mercoledì 3 gennaio 2001

Il paese dei burattini, ossia la sceneggiata napoletana

 N° 180 della serie - Gennaio 2001 - N° 1 dell'Anno XIX

«... Alcuni studi hanno messo in evidenza il sospetto che sia aumentata l'incidenza delle malformazioni congenite tra i figli dei reduci della Guerra del Golfo. In Italia ogni anno si verificano più o meno un migliaio di leucemie acute, cioè, una ogni 60mila abitanti, il 50% delle quali guarisce …»


 


di Manuel Negri

Che l'Italia sia una colonia degli Stati Uniti d'America dalla fine del secondo conflitto mondiale è un fatto ormai consolidato; la sovranità limitata di un paese costretto a soggiacere alle subdole strategie atlantiche intessute oltreoceano per più di mezzo secolo ha costretto la popolazione ad ingoiare amari bocconi, a pagare sulla propria pelle la condizione di vassallaggio e di sudditanza, senza che i «rappresentanti del popolo» muovessero un solo dito in difesa di chi ha loro permesso di appoggiare il culo rotto sulle poltrone del potere.

II recente «scandalo» emerso in relazione agli effetti nocivi causati dai bombardamenti con ordigni all'uranio impoverito, ha confermato la schifosa condizione di acquiescenza e di servilismo degli invertebrati politicanti dell'esecutivo italiota.

L’utilizzo di armamenti all'uranio impoverito era emerso già nel 1991, al tempo della guerra del Golfo, ma le poche e flebili voci che osarono «tuonare» contro le responsabilità statunitensi vennero immediatamente soppresse. Come giustificare il muro di omertà e silenzio innalzato nei confronti di un servizio realizzato e mai mandato in onda da un giornalista della Rai, il quale metteva in luce le disastrose conseguenze provocate dai bombardamenti all'uranio impoverito da parte degli americani?

Quanto accaduto in Iraq si è ripetuto nella ex-Jugoslavia, dove la NATO ha ammesso di aver utilizzato proiettili all'uranio impoverito. 

Falco Accame, presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime delle Forze Armate, denuncia il pericolo di uranio impoverito anche nelle acque del mar Adriatico, dove durante le «oltre 31.000 missioni degli A‑10 in Kosovo, migliaia di proiettili sono stati scaricati in mare. Prima di dare corso al bombardamento i piloti eseguono raffiche di tiri di prova, in zone di solito marcate geograficamente, per assicurarsi che l'apparato sia funzionante al momento dell'attacco» (cfr. “il Resto del Carlino”, 2 gennaio 2001). E pare che l'Adriatico sia stato l'obiettivo principale di queste «esercitazioni» per le scorribande piratesche dei caccia NATO, levatisi in volo dai «garages coloniali» di Aviano e di Gioia del Colle.

L’allarme, dopo alcuni casi di morte e di malattie incurabili che hanno colpito numerosi soldati (italiani e non) di stanza nell'ex-Jugoslavia, è pervenuto da diverse fonti. 

Le organizzazioni non‑governative degli sminatori impegnati nel Kosovo hanno denunciato che «... l'allarme per i proiettili all'uranio impoverito è arrivato con un anno di ritardo. Hanno ricevuto una letterina dal tenente colonnello spagnolo Jacinto Romero, responsabile della sezione G5 presso il quartier generale della brigata multinazionale occidentale, quella che a sede a Pec ed è guidata da un generale italiano. La data fa accapponare la pelle: 20 settembre 2000» (“il Resto del Carlino”, 31 dicembre 2000)

Una pesante accusa proviene anche da Giovanni Aliquò, segretario dell'Associazione Nazionale funzionari di polizia

Aliquò chiama direttamente in causa Gianni De Gennaro, già responsabile del Dipartimento di Pubblica Sicurezza e, dallo scorso maggio, capo della polizia. Ma il suo «j'accuse» arriva fino al massimo referente, vale a dire il ministro degli Interni Enzo Bianco. «Nessuno dei nostri, dal capo contingente all'ultimo dei ragazzi, è mai stato informato sul rischio di contaminazione da uranio impoverito in Kosovo, nessuno poi è stato sottoposto a controlli anche minimi quando è stato rimpatriato, nonostante siano pervenute le richieste di uno screening. Mi sembra un fatto di una gravità inaudita. [...] del rischio uranio, insomma l'abbiamo appreso dai giornali [...] siamo nelle zone a maggior rischio, quelle in cui, secondo le mappe fornite dalla NATO, c'è la più alta concentrazione di proiettili al DU». Alla domanda se il ministro Bianco era al corrente, Aliquò ha risposto: «Ampiamente. Ma anche da lui è arrivato solo silenzio. I casi sono due: o è menefreghismo, e allora è grave, oppure c'è di peggio. Se non c'è menefreghismo, allora c'è la volontà di nascondere il problema. La prima missione all'estero della polizia italiana, nell'ambito dell'UNMIC, è un caso di grande superficialità e disorganizzazione sul quale si innestano questioni come questa dell'uranio, sulle quali, probabilmente, in molti non vogliono parlare» (“il Resto del Carlino”, 30 dicembre 2000)

