venerdì 23 ottobre 1998

Luci ed ombre su Evola

La buonanima di Mons. Pestino Petrella di Grazzanise, tragicamente scomparso nel 1974, di cui già si è parlato Su questa rivista, era solito citare un proverbio popolare: "Figli piccoli, guai piccoli; figli grandi, guai grandi; figli sposati, guai raddoppiati''


Soprattutto, lo riferiva ai filosofi, modificandoli: "Filosofi piccoli, piccole corbellerie.  Filosofi grandi, grandi stoltezze". Circa il barone siculo-romano, Evola, si applica in pieno: "piccoli uomini, guai Piccoli; grandi uomini, (senza il buon senso di riconoscere che la loro grandezza non è tutta opera loro, ma viene da DIO) guai grandi”. Titani, quale indubbiamente fu Evola, guai titanici. In questo mondo di disinformati.
Senza memoria storica, se si chiede ad una persona "normale" (ma ne esistono? più passa il tempo, più ne dubito), "non addetta ai lavori", chi è i1 pensatore che più influenza la destra, potrete sentire le risposte più strane. Certamente la maggioranza, sia di quelli di sinistra, sia di molti dei "destri" vi risponderà Mussolini; qualcuno polemicamente vi dirà Hitler; i più acculturati vi diranno Gentile. In realtà si tratta di Evola. Il recente centenario della nascita, che ha visto le sue commemorazioni, da parte di tutte le realtà di ambiente,... ultima la presente rivista, ha fatto conoscere il " me a tanti, per i quali era solo un qualunque "carneade" fascista. Chi scrive, esattamente due decenni or sono, quando militava sotto ben altre bandiere, sia pure anche là in modo atipico, anomalo ed ipercriticamente indipendente, (le sue letture preferite erano: Fronte Popolare del compianto Salvatore "Turi" Toscano, organo del filo-cinese M.L.S., l'anarco-hippye-mao-rockettar-eco-liberaloide "Re Nudo" e "Candido" di Pisanò), letteralmente divorò, prima con dileggiante derisione, poi venendone conquistato, la summa o, per meglio dire, ciò che viene spacciata per tale, dell'Evola-pensiero: "Rivolta contro il mondo moderno" In seguito, mi procurai la raccolta della rivista ”La Torre", e praticamente tutte le Opere fondamentali del Nostro.
Cominciamo con il chiarire una cosa. Marx dichiarava di non essere marxista. Allo stesso modo Evola (come vedremo, quest’affermazione non é né il solo, né il più o il meno, importante dei punti di contatto trai due) dichiarava di non essere evoliano. Non contento affermava che gli evoliani non esistono, e, al massimo Potevano esistere gli "evolomani", dai quali era solito debite distanze. Basti pensare che, per Lui, la degenerazione borghese della Società è incominciata quando (circa verso il VI secolo a.C.), scindendosi le due figure del re e del sacerdote, fino a quel momento erano unite nella stessa persona, si separò il potere temporale da quello spirituale. Ora, la media dei suoi veri o presunti (affari loro) seguaci, non si limita ad essere anticristiano, quale fu il "maestro" ma sono anche genericamente antireligiosi ed antimonarchici. Quindi, cercheremo di analizzare il pensiero del "maestro", prescindendo dalle ulteriori degenerazioni degli allievi (o sedicenti tali).Per il presente lavoro, sono basato su: Marco Fraquelli "Il filosofo proibito", edizioni Terziaria Milano; il lungo articolo di don Curzio Nitoglia: Evola, uomo tradizionale o cabalistico: uscito sul numero 40 della rivista   cattolica "Sodalitium" (Località Carbignano, 36 – 10020 - Verrua Savoia, Torino) e notizie prese dal capitolo relativo di “Interrogatorio alle destre” di Michele Brambilla, Fabbri Editore.
Nel corso delle infinite commemorazioni del '68 (ne parlerò anche io prossimamente), le varie TV, ci hanno mostrato films dell'epoca, in cui, spesso si vedono le stanzette degli pseudo-contestatorucoli del tempo, con le mura ornate da posters sui quali giganteggia la celebre frase di Marx:" Sino ad oggi i filosofi hanno cercato interpretare il mondo. Ora è il momento di trasformarlo". Tale motto poteva uscire pari pari dalle labbra del " barone nero". I filosofi dell'idealismo tedesco del sette-ottocento, Kant, Ficthe, Schelling e, soprattutto, Hegel, non avevano forse affermato che la realtà è creata dall"'IO"? Sia Marx che Evola vogliono fare in modo che l'Io crei VERAMENTE la realtà. E', parzialmente,  diverso  il  metodo.
