Molti sedicenti fasciti, autoproclamatisi "testimoni della RSI", dimenticano vergognosamente qualche punto fondamentale della Costituzione... All'uopo alleghiamo questo interessante scritto di Manuel NEGRI, pubblicato sulla rivista "Avanguardia".
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L’approfondimento dell’antigiudaismo cattolico costituisce un necessario e non eludibile elemento d’analisi della questione ebraica e "Avanguardia" intende proporre qualsiasi filone culturale o forma religiosa, nel rispetto delle reciproche identità, vettorialmente convergenti nel Fronte politico antimondialista.
La Chiesa cattolica apostolica e romana rappresenta quanto di più vicino possa esservi al mondo della Tradizione, incarnando una comunità proiettata verso l’alto e guidata dal Pontifex, retta gerarchicamente ed antitetica ai melliflui principí egualitari e democratici caratterizzanti la società moderna.
Fin dagli albori, il cattolicesimo individua nel giudaismo un pericolo nocivo per la propria esistenza e per la comunità cristiana; ravvedendo nell’ebreo l’incarnazione del male, così come si evince dalla Prima Omelia di uno dei capisaldi della patristica, San Giovanni Crisostomo, il quale sostiene che "la sinagoga non è soltanto un teatro e un luogo di prostituzione, ma anche una caverna di briganti e un rifugio di belve". E, continua, riferendosi sempre ai giudei: "Se non riconobbero il Padre, se crocifissero il Figlio, se respinsero l’assistenza dello Spirito, chi oserà sostenere che la loro sinagoga non è l’asilo dei demoni? [...] i demoni abitano qui, non soltanto nella Sinagoga, ma negli animi stessi dei giudei" (1).
Tertulliano ci indica perfino che le prime persecuzioni contro gli Apostoli ed i primi cristiani originarono dalle Sinagoghe colme di odio e di spirito di vendetta contro la Chiesa.
Le radici della reazione antigiudaica "...vanno ricercate innanzi tutto nella natura stessa dell’ebreo, plasmato dalla Torâh scritta e orale, nel suo orgoglio smisurato di ‘eletto’ di Jahveh, nel suo spirito esclusivistico, nella sua misantropia, nel suo odio viscerale contro tutti i popoli non ebrei, considerati idolatri e impuri" (2).
Da una analisi storica delle vicissitudini della comunità ebraica internazionale, possiamo riscontare che in ogni luogo, pur a contatto con popoli diversi, con differenti culture e tradizioni, la reazione nei confronti dell’ebreo è stata spesso e volentieri la medesima; ovvero di odio e repulsione. Quindi, non possiamo far altro che concludere che le cause generali dell’antigiudaismo devono necessariamente risiedere nell’ebreo stesso, da sempre ostile ai gojm, ai non ebrei.
San Girolamo ci ricorda che è "loro consuetudine maledire per tre volte al giorno i cristiani lanciando contro di essi delle imprecazioni nelle sinagoghe", così come riportato in "La Chiesa e gli ebrei" di Roberto Farinacci, Ed.Sentinella d’Italia, Monfalcone (Go) 1987, p.18.
Potremo addirittura riprendere alcuni periodi del Talmûd, testo sacro della codificazione rabbinica, ove viene persino scritto: "Voi Israeliti siete chiamati uomini, mentre le nazioni del mondo non sono da chiamarsi uomini, ma bestiame" (Baba mezia Fol.114, col.2); "Tutti i non ebrei sono figli di donne impure e dovrebbero perciò essere sterminati" (Sepher Mizboth, p. 196); "Tutte le non ebree sono prostitute" (Eben haeazal 6, 8); "Che il terrore e l’angoscia colpiscano i non ebrei!" (Berakhot, p. 420).E terminiamo qui, ma potremmo riempire centinaia di pagine!
Un esponente di primo piano dell’ebraismo, Isacco Crémieux, coglie fedelmente i dettami del Talmûd affermando che "in nessuna circostanza un ebreo potrà diventare amico di un cristiano o di un mussulmano, fino a quando la luce della fede ebraica, la sola religione della ragione, non brillerà sul mondo intero" [cfr. C.Cecchelli, "La questione ebraica e il Sionismo", Quaderni dell’Istituto nazionale di cultura fascista, Roma 1939, p.11].
In ragione di quanto abbiamo sopra scritto, risulta, quindi, naturale che la Chiesa e la Comunità cattolica reagiscano, assumendo rigidi provvedimenti nei confronti di questi individui boriosi e perversi che hanno tradito e snaturato l’identità autentica dell’ebraismo; perchè dobbiamo riconoscere la legittima dignità spirituale dell’originaria Tradizione ebraica singola e specifica espressione, insieme ad altre forme religiose e spirituali, della Tradizione Unica.
Così come riportammo in "Avanguardia" [numero 124, dell’aprile 1996], ove Maurizio Lattanzio scrisse: "Se di perversione dobbiamo parlare, allora bisogna riferirsi al processo involutivo di cui sarà oggetto tutta la tradizione ebraica, caratterizzata dalle assunzione laica e materialista, immanentista ed esclusivista delle sue originarie valenze spirituali tradizionali, le quali saranno, da un certo momento (volendo storicizzare: tra l’VIIIe il VI secolo a.C.) incorporate nel popolo ebraico, inteso quale messia di se stesso, in quanto ‘eletto’ da Dio al dominio del mondo.A questo punto, si realizza la ‘frattura’ insanabile fra i valori spirituali della Tradizione ebraica e i suoi ‘destinatari’ antropologici ...".
