di Manuel NEGRI
La bassa statura morale e la propensione al servilismo che
caratterizzano gli attori del teatrino della politichetta italiota, scevri del
senso dell'onore e di un briciolo di dignità, ma soprattutto oggetto e strumento
esecutivo delle altrui decisioni, pianificate al di sopra ed al di fuori di ogni
interesse della comunità nazionale, ci hanno condotto ad una disastrosa
condizione del contesto socio-economico in cui malversa la maggior parte della
popolazione.
Di contro, apprendiamo, quasi quotidianamente, l'annuncio di
fantascientifiche operazioni finanziarie, di maxi accordi e di fusioni tra i
colossi della finanza, guidati e manovrati dai tecnocrati affiliati ai circoli
mondialisti.
Il matrimonio di interesse realizzato da Banca-Intesa e
Comit, salutato come un gigante del credito in Italia, nell'enorme
scacchiera dei giochi dell'Alta Finanza internazionale risulta un fragile pedone
se raffrontato alle strategie operative in via di realizzazione. Non bisogna
dimenticare il falso patentino di italianità di quest'operazione poiché è ormai
palese la profonda opera di colonizzazione del sistema bancario italiano che
vede nei capitali dei gruppi bancari maggiori il ruolo chiave dei gruppi
esteri. E' così per Banca Intesa (che ha tra gli azionisti il
Crédit Agricole francese), per il San Paolo-Imi (che deve fare i
conti con lo spagnolo Santander), per l'Unicredito italiano
(Société Générale), Comit (Paribas e Commerzbank) e Banca di Roma
(Abn Ambro). Il progetto di acquisizione di Paribas e Société Générale da
parte di BNP è, per esempio, qualcosa di stratosferico rispetto all'accordo
Comit-Intesa, per non parlare dei tre istituti nipponici Dai-Ichi Kangyo
bank, Fuji Bank e Industrial Bank of Japan che, confluendo in
un'unica holding, raggiungerebbero un capitale totale pari circa al prodotto
interno lordo italiano registrato negli ultimi anni.
In Italia, il fervore legato a queste operazioni, alle alleanze
e alle lotte per il controllo del credito e del campo assicurativo hanno creato
una rottura dell'idilliaco rapporto tra il patron di Mediobanca, Enrico
Cuccia, e l'ebreo Antoine Bernheim, "defenestrato" dalle Generali ed ora
legato più che mai alla Lazard del "sodale" ebreo Michel David
Weill in un fronte comune ostile all'Istituto di via Filodrammatici.
Tutti questi giochi di potere, tutti questi intrighi di
palazzo, tutte queste diatribe interne tra esponenti del mondo dell'Alta Finanza
internazionale che, sposta migliaia di miliardi ogni giorno solamente sulla
carta, col rischio di influire in maniera nefasta sulle già deboli economie
nazionali, sembrerebbero lontani anni luce dai reali problemi della gente
comune, ma in realtà enormi riflessi hanno soprattutto sul campo
dell'occupazione.
Un recente rapporto annuale dell'Ocse mette in evidenza
le stime per il 1999 che piazzano l'Italia ai vertici tra quei Paesi con il
più alto tasso di disoccupazione che per quest'anno raggiungerà circa 2 milioni
800 mila italiani (1), alla faccia del milione di posti di lavoro decantati
dal Presidente del Consiglio D'Alema, che per questa battuta dovrebbe pagare i
diritti d'autore al collega Berlusconi.
Il risultato delle maxi-fusioni e degli adeguamenti alle
strategie della globalizzazione da parte dei grandi colossi industriali e
finanziari danno vita a quelli che gli ipocriti chiamano (attenti: ci ingannano
con le parole!) "esuberi", che altro non sono se nuove persone a
spasso senza lavoro e senza stipendio, magari con una famiglia a carico.