Mentre Marx  predicò essenzialmente  l'azione  politica  (che, comunque, Evola non disprezzò), Evola si rivolse alla magia, (sembra, del resto, che anche Marx la praticò - basti consultare "L'altra faccia di Carlo Marx", di Richard Wurmbrand, edizioni EUN Varese-) dichiarando esplicitamente quella "identità"  Io = Dio (sic), di fronte alla quale l'idealismo classico aveva esitato, mantenendosi sempre  in  termini impliciti.
Questo  principio filosofico influenzerà e dirigerà tutte le scelte del Nostro, sia nel campo politico che in quello artistico, per non  parlare, ovviamente, di quello spirituale in senso stretto. I suoi ammiratori, sono soliti descriverlo come il lirico cantore e maestro della “dignità sovrannaturale dell'uomo” e non hanno, del resto, tutti i torti. Ora, tale dignità, e nessuno meglio di un cattolico può e deve riconoscerla, è fondata sul più grande e più bello dei doni liberi e gratuiti del DIO Uno e Trino: immagine e la somiglianza con il Creatore. Secondo il Nostro, è completamente autonoma ed è fondata solo sull'enigmatico concetto di “Individuo Assoluto” che, sempre a detta di Evola, non è definibile alla luce delle sole categorie della razionalità, ma deve essere compreso con 1'aiuto delle pagane religioni orientali e dell'esoterismo gnostico. Questa rivendicazione di “assolutezza”, di completo scioglimento di “legami” e regole, in quanto tali (assoluto deriva da “ab solutum”: slegato) ricorda troppo da vicino il "non servirò" dei diavoli o il "fai ciò che vuoi" dei leggendari Gargantua e Pantagruel, ripreso e diffuso nel nostro secolo dallo stregone Crowley. Per non parlare dell'assurdo: "vietato vietare" (se è vietato vietare, deve essere vietato anche vietar di vietare) che i già pseudo-contestatorucoli borghesi del ’68 e dintorni scandivano per le strade. Evola, non solo amava definirsi “uomo della tradizione” ma altresì definiva la sua dottrina: “Tradizionalismo integrale”. Ora, viene spontaneo da chiedersi, a quale "Tradizione" si richiamava? Non dimentichiamo che l'idealismo romantico che, in pratica, si ripromette  di far passare dalla  speculazione alla realtà, è un tipico  frutto  di quella moderna degenerazione borghese che, giustamente,  Evola  tanto criticava.   Senza cedere alla facile constatazione che ben pochi fra i suoi seguaci, come del resto tra quelli di Marcuse a sinistra (che, con altre parole muoveva le stesse critiche al mondo materialistico  di  oggi).hanno rinunciato alla televisione. Il credente sa che esiste un'unica vera Tradizione, che DIO svelò ad Adamo, che ci è pervenuta tramite i Patriarchi ed i Profeti dell'Antico Testamento (in forma integrale; dei frammenti, corrotti e confusi dall’influsso demoniaco e dalla superbia umana, continuano a sussistere presso i sapienti di tutti i popoli) che Gesù ha completato e che ha consegnato ai suoi Apostoli, affinché la custodissero e, tramite il magistero della Chiesa, la facessero arrivare di giorno in giorno, ad ogni uomo, fino alla fine dei tempi. Tale Tradizione VERACE, afferma in perfetta sintonia con il realismo del buon senso, che c’è un Dio infinito e trascendente, dotato di personalità ed identità autonome dal Creato. Creato che, dal canto suo, è limitato ed esiste solo perché Dio ha voluto liberamente crearlo e dipende da lui e da nient’altro, men che mai dall’uomo. Pertanto, la realtà (parola che possiede molti significati in più e qualcuno in meno rispetto a come normalmente la usiamo), non è certo fatta dall’uomo, da cui può dipendere, al massimo, il modo dio rapportarsi ad essa. Ma se la vuole conoscere qual è, deve conformare il suo intelletto ai dati oggettivi.
A tale tradizione, si contrappone, sin dal momento del peccato originale, una Pseudo-Tradizione, spuria ed adulterata, che asseconda l’istinto di orgoglio e di ribellione, fa si che i suoi iniziati guardino, di fatto, chi non è dei loro con sufficienza. Tale tradizione si chiama “Gnosi” e deriva dalla degenerazione della Cabala Ebraica, dei secoli immediatamente precedenti l’era cristiana, contro la quale, Gesù non risparmia i propri strali. Evola, che se ne rendesse conto o no, a tale falsa tradizione apparteneva.
Michele Ognissanti

Da “L’Altra Voce” di ottobre 1998.

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