La buonanima di Mons. Pestino Petrella di Grazzanise, tragicamente scomparso nel 1974, di cui già si è parlato Su questa rivista, era solito citare un proverbio popolare: "Figli piccoli, guai piccoli; figli grandi, guai grandi; figli sposati, guai raddoppiati''
Soprattutto, lo
riferiva ai filosofi, modificandoli: "Filosofi piccoli, piccole
corbellerie. Filosofi grandi, grandi stoltezze".
Circa il barone siculo-romano, Evola, si applica in pieno: "piccoli
uomini, guai Piccoli; grandi uomini, (senza il buon senso di riconoscere che la
loro grandezza non è tutta opera loro, ma viene da DIO) guai grandi”. Titani, quale indubbiamente fu Evola, guai
titanici. In questo mondo di disinformati.
Senza memoria storica, se si chiede ad una persona
"normale" (ma ne esistono? più passa il tempo, più ne dubito),
"non addetta ai lavori", chi è i1 pensatore che più influenza la
destra, potrete sentire le risposte più strane. Certamente la maggioranza, sia
di quelli di sinistra, sia di molti dei "destri" vi risponderà
Mussolini; qualcuno polemicamente vi dirà Hitler; i più acculturati vi diranno
Gentile. In realtà si tratta di Evola. Il recente centenario della nascita, che
ha visto le sue commemorazioni, da parte di tutte le realtà di ambiente,...
ultima la presente rivista, ha fatto conoscere il " me a tanti, per i
quali era solo un qualunque "carneade" fascista. Chi scrive,
esattamente due decenni or sono, quando militava sotto ben altre bandiere, sia
pure anche là in modo atipico, anomalo ed ipercriticamente indipendente, (le
sue letture preferite erano: Fronte Popolare del compianto Salvatore
"Turi" Toscano, organo del filo-cinese M.L.S.,
l'anarco-hippye-mao-rockettar-eco-liberaloide "Re Nudo" e
"Candido" di Pisanò), letteralmente divorò, prima con dileggiante
derisione, poi venendone conquistato, la summa o, per meglio dire, ciò che
viene spacciata per tale, dell'Evola-pensiero: "Rivolta contro il mondo
moderno" In seguito, mi procurai la raccolta della rivista ”La
Torre", e praticamente tutte le Opere fondamentali del Nostro.
Cominciamo con il chiarire una cosa.
Marx dichiarava di non essere marxista. Allo stesso modo Evola (come vedremo,
quest’affermazione non é né il solo, né il più o il meno, importante dei punti
di contatto trai due) dichiarava di non essere evoliano. Non contento affermava
che gli evoliani non esistono, e, al massimo Potevano esistere gli
"evolomani", dai quali era solito debite distanze. Basti pensare che,
per Lui, la degenerazione borghese della Società è incominciata quando (circa
verso il VI secolo a.C.), scindendosi le due figure del re e del sacerdote, fino
a quel momento erano unite nella stessa persona, si separò il potere temporale
da quello spirituale. Ora, la media dei suoi veri o presunti (affari loro)
seguaci, non si limita ad essere anticristiano, quale fu il "maestro"
ma sono anche genericamente antireligiosi ed antimonarchici. Quindi, cercheremo
di analizzare il pensiero del "maestro", prescindendo dalle ulteriori
degenerazioni degli allievi (o sedicenti tali).Per il presente lavoro, sono basato
su: Marco Fraquelli "Il filosofo
proibito", edizioni Terziaria Milano; il lungo articolo di don Curzio
Nitoglia: Evola, uomo tradizionale o
cabalistico: uscito sul numero 40 della rivista cattolica "Sodalitium" (Località
Carbignano, 36 – 10020 - Verrua Savoia, Torino) e notizie prese dal
capitolo relativo di “Interrogatorio alle
destre” di Michele Brambilla, Fabbri Editore.
Nel corso delle infinite commemorazioni del '68 (ne
parlerò anche io prossimamente), le varie TV, ci hanno mostrato films
dell'epoca, in cui, spesso si vedono le stanzette degli pseudo-contestatorucoli
del tempo, con le mura ornate da posters sui quali giganteggia la celebre frase
di Marx:" Sino ad oggi i filosofi hanno cercato interpretare il mondo. Ora
è il momento di trasformarlo". Tale motto poteva uscire pari pari dalle
labbra del " barone nero". I filosofi dell'idealismo tedesco del
sette-ottocento, Kant, Ficthe, Schelling e, soprattutto, Hegel, non avevano forse
affermato che la realtà è creata dall"'IO"? Sia Marx che Evola
vogliono fare in modo che l'Io crei VERAMENTE la realtà. E', parzialmente, diverso
il metodo.
