da "Avanguardia" n° 214 - Novembre 2003
Eric LaurentReligione, affari, legami segreti dell'uomo alla guida del mondo
Mondadori, Milano 2003, pp. 187, € 14,00
“... i gruppi ebraici ed i suoi capi religiosi riescono ad avere molla autorevolezza all'interno della società statunitense. «Il popolo ebraico, in Israele e nel mondo, non ha un amico migliore di Jerry Falwelb». Falwell è un predicatore ed un uomo d'affari ed appartiene all'area dei "cristiani sionisti"...”
Ai più potrebbe sembrare che i princìpi ispiratori dell'amministrazione statunitense, in politica estera, siano dettati da una serie di interessi geo economici, geostrategici e geopolitici tendenti a preservare e perseverare l'incontrastato dominio degli states nel mondo.
In parte è così. In parte no. I più, però, non sono a conoscenza che, oltre alle esigenze delle holding, delle fondazioni e dei centri di potere strutturati all'acquisizione delle risorse necessarie al mantenimento dello stile di vita degli statunitensi (energia, minerali, gas combustibili e... governi), ciò che spinge in buona parte l'amministrazione Bush a portare guerre, devastazioni e lutti nel mondo sono i dettami biblici insiti nel più bigotto mondo del puritanesimo protestante, messianico-avventista, che nel Nord America contagia intorno a 18 milioni di persone. A questo si debbono aggiungere le pressioni di lobbies occulte di ispirazione giudeo-plutocratiche.
Si tratta di sette radicali di estrema destra, nazionalista, economicista, conservatrici e reazionarie, anti-islamiche e filo-ebraiche, che vedono nello scontro finale -nell'Armageddon- tra il bene ed il male (ma queste tipologie da chi sarebbero rappresentate?) l'ultima battaglia prima dell'avvento del nuovo messia.
«Tu sei come Mosè» ebbe a dire la madre Barbara al figlio George W. Bush, un giorno del 1999 dopo aver assistito alla messa, come a presagire un nuovo cammino all'insegna del messianismo al futuro presidente ed agli Stati Uniti.
«Nel cuore dell'esecutivo americano regna un clima particolare: la moglie del segretario generale alla presidenza, Andrew Card, è ministro del culto metodista; il padre di Condoleezza Rice, capo del Consiglio di sicurezza nazionale, è predicatore in Alabama; Michael Gerson, direttore del gruppo che scrive i discorsi presidenziali, si è laureato allo Wheaton College dell'Illinois, soprannominato l'Harvard evangelica e aderisce alle profezie dell'estrema destra cristiana, che crede a un imminente Armageddon e al ritorno dell'Anticristo, cui seguirà l'avvento del Nuovo Messia. Ogni giorno, il personale della Casa Bianca partecipa a gruppi di studio sulla Bibbia. La presidenza sembra ormai una vasta sala da preghiera dove, tra una lettura collettiva della Bibbia e l'altra, gli uomini in carica gestiscono gli affari dell'America e del mondo».
Questo periodo è tratto da un capitolo del libro "II potere occulto di George W. Bush" ed è il cardine, uno dei tratti principali (oltre al legame con Israele e con gli interessi di industrie multinazionali), sul quale muove l'analisi del giornalista francese Eric Laurent. Una analisi che suscita molta preoccupazione, poiché da essa traspare la quintessenza d'un esecutivo politico-affaristico che tra preghiere di gruppo ed interessi multinazionali, bibbia e petrolio, minaccia continuamente la stabilità e la pace nel mondo. Nella realtà deducibile dal libro in questione ci si potrà accorgere da quanti personaggi strani e misteriosi, potenti e miliardari, da quante influenti fondazioni -dalla Heritage alla Rockefeller, dall'American Azionista Council alla One Jerusalem- e centri di poteri, sia circondata e permeata l'amministrazione Bush.
Nello scorso febbraio Bush ha presieduto il congresso nazionale dei telepredicatori religiosi svoltosi a Nashville, nel Tennessee. Lì è stato presentato come «il nostro amico e fratello di Dio» ed ha esordito dicendo: «Saluto la fede. Saluto la fede che aiuta a risolvere i problemi più profondi del paese». Il discorso di Bush ad ogni pausa è stato punteggiato dagli astanti con «amen».
Inoltre i padroni del mondo, forti del sodalizio con Israele, ritengono che il mondo potrà esser ridotto in un immenso cantiere, da una parte, utile ai profitti di Halliburton e Unocal, o in una sinagoga planetaria, dall'altra parte, ove portare a compimento il progetto sinarchico universale; meglio: un mondo unico subordinato al dominio del Sistema giudaico-mondialista.
