venerdì 22 settembre 2006

Dittatura Bianca

Per capire il presente è necessario conoscere il passato. Molti, durante i dieci anni di amministrazione di centro destra, si sono lamentati di Sarro. Forse avevano ragione, forse no...tuttavia hanno sicuramente dimenticato cosa erano le amministrazioni passate ...gli uomini e le loro azioni. Di quell'epoca si da un'immagine distorta, tutta rose e fiori, volutamente settaria e autocelebrativa. Un' immagine fuorviata e fuorviante, artatamente distorta dai soliti millantatori, i soliti falsificatori della realtà. Parlano di una "piccola Svizzera", dimenticando che molti giovani in Svizzera ci sono andati, ma non per passare una vacanza. Parlano di posti di lavoro elargiti a destra e a manca, dimenticando, però, che sono stati "regalati" esclusivamente ad una piccola parte di "privilegiati" (per strane simpatie, mai per merito). Parlano dell'Ospedale e si dimenticano del cotonificio. Si parla di edifici scolastici realizzati e si dimentica la professionalità, nonchè l'enorme mole di diplomati che sono rimasti con un pezzo di carta in mano, inoccupati. Si dimenticano tutte quelle persone che sono dovute emigrare, lasciando qui affetti e ricordi. Chi, per converso, ha conosciuto emarginazione, disoccupazione ed ingiustizia sa bene di cosa parlo. Le strade, così come i posti di lavoro, erano diligentemente sorvegliati da solerti delatori che amabilmente svolgevano le loro mansioni con una pervicacia degna di un servizio di intelligence. Oggi, per uno strano ricorso storico, siamo precipitati di nuovo nel baratro. Oggi è difficile persino dissentire, senza essere calunniato, diffamato, minacciato, messo alla berlina e odiato da tutti. Si da tutti: poichè la gran parte degli elettori appoggiano quest'amministrazione. E non bastano i cumuli di rifiuti a far riflettere, semmai servono solo ad aizzare l'odio. Un odio rivolto non solo verso i precedenti amministratori, ma anche verso tutti coloro che, più o meno apertamente, si sono defilati dall'elogiare la nuova amministrazione. Nulla di meglio allora che rileggere con occhi disincantati questa nostra storia. 

venerdì 15 settembre 2006

Siamo alla frutta



Le parole del Papa confermano la scelta scellerata di inseguire un modello di comportamento che non paga più nemmeno nei termini auspicati dalla chiesa: le ordinazioni sacerdotali diminuiscono e la qualità dei sacerdoti pure. Una chiesa che ha abiurato il suo passato per abbracciare il terzomondismo, il pacifismo e tutta le sequela di filastrocche per fanciulli ormai grandicelli. Qualche mente bella potrà accogliere con soddisfazione tale evento, poichè è questo lo spirito dei Vangeli. Se si vuole seguire alla lettera il Vangelo, che si incominci dall'alto, a dar l'esempio. A cosa servono i sermoni che ormai si ascoltano da anni senza sortire alcun vantaggio? Ora, senza entrare nel merito specifico, poichè molto ci sarebbe da dire anche a tale proposito, dico solo questo: ma si rendono conto lor signori di cosa ha prodotto il Concilio Vaticano II? Di cosa abbia significato voler abiurare le crociate, aver colpevolmente cancellato l'ultimo Ordine degno di questo nome? Non solo. E a quet'tultimo proposito ci sarebbe molto da di scrivere... sulle abiure giuste e quelle mancate. Ma siccome indietro non si può tornare, ora si paghi il fio.

