martedì 23 settembre 2008

Dalla “fogna” all’ingresso nella politica che conta.

 

Il crollo del muro di Berlino. Il disgelo. Il Governo Craxi e la mano morta del “cavaliere”.


Con l’abbattimento del “muro” non si sono aperte solamente le frontiere, non si è unicamente dato il via alla riunificazione della Germania, ma si accordato il “placet” all’occidentalizzazione dell’ex mondo del cosiddetto “socialismo reale”.

La marginalizzazione del Msi finisce, almeno in parte e, per la prima volta, con l’ascesa a Palazzo Chigi di Bettino Craxi. In questo breve periodo, difatti, la destra esce dalla “fogna”; viene altresì ammessa a consultazioni formali, invitata a tavole rotonde e, soprattutto, quando invitata dai mass media, viene meno il solito cliché retorico e demonizzante.

In verità, v’è stato già nel 1977 un tentativo di legittimazione democratica dell’MSI, attraverso la scissione concretizzatasi nella creazione fallimentare di Democrazia Nazionale. In quell’occasione, i vertici del partito stigmatizzarono con parole di fuoco l’atteggiamento dei “Traditori Badogliani”: Servello, Tremaglia e Pisanò.

Almirante, primo fra tutti, accusa i suoi “compari” di fare “sporchi giochi”.

Ecco qui sotto uno stralcio dell’editoriale “Aria Pulita”.

“Se è vero, come è vero, che il partito che ho l’onore di dirigere è una “casa di vetro” nella quale tutti possono guardare, non sorprenderà nessuno la risoluzione presa nei confronti degli “ultimi seguaci di Badoglio” dei resti di quella “Democrazia nazionale” sepolti nel ridicolo elettorale”. Su Servello,…principale responsabile di questa losca manovra, avevamo sospetti fin dal 1945. Uomo degli americani, agente della CIA, erano trent’anni che lo tenevamo d’occhio. Abbiamo permesso che salisse alle cariche più alte del Partito di cui ho l’onore di essere segretario, per meglio sorvegliarlo, per poter toccare con mano la sua indegnità fisica e morale….”

Non scenderò nei particolari, ma è superfluo rimarcare la soverchiante retorica di cui è pregno l’intero articolo. Inoltre, è palese l’utilizzo di un non velato sofisma con cui si giustifica l’ascesa al vertice di un dirigente. Del resto, l’apparentamento con la CIA o con i servizi segreti non era appannaggio esclusivo di Servello. Ma tant’è. Pisanò - per esempio - non ha mai dissimulato la sua fede “atlantica” e la sua simpatia per la “Benemerita”. 

Inoltre, secondo alcune indiscrezioni apparse sul n°1 de “Lo Stato” di Marcello Veneziani, a firma del logorroico Roberto Gervaso, scopriamo che il “Cavaliere” con la macchia ma senza vergogna, non solo avrebbe “sdoganato” il “neofascista” Gianfifì, portandolo con se al governo insieme a quel simpaticone dell’ “Umba” ma, nella sua lungimiranza e preveggenza, avrebbe tentato - già vent’anni prima dello scontro con l’Alberto Sordi della Politica italiana, il bel “Frangiasco” - di favorire lo spostamento al centro dell’MSI, finanziando la scissione che poi si concretizzo con la creazione di “Democrazia Nazionale”.

Secondo Massimo Anderson, all’epoca presidente del FdG, oltre ai finanziamenti sottratti all’ MSI, vi furono altre cospicue somme garantite da un personaggio del mondo economico che aveva già le idee ben chiare di come avrebbe dovuto “evolversi” la Destra Nazionale.

Questo nome, sempre tenuto segreto per molti anni, è uscito dal “Cappello del mago” della Commissione Stragi, quando Andreotti, a proposito dei fondi dati dallo Scudocrociato a Democrazia Nazionale fu sconfessato da una lettera dell’On. Delfino che scopriva la losca trama. Tale missiva non fu mai smentita né da Andreotti né tantomeno dal ns. “caro” Cavaliere.