In risposta all’assalto giudaico, la Chiesa ha, in ogni tempo, dovuto reagire in maniera ferma e determinata; è così che ritroviamo nella letteratura cristiana vari scritti contro i giudei, a cominciare da quelli di San Giustino, di Aristide e di Aristone, di Apollinare di Gerapoli, di Milziade e di Tertulliano, di San Giovanni Crisostomo, per giungere a Sant’Agostino e a quasi tutti i Pontefici. Ufficialmente la Chiesa cattolica adotta provvedimenti restrittivi nei confronti dei giudei così come possiamo evincere dai Concilî di Nicea, Elvize, Laodicea (347 d.C.), Vannes (465), d’Agde (506), di Mâcon (581), Toledo, Parigi, Reims, ecc.; ove vennero sancitî i divieti per gli ebrei di intraprendere incarichi pubblici, di espletare il servizio militare, di contrarre matrimoni con i cristiani e molte altre proibizioni.
"Restano memorabili le invettive di Innocenzo III (1199) contro i principî secolari che favorivano gli ebrei e tolleravano la loro ‘insolenza’.Fu questo Pontefice che fece emanare dal Concilio Lateranense (1215) le disposizioni che dovevano mettere in uno stato di inferiorità e di soggezione l’ebreo di fronte al cristiano, e fece degli ebrei anche esteriormente una società distinta e separata; e dopo avere ripetute tutte le proibizioni e le limitazioni precedenti, il Concilio Lateranense ordinò che gli ebrei di ambo i sessi in ogni provincia ed in ogni tempo dovevano distinguersi dal resto del popolo per la qualità dell’abito" (3). La legislazione antigiudaica culmina con Paolo IV nel 1555 che regolamenta la posizione degli ebrei negli Stati Pontifici ove " ...nelle città, gli ebrei devono abitare esclusivamente in una o due strade (ghetto), le quali disporranno di una sola entrata.Essi avranno una sola sinagoga; se ce ne sono di più, le altre saranno demolite.Non possono possedere immobili; se ne hanno, devono venderli.Devono portare un berretto giallo, senza che nessuno possa esentarli, neppure i Legati apostolici" (4).
Più tardi, Clemente VIII (nel 1593) ordina di distruggere il Talmûd e i libri della Kabbala, denunciando " ...la cieca e inveterata perfidia degli ebrei (che) ... restituendo ingiuria in cambio di gratitudine alla cristiana pietà, non cessa ogni giorno di commettere tanti enormi eccessi, di perpetrare tante infamie detestabili a nocumento dei fedeli stessi del Cristo, che noi, spinti dalle gravi lamentele pervenuteci a questo riguardo, siamo costretti a prendere qualche rimedio opportuno per questo male" (5).
É solamente con la rivoluzione francese, azione ad opera sovvertitrice dell’ebraismo internazionale, che gli ebrei riacquistano i diritti civili ed assumono vertiginosamente un’influenza nefasta sui popoli europei, trascinandoli in conflitti sanguinosi e fratricidi.Da questo momento, concretizzano l’attacco terminale contro la Tradizione impersonificata dalle Monarchie assolutistiche degli Imperi Centrali ed in particolar modo contro la Chiesa cattolica, così come preconizzato nei Protocolli dei Savi Anziani di Sion e più precisamente nel Protocollo XVII, ove leggiamo: "abbiamo messo molto impegno nello screditare il clero dei Gentili agli occhi del popolo, e siamo così riusciti a nuocere alla sua missione che avrebbe potuto ostacolare il nostro cammino. L’influenza del clero sul popolo diminuisce di giorno in giorno. [...] Noi ridurremo il clero e le sue dottrine a tener così poco posto nella vita, e renderemo la loro influenza così antipatica alla popolazione, che i loro insegnamenti avranno risultati opposti a qualli che avevano una volta.Quando sarà arrivata l’ora di annientare la Corte papale, una mano ignota, additando il Vaticano, darà il segnale all’assalto".
Ela mano ignota giunse tra il 1962 ed il 1965 con il Concilio Vaticano II che demolirà progressivamente - con specifico riferimento all’accusa di Deicidio - i fondamenti teologici dell’identità antiebraica radicata nella bimillenaria storia della Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana.Una azione distruttrice e sovversiva scaturita nella dichiarazione "Nostra Aetate" votata il 28 ottobre 1965 e preparata antecedentemente dalle gerarchie vaticane (come il cardinale Bea e lo stesso Roncalli) servili agli ordini dell’ebreo Jules Jsaac, del presidente della potente massoneria ebraica B’nâi B’rîth, Label Katz e di Nathum Goldman, presidente del Congresso mondiale ebraico.
Da questo momento la Chiesa cattolica ha intrapreso un processo irreversibile e "...quando si vedono i cattolici di oggi respingere i ‘residui medievalistici’ della loro tradizione, quando col Concilio Vaticano II e nei prolungamenti di esso sono state apportate forme distruttive di ‘aggiornamento’, quando si vedono Papi indicare nell’ONU - in questa ridicola associazione ibrida e bastarda - quasi la prefigurazione di un futuro ecumene cristiano, circa la direzione nella quale la Chiesa oggi appare trascinata non possono esservi dubbi, e la sua capacità di fornire un qualsiasi sostegno ad un movimento rivoluzionario - conservatore e tradizionalista va recisamente negata". (6)
Note:
1) San Giovanni Crisostomo, "Omelie contro gli ebrei", Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia (To) 1997, pp. 22-23-31;
2) Bernard Lazare (ebreo), "L’Antisemitismo", citato in AA.VV., "La questione ebraica", Edizioni di Ar, Padova 1998, p.106;
3) "La Chiesa e gli ebrei", cit. p. 21;
4) "La questione ebraica", cit. p. 94;
5) ibidem, p.96;
6) Julius Evola, "Gli uomini e le rovine", Edizioni Settimo Sigillo, Roma 1990, p.151.