Gli ipocriti ed infami rappresentanti dell'ese­cutivo minimizzano sull'accaduto, come il ministro della Difesa Mattarella in quale ha precisato che «non vi è motivo di allarme collegato con i luoghi in cui operano i nostri soldati nei Balcani».

AI ministero della Difesa si affidano addirittura alla statistica, evidenziando che, su 60 mila militari presenti nei Balcani dal 1995 ad oggi, potrebbe essere normale che una diecina di persone accusi malattie (in realtà si tratta di molte di più). E da Bruxelles i responsabili della NATO escludono che ci possa essere «un legame fra l'uso dì proiettili all'uranio impoverito e i decessi dei militari», perché «... gli studi medici esistenti negano qualsiasi rapporto diretto fra contatto e malattia». [cfr. “il Corriere della Sera”, 31 dicembre 2000) 

I loro studi medici, pilotati e commissionati ad uso e consumo della propaganda dell'Alleanza Atlantica, non corrispondono a quelli effettuati da studiosi disinteressati, come quelli del professor Guido Bianco, dell'Istituto di Ematologia e oncologia medica "Seragnoli" del Policlinico Sant'Orsola dell'Università di Bologna. «Uno studio fatto dagli americani sui militari che hanno partecipato alla guerra del Golfo ‑spiega il medico‑ suggerisce che chi era in prima linea, o comunque in zona di azione, esposta a radioattività conseguente all'esplosione di proiettili fabbricati con uranio ha sviluppato un rischio di contrarre la leucemia o un linfoma ben 5 volte superiore a chi invece era negli uffici o, comunque, in retroguardia. [...] le particelle alfa emesse dall'uranio sono di due tipi: solubili ed insolubili. Le prime in parte si eliminano, in parte sciolte viaggiano nell'organismo e si fissano successivamente, per esempio sulle ossa, sul fegato o sul cervello. Sono colpiti anche gli organi genitali e tutto l'apparato riproduttivo e, di conseguenza, vengono danneggiati spermatozoi e ovuli. Alcuni studi hanno messo in evidenza il sospetto che sia aumentata l'incidenza delle malformazioni congenite tra i figli dei reduci della Guerra del Golfo. In Italia ogni anno si verificano più o meno un migliaio di leucemie acute, cioè uno ogni 60mila abitanti, il 50% delle quali guarisce. Nei Balcani si sono alternati più o meno 60 mila caschi blu italiani. Se i casi accertati di leucemia sono realmente 20 ‑conclude lo scienziato‑ ci sarebbe un'incidenza altissima: uno ogni tremila militari impegnati nella missione». [“il Corriere della Sera”, 31 dicembre 2000].

A chi credere allora?

Ma in questa italietta contrassegnata sempre più dalla sceneggiata napoletana, con pulcinella e con la tarantella, l'ipocrisia e la viltà ostentata dai politici, dai militari e dai giornalisti ‑sempre più servi dell'oligarchia giudaico‑statunitense- supera ogni limite di sopportazione. In tutta questa vergogna di stampo atlantista nessuno parla dei pericoli a cui sono stati esposti le popolazioni civili dei Balcani ma anche dell'Italia, i quali per centinaia di anni dovranno pagare un conto salatissimo, in termine di costi umani, alla causa delle multinazionali (questi grossi porci dai colletti inamidati per accrescere i loro profitti userebbero anche «proiettili nucleari» contro galline e topi ...), che proprio nell'area dell'ex-Jugoslavia hanno intravisto innumerevoli affari nei giro degli approvvigionamenti energetici.

Alla stessa maniera i maiali del pianeta ‑gli amerikani ed i loro sguatteri‑, onde alleviare la nausea che in questi giorni è montata dappertutto contro di loro, hanno riproposto il pericolo islamico ‑... ma è una «carta» conosciuta ...‑, aprendo una nuova serie di teatro napoletano con l'operetta che ha visto la chiusura d'emergenza dell'ambasciata di via Veneto a Roma.

Ma dobbiamo sempre credere a questi maialoni col cervello farcito di hot‑dog e coca‑cola?

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