I
referendum e le votazioni – in genere – mi rendono malinconico. Cosa ne
può capire un macellaio di Riforme Costituzionali? La forbice
dell’analfabetismo si è così allargata che non risparmia nemmeno altre
categorie! Avete mai provato a chiedere ad un comune mortale qual è la
differenza fra la riforma attuale, quella cioè di cui oggi siete
chiamati a pronunciarvi e quella varata dal centrosinistra nel 2001 con
soli 4 voti di scarto? Forse qualcuno saprà anche rispondere. Ma la
massa? Quella che – per intenderci – forma il consenso sa dire qualcosa
nel merito? Io temo di no. Le cose non migliorerebbero affatto se
dovessimo allargare il nostro ristretto orizzonte alla politica
internazionale e ai delicati equilibri geopolitici in atto. La gente sa
ciò che riesce a comprendere e ciò che è in diretto rapporto con la
propria situazione contingente. Tutto il resto è tabù, roba per esperti
del settore. Per questo è necessario uscire dall’ipocrisia
“democratica” che illude ed inganna, senza dare risposte concrete alle
esigenze di tutti. Così dietro lo spauracchio dell’autoritarismo, del
“fascismo”, si compiono i peggiori misfatti a danno dell’intera
collettività. Il tutto in nome del nobile ideale democratico. Detesto
questo tipo di politica che vuole apparire buona e giusta, quando invece
non lo è affatto. La democrazia è una pura invenzione ad uso e consumo
dei “mangiapatate a tradimento”. Il popolo non ha mai comandato e mai
(credo) comanderà. E forse, sotto certi aspetti, è anche un bene.
Pensate a cosa si andrebbe incontro se una cosa del genere – con tutte
le varianti del caso – accadesse: sarebbe il caos. E’ giusto invece che a
comandare siano i più giusti, i più bravi, i migliori insomma. Si
dovrebbe creare una “scuola d’élite “ che preparasse la classe
dirigente al governo del paese. Invece, per via della “democrazia”, ci
troviamo una classe politica mediamente impreparata, che deve spesso far
ricorso ad aiuti “esterni” per far fronte a problemi tecnici urgenti.
La forma dello stato dovrebbe essere piramidale, su base meritocratica.
Ma una tal cosa è inimmaginabile oggi. Quindi, non so voi, ma io me ne
vado in montagna.
Proscritti, orfani di una nazione scomparsa. Rompiamo l'accerchiamento psicologico di chi ci vorrebbe nel ghetto, nella fogna delle opinioni irricevibili. Navighiamo a vista nelle rovine elettroniche del nostro tempo per preparare il terreno culturale della riscossa ideale.
domenica 25 giugno 2006
sabato 24 giugno 2006
L’uomo e il suo "divenire"
Come ho detto e ripetuto, giova fare un profondo lavoro di scavo prima di porre le fondamenta.
Evidentemente, in accordo con il moderno slogan del “Tutto e subito”, non si ha la pazienza di aspettare, di analizzare, di meditare. Quindi darò alcuni brevi cenni circa l’uomo nuovo da allevare. Bisogna cercare anzitutto un miglior valore, una vita degna di essere vissuta. L’umanità, nel suo insieme, non rappresenta affatto uno sviluppo verso il migliore, verso il superiore. V’è in effetti un regresso spirituale di contro al progresso materiale, all’elevazione della quantità contro la qualità.
Il problema, direte voi, qual è la qualità?
La qualità è il vero sé, l’essere rispondente alle proprie inclinazioni, fedele alla sua natura…
Ma come facciamo a scoprilo se siamo influenzati dalle apparenze e circonfusi nel mondo. Siamo condizionati inconsapevolmente. Crediamo di saper discernere, ma è una pura illusione. Per esempio anche qui, in rete, ci comportiamo come damerini, dialoghiamo troppo amabilmente, come gatte che fanno le fusa; in realtà, in determinate circostanze, siamo diversi. Alcuni di noi sono delle belve dalle sembianze umane. Qualcuno potrebbe anche obiettare che avviene il contrario. Vero, verissimo! Ma un tale tipo d’atteggiamento non può ascriversi ad un “diverso sentire”. A meno che non si abbia acquisito una reale presa di coscienza. Troppo spesso, per converso, si agisce così per darsi delle arie, per apparir “duri e puri”, per suscitar l’altrui ammirazione. E qui si ritorna al punto di partenza, poiché non è possibile affermare un tipo d’uomo nuovo senza aver prima smantellato l’esistente. Le macerie comprometterebbero l’esito finale del nuovo, corrompendolo già sul nascere.
