giovedì 4 febbraio 2010

Dal Medioevo ad oggi

Nel Tardo Medio Evo, l'Inghilterra aveva un grande commercio con le grandi repubbliche marinare italiane di Genova, di Pisa e di Venezia e con i porti del Levante, ai quali facevano capo le linee terrestri da e per l'Oriente; Alessandria, Damasco, Aleppo. Ma, nel secolo XVI, il commercio italiano cominciò a declinare, mentre quello col Levante continuò a essere importante. Senconchè mentre il commercio col Mediterraneo andava diminuendo d'importanza in confronto con la totalità del commercio britannico, lo sviluppo della politica europea di potenza creò all'Inghilterra nuove relazioni politiche con gli stati mediterranei e la condussero a stabilire la sua potenza navale nel Mediterraneo e ad aquistarvi basi navali.

"Queste considerazioni di potenza riguardo alla politica europea diventarono l'interesse principale della Gran Bretagna nel Mediterraneo. La sua supremazia navale nel detto mare fece raddoppiare il suo peso nella politica europea, in quanto estese la sua potenza dalle coste nord-occidentali a quelle meridionali del Continente. Essa non poteva far sentire la sua potenza direttamente nell'interno dell'Europa; ma la sua flotta controllava il Mediterraneo, come il mare del Nord; e attaccò Tolone come Brest, sbarcò corpi di spedizione in Catalogna e a Gallipoli, come nelle Fiandre, costrinse ad obbedire la Grecia, come costrinse la Danimarca".