Rauti, dal canto suo, non è da meno. Quest’ultimo risultava da tempo sul libro paga della Cia, al pari di Guido Giannettini, mediocre giornalista e pessimo agente del Sid. I due scrissero a quattro mani anche un interessante testo (oggi introvabile) sulla guerra controrivoluzionaria: “Le mani rosse sulle forze armate”. Quando si tratta di creare panegirici o, in questo caso, scrivere libercoli ad uso e consumo dei camerati in buona fede, tutti fanno la loro parte.

Vengo al punto. Nel 1983 sulla scia della legittimazione avanzante, il segretario del PSI, Bettino Craxi, nel corso delle consultazioni per la formazione del suo governo, dichiara che il suo partito è aperto al dialogo con il Movimento Sociale Italiano.

Questo è il segnale per l’inizio dell’ascesa a Montecitorio.

Arthos – Continua

lunedì 22 settembre 2008

La guerra non ortodossa


Il Convegno del Parco dei Principi.

Nel 1964 viene costituito a Roma l'Istituto Alberto Pollio per gli Affari Strategici: un organismo "privato" facente capo  allo Stato Maggiore della Difesa. L'anno successivo -precisamente  agli inizi del mese di maggio  (3-5) - si svolse nella capitale Roma il primo convegno di studi politici e militari indetto dall'Istituto Alberto Pollio. L'iniziativa venne ufficialmente presa da tre giornalisti di destra, Enrico De Boccard e Gianfranco Finaldi ed  Edgardo Beltrametti. L’organizzazione del convegno fu realizzata con fondi forniti dal SIFAR e dall'Ufficio REI. Il convegno fu presieduto da un magistrato e da due alti ufficiali dell'esercito. Fra i relatori i nomi di Guido Giannettini e Pino Rauti; allo stesso partecipano, tra gli altri, Stefano Delle Chiaie e Mario Merlino. Al convegno si parlò di "Guerra rivoluzionaria" in altri termini, di una dottrina che circolava da qualche anno negli ambienti militari. Il tema all’ordine del giorno era che una terza guerra mondiale fosse già in atto, non nelle forme tradizionali del conflitto dichiarato, ma condotta

 "secondo dottrine, tecniche, procedimenti, formule e concetti totalmente inediti... elaborati adottati e sperimentati dai comunisti in termini globali e su scala planetaria" ai cui "principi è ispirata comunque e dovunque la condotta non soltanto degli stati comunisti ma anche dei partiti comunisti che operano nei paesi del mondo libero" e per i quali "la competizione politica è in ultima analisi un fatto bellico avente come obiettivo la sconfitta totale dell'avversario".

(Così Finaldi nella sua relazione introduttiva).

