1.2.4.2.3.2 La banca centrale - Banca d'Italia - nelle insignificanti salmerie di
pensionati rimaste a Roma dopo il 23 settembre 1943
di Antonio Pantano
Non ritenne di muoversi da Roma una esigua insignificante manciata di alcuni vecchi funzionari in pensione della Banca d'Italia, carenti di autorità, tra i quali emerse il vice direttore generale Niccolò Introna, settantaseienne [ Bari, 13 maggio 1868 - Roma, 10 maggio 1955 ], esperto e consumato nel mestiere e nel lungo servizio sempre zelante al regime fascista (secondo la forma e ... la sostanza), che temette - nella avanzata anzianità fisica e nelle inveterate incrostate abitudini di vita non più adattabili e modificabili - di non più disporre (oltre vantaggiose minuzie pratiche) del godimento gratuito del prestigioso, assai vasto e sontuoso alloggio (oltre 10 ampi vani includenti due saloni, affreschi agli alti soffitti, dovizia di lussuosi servizi, gallonato guardaportone in livrea, ampio scalone monumentale in marmo) goduto da decenni, di proprietà della Banca d'Italia, sito nella centralissima via Torino, all'angolo con la importante via Cavour e con affaccio su piazza dell'Esquilino, sul retro della monumentale basilica di santa Maria Maggiore. Opzione opportunistica, legata agli enormi altri privilegi (le minuzie pratiche accennate) discendenti dallo alto ruolo burocratico sostenuto per decenni.
Ma, sulla base di deduzioni e dati di fatto successivi, emersi da testimonianze processuali e non solo, si ha ragione di ritenere che in quel vastissimo alloggio (confuso tra edifici altoborghesi ed alberghi prossimi alla centrale stazione Termini e dirimpettaio della extra territoriale basilica vaticana di Santa Maria Maggiore, che rappresentò garanzia di immunità dalle distruzioni per bombardamenti aerei recate dagli Alleati!) e negli ampi scantinati di pertinenza del vasto immobile "qualcosa di importante e di valore" sia stato "riparato e celato". E non solo in quello.
Introna, nella sua lunga esistenza, godette di privilegi e vantaggi determinati e tramandati da incrostate liturgie ed obbedienze massoniche. Privilegi originati, costituiti e consolidati da antichi criteri "di marca liberale" del regime giolittiano, e permanenti ancora oggi - in nome di un criterio gabbato per "democratico" dalla inossidabile oligarchìa alto-burocratica - a distanza di 90 anni, riservati ai "particolari servitori di alto rango" degli organi pubblici o para pubblici. Tali particolari "servitori di alto rango" comunemente sono additati ed accreditati nelle supine abitudini degli italiani come "amministratori e dirigenti dello stato" o "managers" (come si ostinano ad usare, dire e scrivere, nn inutile e deviante anglismo servile, i politicanti sciocchi ed i loro emuli che impinguano la stampa e negetano nella burocrazia da parassiti!). Privilegi e vantaggi che, invocando mai rinnegate - e sostenute "copertamente" con scaltrezza - benemerenze massoniche, Introna fece valere con profitto ponendosi - dettami della "scuola liberale" di servilismo opportunista - immediatamente a disposizione delle nuove padrone autorità militari e dei "Governatori Militari" americani da esse insediati, appena invasa e sottomessa Roma dagli Alleati il 5 giugno 1944. E che tali privilegi siano stati goduti dal Niccolò Introna è innegabile, essendo io stato testimone, trenta anni dopo la di lui morte, della disponibilità del vasto prestigioso immobile avuto concesso dalla Banca d'Italia, goduto dagli eredi ancora fino al anno 1985, quando i beni mobili colà rimasti furono finalmente messi in vendita dagli occupanti!
Niccolò Introna - massone fin da giovane per educazione religiosa, in carriera con la quale raggiunse ruoli di rilievo confacenti al servizio bancario - fu influente eminenza militante nella setta religiosa cristiana "protestante-valdese", che, malgrado il Trattato connesso con i Patti Lateranensi del 11 febbraio 1929 tra lo Stato italiano con lo stato raticano della Santa Sede, mai subì limitazioni o fu angariata, ma fu favorita da molti "riguardi" persino edificatorii, maggiormente nel centro di Roma.
Introna godè di ruoli di altro grado nel novero massonico dominante; e quelle credenziali divennero poi, dal giugno 1944, condizione assoluta negli ingranaggi della sedicente "nuova politica democratica" imposta dai vincitori Alleati nuovi arrivati. L'alto grado massonico - collegato in subordine anche alle liturgìe americane - fu determinante il 29 luglio 1944 per fargli ottenere dai "nuovi padroni occupanti vincitori militari" la nomina fiduciaria a "commissario straordinario della banca d'Italia per i territori occupati assoggettati e sottoposti a controllo Alleato".
paragrafo estrapolato dal volume di Antonio Pantano, Ezra Pound & Pellegrini, Edizioni della Vita Nova di Giovanni Perez.pagg. 386-387