Il fatto che il presidente degli Stati Uniti sia passato dall'amore per le bottiglie di Jack Daniel's alla predilezione per la lettura e l'interpretazione della Bibbia ha causato parecchi mali alle popolazioni del mondo.
Quando tre anni fa George Bush, da governatore del Texas, divenne il quarantatreesimo presidente degli Usa, lo divenne grazie ai giudici conservatori della Corte suprema, alcuni dei quali erano strettamente collegati alle organizzazioni cristiane ultraconservatrici che si erano pronunciate tutte in sostegno della sua elezione. La nuova alleanza tra la destra al governo e i gruppi fondamentalisti cristiani pose allora le condizioni affinché fanatici (tele)predicatori ed intellettuali vicini ai repubblicani potessero cominciare la scalata al potere, riuscendo in tal modo ad imporre il più intransigente imperialismo politico-economico e finanziario legato a nuove guerre di aggressione. Per gli integralisti cristiani, spesso razzisti -afferma Laurent [p. 6]- e antisemiti, e al tempo stesso fortemente legati ai neoconservatori ebrei assai vicini al Likud, la guerra costituiva uno degli obiettivi centrali.
Se codesto pensiero -la guerra- rappresenta, in sintesi, il nocciolo della politica estera dell'amministrazione USA, in politica interna i repubblicani hanno imposto la più spietata prassi neoliberista, indirizzata al totale smantellamento del sistema sociale di protezione delle categorie più deboli e delle minoranze.
L'indirizzo delle politiche dell'attuale amministrazione statunitense vertono, come spesso abbiamo avuto modo di scrivere e di illustrare, da un lato ad assicurare l'egemonia all'impero ovunque nel mondo, a tutelare gli interessi multimiliardari alle imprese statunitensi nel campo energetico, tecnologico, industriale ed anche in quello chimico-alimentare, a soddisfare le esagerate condizioni di vita di buona parte dei nordamericani (pur alle prese con una disastrosa politica economico-sociale che produce milioni di poveri), ed, inoltre, a destabilizzare tutte le realtà nazionali che non condividono o contrari alle loro strategie. Nel Medio Oriente questa politica mira a soddisfare qualsiasi esigenza dello stato sionista, come vedremo tra i maggiori sostenitori del centrodestra e che dispone, oltre oceano, di influenti lobbies in grado di decidere ed indirizzare la politica estera statunitense e l'elezione dello stesso presidente.
Stati Uniti, colonia d'Israele
È molto noto che i gruppi ebraici ed i suoi capi religiosi riescono ad avere molta autorevolezza all'interno della società statunitense. «Il popolo ebraico, in Israele e nel mondo, non ha un amico migliore di Jerry Falwell». Falwell è un predicatore ed un uomo d'affari ed appartiene all'area dei "cristiani sionisti"; egli non perde mai l'occasione di affermare l'indefettibile appoggio dei fondamentalisti cristiani allo Stato d'Israele ed alle comunità ebraiche. Negli anni '80 il governo sionista regalò a Falwell nientepopodimeno che un jet privato «per i numerosi servigi resi alla causa di Israele». Lo stesso Bush «ama infatti dire: "I migliori amici di Israele sono coloro che credono non che la Bibbia contenga la parola di Dio, bensì che la Bibbia sia la parola di Dio» [cfr. p. 71].
Purtuttavia, negli USA c'è chi ritiene che sia la destra cristiana ad avere una reale influenza sul partito repubblicano nei rapporti con Israele. Laurent afferma che l'alleanza, definita ambigua, tra Israele ed i cristiani conservatori nacque nel 1970 al momento della presa del potere da parte del Likud con Begin. Allora, gli ebrei tentarono di contrastare, riuscendoci, la politica di Carter favorevole al riconoscimento del diritto palestinese ad una patria; l'alleanza tra gli ultraconservatori cristiani che sostenevano l'intransigenza giudaica ed il Likud portò alla sconfitta elettorale Carter, privo oramai della consistente base elettorale giudaico-cristiana. In quel tempo, i sostenitori del patto con Israele acquistarono intere pagine di giornali che riportavano affermazioni come: «È giunto il momento che i cristiani evangelici dichiarino apertamente di credere nella profezia biblica e nel diritto divino di Israele alla sua terra. In quanto evangelici, noi affermiamo di credere nella Terra Promessa al popolo ebraico... Noi vediamo con grande preoccupazione qualsiasi sforzo per creare un'altra nazione o un'altra entità politica in seno alla patria ebraica».