Adunata

Adunata Fascista in Piazza Roma
Mi perdonino i lavoratori, i disoccupati, le massaie e tutta la brava gente del mio paese. Chiedo venia proprio nel momento in cui la Chiesa chiede perdono all'Islam per non aver "capito". Non lapidatemi dunque! Non scagliatevi contro di me!
Che colpa ho io se - oggi - quelli che voi maldestramente avete votato vi amministrano in modo così pedestre?
Quale colpa mi si può affibiare se lor signori, in barba al deficit publico, hanno le mani bucate?
"Nessuna", direte voi... "Così fan tutti", soggiunge qualcuno più oculato nell'elargire consigli a buon mercato.
Per questo, lasciate ogni intento maligno e... A S C O L T A T E M I!
Il precedente "amministratore" ha dimostrato di essere un abile commediante, un sinistro replicante in salsa borghese, sin troppo loquace... troppo...per i miei gusti.
Questo, invece, non è avvezzo alla politica... ma... sta imparando.
Qual'è la politica che i vostri "beniamini" conoscono a menadito e che VOI, COLPEVOLI ELETTORI, avete apertamente approvato? E' l'unica politica possibile che il popolo italiota conosca: LA POLITICA DEL COMPROMESSO; LA POLITICA DELLE CLIENTELE; LA POLITICA DEL DO UT DES.
Si tratta, in buona sostanza, di accontentare i diversi "centri di interesse" presenti sul terrirorio; Si tratta di mandare avanti la baracca, anche quando questa fa acqua da tutte le parti; si tratta di saper maneggiare la manovalanza elettorale in modo da soddisfare capra e cavoli. A questo punto una domanda è d'obbligo. Servono veramente le elezioni o sono (come si verifica puntualmnete) solo uno spreco di danaro pubblico?
Vi chiedo: cosa c'entrano la democrazia e i diritti, se voi, in pratica, vi fate trattare come SUDDITI?
Perchè vi recate al seggio elettorale, persino con il solleone, o durante una tempesta? Non sarebbe più saggio declinare tale inutile invito? Basterebbe una delega in bianco, con annesso salvacondotto ai vostri referenti, per esempio. Si potrebbe persino pensare ad un atto pubblico con tanto di timbro notarile, risparmiandovi finanche la fatica di andare a votare. Invece no. Alle urne bisogna andare, perchè voi volete "essere cittadini", voi "volete scegliere"... Ah beata ingenuità, che strana razza d'ipocrisia è la vostra? Personalmente ho stracciato da tempo la tessera elettorale e l'ho scaricata nel wc del comune, in uno di quei tipici Wc, sporchi e luridi come le latrine pubbliche e malfamate. Non era meglio avere una classe dirigente capace, un manipolo di uomini eccellenti, agilmente guidati da un auriga di platonica memoria, anzichè un numero imprecisato di mangiapatate a tradimento? Sinceramente non vi capisco. Per tal motivo non posso provare dispiacere per ciò che accade in questa "onorata società".