Evidentemente, in accordo con il moderno slogan del “Tutto e subito”, non si ha la pazienza di aspettare, di analizzare, di meditare. Quindi darò alcuni brevi cenni circa l’uomo nuovo da allevare. Bisogna cercare anzitutto un miglior valore, una vita degna di essere vissuta. L’umanità, nel suo insieme, non rappresenta affatto uno sviluppo verso il migliore, verso il superiore. V’è in effetti un regresso spirituale di contro al progresso materiale, all’elevazione della quantità contro la qualità.
Il problema, direte voi, qual è la qualità?
La qualità è il vero sé, l’essere rispondente alle proprie inclinazioni, fedele alla sua natura…
Ma come facciamo a scoprilo se siamo influenzati dalle apparenze e circonfusi nel mondo. Siamo condizionati inconsapevolmente. Crediamo di saper discernere, ma è una pura illusione. Per esempio anche qui, in rete, ci comportiamo come damerini, dialoghiamo troppo amabilmente, come gatte che fanno le fusa; in realtà, in determinate circostanze, siamo diversi. Alcuni di noi sono delle belve dalle sembianze umane. Qualcuno potrebbe anche obiettare che avviene il contrario. Vero, verissimo! Ma un tale tipo d’atteggiamento non può ascriversi ad un “diverso sentire”. A meno che non si abbia acquisito una reale presa di coscienza. Troppo spesso, per converso, si agisce così per darsi delle arie, per apparir “duri e puri”, per suscitar l’altrui ammirazione. E qui si ritorna al punto di partenza, poiché non è possibile affermare un tipo d’uomo nuovo senza aver prima smantellato l’esistente. Le macerie comprometterebbero l’esito finale del nuovo, corrompendolo già sul nascere.
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mercoledì 21 giugno 2006
W Vittorio emanuele
La Procura di Potenza ha dato fuoco alle polveri,
mettendo fuori gioco la Monarchia Sabauda. Potremmo anche essere
d'accordo se, alla base di questo attacco, ci fosse una strenua difesa
della Monarchia Borbonica. Purtroppo così non è. Alla base di tanto
"Senso dello Stato" c'è invece tanta voglia di essere esposti alla luce
dei riflettori per acquisire meriti che evidentemente non si hanno.
Probabilmente i mass-media avevano dimenticato che anche a Potenza, non
solo a Milano dunque, esiste una "procura". E che Procura... Peccato,
però, che a pagarne le spese sono gli ignari contribuenti. Si parla di
trenta milioni d'intercettazioni.... E non mi va nemmeno di riportare la
cifra di tali spese. Ad oggi sappiamo solo che il Re d'Italia voleva
fare qualche regalino una delle sue suddite, scambiando opinioni sul
"dilettantismo" dimostrato da qualcuna di loro. Se Migliardi è stato
tanto "ingenuo" (poverino..) da pagare 50.000 euro per entrare
nell'Ordine Mauriziano e per altre corbellerie non deve far altro che
prendersela con se stesso. Niente. All'Italia ipocrita e falsamente
puritana tutto ciò non va giù. Lo spazio dedicato al voyerismo è forte
così pure quello dedicato ad un moralismo eccessivo, privo di senso
della realtà. Si parla tanto di Stato Laico, di assumere comportamenti
laici, distinguendo così tra vizi personali e reati pubblici; e poi si
finisce sempre con l'eterno vizio: giudicare. Eppure i seguaci di nostro
signore dovrebbero tenere a mente l'evangelico motto: "non giudicare",
appunto. Invece, in questo periodo tutti si sentono giudici. E se non
possono condannare, perché evidentemente non ne hanno il potere (meno
male aggiungo), allora lanciano lunghissimi strali in difesa dell'ETICA,
DEL "BUON COSTUME", FREGANDOSENE altamente dei diritti individuali.
Allora si mettano d'accordo, questi soloni della "moral democrazia".
Delle due l'una: o dev'esserci uno Stato Etico e Teocratico (come l'Iran
per es.) o se ci deve essere uno stato Laico lasciamo che ognuno si
occupi dei propri vizi e delle altrui virtù. Si farebbe onore almeno
alla coerenza.