«L'appoggio a Israele -scrive Laurent- per ragioni teologiche è fondato su un'interpretazione letterale della Bibbia. Sostenendo il programma del grande Israele difeso da Begin e dal Likud, che prevede l'annessione dei territori occupati dal 1967, i cristiani sionisti affermano infatti di rispondere semplicemente all'appello di Dio così com'è formulato nell'Antico Testamento».
Le pressioni ad alti livelli di gruppi "discreti" od occulti ebraici per spingere la superpotenza mondiale ad appoggiare politicamente e militarmente l'incuneamento dello stato sionista nel Medio Oriente sono accompagnate a manifestazioni pubbliche e di piazza che richiamano direttamente all'annullamento di ogni autodeterminazione del popolo palestinese. Per esempio, riporta il quotidiano londinese "The Guardian" del 28 ottobre 2002, nel Washington Convention Center si è svolta una manifestazione di sostegno alla politica ortodossa sionista che ha visto uno studente israeliano salire su un palco e comunicare alle migliaia di sostenitori che mai ed in nessun modo Israele rinuncerà alla Terra Promessa, malgrado qualsiasi tipo di attacco ("attacco", o resistenza popolare? o guerra di liberazione? è lecito affermarlo, o no?) palestinese.
Lo studente «Viene salutato da grida di gioia e di approvazione e da sventolii di bandiere israeliane, nonché dal suono dello shofar, il corno d'ariete usato nelle cerimonie ebraiche. A quel punto appare il sindaco di Gerusalemme, Ehud Olmert, che viene accolto ancor più calorosamente: "Dio è con noi. Voi siete con noi". Le grida, gli sventolii delle bandiere e le note di corno si fanno ancora più intensi. Questo genere di sostegno non conosce né se né ma. I manifesti di cui è tappezzata la sala ripetono che ogni palmo della Terra Promessa dovrebbe appartenere a Israele e che non dovrebbe neppure esistere uno Stato palestinese».
Il legame tra gli USA e gli ebrei s'è rafforzato con l'elezione di Bush, e, ulteriormente, dopo gli episodi poco chiari dell'11 settembre; Bush ha avuto, durante le elezioni presidenziali, un forte appoggio degli ebrei della Florida, del Michigan e della Pennsylvania, così come a New York ove ha goduto del sostegno della stragrande maggioranza degli ebrei.
Per James M. Hutchens, presidente del "Christians for Israel", «i voti ebraici a New York, che mirano ad assicurare che i senatori mantengano una posizione filo-israeliana, non sono sufficienti a spiegare il largo consenso e la presenza, nella maggioranza del Congresso, di un atteggiamento costantemente favorevole allo Stato di Israele. Tanto più che, in molti casi, il maggior sostegno a Israele proviene da Stati che possiedono una comunità ebraica di scarsa rilevanza». [p. 80]
Un legame, quello tra USA e Israele, mantenuto ben saldo negli anni; nel dicembre del 2002, rivolgendosi a 1500 cristiani sionisti in una riunione tenuta a Gerusalemme, Sharon ha dichiarato: «Noi vi consideriamo come i nostri migliori amici nel mondo». Bisogna aggiungere altro? No, se analizziamo le dolenti note della politica estera israelo-statunitense -come quella dell'attuale governo italiano- oltre a leggere l'importante saggio di Eric Laurent.
Dall'esaltazione dell'evangelo, all'esaltazione degli affari
Nella primavera del 2002 Ehud Olmert, fondatore dell'associazione "New Jerusalem", attuale vice primo ministro e ministro dell'Industria e del commercio, si è recato in Texas, dove ha raccolto oltre a 400mila dollari per la sua organizzazione presso l'estrema destra cristiana, convinta come sopradetto, che secondo la Sacra Scrittura Israele appartenga esclusivamente al popolo ebraica. Anche e perché il «reinsediamento su quella terra costituisce la condizione indispensabile sull'avvento della fine del mondo».
Olmert nel corso di altre riunioni «di preghiera per Gerusalemme» a San Diego ha raccolto quasi mezzo milione di dollari per la sua attività.
L'asse USA-lsraele non prevede affari solo per le forti organizzazioni di pressione giudaica, ma come risaputo anche per i falchi all'interno dell'amministrazione Bush, in precedenza o attualmente strettamente legati -come nel caso della famiglia Bush ad una multinazionale petrolifera- ad industrie multinazionali che operano nel campo energetico, tecnologico, delle forniture e della produzione militare. I nomi di Feith e Perle, Wolfowitz ed Abrams, Fleischer, Bush o Cheney li troviamo frequentemente all'interno di colossali interessi miliardari della grande industria. Un esecutivo composto anche da elementi distanti dal fondamentalismo biblico-messianico, ma molto credenti nel fondamentalismo del capitale.