<>.(2) A conferma di ciò un'indagine di R&R,
Istituto di ricerche di Mediobanca, ha evidenziato un taglio di circa il 23% dei
posti di lavoro in Europa e negli Usa da parte di Imprese Multinazionali che,
sempre più grandi e sempre più ciniche e votate al mero profitto, in una
dinamica di adeguamenti all'economia globale, tendono sempre più a
politiche di delocalizzazione produttiva, sfruttando la manodopera a basso
costo dei Paesi più poveri, magari facendo lavorare i bambini. Poi parlano
ipocritamente di aiuti umanitari.
In Italia chi si occupa di queste problematiche? Chi affronta e
denuncia queste gravi piaghe del Sistema, rovescio della medaglia di una società
iperconsumista?
I rappresentanti dell'Esecutivo, sempiterni difensori dei
lavoratori, si dilungano in farraginose e sterili discussioni sulla riforma
delle pensioni, sull'occupazione, senza però adottare alcun provvedimento
utile al miglioramento delle imperversanti e disastrose condizioni sociali che
interessano buona parte della nostra popolazione. La riforma delle
pensioni dovrà essere effettuata per imposizioni provenienti da
ambienti non governativi e sovranazionali così come confermato anche da un
menbro dell'Esecutivo quale Cesare Salvi, il quale ha dichiarato: <>.(3)
Egregi galoppini e lacchè della volontà altrui iniziate a
salvaguardare gli interessi nazionali ed a lavorare per produrre nuovi posti di
lavoro, per garantire un futuro ai giovani e vedrete che i problemi del sistema
pensionistico verranno risolti automaticamente. Questi risultati non sono mai
stati raggiunti poiché le politiche dei governi degli ultimi anni si sono
preoccupate solo ed esclusivamente di raggiungere i parametri di Maastricht,
volgendo le spalle alle esigenze dell'economia reale e distruggendo, di
conseguenza, il futuro delle nuove generazioni, rovinando migliaia di famiglie
condotte al limite della soglia di povertà.
Secondo un'indagine Istat del 1998, 2 milioni 500 mila
famiglie italiane vivono in uno stato di povertà, cioè quasi 7 milioni 500
mila persone di cui circa 5 milioni solo al Sud e nelle isole.
Dinanzi a queste cifre e con i problemi della previdenza
sociale, hanno la faccia tosta di presentarci spudoratamente le somme
corrisposte alle "pensioni d'oro", tra cui quella miliardaria del presidente
Ciampi, rappresentante estremo dei cittadini italiani, dei quali, come tutti i
suoi colleghi, se ne sbatte ampiamente le palle. Le questioni di prim'ordine
affrontate dall'esecutivo italiota riguardano la decisione di distruggere
migliaia di documenti raccolti dai servizi segreti, che potrebbero documentare i
rapporti tra l'ex PCI ed il Patto di Varsavia, i finanziamenti al PCI
provenienti da Mosca ed i collegamenti tra l'ex partito del presidente del
Consiglio e i servizi del KGB, della Stasi e quelli Cechi, i quali addestravano
i militanti delle Brigate Rosse.
Tutto questo non sarebbe bello per il signor D'Alema e per i
suoi "compagni", se venisse alla luce la verità che sgretolerebbe un muro di
ipocrisia e di menzogne instaurato più di 50 anni or sono.
Le preoccupazioni e le energie dell'esecutivo e soprattutto del
suo ministro della Giustizia, Diliberto, si sono prodigate per risolvere il caso
Baraldini e riportare in Italia la detenuta (non esprimiamo opinioni in merito,
in quanto la vicenda andrebbe analizzata in maniera approfondita ed in altro
contesto). Alla Baraldini si è aggiunto "il caso Sofri" e le concessioni ed i
privilegi concessi a diecine di detenuti protagonisti degli anni della strategia
della tensione, tra cui molti nomi illustri come quello di Concutelli e di tanti
altri; tanti, quasi tutti, meno uno: un certo signor Vincenzo
Vinciguerra.
