Presidente degli Stati Uniti, il Primo Ministro del Canada, tutti i principali mass media operanti in Occidente, tutti i più importanti uomini politici, i principali personaggi del mondo finanziario e le banche centrali dei maggiori Paesi del mondo - tra cui la Federal Reserve degli Stati Uniti - il «Fondo Monetario Internazionale», la Banca Mondiale e le Nazioni Unite”.
James Warburg, figlio di Paul, uno dei fondatori del CFR e braccio destro del presidente F.D.Roosevelt, altro tipico esempio della casta finanziaria d’origine ebraica imperante nel pianeta, nel febbraio del 1950 rilasciò una dichiarazione ben precisa alla commissione senatoriale per gli Affari esteri degli Usa che suonò da monito: “Formeremo un governo mondiale, che vi piaccia o no, e lo otterremo o col consenso o con la forza”.
In Italia, il gruppo Bilderberg ha tenuto quattro incontri.Il primo nel 1957 a Fiuggi. Poi nel ‘65 e nel 1987 a Villa d’Este. Infine, nel 2004 a Stresa. Incontri ai quali non sono ammessi interlocutori, nè la stampa.Ameno che non si tratti di giornalisti sodali ed operativi con le strategie del gruppo semiocculto. Più italiani hanno, nel corso degli anni, partecipato ai lavori del Bilderberg. Da Franco Bernabè, vicepresidente di “Rothschild Europa” a John Elkann e Gianni Agnelli della Fiat; da Mario Monti, attuale premier e responsabile della Bocconi di Milano, a Paolo Scaroni dell’ENI; da Domenico Siniscalco, ministro di Economia e Finanze nel secondo e terzo governo Berlusconi ed uomo di “Morgan Stanley” a Roberto Ducci, Raffaele Girotti, Siro Lombardini, Cesare Merlini ed Ugo Stille partecipanti all’incontro del 1973 in Svezia. Eppoi Mario Draghi e Romano Prodi presenti, insieme a Tommaso Padoa-Schioppa, Elkann e Bernabè, all’incontro del 2009 in Grecia. Fino al ministro del centrodestra Giulio Tremonti.
Sin dall’origine degli incontri di tale sodalizio para-criminale, traspare in sintesi il delinearsi delle tracce della politica radicale neocon in auge nel Nord America, che ha caratterizzato il corso degli attuali eventi nella politica estera. Un tracciato compreso e tracciato da guerre di aggressione, da operazioni per il controllo geopolitico e geoeconomico delle nazioni in via di sviluppo, dall’accaparramento banditesco delle fonti energetiche, dal controllo del nucleare e dei flussi immigratori, utili per l’abbassamento coatto del costo della manodopera e del lavoro e d’un nuovo e segnato schiavismo. Tutto sommato alle deindustrializzazioni controllate lì ove il gruppo decide ed al controllo delle industrie siderurgiche e militari ove il gruppo di potere decide di investire. Addirittura la manipolazione della società attraverso una accurata campagna mediatica diretta ad infondere paura, terrore e controllo nelle masse planetarie, sviandole dai reali problemi e depistandole verso un ‘nemico’ aleatorio e virtuale. Vedi al-quaeda e bin laden, strumenti diretti ad uso e consumo delle agenzie di spionaggio nordamericano. Oltre al controllo delle nascite ed al decremento della popolazione, così come prospettato per l’Italia in una delle conferenze del Bilderberg, insieme allo smantellamento della propria industria pesante. “Uno dei segreti meglio custoditi - riporta Daniel Estulin, cfr.pag. 113 - riguarda al’accordo con cui un gruppo di grandi multinazionali - tutte appartenenti al “Bilderberg Group”, o al CFR, o alla NATO, o al “Club di Roma” o alla Trilaterale - controlla il flusso mondiale di informazioni: decide quello che vediamo in televisione, ascoltiamo alla radio e leggiamo sui giornali, sulle riviste, sui libri o su Internet”. Appena cinque multinazionali, del resto, controllano la vita, i consumi e le abitudini di oltre cento milioni di nordamericani.
Il progetto di un unico governo mondiale, con un singolo mercato globale, controllato da un unico esercito mondiale (la Nato), regolato da un’unica banca e che si avvia all’utilizzo di un’unica moneta, ha previsto delle tappe. Molte già realizzate. Ma qualche intoppo, vedi l’Iran Sciita ed Hezbollah, il socialismo radicato nelle identità nazionali andine, così come la battaglia per la liberazione della Palestina dal cancro ebraico-sionista, ha fatto segnare il passo al percorso voluto dal Bilderberg ed alle consorelle del CFR e della Trilaterale.