Doglas Feith, sottosegretario di Stato alla Difesa, molto vicino all'American Zionist Council, oltre a disporre di buoni del tesoro israeliano, prima di esser investito della carica politica, rappresentava legalmente un'industria bellica israeliana negli USA.
Richard Perle ha lavorato per la Soltam, un'industria che produce pezzi di artiglieria ed elementi di mortai, ed è stato uno dei soci della ditta Trireme, azienda interessata al settore della difesa e finanziata anche dalla Boeing. Perle, inoltre, ha ottenuto un contratto di 750.000 dollari come consulente dalla Global Crossing, un'azienda produttrice di fibre ottiche utilizzate in campo militare, poi dichiarata fallita allo scopo di facilitarne l'acquisto da parte di una società di Hong Kong. La consulenza di Perle era definita a bloccare la vendita della Global Crossing alla Hutchinson Whampoa, con sede nello stato asiatico.
Paul Wolfowitz, uomo di punta del Pentagono, frequenta il Jewish Institute for National Security Affairs, un «centro di studio e di sostegno a Israele, il cui scopo è "spiegare ai responsabili diplomatici e militari americani il ruolo che Israele può e deve avere nella competizione democratica in Medioriente"».
Per il Jewish Institute è indispensabile bloccare ogni fornitura di arma e alta tecnologia ai paesi arabi e assicurare la continuità dell'aiuto militare USA allo stato ebraico. A giudizio del falco del Pentagono gli Stati Uniti devono modellare, a loro uso e consumo, il resto del mondo, intervenire come dove e quando lo vuole e creare gli eventi per non doverli più subire. La sorella di Wolfowitz risiede in Israele.
Elliot Abrams. Dal 2002 direttore del Consiglio di Sicurezza nazionale della Casa Bianca nel Medioriente -dipendente diretto di Condoleezza Rice- è un religioso ebraico all'interno dell'amministrazione Bush. Ai tempi della presidenza Regan fu implicato in affari particolarmente loschi ed esecrabili nella violazione dei diritti umani legati alla politica estera statunitense in Centro America, complice dei massacri e delle torture compiute nel Salvador dal regime militare supportato dagli USA.
Dov Zakheim è un rabbino ortodosso, direttore finanziario generale del Pentagono.
Ari Fleischer, il portavoce della Casa Bianca è stato copresidente del Chabad's Capitol Jewish Forum, organizzato dalla setta dei Chabad Lubavitch Hassidics, una delle più potenti e influenti organizzazioni ebraiche con appendice nell'occulto e nel satanismo. Scrive, infatti, Laurent [p. 93]: «I Lubavitch, seguaci della Cabala, costituiscono una branca del giudaismo di cui la maggior parte degli israeliani, anche del Likud, auspicano la scomparsa. Ecco un esempio dei discorsi di Rabbi Menachem Mendel Schneerson, capo del movimento Chabad ortodosso: "II corpo di un ebreo è di una qualità completamente da quello di un individuo appartenente a un'altra nazione... Tutta la realtà di un non ebreo è solo vanità. È scritto: "Ci saranno stranieri a pascere i vostri greggi" lsaia, 61, 5]. Tutta la creazione dei non ebrei esiste solo per il bene degli ebrei..."».
Pur alla luce di questi violenti attacchi, saturi di violenza e di razzismo verso i popoli non giudei, si continuano a stuprare le coscienze del mondo intero con l'accusa di "antisemitismo", una accusa (pro domo sua) che, ahinoi molto facilmente, trova spazio nelle norme dei codici penali dei paesi che a dir loro tutelano la libertà di espressione e di opinione.
Potremmo citare ancora i legami che uniscono questi personaggi soprattutto ad industrie che operano nel settore militare, quali la Northrop Grumman, Raytheon o la Boeing che produce i famosi elicotteri Apache AH64; oppure i legami tra il vicepresidente Dick Cheney e l'industria petrolifera Halliburton, della quale ne è stato anche il presidente dal 1993 in poi per molti anni, prima di ritornare al Pentagono. La Halliburton è stata legata anche ad uno scandalo finanziario miliardario, raccogliendo anche tra il 1988 ed il 2001 274mila denuncie legate a delle morti a causa dell'amianto provocate da un'azienda, la Dresser, di sua proprietà.