Tornando alla vicenda Baraldini possiamo solamente sottolineare
che probabilmente si è potuto raggiungere un accordo con il governo
statunitense abdicando e rinunciando alle rivendicazioni ed alle proteste
relative ai risarcimenti e all'assunzione di responsabilità da parte degli Usa
per la vicenda del Cermis; ennesimo episodio simbolo della sudditanza
politico-coloniale agli Usa ed alle lobbies giudaico-mondialiste,
intervenute anche a linciare i responsabili radicali Pannella e Bonino, rei di
una "alleanza tecnica" al parlamento europeo di Strasburgo con il FN francese di
Le Pen. In quest'episodio è emersa l'arroganza e l'insolenza di Bruno Zevi
invasato esponente della comunità ebraica italiana.
Meritevole di menzione è pure la notizia emersa recentemente
circa un possibile accordo elettorale alle prossime elezioni regionali tra il
Polo ed il Ms-Ft di Pino Rauti che alle accuse di tradimento da parte dei
membri del suo partito ha risposto che si tratta di un mero accordo elettorale e
non politico.(4)
Potrebbe più sinceramente affermare che si tratta invece di
sete di potere, di denaro, di spartizioni e di smodato desiderio di voler
riattaccare il culo alla poltrona. All'interno del Polo in diversi hanno
espresso apprezzamento per la possibile intesa, e il sempiterno amico di Rauti,
Giulio Maceratini, ha ipotizzato accordi anche con il Fronte Nazionale di
Tilgher.(5)
Se dal tetro e monotono spettacolo del teatrino italiano
passiamo agli scenari di politica internazionale, la trama non varia di molto e
i leit-motiv sono i medesimi; l'abdicazione della politica allo strapotere
del denaro, le ipocrite strategie diplomatico militari dell'asse
Usa-Israele, espressione dell'ebraismo internazionale che, recentemente, si è
prodigato per rilanciare il ruolo e l'influenza dei 'fratelli' europei, così
come si evince da questa notizia: <>(6) Il giudaismo internazionale, non l'ebreo in quanto tale,
burattinaio nel processo di realizzazione dell'one world, processo di
sradicamento dei popoli e delle tradizioni, rappresenta il nemico principale e
il non eludibile fronte avversario di una battaglia etica e politica.
Il nostro antigiudaismo non viene dettato ed alimentato da
isterici sentimentalismi o da maniacali complessi di persecuzione; ma è il
prodotto di analisi e studi approfonditi dei retroscena delle vicende di
politica interna ed internazionale; studi fondati su elementi concreti e sulla
realtà, pur filtrata e falsata dai media manipolati e manovrati dai centri di
potere del Sistema.
Un esempio dell'influenza del giudaismo negli sviluppi dei
rapporti internazionali si evince in seguito al disastroso terremoto avvenuto in
Turchia, ove, al di là degli ipocriti aiuti umanitari, abbiamo assistito
all'accorrere degli interventi e degli aiuti di Israele nei confronti di Ankara,
soprattutto alla luce ed in considerazione dei recenti accordi di collaborazione
strategico-militare tra i due paesi. Non dimentichiamoci che la Turchia può
vantare il secondo esercito della NATO per dimensioni e che questo Paese è
situato in una posizione chiave al confine con la Repubblica Islamica
dell'Iran.
In chiave antiislamica è pure l'intervento repressivo ed
imperialista della Russia in Daghestan ove sono presenti, se pur sparuti ed
isolati, reali gruppi di militanti cementati dalla fede nell'Islâm, Tradizionale
e Rivoluzionario e, soprattutto, antimondialista. Una fede ed una identità
oramai tradita dal leader libico Gheddafi, recentemente 'sdoganato' al fine di
salvaguardare enormi interessi commerciali nel campo delle risorse energetiche
che interessano le Imprese Multinazionali e di cui la Libia è ricchissima.