Il percorso mondialista sviluppato per l’egemonia su base planetaria, così come traccia anche Estulin, prevede un’unica civiltà internazionale che mira a distruggere identità e tradizioni nazionali; il controllo centralizzato delle persone, obbligate ad obbedire alle volontà della lobby voluta da Rockefeller; una società a “crescita zero”; un continuo stato di squilibrio psicologico, attraverso una serie di crisi costruite a tavolino in maniera tale da tenere i singoli in uno stato di continua prigionia fisica mentale ed emozionale. Poi, il controllo centralizzato di tutti i sistemi educativi, che avviene già attraverso la scuola e l’università, la televisione, internet ed i social network; il controllo centralizzato di tutte le politiche interne ed estere degli Stati-nazione; il rafforzamento dell’ONU; il mercato unico occidentale attraverso l’espansione dei trattati del NAFTA in tutto l’emisfero occidentale del pianeta, sud america compreso, in maniera tale da avere una “unione americana”, simile all’unione europea; l’espansione della Nato; un unico sistema legale, sistema liberticida che l’Europa ha avviato con il blasfemo “mandato di cattura europeo”.In ultimo, Estulin afferma che il governo semiocculto prospetta un unico “welfare state” socialista, tale da “instaurare un regime socialista del “welfare state”, in cui gli schiavi obbedienti saranno premiati e quelli ribelli verranno sterminati.
Ci appare superfluo affermare che le trame di potere del Bilderberg vengono districate ad ogni elezione dei presidenti degli Stati Uniti, di stampo democratico o repubblicano che sia, in maniera tale che Casa Bianca, Pentagono ed agenzie di controllo rispondano in maniera univoca alle direttive ed ai voleri del sistema unico di potere. Sia John Kerry che George W.Bush, così come Obama, sono finanziati sempre dallo stesso gruppo di potere - membri delle strutture citate.“Il fatto - aggiunge Estulin - è che conta poco chi vince: l’epicentro del potere rimane sempre tra le persone che vogliono imporre un unico governo mondiale, un unico mercato globale”.
Estulin (ma guarda un po’... siamo in buona compagnia) sottolinea, inoltre, il fatto che tutte le amministrazioni statunitensi sembrano salvaguardare più gli interessi di ...Israele che non quelli della nazione nordamericana.
Nel testo, del quale raccomandiamo la lettura, al di là di certe discrasie presenti e che tratteremo in sintesi alla fine, si documenta anche il coinvolgimento del Bilderberg nell’assassinio di Aldo Moro, episodio ulteriore della stagione della “strategia della tensione”, che ha segnato a suo tempo la sovranità limitata dell’Italia in politica estera, relegandola nella gabbia dell’atlantismo nel segno della politica filoisraeliana ed antiislamica. “Nel 1982 - cfr.pag. 71/72 -, John Coleman, un ex agente dell’intelligence che poteva accedere a tutti gli stadi del potere e a tutte le carte segrete, rivelò che ...Aldo Moro ... fu ucciso da killer gestiti dalla loggia massonica P2, allo scopo di piegare l’Italia ai voleri del “Club di Roma” e del Bilderberg, volti a deindustrializzare il Paese e a ridurne in modo considerevole la popolazione. In La Cerchia dei Cospiratori, Coleman afferma che le forze della globalizzazione volevano utilizzare l’Italia per destabilizzare il Medio Oriente, loro obiettivo principale. (...) Coleman descrive con dovizia di particolari la sequenza di eventi, che paralizzò l’Italia: il rapimento Moro e la spietata esecuzione della sua scorta, da parte delle Brigate Rosse, nella primavera del 1978 alla luce del giorno, e la sua successiva uccisione. Il 10 novembre 1982, in un’aula del tribunale di Roma, Corrado Guerzoni, un intimo amico della vittima, testimoniò che Aldo Moro ... «fu minacciato da un agente del “Royal Institute for International Affaire” (RIIA), mentre era ancora ministro».Coleman racconta che, durante il processo ai membri delle Brigate Rosse, «molti di loro testimoniarono di essere venuti a conoscenza dell’implicazione di un alto funzionario degli Stati Uniti nel piano per per uccidere Moro». Tra il giugno e il luglio del 1982, «la vedova di Aldo Moro testimoniò che l’omicidio di suo marito era stato il risultato di una serie di minacce alla sua vita, mosse da qualcuno che lei definì una figura molto importante della politica degli Stati Uniti».”
Il già citato Guerzoni, durante una fase del processo, fece esplicitamente il nome di Henry Kissinger. Precedentemente al caso italiano, il Cile di Allende conobbe sulle proprie spalle l’interessamento e le intromissioni di Kissinger, oltre a quelle della multinazionale IBM.
Nella realtà con Rockefeller, il defunto Gianni Agnelli, l’ineffabile Peter Sutherland (uomo della Goldman Sachs, ex direttore del GATT e del WTO e presidente della British Petroleum ...ricordate la catastrofe ecologica al largo delle coste meridionali degli Usa?) e Zibgniew Brzezinski, Kissinger è stato il più assiduo ed il più influente tra i partecipanti del Bilderberg. In pratica il nocciolo teorico che negli anni ha articolato, sviscerato e materializzato l’idea della globalizzazione.
Banche, fondi finanziari - più che illimitati e difficili da quantificare - potere politico, militare ed industriale permettono a questi individui di limitare le libertà a miliardi di persone, di accumulare risorse e profitti incommensurabili, di muovere guerre, di decidere vita e morte di governi e di irretire le coscienze attraverso un controllo ed un depistaggio dei mezzi di informazione davvero mefistofelico.
