lunedì 28 gennaio 2002

Ci eravamo tanto amati

Dal n° 192 - Gennaio 2002


Certamente, parlare del cosiddetto ambiente della destra extraparlamentare non è cosa da poco, né in termini descrittivi, né nelle conclusioni analitiche. Sicuramente, si penserà che la difficoltà è rappresentata dalla vastità dottrinaria, nonché umana di codesto ambiente di "Rivoluzionari". Non è poi che le cose siano proprio in questi termini esplicativi: infatti più che di dottrina si dovrebbe parlare di chiacchiere o meglio di ciarle (da cui trae origine il ciarlatano) e per quel che concerne la vastità umana, beh? Andando per ordine posso dire che il mio excursus vitae, in termini politici, inizia nel 1987/1988, e come tutti i ragazzi il mio fu un approdo pieno di entusiasmo, credevo, in definitiva, che tutti i "camerati" che mi circondassero non dico condividessero lo stesso progetto politico, al quale io facevo riferimento, ma che perlomeno si riconoscessero concretamente oltre che dottrinariamente, anche esistenzialmente, nei postulati della Rivoluzione Fascista, quindi: visione spirituale della vita, anticapitalismo ed antiamericanismo, antigiudaismo, nonché lotta alla massoneria ed al ruolo politico ed antifascista del Vaticano.

Già lo credevo, o, forse, annusando l'"ambiente" lo speravo, che è ben altra cosa dal credere! Sta di fatto, che con il prosieguo degli anni, e, quindi, della militanza (che, per altro, ho portato avanti in quasi tutti i gruppi della destra radicale), ho notato come negli anni parole d'ordine, "uomini", progetti, nonché giuramenti con il passar del tempo si trasformassero, si diluissero, si cancellassero! E già, perché due prerogative fondamentali di questo ambiente sono proprio quelle del trasformismo e del tradimento. Si parlava di odio giurato agli Usa; ricordo bene il signor Gianni Alemanno come arringava i ragazzi del Fronte della Gioventù con le sue oratorie ( o forse sarebbe meglio dire con le giaculatorie) pro Europa. Innalzava le bandiere del Fascismo e del Nazionalsocialismo e nel frattempo nascondeva nelle mutande quella a stelle e strisce. Difatti, sia con la guerra in Iraq, e, soprattutto, dopo l'11 settembre Alemanno (un tempo affermava che se fosse vissuto negli anni Quaranta non avrebbe avuto esitazioni su quale trincea battersi) ha mostrato da che parte saper stare: da quella dei nemici e dei traditori! Certo, i soldi e la carriera fanno gola a tutti, anche al deputato europeo Roberta Angelilli, che nel lontano, ma non troppo, 1985 mi disse che per capire l'importanza e l'efficacia della centralità del partito rivoluzionario io avrei dovuto leggere un testo assolutamente fondamentale: il “Che fare?” di Lenin. No, non è una battuta ironica, la mia è solamente la pura verità. La "passionaria nera" che al tempo vestiva quasi tutti i giorni in mimetica e si dilettava, all'uscita del liceo romano "Giulio Cesare", a dare consigli e direttive affinché i giovani militanti procedessero nella giusta linea e nella più piena maturazione politico-dottrinaria. Anche la "passionaria nera" è approdata alla centralità rivoluzionaria, in quanto ha completamente rivoluzionato e cancellato parole, slogan e giuramenti di tempi oramai andati: difatti, ora è diventata deputata del parlamento europeo e intasca, netti, 40 milioni al mese senza contare tutti gli abbuoni che le spettano.