Mentre Marx predicò essenzialmente l'azione
politica (che, comunque, Evola
non disprezzò), Evola si rivolse alla magia, (sembra, del resto, che anche Marx
la praticò - basti consultare "L'altra
faccia di Carlo Marx", di Richard Wurmbrand, edizioni EUN Varese-)
dichiarando esplicitamente quella "identità" Io = Dio (sic), di fronte alla quale l'idealismo
classico aveva esitato, mantenendosi sempre
in termini impliciti.
Questo
principio filosofico influenzerà e dirigerà tutte le scelte del Nostro,
sia nel campo politico che in quello artistico, per non parlare, ovviamente, di quello spirituale in
senso stretto. I suoi ammiratori, sono soliti descriverlo come il lirico
cantore e maestro della “dignità sovrannaturale dell'uomo” e non hanno, del
resto, tutti i torti. Ora, tale dignità, e nessuno meglio di un cattolico può e
deve riconoscerla, è fondata sul più grande e più bello dei doni liberi e
gratuiti del DIO Uno e Trino: immagine e la somiglianza con il Creatore.
Secondo il Nostro, è completamente autonoma ed è fondata solo sull'enigmatico
concetto di “Individuo Assoluto” che, sempre a detta di Evola, non è definibile
alla luce delle sole categorie della razionalità, ma deve essere compreso con 1'aiuto
delle pagane religioni orientali e dell'esoterismo gnostico. Questa
rivendicazione di “assolutezza”, di completo scioglimento di “legami” e regole,
in quanto tali (assoluto deriva da “ab solutum”: slegato) ricorda troppo da
vicino il "non servirò" dei diavoli o il "fai ciò che vuoi"
dei leggendari Gargantua e Pantagruel, ripreso e diffuso nel nostro secolo
dallo stregone Crowley. Per non parlare dell'assurdo: "vietato vietare"
(se è vietato vietare, deve essere vietato anche vietar di vietare) che i già
pseudo-contestatorucoli borghesi del ’68 e dintorni scandivano per le strade.
Evola, non solo amava definirsi “uomo della tradizione” ma altresì definiva la
sua dottrina: “Tradizionalismo integrale”. Ora, viene spontaneo da chiedersi, a
quale "Tradizione" si richiamava? Non dimentichiamo che l'idealismo
romantico che, in pratica, si ripromette
di far passare dalla speculazione
alla realtà, è un tipico frutto di quella moderna degenerazione borghese che,
giustamente, Evola tanto criticava. Senza cedere alla facile constatazione che
ben pochi fra i suoi seguaci, come del resto tra quelli di Marcuse a sinistra (che,
con altre parole muoveva le stesse critiche al mondo materialistico di
oggi).hanno rinunciato alla televisione. Il credente sa che esiste
un'unica vera Tradizione, che DIO svelò ad Adamo, che ci è pervenuta tramite i Patriarchi
ed i Profeti dell'Antico Testamento (in forma integrale; dei frammenti, corrotti e confusi dall’influsso
demoniaco e dalla superbia umana, continuano a sussistere presso i sapienti di
tutti i popoli) che Gesù ha
completato e che ha consegnato ai suoi Apostoli, affinché la
custodissero e, tramite il magistero della Chiesa, la facessero arrivare di
giorno in giorno, ad ogni uomo, fino alla fine dei tempi. Tale Tradizione VERACE, afferma in perfetta sintonia con il realismo del buon senso, che
c’è un Dio infinito e trascendente, dotato di personalità ed identità autonome
dal Creato. Creato che, dal canto suo, è limitato ed esiste solo perché Dio ha
voluto liberamente crearlo e dipende da lui e da nient’altro, men che mai
dall’uomo. Pertanto, la realtà (parola che possiede molti significati in più e
qualcuno in meno rispetto a come normalmente la usiamo), non è certo fatta
dall’uomo, da cui può dipendere, al massimo, il modo dio rapportarsi ad essa.
Ma se la vuole conoscere qual è, deve conformare il suo intelletto ai dati oggettivi.
A tale tradizione, si contrappone, sin
dal momento del peccato originale, una Pseudo-Tradizione, spuria ed adulterata,
che asseconda l’istinto di orgoglio e di ribellione, fa si che i suoi iniziati
guardino, di fatto, chi non è dei loro con sufficienza. Tale tradizione si
chiama “Gnosi” e deriva dalla degenerazione della Cabala Ebraica, dei secoli
immediatamente precedenti l’era cristiana, contro la quale, Gesù non risparmia
i propri strali. Evola, che se ne rendesse conto o no, a tale falsa tradizione
apparteneva.
Michele Ognissanti
Da “L’Altra Voce” di ottobre 1998.
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