venerdì 16 giugno 2006
Cibele
Nel vasto panorama delle religioni tardoantiche di
tipo misterico non poteva non mancare Cibele, la cui storia è alquanto ricca
di dettagli. La Madre degli Dei frigia, che i Romani "adottarono" per
contrapporla all'Astarte cartaginese in tempo di guerra, non era inizialmente
benvoluta a Roma e alla sua mentalità razionale, perchè contemplava riti che un
Romano difficilmente avrebbe accettato. Poi, invece, si arrivò a farsi dare da
Pessinunte, sede originaria del culto, la famosa "pietra nera". Nel III sec
Cibele rivaleggiava addirittura, quanto a popolarità, con Dioniso e Iside. Vi è
un aspetto del mito originario che spesso è trascurato. Cibele possedeva due
aspetti: uno benevolo e l'altro terribile. Nel mito più antico, vi è un
personaggio ermafrodito che incarna" questo aspetto: è un essere dal nome di
Asfargatis o qualcosa di simile, volubile e passionale, potente come un dio,
desideroso di comandare su tutti i mondi. Quest'essere sarebbe nato dal seme di
un dio che voleva ingravidare Cibele, che si scostò, rifiutando
l'amplesso. Asfargatis dovrà essere fermato dagli dei per bloccare il
suo delirio di onnipotenza; seguono poi le nozze sventate di Attis, l'uccisione
di Attis e la sua sepoltura.....da cui rinasceranno le sementi, dunque la
vita. In alcuni stralci del mito di cui siamo a conoscenza, in cui compare il
perfido Asfagartis, Cibele gli dice:
"Io fui l'Una, ma verso il Molteplice tu sei caduto..." Questo tema della molteplicità nel creato, contrapposta all'unitarietà prima della Creazione, mi ricorda molto i miti gnostici. Curioso poi, che la Sophia genera l'Errore perchè "divora" il suo stesso desiderio, e questo Asfargatis è invece generato da un seme che non ha trovsto compimento in un grembo... In questo intravedo come una scissione, o dell'essere umano, o a chi lo creato...che trova conferma anche in questo antichissimo mito ricadente nel bacino Mediterraneo.
"Io fui l'Una, ma verso il Molteplice tu sei caduto..." Questo tema della molteplicità nel creato, contrapposta all'unitarietà prima della Creazione, mi ricorda molto i miti gnostici. Curioso poi, che la Sophia genera l'Errore perchè "divora" il suo stesso desiderio, e questo Asfargatis è invece generato da un seme che non ha trovsto compimento in un grembo... In questo intravedo come una scissione, o dell'essere umano, o a chi lo creato...che trova conferma anche in questo antichissimo mito ricadente nel bacino Mediterraneo.
giovedì 15 giugno 2006
Madonna divinità cristiana o Pagana?
Madonna with St. Jerome (The Day) - Correggio about 1522 - Oil on canvas, 205,7 x 141 cm Galleria Nazionale, Parma |
martedì 13 giugno 2006
Il Bisogno
13-06-2006 - 17:45 |
Oggi esistono una quantità
infinita di bisogni. Ma sono tutti
necessari? Io trovo che questa
società è "drogata" da una quantità infinita di bisogni. Oggi non ci si contenta più di una passeggiata,
di una piccola gita, di buone letture. Si pretende ciò che i media ci propinano continuamente. E se
non riusciamo ad ottenere certi "lussi" ci sentiamo "out" e cominciamo a provare
sentimeti d'invidia o di ammirazione verso chi detiene questi "Beni".
Questa società crea beni surettizi,
inestinguibili, creando una sorta di paranoia nel consumatore che diventa - in
certi casi - "psicopatico". Esiste
una sorta di coazione a ripetere senza sapere bene il perché : invece di
conservare si distrugge. Il PC, la macchina, il televisore, lo stereo, ecc.
In questo siamo incoraggiati
dall'industria che fa in modo che un determinato utensile diventi obsoleto in
pochissmo tempo. E così che l'uomo
rimane bambino, non sapendo più distinguere ciò che è necessario da ciò che non
lo è.
|
lunedì 12 giugno 2006
"Al di là del bene e del male"
Le norme di comportamento sociale ci spingono ad avere un'idea
precisa di cosa sia "bene" e cosa, invece, sia "male". Tuttavia se ci poniamo da
una diversa angolazione, da altro "piano", scopriremo che non esiste un "abisso"
fra le due parole. Bene
e male, sotto tale ottica, non rappresentano un crinale di giudizio, hanno
solamente finalità strumentali. Tali concetti
sono la risultante di un incrocio spazio-temporale. Per esempio, senza andare troppo lontano nello spazio e nel
tempo, possiamo fare questo paragone: la Germania Nazionalsocialista incarnava valori ed idee
antitetici alla Germania odierna. Eppure sono passati solo una sessantina
d'anni... Null'altro che dualismo.
