venerdì 19 settembre 2008

Ragioni di una apolitia

19/09/2008


Di fronte alla rinascita di vari gruppi e/o partiti di poca importanza, è d'uopo ampliare gli orizzonti e auspicare unità d'intenti e chiarezza di vedute. Da sempre e, aggiungo, per fortuna, mi sono sempre astenuto dall'appartenere a qualsiasi "partito" e questo non solo per motivi ideologici. Le altrettante rappresentazioni mentali di partito e di tesseramento sono, per me, concetti mefitici, rimasugli esiziali dell'esperienza liberale e democratica. Queste idee, cui, sovente, fanno riferimento i politici nostrani, sono scaturite dalla Rivoluzione Francese. Gli stessi concetti di destra e di sinistra sono degli ambiti di riferimento troppo angusti e, spesso capziosi, che non danno idea alcuna dell'eterogeneità degli schieramenti. Se, poi, usciamo dai confini nazionali, questi concetti sono addirittura vertibili. Ritengo necessario, perciò, iniziare a trasmettere quelle importanti nozioni di buon discernimento, che fanno riferimento alle idee tradizionali di Stato organico in contrapposizione allo Stato Sistema. Per chi trovasse estranei questi concetti, rimando alla lettura dei testi di René Guénon e, soprattutto, di Julius Evola. Ritornando al girone degli esclusi, si può affermare, senza tema di smentita, che la destra in Italia è stata solo un utile paravento al servizio del "Sistema". Mi spiego ulteriormente.
Il neo fascismo è stato usato spesso a mo' di scudo contro il veterocomunismo e, talvolta, come spada al servizio d'interessi del tutto estranei, se non addirittura contrari, agli stessi militanti.
In cinquant'anni d'attività (sarebbe meglio parlare di sopravvivenza!) nulla di veramente esemplare è stato compiuto. Per converso, si è assistito ad un continuo ed inesorabile svilimento degli originari ideali che, invece di essere conservati, sono stati progressivamente traditi e "aggiornati" alle direttive del potere. Molti si meravigliano della svolta di Fini a Fiuggi. Nulla di più chiaro e previsto.
Il movimento senza importanza è, sin dalle sue origini, NATO per contenere, dirigere e condizionare gli stessi militanti. Altro che esuli in patria! Altro che ideali da vivere e memoria da conservare!
Il primo segnale s'è avuto con l'adesione al Patto Atlantico. Adesione, questa, apparentemente tormentata ma, in realtà, preordinata dai vertici al fine d'accordare la più ampia disponibilità ai nuovi padroni; adesione non necessaria, in quanto il suddetto movimento non contava "un fico secco" perché piccolo e al di fuori dell'arco costituzionale. Inoltre, la sua storia è contrassegnata dal trasformismo e dall'utilitarismo più bieco. Qui, di seguito, riporto le principali enormità:
  • l’adesione al Patto Atlantico;
  • l’inclusione della didascalia “D.N.” nell’egida fiammeggiante ed il conseguente apparentamento coi monarchici;
  • la repressione sistematica degli spiriti ardimentosi e la commistione con logge d'ogni genere e rango;
  • la difesa dell'essere Borghese come modello di vita, anteponendolo al sano spirito legionario;
  • ed infine, “last but not least”, la connivenza con gli apparati deviati e non deviati dei “servizi”.
Oggi, più che mai, dovrebbe riaffermarsi quell'idea "tradizionale", che riporti in vita l'ordine virile e luminoso dello Stato. Questo "Nuovo Ordine" dovrebbe rovesciare l'immagine delle ginecocrazie plebee.
Lo Stato non è espressione della "società". La concezione sociale dello stato è indice d'una regressione naturale dello stato, che passa dal maschile al femminile, dal polo positivo al negativo. Il positivismo sociologico che è alla base di predetta concezione, non fa altro che convalidare questa tesi. Il potere Anagogico che caratterizza il suddetto modello di assetto societario, è praticamente nullo.
Scritto pubblicato subito dopo la Nascita di ALLEANZA NAZIONALE
© Petrus Aloisius
1 -continua

Nessun commento:

Posta un commento