La conoscenza, la consapevolezza di noi
stessi, implica l'andare oltre ogni dualismo: cogliere l'unità delle cose. La
conoscenza è il percepire il tutto in termini di unità, immedesimandoci
nell'oggetto conosciuto. Essa non ha valenza morale, non è buona né cattiva.
Essa è semplicemtente:immutabile e perenne, avulsa da qualsiasi valore. Fino a
quando percepiremo la creazione, e noi stessi che ne facciamo parte, con i
nostri sensi fisici, saremo condannati al dualismo e all'imperfezione. In tale
situazione rimarremo ancorati ad un ingannevole moralismo. Ad un
eterno oscillare, fra una posizione e l'altra, credendo - sotto l'influsso di
questa mutevolezza - di essere nel giusto sempre e comunque. Andare oltre è il fine della nostro cammino.
Proscritti, orfani di una nazione scomparsa. Rompiamo l'accerchiamento psicologico di chi ci vorrebbe nel ghetto, nella fogna delle opinioni irricevibili. Navighiamo a vista nelle rovine elettroniche del nostro tempo per preparare il terreno culturale della riscossa ideale.
lunedì 12 giugno 2006
"Al di là del bene e del male"
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