giovedì 4 marzo 2010

Ancora sull'uguaglianza

Di fronte alle candidature falsamente "democratiche e popolari", di "giovani" senza arte nè parte, pateticamente asserviti alle logore "leggi" del potere, alle prossime consultazioni amministrative, facciamo nostro lo scritto di Rutilio sermonti contro l'illusione democratica.


Uguaglianza che passione!
di Rutilio Sermonti

Dal tempo in cui la politica, dall’essere questione di fatti, decadde ad essere questione di parole, e cioè dagli anni dei famosi “lumi”, non c’è dubbio che quella di più largo uso, tanto da assurgere rapidamente a dogma, fu l’eguaglianza (égalité, in lingua originale ). In fondo, anche la famosa, e non meglio definita, “liberte”, non era che un corollario dell’égalité. Potenza delle parole ! È veramente allucinante riflettere su come un concetto così radicalmente estraneo a tutte le coscienze abbia potuto avere tanto successo di palcoscenico. Sia prima che dopo la proclamazione, non c’è infatti rapporto umano, da quelli economici a quelli sentimentali, che non sia fondato sulla diversità. Nessuno mai intraprende un’attività economica con altri, pescandoli a caso, bensì in base a quelli che ritiene più affidabili e più a sè sinergici, e quindi con un giudizio di diversità. Nessuno organizza il più innocente dei picnic se non in compagnia di gente a lui simpatica, escludendo rompiballe e piantagrane: altro giudizio “discriminatorio”.
Nessuno si sogna di comporre una squadra di calcio se non cercando i più “bravi” ed escludendo le schiappe, i pigri o i narcisisti. Non parliamo poi dell’amore, che tanto spazio occupa nelle fantasie di uomini e donne, e in cui l’apprezzamento soggettivo di diversità è, magari, effimero, ma - al momento - talmente potente, da determinare addirittura una “impotentia coeundi” del partner maschile verso una che non sia “di suo gusto”.
Sfidiamo chiunque a farci un solo esempio di rapporto umano che presupponga l’uguaglianza, e quindi la fungibilità, dei partecipi. In effetti: ve n’è uno solo, ma non è un rapporto naturale: quello tra eletto ed elettore in “democrazia” Un voto vale effettivamente come qualsiasi altro, ed è proprio quello il motivo per cui la democrazia rappresentativa non è che la più fosca tirannia mai inventata.
La grande conquista dell’“égalité”, strombazzano gli “ideologhi, è l’eguaglianza difronte alla leggeeee! L’hanno pure scritto, tutti giulivi, sui muri delle aule. “La Legge è uguale per tutti”. Come se non fosse una banalità. La legge è sempre stata uguale per tutti, per il solo fatto di essere legge, ossia un comando astratto. Date certe condizioni - dice e ha sempre detto la legge - queste sono le conseguenze, penali o civili. Va da sé che, solo col fissare le condizioni, per essere impiccati o per beneficiare di un vitalizio, la Legge non stabilisce uguaglianze, bensì diversità. Ma sono diversità “uguali per tutti” (almeno in teoria). L’uomo qualunque, però, quello “uguale” non ha con “la Legge” alcun rapporto diretto. I rapporti che direttamente lo toccano, egli li ha con altri due pubblici poteri: quello giudiziario, che stabilisce e dispone come la Legge vada applicata al suo caso concreto, e quello amministrativo, che gli impartisce comandi e divieti in pretesa applicazione della Legge astratta di cui sopra. Ed è lì - ahi ahi - che casca l’asino dell’uguaglianza.
E la colpa è sempre della maledetta eguaglianza.
Il perchè lo sappiamo bene. È che la rappresentanza parlamentare non qualificata garantisce che il potere vada e rimanga, non a chi meglio governa, ma a chi meglio è capace, coi turpi sistemi di cui più volte ci siamo occupati, di turlupinare gli sprovveduti. Ma la casta intoccabile dei Padroni Veri è quella che ha nelle sue mani le sorti, le carriere e i privilegi, sia dei giudici che degli “esecutivi”, a cominciare dalle “forze dell’ordine”, per tacer dei “servizi”. Ne consegue che - fatte le debite e meritorie eccezioni -, la carne è debole, e forte è la tentazione di scansare guai ponendosi al servizio, non della nazione, ma dei privati interessi di chi l’ha ridotta la larva di se stessa.
Ottant’anni addietro, la mia nonna paterna mi diceva, fiduciosa: «Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi». Questo dell’eguaglianza, invece, sembra che gli sia riuscito discretamente. Durerà ancora a lungo?


Ringraziamo pubblicamente il sito:http://luniversale.splinder.com/ per l'utile segnalazione.

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