Conclusioni
Vale assolutamente la pena di leggere questo libro. Esso presenta una analisi molto profonda e complessa. Attraverso la sua lettura si può comprendere più efficacemente come l'11 settembre, la lotta al terrorismo e la ricerca delle fantomatiche armi di distruzione di massa di Saddam Hussein siano state una opportunità per il Pentagono. Una opportunità che ha avuto modo di mettere in pratica, senza cambiare una virgola, le politiche che la struttura USA sosteneva da tempo, supportando nel frattempo le tesi di Sharon che coincidono al millesimo alle strategie geoeconomiche e geopolitiche di Washington.
Trascinare in guerra la Siria, destabilizzare l'Iran, reprimere la Palestina, puntellare la flebile resistenza libanese, smembrare l'Iraq e supportare la dinastia giordana, sono i punti trascritti nell'agenda dei potenti a capo del coagulo Washington-Tel Aviv o New York-Gerusalemme.
«Questa guerra di liberazione -scrive Laurent, riferendosi all'aggressione dell'Iraq [p. 159]- è sempre meno cauta nella cura della propria immagine. Si è parlato di armi di distruzione di massa, di legami con il terrorismo, e alla fine, ci si limita a occupare il paese e a fargli estrarre il petrolio. Insomma i vecchi fantasmi degli europei sull'imperialismo USA trovano di che alimentarsi».
In realtà l'aggressione USA all'Iraq è il primo passo, lo si poteva in un certo qual modo già intuire anni prima della scalata di George W. Bush al potere all'interno delle analisi geopolitiche d'una testa d'uovo al servizio del Pentagono [1], della strategia politico-economica del conservatori nel Medio Oriente.
Questa guerra, a giudizio di Laurent, si spiega anche con la «accanita volontà di contribuire alla sicurezza regionale di Israele attraverso l'indebolimento graduale dei suoi nemici, come l'Iraq e la Siria, a vantaggio di alleati come la Giordania».
Cosa dire, ancora?
Oltre a ribadire per l'ennesima volta l'assurda, irritante, egemonia del Sistema giudaico-statunitense, nel mondo, fondato sul più assoluto disprezzo verso la Terra, il suo equilibrio (non hanno alcun rispetto verso l'armonia esistente tra la Terra e l'universo, tra l'uomo ed il divino) ed i suoi popoli e sottolineare la sempre auspicabile costituzione d'un soggetto politico nazionale, socialista e popolare, dalle forti connotazioni anticapitalistiche, antisioniste ed antistatunitensi, così come la Comunità Politica di Avanguardia intende edificare attraverso la propria azione politico-militante, concludiamo questa nostra recensione con un altro periodo estrapolato dal libro. Nella certezza che la lettura di esso possa essere di supporto politico a quei camerati in buona fede -oltre che agli italiani stanchi di subire- il cui impegno viene depistato verso un indirizzo propagandistico che vede indicare a nemico i poveri, i disgraziati ed i reietti della società anziché i reali detentori del potere.
«Perle, Feith, Wolfowitz si conoscono da più di trent'anni. Cheney ha lavorato per Rumsfeld. Rumsfeld era nel consiglio di amministrazione di Abb quando quella società vendeva centrali nucleari alla Corea del Nord, entrata poi a fare parte dell'asse del male. Abb è altresì membro di USA Engagé, il cui fiore all'occhiello era Halliburton, allora diretta da Dick Cheney, accanto a Boeing, del quale fu consulente Karl Rove. I legami che li uniscono -prosegue Laurent, p. 174- corrono sul doppio binario della politica e degli affari. Sono solidi e potenti. Quando è stato eletto George Bush, la squadra era già pronta».
Leonardo Fonte
Note:
1] cfr Zbigniew Brzezinski, "La Grande Scacchiera. Il mondo e la politica nell'era della supremazia americana", Longanesi, Milano 1997. Scrive l'ex consigliere per la Sicurezza nazionale dell'ex amministrazione Carter «La dimensione geopolitica non avrebbe potuto essere più chiara l'America del Nord contro l'Eurasia, col mondo come posta in gioco. II vincitore avrebbe realmente dominato il pianeta E nessun altro avrebbe potuto sbarrargli la strada, una volta conquistata la vittoria finale». Ed ancora «E ormai tempo che gli Stati Uniti perseguano un coerente disegno geostrategico d'ampio respiro per l'intera Eurasia Questa necessità sorge dall'interazione fra due realtà basilari gli USA sono oggi l'unica superpotenza globale e l'Eurasia e il terreno sul quale si giocherà il futuro del mondo L'equilibrio di forze che prevarrà su questo continente deciderà dunque il destino della supremazia americana e della sua missione storica».
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