Questo cenno introduttivo non ha bisogno di commento. Da esso risulta che, come ho detto al principio, l'interesse principale dell'Inghilterra nel Mediterraneo è militare o strategico; piantarsi nel Mediteraneo per poter fare, occorrendo una politica di forza contro i poteri rivieraschi di esso, attaccare Tolone, sbarcare in Catalogna, sbarcare a Gallipoli, costringere la Grecia ad obbedire alla politica inglese, ecc.
La scoperta del nuovo mondo e delle vie marittime per le Indie verso la fine del secolo XV trasferirono il centro commerciale dell'Europa delle città italiane a quelle spagnole, olandesi e inglesi dell'Atlantico. La Spagna strappò il dominio del Mediterraneo all'impero Ottomano nel 1571 alla battaglia di Lepanto e lo tenne fino alla disfata dell'Armada nel 1588. Conseguentemente, nella lunga guerra fra Spagna e Inghilterra, la flotta inglese non passò per gli stretti di Gibilterra. Ma i mercanti della Compagnia del Levante trafficavano con Venezia e col suo Impero e col mondo musulmano, dove erano bene accolti, perchè nemici della Spagna. Essi combatterono contro le galere spagnole e contro i pirati barbareschi. Nel 1623 Giacomo I mandò una spedizione contro i detti pirati, ma non ebbe successo. Le basi del dominio britannico del Mediterraneo furono poste da Cronwell. Blake condusse una squadra inglese nel Mediterraneo per inseguirvi la flotta di Rupert nel 1650. Vi tornò pochi anni dopo - nel 1654-1655 - per proteggere i mercanti inglesi e per dare autorità alla diplomazia di Cronwell.
"Ma l'estensione della potenza navale britannica al Mediterraneo non poteva stabilizzarsi senza basi navali. E difatti Cronwell discusse con Monk e con Montagu i vantaggi di occupare Tangeri o Gibiltera. Nel 1654, l'Inghilterra si alleò col Portogallo, assicurandosi così la protezione delle sue comunicazioni col Mediterraneo e una testa di ponte contro la Spagna, paragonabile all'altra ancora più importante dei Paesi Bassi contro la Francia".
Vi sarebbe molto da dire circa questo sistema britannico di costituire "teste di ponte" contro gli Stati del Continente. Esso è stato uno dei principali fattori di divisione dell'Europa continentale. Alla fine, il sistema si è ritorto contro chi lo aveva praticato. I piccoli Stati, lungi dal costituire altrettanti punti d'appoggio della potenza britannica, sono diventati altrettanti punti vulnerabili di essa. Ma questo discorso mi condurrebbe lontano dal tema.
Uno dei grandi meriti di Guglielmo III e di Marlorough fu quello di capire l'importanza del Mediterraneo per la politica britannica; e le loro guerre vi stabilirono la preponderanza britannica. Nel 1690, la flotta francese era superiore alla olandese e all'inglese, ma, dopo la battaglia di La Hogue del 1692, l'Inghilterra ottenne la supremazia tanto nell'Atlantico, quanto nel Mediterraneo occidentale; e questo fu la base della sua strategia europea in quanto, rese possibile, come dice Trevelyan (History of England, p.488) che la flotta britannica premesse sugli Stati esitanti nei momenti di crisi diplomatica. Sotto il regno di Guglielmo, la flotta alleata salvò Barcellona e prolungò la resistenza della Spagna contro Luigi. Durante le guerre di Marlborough, l'alleanza inglese col Portogallo e con la Catalogna ribelle e tutta la politica di guerra dell'Inghilterra nel Mediterraneo e in Ispagna dipesero dalla sua supremazia in quelle acque: supremazia della quale Gibilterra e Minorca furono i pegni.
Gibilterra fu occupata nel 1704, ma per se stessa, in principio, ebbe importanza solo come stazione per la protezione del commercio. Essa, finchè non poteva accogliere più di una squadra, era inutile per il dominio del Mediterraneo, a meno che non fosse stata completata da un porto navale vero e proprio, dove avesse potuto stazionare l'intera flotta: con l'acquisto di Port Mahon
nel 1708, questo problema fu interamente risolto: l'Inghilterra si trovò a disporre di un porto, in cui poteva mantenere una forza superiore a quella che la Francia teneva a Tolone. Il trattato di Utrecht del 1713 le riconobbe il possesso di quelle basi e il dominio dell'Europa occidentale.
Negli anni immediatamente successivi, il dominio britannico del Mediterraeneo fu minacciato dalla Spagna, la cui potenza il genio del Cardinale Alberoni fece per un istante rivivere; ma nel 1718, Byng distrusse la flotta spagnola a Capo Passero; e questa fu la prima impresa navale dell'Inghilterra nel Mediterraneo, e dimostrò che la sua potenza navale si estendeva anche nel Mediterraneo orientale.
"Durante il secolo XVIII, l'Inghilterra conservò la sua posizione nel Mediterraneo, senza rafforzarla: da Gibilterra e da Minorca, essa poteva dominare le coste della Spagna, della Francia e dell'Italia; e questo era il suo principale proposito".
Si noti quest'ultimo periodo. In esso lo scopo della Politica Mediterranea della Gran Bretagna è apertamente dichiarato: "dominare le coste della Spagna, della Francia, dell'Italia". Gli storici del Chatham House restringono la portata della loro affermazione al secolo XVIII. La restrizione non ha ragion d'essere. Più tardi, l'Inghilterra dirà di voler difendere la via delle comunicazioni imperiali. Sarà una formula nuova, ma la sostanza sarà la stessa. Una formula nuova, che avrà il pregio di dare un'apparenza difensiva ad una politica nettamente offensiva.
L'inghilterra perdette Minorca nel 1756. Ma, nello stesso tempo, faceva grandi conquiste in America e in India. E conservò Gibilterra anche durante i disastri della guerra d'America. Ma alla fine del secolo, il dominio del Mediterraneo le fu strappato dalla Francia rivoluzionaria, che era alleata della Spagna e aveva conquistato l'Italia. Quell'alleanza, per impedire la quale Marlborough aveva combattutto, si realizzò nel 1796, e per più di un anno il Mediterraneo fu un lago francese.
La Flotta britannica rientrò nel Mediterraneo nel 1798. Non riuscì a impedire a Bonaparte di occupare Malta e di sbarcare in Egitto, ma alla battaglia di Abukir rovesciò completamente la situazione. Nelson non solo riconquiistò all'Inghilterra la supremazia che essa aveva perduta, ma la estese a tutto il Mediterraneo orientale. La sua vittoria fu confermata nel 1800 dall'occupazione di Malta. E, per il resto delle guerre napoleoniche, il dominio inglese del Mediterraneo non fu più minacciato, sicchè l'Inghilterra rese possibile ai Savoia e ai Borboni di Napoli di cercare rifugio sicuro rispettivamente in Sardegna e in Sicilia. Alla pace di Vienna, essa conservò Malta e le isole del Mar Jonio.
Fino al 1869, la principale via per le Indie fu quella del Capo di Buona Speranza, che era controllata dall'Inghilterra. Ma c'era anche una via per terra attraverso la Siria e la Mesopotamia dino al Golfo Persico, e questa era controllata dalla Turchia. Diventò perciò principio fondamentale della politica britannica di impedire a qualiasi altra potenza di controllare questa via.
Due potenze minacciavano di pretendere di esercitare un siffatto controllo: la Francia e la Russia.
La Francia aveva delle pretese sulla Siria, in quanto riteneva di essere l'erede del Regno Franco di Gerusalemme e la protettrice della Cristianità in Oriente; oltre che, essa era alleata della Turchia contro gli Asburgo ed era rivale della Gran Bretagna in India.
La Russia cominciò a esercitare una potente pressione sulla Turchia fin dai tempi di Pietro Il Grande. La guerra russo-turca del 1763-1769 fu il principio della lotta, e il trattato di Kuciuk-Kainagi del 1774 segnò la fine della Turchia come grande potenza. Quando la Gran Bretagna diventò potenza asiatica, nella seconda metà del secolo XVIII, le ambizioni della Francia e l'espansione della Russia diventarono i due principali fattori esterni determinanti della sua politica.
RICCIARDETTO
2- continua.

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