LA PAROLA ASSASSINATAIl sogno europeo di Robert Brasillach
di Salvatore Santangelo
“La zuppa magra, i muri freddi, la marcia orgogliosa” … il 6-02-1945, alle ore 9.38, viene fucilato il giornalista, narratore e poeta Robert Brasillach.
L’accusa: “Intelligenza” con il nemico per aver aderito a quel gruppo composito di intellettuali, alcuni di grande spessore come Drieu la Rochelle e Céline, che scelsero di sognare un’alleanza impossibile, nel 1940-45, fra la Francia vinta e la Germania che sembrava essere lo strumento principe per la costruzione di un nuovo assetto europeo.
Nella stagione dell’odio Brasillach è vittima designata, prima e non ultima, di una resa dei conti le cui proporzioni rimangono ancora oscure; nella sola Francia si parla di oltre 100.000 esecuzioni sommarie dopo la “liberazione”.
Così
all’età di soli 36 anni, moriva uno degli esponenti più significativi della
cultura europea del ‘900.
Si
da giovanissimo si era infatti distinto per la vivacità intellettuale, l’agile
penna e la tendenza all’eresia.
Nel
1931 diviene, a soli 22 anni, redattore dell’Action Francaise e dalla stampa i
suoi primi racconti.
Ma,
in quegli anni, l’Europa è attraversata da grandi e nuovi sconvolgimenti: in
Italia prima, e in Germania poi, una generazione di giovani reduci forgiati
nelle “tempeste d’acciaio” della Grande Guerra, ha conquistato attraverso la
piazza lo Stato, dando vita ad un nuovo esperimento a cu si dava il nome di
Fascismo.
Le mal du siécle = le fascisme come lo definiva lo
stesso Brasillach. Un tipo umano “che canta, che marcia che sogna”, insomma una
sorta di poesia che informa di sé tutta la realtà. A questa idea di un fascismo
come poesia, Brasillach resterà fedele sino all’ultimo anche quando con la
catena al piede scriverà le ultime note e gli ultimi versi mentre il “grande
sogno” si è infranto.
Il
congresso di Norimberga del 1936, cui assiste come inviato, e successivamente,
la Guerra Civile Spagnola – è tra i primi a visitare l’Alcazar liberato – gli
faranno rompere le ultime esitazioni e questo figlio del nazionalismo
maurassiano si converte così ad un
ideale europeo che vede nel Reno non un confine ma un ponte lanciato pe un nuovo
incontro.
Un
incontro di pari dignità, di quella fierezza che insieme alla speranza,
Brasillach ha difeso coerentemente sino all’ultimo e che ha lasciato a
testamento per coloro che, anche attraverso i suoi scritti, hanno tentano o
tentano di rincorrere quel sogno.
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