In altre parole, la ”guerra non ortodossa” prevede l’impiego dei Mass Media, di slogan “artatamente” suggestivi, in luogo dei fucili o di divisioni corazzate. Bisogna dire, a questo punto, che la struttura Gladio era già stata costituita da circa un decennio. Sembra quindi indubitabile l'esistenza in ambito militare intorno alla metà degli anni 60 di un dispositivo flessibile volto al contrasto di "sovvertimenti interni". Estremamente ragionevole è l'identificazione di tale dispositivo con l’organizzazione Gladio, nell’impraticabilità di dare al riferimento una base diversa. Da ciò l'ulteriore conferma dell'esattezza di un'ipotesi già in precedenza avanzata; e cioè l'impossibilità di ridurre i fini cui la struttura Gladio era stata costituita nello "stay behind" nell'ipotesi d’occupazione del territorio nazionale da parte di un esercito nemico. Ipotesi che veniva riconosciuta dallo stesso Beltrametti come ormai (già nel 1965) estremamente improbabile. A ciò si aggiunga che il convegno, stante la vastità e il grado di partecipazione, determina una conferma della incapacità di ridurre le ipotesi di cui la Commissione è chiamata ad occuparsi, a meri momenti di deviazione degli apparati di sicurezza, sul presupposto che l’istituzionale circospezione di tali strutture ne legittimi un’attenta valutazione come monadi isolate. Gli atti del convegno attestano, peraltro, una ben più ampia rete di convergenti interessi, che riguardarono non soltanto le forze armate nella loro complessiva e articolata realtà, ma pure vasti settori del mondo imprenditoriale, politico e culturale. Parteciparono al convegno, tra gli altri, un qualificato esponente del ceto industriale come Vittorio De Biase che svolse un intervento dal titolo significativo: "Necessità di un’azione concreta contro la penetrazione comunista"; politici come Marino Bon Valsassina e Ivan Matteo Lombardo, Giorgio Pisanò, Giano Accame, alti ufficiali, e intellettuali: uno spaccato sociale che chiaramente testimonia l’ampia disponibilità ad un impegno operativo comune. Peraltro se nella riflessione degli organizzatori del convegno i risultati già raggiunti (nell'approntare un dispositivo flessibile di risposta alla guerra sovversiva) apparivano eccellenti, diffusissima ed anzi unanime era la valutazione della necessità di un salto qualitativo ulteriore. De Boccard esortava la Commissione ad elaborare un piano per un mutamento radicale dell'intero dispositivo militare italiano al fine di una decisa e chiara risposta controrivoluzionaria. In particolare, degna di singolare attenzione appare la proposta avanzata dal Prof. Pio Filippani Ronconi di opporre "un piano di difesa e contrattacco rispetto alle forze di sovversione" predisponendo uno "schieramento differenziato su tre piani complementari, ma tatticamente impermeabili l'uno rispetto all'altro", utilizzando "le tre categorie di persone sulle quali si può in diversa misura contare".

Da quanto delineato, appare incontrovertibile l’interna commistione tra apparati militari, imprenditori, politici e intellettuali. Tutti volti nel perseguire lo stesso ed identico fine.

La Reazione alla “Guerra rivoluzionaria” di Mosca.

L’attuazione pragmatica delle contromosse “atlantiche” comincia con l’assunto di Rauti:

“Oggi la difficoltà di combattere il comunismo dipende quasi esclusivamente dal fatto che i comunisti non si vedono”.

Si cominciò a delineare la tecnica dell’infiltrazione a sinistra. Si sfruttò, all’uopo, la divergenza allora esistente tra la Cina maoista e l’URSS. Nel 1967 questa teoria si realizzerà concretamente attraverso l’opera di Claudio Orsi, Claudio Mutti e, soprattutto, di Pier Giorgio Freda. Quest’ultimo non si limitò all’azione, ma approntò una sorta di “bibbia” del reazionario. L’opera in quistione prende il titolo de “La Disintegrazione del Sistema”. Nella stessa ottica deve vedersi l’affissione dei manifesti cinesi inneggianti al presidente Mao. Questa azione “infiltrante” - secondo il Vinciguerra - era da attribuirsi al direttore de “il Borghese”, Sen. Mario Tedeschi. Nasce cosi il soldato controrivoluzionario.

Il passo verso il baratro fu breve.

sabato 20 settembre 2008

La Nascita del M.S.I.

 


La collocazione errata del fascismo e dei suoi epigoni a destra.

La volta scorsa ho, in modo oltremodo eloquente, spiegato le ragioni della mia distanza dalle cosiddette organizzazioni partitiche "classiche". Questa volta, invece, mi soffermerò sui preconcetti acquisiti e "genetici" della cosiddetta area di destra. Il primo concetto errato è, fuor di dubbio, la collocazione del partito missino a destra. Il 26 dicembre dell'anno 1946, nello studio di Arturo Michelini, fu fondato il MSI. All'inizio questo movimento nacque come strumento per assicurare una cittadinanza politica ai reduci fascisti, mantenendo, altresì, una continuità ideale con i valori esemplarmente incarnati nell'epopea di Salò.