Negli accordi tra Eni e Libia emerge in merito il ruolo di un
tessitore segreto, l'ebreo Raffaele Fellah, amico di Rabin e Shimon Peres
e candidato alcuni mesi fa alle elezioni europee a fianco di Francesco Rutelli,
intimo della comunità ebraica romana. Nell'affare relativo al gasdotto
Libia-Sicilia si rileva, appunto, l'influenza di Fellah, così come quella spesa
a rilanciare i rapporti tra gli Stati Uniti e Cuba, con la collaborazione
dell'ex ambasciatore statunitense a Roma, Maxwell Rabb, uno dei capi della
comunità ebraica Usa.(7)
Genuflessioni e scuse davanti al neorappresentante di Israele
Barak, le ha dovute compiere anche il presidente russo Eltsin in merito ad
episodi di antiebraismo avvenuti in Russia, definiti "abominevoli" dal capo di
stato russo.
<>.(8) Evidentemente, gli ebrei
russi si sentono vilipesi e minacciati in quanto in alcuni ambienti si è
raggiunta la consapevolezza della nefasta influenza delle lobbies ebraiche
nelle vicende politico-economiche dell'ex Urss.
Alcuni mesi fa, la Duma, il parlamento russo, ha rinviato più
volte la votazione per la condanna del deputato comunista Albert Makashov, il
quale aveva proposto la creazione di un "movimento antigiudaico" e aveva
definito gli ebrei "carogne arroganti".(9)
Anche se espressa in maniera differente e cruenta, con una
prassi di azione che personalmente ritengo di non poter giustificare, posso
ugualmente comprendere la lucidità e la profonda consapevolezza raggiunta da
Buford O. Furrow, l'uomo che nei primi giorni di agosto ha compiuto una strage
al North Valley Jewish Community Center negli Stati Uniti.
Fredde e lucide analisi, pur se compiute in un contesto
storico-politico totalmente differente, dell'opera dissolutrice dell'ebraismo,
le possiamo trovare tra le pagine del "Mein Kampf" di Adolf Hitler, scritto più
di settanta anni or sono, libro che ancor oggi fa parlare di sé, tanto che di
recente " …il noto cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal ha chiesto alle
autorità dello Stato tedesco della Baviera di bloccare la vendita del Mein Kampf
in Croazia. La Baviera è proprietaria del copyright sull'opera di Adolf Hitler
la cui prima edizione in Croazia è stata pubblicata tre mesi fa da una casa
editrice che ha già diffuso diversi volumi antisemiti. Il libro è comparso in
molte librerie di Zagabria e viene pubblicizzato su una emittente privata, la
Open Television. La prima edizione è esaurita e ora l'editore ha chiesto di
poterlo ristampare. Sulla richiesta di Wiesenthal, da Zagabria, un funzionario
governativo coperto da anonimato si è limitato a rispondere che in Croazia vige
la libertà di stampa". (10) Se un semplice libro e il solo nome del
Führer rievocano preoccupazioni e timori agli epigoni del giudaismo
internazionale questo dimostra la loro ipocrisia farisaica, la scarsa
trasparenza e sincerità ed il terrore che possa essere smascherata la loro
"doppia personalità" ed il loro doppiogioco vile e menzognero, dannoso agli
interessi di ogni popolo libero.
dal n° 164 della Rivista mensile Avanguardia
Note:
1)
|
Gazzetta di Mantova, 25/6/99
|
2)
|
Gazzetta di Reggio, 6/7/99
|
3)
|
Corriere della Sera, 29/8/99
|
4)
|
Gazzetta di Reggio, 29/8/99
|
5)
|
Gazzetta di Mantova, 28/8/99
|
6)
|
La Repubblica, 27/5/99
|
7)
|
Panorama, 26/8/99
|
8)
|
Corriere della Sera, 3/8/99
|
9)
|
L'Espresso, 25/3/99
|
10)
|
La Repubblica, 24/8/99
|
|