giovedì 14 settembre 2006

L'episteme del cittadino medio


Il tipo d'uomo medio che vivacchia ai piedi del monte è principalmente egoista, maleducato, quasi mai discreto, più attento al suo squallido "look", molto meno alla sua "dignità" . E' favorevolmente incline al compromesso, dedito al vaniloquio auto glorificante e, non di rado, sconfina nelle oscenità più licenziose. Il suo modo di rapportarsi con gli altri oscilla fra un atteggiamento superbo, spocchioso, ed uno più dimesso, a seconda dello status sociale che immeritatamente riveste. Se occupa una qualsiasi carica risulta implacabile con i sottoposti e ossequioso verso i superiori. Ottimista per natura, crede che il mondo circostante sia "il migliore dei mondi possibili", e non si chiede neppure se, per caso, "un altro mondo è possibile". Apparentemente ben vestito, se non altro per gli abiti griffati che indossa, raramente sa essere davvero elegante, mancando, appunto, di quella merce rara che si chiama "classe". Nelle sue goffe esibizioni mondane assomiglia molto al compianto Alberto Sordi che, nelle sue innumerevoli "gags", ha saputo fotografare magnifica-mente il prototipo levantino in salsa italiota. Il pedemontano medio non si discosta molto dal modello italiota, agilmente interpretato dall'attore prima citato. Quando riesce ad abbindolare una "puledra" autoctona inizialmente è sempre disponibile e generoso, finchè, una volta raggiunti gli infimi scopi che si era prefisso, se la puledra non potrà affiancarlo "degnamente" alle feste mondane di questa “onorata società” o aiutarlo a salire gli scalini del “successo”, la abbandona in un angolo come un giocattolo rotto. Se, per converso, è di “buona famiglia”, ossia se la madre e la nonna della puledra possono vantare nei loro curriculum vitae ottime referenze e credenziali, la cosa muta radicalmente aspetto: il tipo diventa comprensivo, premuroso, a tratti addirittura servile. Le referenze di queste non meglio identificate puledre di “razza” assumono un peso decisivo nella scelta della compagna del “tipo pedemontano”, in specie quando vengono raccomandate da arcipreti e politicanti in auge in quel particolare momento. Ed è facile intuire il perché. Ovviamente, quando il tipo in questione si trova di fronte ad una tale “puledra” può anche accadere che le parti si invertano, con conseguenze nefaste per il povero pony piccolo-borghese. Per la verità non sono pochi i casi in cui, nello stesso clima di opportunismo rampicante, le parti, per uno strano scherzo del caso, si invertono irrimediabilmente, mandando in frantumi il piccolo castello di certezze del "buon uomo pedemontano". Quest'ultimo, a detta delle poche ragazze veramente oneste, si rivela malandato persino nell’intimità; oppure, per contro, è un vero e proprio cafone malfamato. Legge poco e male, preferendo la cronaca locale a quella nazionale. Ignora del tutto storia e filosofia o, al massimo, si entusiasma per le tradizioni folkloristiche locali, prediligendo quelle manifestazioni presiedute da compaesani e consaguinei. Professionalmente riesce quasi sempre a far prevalere le sue ragioni, con ogni mezzo, lecito e non. L'importante è prevaricare, non importa se poi qualcuno ci rimette le penne e neppure se a farne le spese sia addirittura l'intera collettività. Quando non riesce nel suo intento ripiega su posizioni subordinate, ossequiando il potente di turno, aspettando tempi migliori per emergere e riguadagnare la posizione perduta. In questo viene sempre aiutato dalla consorte che si prodiga in tutto e per tutto affinché il suo amato "prode" raggiunga la vetta più alta possibile (molte volte è necessario uno sgabello). Tutto è lecito per sedersi al desco dei potenti: ossequi, regalie e, finanche proposte indecenti. Nel tempo libero il cafone pedemontano incontra i suoi simili al bar, per concedersi un aperitivo e scambiare le solite inutili chiacchiere. In occasioni particolari organizza dei piccoli festini privati dove si raccoglie tutta la "créme de la créme..." Molti di questi dandy da strapazzo sono anche proprietari di vetture e moto di grossa cilindrata e qualcuno più in su nella “scala” dei “disvalori” finanche di Ferrari testa rossa. Il proprietario di un tale tipo di vettura, naturalmente, si discosta dal medio interprete della borghesia locale. La sua lei sarà sempre una spanna sopra le altre, magari molto più giovane di lui, sempre alla moda. Lui indosserà oltre l’abito firmato anche un Rolex d’oro, e il suo look sarà sempre in ordine, mai con un capello fuori posto. Ovviamente un tal tipo di personaggio non rientra nella fattispecie qui esaminata. A questo punto sorge spontanea una domanda: esiste veramente una superiorità antopologico-culturale, fra la massa degli arrampicatori sociali e "l'elite" presa a modello dai primi?

sabato 9 settembre 2006

Pezze rosse


Ieri sera, in una delle due piazze principali, c'è stato un vanaglorioso sventolio di bandiere rosse, di falci e di martelli. C'era bisogno davvero di una sceneggiata simile? Cartelli che documentavano il degrado cittadino, attraverso la macabra esposizione di fotografie scattate da dilettanti della ripresa. Un'altra bacheca testimoniava lo sperpero di denaro pubblico, attraverso lo scandaloso aumento dell'indennità di carica. Una compilation con le immagini delle "gloriose" tessere del PCI. Peccato che il PRC assomiglia nè poco né punto a quel grande partito di massa che fu il P.C.I. C'era veramente bisogno di tutto questo? O forse i cittadini non vedono quanto accade dinanzi ai loro occhi?
Ieri correva l'anniversario di un giorno triste per l'Italia tutta, il giorno della vergogna.
E loro che fanno? Fanno una festa. Bravi! E cosa dovremmo festeggiare? La gloria del nostro paese? O quello di Badoglio? Hanno saputo costoro rispettare il sangue dei vinti, onorare le morti innocenti, assumere il peso gravoso della storia?
Cosa hanno fatto di così encomiabile per dare lustro ad una tradizione che ormai rappresenta solo una realtà marginale, quasi folkloristica, che non rispetta nemmeno se stessa? Le sue scaturigini sono state piegate dalla deriva economicista, dal lusso conformista di un intellettualismo squallido e fine a se stesso. Perchè costoro, imberbi narcisisti, figli del benessere borghese, sventolano le bandiere rosse e indossano improbabili T-shirt? Queste manifestazioni "legali" fanno il verso a quelle parodistiche processioni "illegali" in quel di Predappio, dove ogni anno, si recano turiferi religiosi in camicia nera a menar vanto della loro vetusta fede. In che cosa si sono adoperati - fattivamente - questi figli della borghesia? Pensano forse basti aver imbastito quattro articoli per la compilazione di un giornalino per dire di avercela fatta? Due fogli di carta formato A3, pieni di amenità e luoghi comuni, di denuncie mai presentate, di articoli presi a prestito senza permesso, di sproloqui senza nè capo nè coda. Che cosa avranno poi da sventolare così orgogliosamente?