Fino al 1948, Il MSI non aveva ancora sposato le ragioni della destra. La prova palese di tutto ciò va ricercata nel dibattito che seguì dopo la collocazione (in senso letterale) in parlamento all'estrema destra dei parlamentari missini.

In quell'occasione si rispose - assicurando la base militante - che l'opzione non era "ideologica" ma solo "tattica". Questo perché gli uomini di Togliatti erano seduti all'estremo opposto. Questa è la storia ufficiale.

In realtà, sia per posizione presa da parte di alcuni membri sia per l'influenza esercitata dai "centri di potere", il M.S.I. si trasformò, gradualmente e diabolicamente, da forza dinamica, anti plutocratica e rivoluzionaria in una forza statica, conservatrice al servizio dello Stato democratico antifascista.

Nel 1949, dopo un dibattito acceso e aspre polemiche, questo "movimento" si trasforma in un breve lasso di tempo da partito anti-americano a portabandiera dell'alleanza atlantica. Il passo successivo viene compiuto nel 1952. In occasione delle amministrative le liste missine ottengono un successo elettorale per un accordo a Roma tra missini, monarchici e democristiani. Ma veniamo al punto. Il primo preconcetto da rimuovere è quello dell'anticomunismo. Giuseppe Rauti fu il primo a determinare limpidamente la differenza tra bolscevismo e comunismo. Difatti su la rivista "Asso di bastoni" del 2 -01-55 scriveva, tra l'altro:

«La generica aspirazione anticomunista(…) si divide e si differenzia nettamente. C'è l'anticomunismo dei "valori", e c'è l'anticomunismo degli interessi. Ci sono quelli pronti a reagire contro la sovversione dilagante, per creare qualcosa di nuovo, e ci sono quelli che sono disposti solo a difendere quello che già esiste. V'è, insomma, un anticomunismo borghese ed un anticomunismo rivoluzionario, quello che per meglio distinguersi, ameremmo veder chiamare col suo più vero nome: anti bolscevismo».

Peccato però che, dopo meno di dieci anni, Rauti rinnegò integralmente le sue convinzioni e si pose al servizio di chi nasconde solidi interessi, anziché proseguire sul difficile percorso prima intrapreso.

L'equivoco è così diffuso che neppure i vertici ne sono rimasti immuni.

Mirko Tremaglia in un'intervista rilasciata alla rivista "AREA" dichiara:

"Allora Rauti era l'antitesi della sinistra: quando facemmo il congresso dell'Aquila, nel '53, da una parte c'eravamo noi, chiamati i "visi pallidi" che eravamo quelli della “sinistra”, e poi c'era Rauti che capeggiava "i figli del sole" cioè la destra "aristocratica" del raggruppamento… Beh, sono cambiate tante cose d'allora, vero?".

Dopo aver letto ciò, si sarebbe tentati di chiedere a Tremaglia il motivo (vero) per cui non si è iscritto al PCI di Togliatti.

Adesso, senza entrare nel merito di questa strumentale e improvvisata dichiarazione, ritengo utile sgombrare il campo da questi inutili dubbi citando Julius Caesar Andrea Evola.

Il Barone nero, anticomunista serio e convinto, ha sprecato litri d'inchiostro per spiegare ai sedicenti camerati questa esemplare verità:

"L'antitesi vera non è quella tra capitalismo e marxismo, ma è quella esistente tra un sistema nel quale l'economia è sovrana, quale pure sia la forma che essa riveste, e un sistema nel quale essa è subordinata a fattori extraeconomici entro un ordine assai più vasto e più compiuto, tale da conferire alla vita umana un senso più profondo e di permettere lo sviluppo delle possibilità più alte di lei."