Se questo è l'ambiente, per così dire, istituzionale in quanto emanazione del vecchio Msi prima, An dopo, posso, senza tentennamento alcuno, affermare che la realtà umana dei gruppi extraparlamentari è ben peggiore. Una realtà allo sbando completo, di ragazzi senza una formazione culturale oltre che politica, espressione della piccola e media borghesia, con false velleità rivoluzionarie che, in realtà, nascondono solo la smània di protagonismo piccolo borghese.
Spesso, io mi sono chiesto perché certa gente è approdata nei lidi della destra, visto e considerato che tale mondo avrebbe dovuto rappresentare all'atto pratico quel modus vivendi diametralmente opposto alle connotazioni antropologiche e subumane di certi individui che gironzolano nell'area. La risposta, credo, di averla realmente trovata. Questi individui venivano calamitati verso destra, non per quello che tale mondo rappresentava e rappresenta come riferimento teorico-dottrinale e rivoluzionario, bensì proprio per l'immagine che i mass-media davano in negativo dei gruppi neofascisti: rozzezza e violenza, becero razzismo e sopraffazione. Questi individui sono giunti al neofascismo con la certezza che quei gruppi gli permettessero di continuare ed ampliare la loro esistenza animale, come e più di prima. E se per caso qualcuno di loro ebbe ad intendere che essere fascista era l'esatto contrario di ciò che loro credevano prima dell'approccio attivistico, questi individui adottavano una duplice pratica, assai sbrigativa: o se la squagliavano in tutta fretta (come si dice a Roma "nun c'è trippa pe' gatti") o tentavano di schiacciare chi coerentemente aveva osato mostrare loro la verità. E la testimonianza della veridicità di quanto affermo la possiamo cogliere in tanti esempi. Alcuni terminata la loro pseudo militanza da cavalieri teutonici, hanno poi iniziato la più redditizia ed a loro confacente attività di spacciatori, usurai, torturatori e di ultras da business. Questo per quel che riguarda la realtà di Roma è assodato, ma certo anche nel resto d'Italia le cose, se pur con gradi differenti, non si scostano di molto da un simile inflazionato quadro politico ed umano.
Con questo non voglio dire che in tutti i gruppi di tutta la destra radicale italiana la realtà fosse solamente questa, era però anche questa! Una realtà umana che covava sotto le ceneri: da qui i capi dei vari gruppi o non si sono curati abbastanza, o addirittura hanno tralasciato, della coltivazione dei militanti supportando una maturazione umana ed una preparazione politico-culturale e dottrinaria che di fatto avrebbe creato dei militanti rivoluzionari, dei soldati politici con cognizione di causa che avrebbero contribuito alla crescita di un ambiente. A questo si è preferito disperdere le energie, anestetizzare le migliori coscienze, sabotare le prospettive rivoluzionarie e ciò perché da "destra" non si deve attaccare il Sistema. Deve permanere l'aspetto borghese, reazionario; quelli che tutt'al più vanno ai concerti e si ubriacano, si slogano le braccia con i saluti romani, gridano sieg heil, odiano i negri e sono bravi cattolici. Andate a parlare a questi, ai vari capi e capetti, di antigiudaismo e di anticapitalismo allora sì che c'è da ridere, anzi no, c'è da piangere!


Ho tanti ricordi della mia militanza, alcuni bellissimi, altri meno. Ma una sola cosa posso affermarla in tutta sincerità: non ho mai pensato, neanche lontanamente, di tradire il mio giuramento di fedeltà all'Idea, non ho mai pensato di tradire un camerata. Non ho mai pensato di praticare certa violenza, a chiunque fosse, se non per causa di giusta difesa. Ho invece conosciuto molta gente di questo ambiente realmente per quello che erano: ipocriti e doppiogiochisti, e lo ripeto perché è la verità, spacciatori e torturatori. Ogni uomo nella sua vita commette degli errori, e sbagliando, se ha un cuore puro, riflette, si rialza e si redime.
Ma chi con cinica freddezza opera il male per il gusto del male, chi in perfetta lucidità, cosciente, rinnega uomini, ideali e giuramenti, chi per soldi e per potere, annienta o devitalizza la possibile ribellione dei poveri e dei diseredati, questi di fronte a Dio non può ottenere alcun perdono.

Spesso pongo qualche pensiero a Vincenzo Vinciguerra, a quando lui afferma che l'unica vera libertà che conosce è quella di poter vivere coerentemente con gli ideali che plasmano la nostra esistenza. Lui è un rivoluzionario e lo ritengo coerente. Io, da parte mia, posso dire che la mia libertà la ritrovo ogni qual volta giro le spalle quando a chi per interesse mi sbava attorno. Del resto nessuno di questi individui mi può dare quel che io cerco e niente ho a loro da chiedere. In ogni caso io ho qualcosa da dire e da dare, a chi ha continuamente tradito, disinnescato e sabotato la reale essenza rivoluzionaria del Fascismo: il disprezzo e l'odio che meritate, razza di vipere, servi dei servi!

Massimiliano De Simone

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