In sintesi si potrebbe scrivere che “la chiave per far sì che il potere si accentri nelle loro mani sta nel fatto di convincerci a «rinunciare alle nostre libertà, per far fronte a un comune nemico o a una crisi globale».”
È davvero curioso notare la simpatia, l’apprezzamento di David Rockefeller verso la rivoluzione cinese di Mao.
Così come dalla lettura del testo in questione emerge una verità storica ben precisa, inconfutabile. Ovvero la funzione fisiologica avuta dai filantropi, dai banchieri ipercapitalisti - gli antesignani del Bilderberg ...- nel finanziare la rivoluzione bolscevica e nel sostenere la scalata al potere di elementi quali Lenin e Trotskij. In tal contesto un ruolo di primo piano, ancora, lo ebbero i Rockefeller.
“Fin dagli anni ‘20 - scrive Estulin -, gli interessi del duo Morgan-Rockefeller hanno giocato un ruolo determinante in molti accordi commerciali pro-Sovietici. Costoro controllavano le più importanti aziende che facevano affari con la Russia sovietica ...Nel 1926, la “Vacuum Oil Company”, una proprietà di Rockefeller, firmò un accordo con l’azienda sovietica “Naphta” per commercializzare il petrolio sovietico nei Paesi europei, attraverso la Chase National Bank (anch’essa di Rockefeller). Tal gruppo di potere bancario e finanziario, oltre a sostenere Stalin durante la II Guerra Mondiale, trasferì sin dagli anni ‘50 nella Russia sovietica tecnologia bellica prodotta negli USA.
Potremo adesso apparire presuntuosi. Negli anni dalle nostre voci, dalla nostra carta stampata, dalle nostre articolazioni e denunce, dalla nostra esigenza di ricerca della verità storica, quanto compreso nelle pagine del pregevole testo di Estulin - uomo caparbio, coraggioso e generoso, sopra tutto un uomo libero - era stato gridato a gran voce. Ci han presi per complottisti, per visionari, ci han censurati, denunciati, presi per ...pazzi!
Ma osiamo affermare fermamente e lucidamente che per arrestare l’ondata usurpatrice mossa dalle strutture mondialiste, così come per sconfiggere la ristrutturazione neoliberista della società, bisogna uscir fuori ed abbattere ogni logica capitalista e struttura che ne avalli la funzione. “Le attuali democrazie rappresentative - leggiamo nel libro oggetto della nostra recensione - si basano su governi “eletti” ...i quali possono essere “scaricati” creando delle “crisi orchestrate a tavolino” tramite un terzo potere (chiamato “sistema delle banche centrali indipendenti”, che di fatto li finanzia.
Negli Stati Uniti, questa banca centrale si chiama “Federal Reserve” ed è un istituto privato strettamente collegato al Bilderberg. In Europa, abbiamo la “Banca Centrale Europea”, le cui politiche monetarie sono stabilite dall’élite del Bilderberg, di cui fa parte il suo presidente, Jean Claude Trichet”.
Una nota finale. Una critica fondata che non sappiamo se Estulin leggerà mai.
Nella esplicazione della sua analisi, il giornalista canadese afferma (pag.108) che, durante il periodo di isolazionismo tra le due guerre mondiale negli Usa, “ ...nessuno si accorse della somiglianza di obiettivi che vi era tra il nazismo e il progetto di un nuovo ordine mondiale”, così come auspicato dai sostenitori d’un mondo unico.
A parte la lungimiranza e la chiarezza della dottrina nazionalsocialista a sviscerare la questione finanziaria e dell’usura apportata ai danni delle nazioni europee, in primis la Germania, prede dell’egemonia del grande capitale che nella realtà aveva affamato e derubato, oltre a succhiarne il sangue, i popoli d’Europa, la geopolitica del NSDAP guardò unicamente ai territori dell’Est. Agli immensi territori che compongono il cuore del continente euroasiatico, onde assicurare la pace, la libertà, lo sviluppo e il benessere all’Europa.
Nel pensiero e nella dottrina hitleriana non aleggiarono minimamente, in nessun contesto, progetti di egemonia planetaria. A Hitler non interessava minimamente l’intero continente americano, né l’Australia, né l’Africa o l’Estremo Oriente. L’Indonesia ed Hong Kong. Neanche il sud d’Europa, come lo stesso Tirolo. Intervenne militarmente nei Balcani e in Nord Africa unicamente per salvare dalla disfatta lo sbrindellato alleato italiano, militarmente nei mezzi a disposizione non idoneo ad una guerra di tal portata, i cui stati maggiori già tramavano con la massoneria d’Oltremanica.
Altro non c’è da aggiungere.
Leggete, in ogni caso, “Il ClubBilderberg”. La comprensione del suo contenuto Vi porterà a conoscere il lato occulto della politica. La regia segreta che tien per mano il nostro destino. Leggete - che lo facciano prioritariamente i nostri ‘controllori’ - ed avrete la consapevolezza di quale dannazione siamo i destinatari. Pur se i mondialisti, i banchieri filantropi ed i sodali del progetto sinarchico, mai potranno acquistare l’animo e l’onore degli Uomini liberi.