Ma tant'è…

Franco Cardini, nel numero 18 de "lo Stato", lucidamente, scrive:

"La risposta è tutta compresa in un equivoco e un paradosso: il 1848. Per questo, le destre non sono omologabili. Esistono i liberal-conservatori, come i Gentile, i Salvador de Madariaga, Gli Ortega y Gasset, i Max Weber. Ma questo tipo di Destra non ha nulla ha che vedere con quella che nasce dalla Controrivoluzione, né con quella che - animata da un odio feroce e irremissibile contro i valori borghesi usciti dall'ottantanove - finisce spesso col simpatizzare con utopisti e rivoluzionari".

Un altro macroscopico errore va sicuramente rintracciato nel voler associare il fascismo alla destra. La sola connessione tra il fascismo -correttamente inteso- e la destra la si può ritrovare solo col nazionalismo. Dopo di che, le strade si dividono in modo irreversibile. Il socialismo rivoluzionario di un Sorel, la morte di Bombacci insieme ai gerarchi fascisti, il nichilismo di Nietzsche, il disprezzo dell'essere borghese di Drieu La Rochelle, non possono in alcun modo essere associati alla "moda borghese" di destra e di sinistra!

Per quanto concerne, poi, il fascismo, le sue origini e soprattutto l'epopea della RSI, non vi sono, a mio parere, dubbi di sorta. A prescindere dalla provenienza socialista del Duce e dall'incarnazione sociale e nazionalsocialista dell'esperienza finale, vi sono numerosi scritti del ventennio che confermano in modo inequivocabile le scelte operate da Mussolini. Scriveva Benito Mussolini il 7-04-1926:

"Noi rappresentiamo un principio nuovo, noi rappresentiamo l'antitesi netta, categorica, definitiva di tutto il mondo della democrazia, della plutocrazia, della massoneria, di tutto il mondo, per dire in una parola , degli immortali principi dell'89(…)"

A tutt'oggi, v'è, da parte di qualcuno, l'infelice scelta di associare il Fascismo al liberalismo. Non so se questo sia avvenuto più per caso (il caso non esiste) o per attirare alcuni nostalgici verso il lido sicuro dei propri interessi. Il fascismo è la negazione del liberalismo e dell’individualismo. Il fascismo è avanguardia totale, rispetto al marciume ideale ed epocale del 1789 del '48 e del 1917. Il fascismo e il nazionalsocialismo sono il superamento del materialismo storico marxista ed insieme il ripudio della società del "benessere borghese". A questo "benessere" il nazifascismo contrappone un altro benessere: il sano spirito legionario. Per operare una sintesi. Il fascismo è rivoluzionario nei principi, nelle idee e soprattutto nelle azioni. La destra è conservazione dell'ordine borghese, reazione, politica antipopolare al servizio del capitale, delle banche e di chi ha solidi interessi da difendere. Le somiglianze artificiose servono ai massoni del blocco conservatore, alla destra tutta, che nell'attuale clima, tendono a dividere il fascismo buono da quello cattivo. Questa è la strategia elaborata e portata a compimento da tutta la destra, a scapito dei militanti in buona fede. Per rendersene conto basta leggere un qualsiasi giornale di destra.

Ma veniamo ai giorni nostri. La rappresentazione più eclatante e macroscopica la si è avuta nel '68. Non ricorderò, per essere breve, le vicissitudini di Valle Giulia e l'assalto all'Università di Roma deciso dal M.S.I. Ad ogni buon conto, si può affermare, senza tema di smentita, che nel breve lasso di tempo intercorso fra questi due eventi nasce e muore l'unica idea di una rivoluzione unitaria antiborghese.