venerdì 8 settembre 2006

Voglia di "jihad"



Senza volerlo, l'altro ieri, mi sono imbattutto in alcuni tizi che discutevano, con fare fra il serio e il faceto, dell'imperversare in Europa di movimenti filoislamici che reclutano, soprattutto fra i giovani, "adepti" da impiegare nella annosa battaglia contro l'occidente.
Ebbene, neanche a farlo apposta, lo stesso giorno "il FOGLIO" di Giuliano Ferrara (o di  Veronica Lario) pubblicava in prima pagina la cronaca di un arresto avvenuto in Danimarca  di nove persone, con un età compresa fra i diciotto e i 35 anni. Non solo giovanissimi, dunque.  I nove arrestati sono tutti danesi Doc. Questa notizia, più dell'arresto in se stesso, ha destato uno scalpore spropositato.
Ci si meraviglia che nel "ventre molle dell'Europa" (come lo chiama Ferrara) si possano verificare eventi del genere. Non quindi immigrati fanatici che praticano lo "Jihad" , ma guerriglieri autoctoni che hanno abbracciato la causa islamica.
Niente di più prevedibile, invece! Appare superfluo rimarcare che si tratta di "cellule dormienti", non  "movimenti di massa". Ed anche questo è logico. Poichè è sempre una élite che si eleva sulla massa umanoide per far si che le cose cambino realmente. Il legame con i fratelli musulmani, dunque, non è un caso. L'islam - oggi - rappresenta un punto nevralgico di "coagulazione" entro cui è possibile formare l'èlite. Quale giovane ardimentoso potrebbe essere entusiasta d'entrare in un movimento che invece della lotta propone la "non azione", la stasi . O se propone la guerra lo fa esclusivamente per mantenere lo status quo per biechi interessi economici. Uno stato - è bene ricordarlo - che non è più espressione della tradizione occidentale. Oggi tale tradizione è stata inquinata da elementi spuri che ne hanno minato le fondamenta ed è ovvio che chi ha uno spirito guerriero, non riesca ad aderivi più.  L'alternativa esiste per evitare di "cadere nelle braccia degli Isalmici" ma, ovviamente, non tutti la conoscono.

martedì 5 settembre 2006

Le guerre umanitarie




"Completato lo sbarco del primo contingente di caschi bleu italiani. Ottocentosettanta  i militari destinati a rafforzare la misione Onu nel Libano del sud. Obiettivo assistere l''esercito linbanese nell'azione di bonifica da armi e miliziani hezbollah...".
 
In seguito al susseguirsi degli ultimi eventi bellici è d'uopo - per i combattenti  - scendere in campo e prendere posizione. L'ONU (se ancora ci fosse il bisogno di dimostrarlo) è un ricettacolo di bei propositi ad suo e consumo delle "menti belle", che si fanno scudo della pace per proclamare la guerra. Bisogna anzitutto affrancarsi dalle congetture liberal-progressiste, secondo cui le "democrazie" devono intervenire per ristabilire la "pace". Quale pace potrà esservi in un mondo dominato dalle potenze della dissoluzione? Nell'ex Jugoslavia, in Afghanistan, in Iraq e in tutti i territori del mondo gli americani e i reparti coloniali alleati hanno solo portato distruzione e morte. Interventi eterodiretti, con lo scudo delle "missioni di Pace" e degli interventi "umanitari",  sono serviti unicamente a modificare l'assetto geopolitico in funzione degli interessi ameriKani.  Per tal motivo, ogni popolo deve seguire il suo destino. E' ora che la gente apra gli occhi e butti a mare tutto il ciarpame ideologico che sta alla base di queste storture. Se, nel modo aumenta la disoccupazione, la povertà e  quant'altro, questo lo si deve al turbocapitalismo e al suo modo dissennato di guidare il mondo. Beninteso: non esiterà mai un paradiso in terra! Credere questo equivale ad essere dei  "fanciulli dello spirito", degli imberbi inamidati e tirati a lucido.
La guerra è una cosa giusta. Ma lo è quando essa avviene secondo i canoni della normalità, quando essa rispetta il CODICE DI GUERRA, quando la guerra è vissuta per se stessa,  non per motivi di second'ordine. Non è un caso che i militari d'oggi vengano chiamati "sold-ati", quindi mercenari al soldo del potentati economici e non più guerrieri al servizio dello spirito.
Sic transit gloria mundi.

lunedì 4 settembre 2006

Spinello Libero. Ferrero colpisce ancora.