L'idea così teorizzata da Pierre Drieu La Rochelle moriva sul nascere, per mano di Almirante, Caradonna e altri. Dopo quest'ultimo episodio il potere utilizzo, a propria discrezione e consumo, i due opposti estremismi per consolidare e mantenere lo "Status quo". Appare evidente, che a farne le spese maggiori fu proprio il neo fascismo. Difatti, da quel momento, si guadagno, sul campo, la nomea di violento reazionario. Non solo! L'università perse i suoi rappresentanti. La cultura, già fortemente politicizzata e antifascista, si consolidò come unica cultura dominante del paese. La sinistra aveva messo a segno un altro importante obiettivo gramsciano: la conquista del potere culturale. Il neofascismo, per converso, fu punito e relegato nel ghetto o, meglio, nella "fogna".

I Padroni Dell’Universo

On Wall Street he and a few others—how many? —three hundred, four hundred, five hundred?—had become precisely that . . . Masters of the Universe. There was … no limit whatsoever!Tom Wolfe, Il Falò delle Vanità

La ragione del grande crac finanziario negli Stati Uniti sta tutta nei numeri. Ripercorriamo lo svilupparsi degli eventi. Il 7 settembre il Tesoro americano annuncia la nazionalizzazione di Fannie Mae e di Freddie Mac (due agenzie semipubbliche per il finanziamento dei mutui). Lo scorso fine settimana si arenano due tentativi di salvataggio della Lehman Brothers (banca nata 158 anni fa, sopravvissuta al 1929 e a 2 guerre mondiali), che il 15 settembre ricorre al Capitolo 11 per la bancarotta – i debiti ammontavano a circa 613 miliardi di dollari. Da li in poi, il tracollo assoluto dei mercati. Merril Lynch, per evitare di finire in un cumulo di macerie, si svende per 50 miliardi di dollari a Bank of America.
AIG1 assiste al crollo impietoso delle sue azioni: solo il bailout (iniezione di liquidità/prestito/salvataggio) da 85 miliardi di dollari della FED impedisce il dramma. E così, tra dipendenti sfiniti che reggono smarriti i loro scatoloni al cospetto dei santuari della finanza globale di Wall Street, il petrolio che scende sotto i 100$ ed il pianeta in spasmodica attesa dell’agognato fallimento di Alitalia, la parola chiave che risuona nei meandri più reconditi della Verità non riesce ancora a piegare le maglie d’acciaio della disinformazione mondiale.

Niente paura: ci pensiamo noi. Fannie & Freddie: 7/11/2008 + 158 anni dalla fondazione della Lehman + Capitolo 11 + 15/11/2008 + 613 miliardi di $ di debito della Lehman + 50 miliardi di $ per il rilevamento della Merril Lynch + 85 miliardi di $ scuciti dalla FED per salvare l’AIG, il valore delle cui azioni crolla di X dollari + il Dow Jones che perde circa 400 punti nell’indice e che oggi (19/9/2008) risale di 300 e rotti. Bene: pronti? Sommando tutti i numeri e moltiplicandoli per 5, cioè per i giorni della crisi, aggiungendoci i 135 miliardi di dollari estrapolati da quanto detto sopra, sottraendo il 3% di non vedenti a cui potrebbe lontanamente interessare l’ennesimo video di propaganda Al-Qaedista rilanciato dai media occidentali e, infine, non considerando i 10 milioni di teleassueffati che hanno visto Veline, il risultato è questo: 585003549997.

Sembrerebbe non dire alcunchè, vero? Ed invece, servendoci dei metodi di decrittazione usati dalla CIA durante l’invasione alla Baia dei Porci (culminata in un grande successo…ehm, no, culminata e basta), siamo riusciti a scoprire cosa dice il messaggio in codice: 51GN0R4GG10. Tradotto dal leetspeak (il linguaggio segreto utilizzato dalla Commissione Trilaterale e dai Rosacroce) significa: $IGNORAGGIO. Non ne siete convinti? Provate ad osservare, tra le righe, il grafico Dow Jones di oggi:


E’ questa la ragione del tracollo – un sistema che sta implodendo su stesso, dopo 2000 anni di menzogne e di propaganda surrettizia vibrata & vergata sulle meningi e sulla pelle delle persone.
I media occidentali e liberali stanno provando a venderla anche e soprattutto in questi giorni. E’ stata la disonestà/rapacità/malignità dei Grassi Banchieri di Wall Street! La crisi è nata dalla mancanza di fiducia nei mercati susseguente alla crisi dei mutui – che sembrava finita (solo in Italia, ovviamente) ma che in realtà doveva ancora manifestarsi nella sua distruttiva potenza sistemica! Hanno cercato di spostare il rischio mediante transazioni sempre più complesse, fino a quando le perdite di valore sono diventate talmente tanto consistenti da non poter più essere camuffate! L’assenza di regole non raddrizza le storture del mercato! Il mercato non si regola da solo! Mancano controlli! Tutto questo è il portato naturale del neoliberismo, lunga autostrada che parte dalla Reaganomics e che finisce dritta in un dirupo scosceso, da percorrere tutta con la tavoletta dell’acceleratore pigiata fino alla fine!

C’è anche chi ha sventolato lo spauracchio del comunismo, forse ironizzando, forse no: osservate la politica economica della FED, ammirate gli interventi statali nel paese de Il Governo Non E’ La Soluzione Ai Nostri Problemi-Il Governo E’ Il Problema2, rimirate cosa comporta l’avidità/l’ingordigia finanziaria, ingozzatevi fino a scoppiare con i vostri hedge fund, annegate nel mare magnum dei derivati, andate a fare compagnia ai Gekko, agli Ebbers, agli Skilling e agli insider trader che marciscono a bagnomaria nelle carceri per ricchi.

Naturalmente non è così. La FED, cioè il Governo, è dovuta intervenire sui media per scongiurare una catastrofe ben peggiore del crac della AIG: il disvelamento della verità sul $ignoraggio. E’ esattamente quello che è successo nel lontano 1963, alloquardo la commissione Warren stabilì che il $ignoraggio non c’entrava nulla nell’assassinio di JFK. Oppure nel 1969, a Piazza Fontana: nessuno si ricorda che l’attentato è stato compiuto in una banca ($IGNORAGGIO!!11). O ancora nel 1978, quando venne sequestrato Aldo Moro: provate a leggervi il suo memoriale, è lì che risiede la Verità Definitiva sul motivo del rapimento3.

La forza dei mercati convergenti produce un capitale istantaneo che schizza via alla velocità della luce, eliminando le sfumature di ogni cultura e di ogni ideologia – loro possono spendere quanto vogliono, rischiare la vita degli altri, tramare e cospirare senza alcun limite, accumulare miliardi su miliardi che poi andranno bruciati nel giro di qualche ora, speculare sulle tragedie, mentire ed ingannare a ripetizione: tanto saremo noi a pagarne le estreme conseguenze. Ma questo, in estrema sintesi, è il libero mercato4, bellezza.

Prima o poi questa truffa monetaria e psicologica finirà, e la torbida cortina di silenzio e di morte che l’ha avvolta per saecula saeculorom si disappannerà, ed il velo della menzogna che ha attraversato la storia dell’umanità si squarcerà, permettendoci di disarticolare gli altri grandi complotti prosperati nelle tenebre dell’Infodrome politico-economico: le scie chimiche, gli Illuminati ed il 9/11 – che comunque rimangono, al di là dei giudizi etici o morali, delle idee della madonna.
  1. I giornali italiani riconoscono questa società unicamente come sponsor del Manchester United, non come una delle più grandi compagnie assicurative del mondo, che sennò la ggente non capisce. []
  2. In realtà, da che mondo è mondo, i bailout si sono sempre fatti negli Stati Uniti. []
  3. Oops, dimenticavo: manca una parte del memoriale. Vabbè, pazienza, ai posteri l’ardua ricerca. []
  4. Cioè il $IGNORAGGIO!!1!11!! []

venerdì 19 settembre 2008

Ragioni di una apolitia

19/09/2008


Di fronte alla rinascita di vari gruppi e/o partiti di poca importanza, è d'uopo ampliare gli orizzonti e auspicare unità d'intenti e chiarezza di vedute. Da sempre e, aggiungo, per fortuna, mi sono sempre astenuto dall'appartenere a qualsiasi "partito" e questo non solo per motivi ideologici. Le altrettante rappresentazioni mentali di partito e di tesseramento sono, per me, concetti mefitici, rimasugli esiziali dell'esperienza liberale e democratica. Queste idee, cui, sovente, fanno riferimento i politici nostrani, sono scaturite dalla Rivoluzione Francese. Gli stessi concetti di destra e di sinistra sono degli ambiti di riferimento troppo angusti e, spesso capziosi, che non danno idea alcuna dell'eterogeneità degli schieramenti. Se, poi, usciamo dai confini nazionali, questi concetti sono addirittura vertibili. Ritengo necessario, perciò, iniziare a trasmettere quelle importanti nozioni di buon discernimento, che fanno riferimento alle idee tradizionali di Stato organico in contrapposizione allo Stato Sistema. Per chi trovasse estranei questi concetti, rimando alla lettura dei testi di René Guénon e, soprattutto, di Julius Evola. Ritornando al girone degli esclusi, si può affermare, senza tema di smentita, che la destra in Italia è stata solo un utile paravento al servizio del "Sistema". Mi spiego ulteriormente.
Il neo fascismo è stato usato spesso a mo' di scudo contro il veterocomunismo e, talvolta, come spada al servizio d'interessi del tutto estranei, se non addirittura contrari, agli stessi militanti.
In cinquant'anni d'attività (sarebbe meglio parlare di sopravvivenza!) nulla di veramente esemplare è stato compiuto. Per converso, si è assistito ad un continuo ed inesorabile svilimento degli originari ideali che, invece di essere conservati, sono stati progressivamente traditi e "aggiornati" alle direttive del potere. Molti si meravigliano della svolta di Fini a Fiuggi. Nulla di più chiaro e previsto.
Il movimento senza importanza è, sin dalle sue origini, NATO per contenere, dirigere e condizionare gli stessi militanti. Altro che esuli in patria! Altro che ideali da vivere e memoria da conservare!
Il primo segnale s'è avuto con l'adesione al Patto Atlantico. Adesione, questa, apparentemente tormentata ma, in realtà, preordinata dai vertici al fine d'accordare la più ampia disponibilità ai nuovi padroni; adesione non necessaria, in quanto il suddetto movimento non contava "un fico secco" perché piccolo e al di fuori dell'arco costituzionale. Inoltre, la sua storia è contrassegnata dal trasformismo e dall'utilitarismo più bieco. Qui, di seguito, riporto le principali enormità:
  • l’adesione al Patto Atlantico;
  • l’inclusione della didascalia “D.N.” nell’egida fiammeggiante ed il conseguente apparentamento coi monarchici;
  • la repressione sistematica degli spiriti ardimentosi e la commistione con logge d'ogni genere e rango;
  • la difesa dell'essere Borghese come modello di vita, anteponendolo al sano spirito legionario;
  • ed infine, “last but not least”, la connivenza con gli apparati deviati e non deviati dei “servizi”.
Oggi, più che mai, dovrebbe riaffermarsi quell'idea "tradizionale", che riporti in vita l'ordine virile e luminoso dello Stato. Questo "Nuovo Ordine" dovrebbe rovesciare l'immagine delle ginecocrazie plebee.
Lo Stato non è espressione della "società". La concezione sociale dello stato è indice d'una regressione naturale dello stato, che passa dal maschile al femminile, dal polo positivo al negativo. Il positivismo sociologico che è alla base di predetta concezione, non fa altro che convalidare questa tesi. Il potere Anagogico che caratterizza il suddetto modello di assetto societario, è praticamente nullo.
Scritto pubblicato subito dopo la Nascita di ALLEANZA NAZIONALE
© Petrus Aloisius
1 -continua