Dopo la "stanza del buco" e l'assoluzione del "muro antispaccio" a Padova, arriva per la gioia degli allucinati in servizio permanente effettivo, lo Spinello depenalizzato. Tutti potranno fumare senza essere fermati, perquisiti e neppure "derubati" della piacevole sostanza. Si fumerà liberamente, senza paura di beccarsi qualche sanzione, nemmeno una tiratina d'orecchie sarà consentita, poichè come dice uno slogan rifondarolo "giusto o sbagliato, fumare uno spinello non è reato"! Ognuno potrà fumare come e dove vuole: uno spinello al bar, un altro in ufficio, un altro al parco e chi se frega se ci sono bambini; si fumerà persino dove c'è il cartello "vietato fumare". Insomna non si può dire che Ferrero sia contro le liberalizzazioni... Peccato sia ancora a pagamento, a questo punto sarebbe lecito pensarlo. Se non altro si eviterebbero tutta una serie di piccoli reati per procurarsi questa malerba. Il decreto non prevede il carcere poichè il consumo di droga - asserisce il "dolce" Ferrero - non è problema di ordine pubblico e non può penalizzare il libero consumatore. E dire che c'è chi sostiene ancora che il "bravo" ministro rifondarolo sia contro le liberalizzazioni! O forse si parlava d'altro...

Ferrero: un nome, una garanzia.


A dispetto del nome che porta, il ministro per la solidarietà sociale risulta essere un boccone amaro per i piccoli proprietari di casa che rappresentano gran parte degli italiani. Come potrebbe essere diversamente? Il blocco degli sfratti è una delle tante mosse truffaldine che uno Stato di Diritto non dovrebbe in alcun modo tollerare. Invece, siccome il diritto delle persone conta poco, ecco allora dare man forte ad un tipo di legislazione che di sociale ha ben poco se non di rendere omaggio agli inquilini morosi. Oggi, al pieno diritto di godimento della proprietà viene sostituito il più incerto dei principi: quello della proprietà "controllata". Non è il proprietario a decidere e nemmeno un contratto firmato e regolarmente registrato. Decidono i giudici, tutti di sinistra, magari con la kefiah o col foulard color arcobaleno. A cosa servirebbe un tale tipo di proprietà? Il cittadino comune conosce le angherie degli inquilini molesti: ritardo nei pagamenti, appartamenti lasciati in pessimo stato, lamentele fra i condomini ecc. Il più delle volte sono proprio gli inquilini molesti ad essere oggetto di sfratto e, sovente, sono proprio quelli peggiori ad avere la meglio, grazie ad una legilslazione permissiva e tollerante verso questi falsi poveri, che sprecano e spandono in altri generi di consumo, senza pensare di onorare quanto avevano precedentemente sottoscritto.
Gli antichi romani dicevano: "Pacta servanda sunt ".
Ma noi, purtroppo, assomigliamo sempre meno ai nostri illustri antenati.

domenica 3 settembre 2006

Dipendenti statali


Stamattina, per puro caso, ho comprato il giornale diretto da Vittorio Feltri. Neanche a farlo apposta, l'editoriale a sua firma, nel commentare un articolo di Pietro Ichino sul più blasonato Corriere della Sera, faceva riferimento all'ipotesi (che qui da noi assume il ruolo di una "chimera") di licenziamento anche per i cosidetti lavoratori pubblici. Come ho avuto modo di scrivere anch'io qualche giorno fa, questo è un problema di portata enorme, poichè i pubblici dipendenti godono di una  protezione - pressochè assoluta -  da parte della "trimurti" sindacale. E non c'è verso per farli muovere dallo loro sedia. Non si può far ricorso alla "mobilità"; non si possono chiedere cose non contemplate dal contratto e, nel caso di veri e propri nullafacenti, non si può nemmeno lontanamente pensare al licenziamento in tronco del dipendente inoperoso. Una protezione che non trova eguali in altri settori. Per esempio il sindacato nulla fa per i disoccupati e gli inoccupati. Alla fine ho avuto una vaga impressione: forse il Direttore di "libero" legge il mio Blog.