Il dualismo è un espediente posto in
essere dall'Assoluto per pervenire alla conoscenza di se. Noi percepiamo la
creazione, e le sue manifestazioni, in termini di bene e male, di buono e
cattivo, di maschio e femmina, di bianco e nero. E questo perchè anche noi siamo
frutto di un dualismo, anche noi siamo frutto della creazione. Siamo immersi in
questa teofania. Fino a quando continueremo a percepire ciò che ci circonda con
la mente, usando cioè soltanto la nostra capacità di leggere la materia, avremo
una visione dualistica della creazione.
La conoscenza, la consapevolezza di noi
stessi, implica l'andare oltre ogni dualismo: cogliere l'unità delle cose. La
conoscenza è il percepire il tutto in termini di unità, immedesimandoci
nell'oggetto conosciuto. Essa non ha valenza morale, non è buona né cattiva.
Essa è semplicemtente:immutabile e perenne, avulsa da qualsiasi valore. Fino a
quando percepiremo la creazione, e noi stessi che ne facciamo parte, con i
nostri sensi fisici, saremo condannati al dualismo e all'imperfezione. In tale
situazione rimarremo ancorati ad un ingannevole moralismo. Ad un
eterno oscillare, fra una posizione e l'altra, credendo - sotto l'influsso di
questa mutevolezza - di essere nel giusto sempre e comunque. Andare oltre è il fine della nostro cammino.
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Ragioni d’un’Apolitìa
Nel panorama politico attuale, entrambi gli schieramenti appaiono appiattiti sullo stesso identico programma.
Non esistono differenze sostanziali e persino nella frange estreme non si nota nulla di veramente interessante.
Qualche indirizzo diverso potrebbe anch’esserci, ma è
ovvio che le plutocrazie occidentali non permetterebbero mai che tali
istanze trovino un qualsiasi porto d’approdo.
Per converso, in tali frange, esistono individui
veramente ambigui, tanto a destra quanto a sinistra. Individui
senz’esperienza alcuna che, in alcun modo, potrebbero prendere la guida
del paese. Individui votati al raggiungimento di qualche piccolo
scranno, tutt’al più di qualche obolo, di qualche briciola di potere.
Nulla che sia consono alla linea di guida presentata agli ignari
militanti. “Individui” insomma, non “Persone”. Ovvio
affermare che non sono tutti esseri abietti, che ci sono delle
eccezioni… ma le eccezioni, si sa, non fanno altro che confermare ciò
che invece è la regola. Le altrettante rappresentazioni mentali di
partito e di tesseramento sono, dopo la prova dei fatti, concetti
mefitici, rimasugli esiziali dell’esperienza liberale e democratica.
Queste idee, cui, sovente, fanno riferimento i politici nostrani, sono
scaturite dalla Rivoluzione Francese. Gli stessi concetti di destra e di
sinistra sono degli ambiti di riferimento troppo angusti e, spesso
capziosi, che non danno idea alcuna dell’eterogeneità degli
schieramenti. Se, poi, usciamo dai confini nazionali, questi concetti
sono addirittura vertibili. Il liberalismo e con esso il liberismo sono
presentati come idee di “destra”, dimenticando cosa abbia rappresentato
la destra nei secoli passati. Oggi tutto è infettato dall’umanitarismo,
dal plebiscitarismo, dall’immonda bugia che fa capo all’idea malsana di
“democrazia”. Già Platone nella sua “Repubblica” indica quale forma di
governo sia quella più giusta. E la democrazia, a mio parere, è
preferibile solo alla tirannide. Quanto all’aristocrazia bisogna operare
una netta distinzione. Oggi, siamo soliti attribuirle un significato
adulterato dal tempo. L’aristocrazia non è il governo di pochi o dei
ricchi, ma è il governo dei migliori. Il problema, oggi, è trovare i
migliori: merce rara nel lugubre paesaggio esistenziale.
© Arthos
© Arthos
domenica 11 giugno 2006
Agartha
"Vi è
un modello fissato nei cieli
per chiunque voglia vederlo
e, avendolo visto,
conformarvisi in sè stesso.
Ma che esso esista in qualche luogo
o abbia mai ad esistere, è cosa priva d'importanza;
perchè questo è il solo stato nella politica di cui egli possa
considerarsi parte".
(da: Platone, Repubblica)
|
Homo novus
Bambino geopolitico guarda la nascita dell'uomo nuovo - Salvador D'Ali - 1943 |
E'
assolutamente indispensabile che l'uomo - affinchè tale parola rivesta un senso
che oltrepassi la soglia del mero apparire - si adopri alla costruzione di un
centro di gravità. Esso rappresenta il contenuto, il vero pulsare, la differenza
che segna il passo fra un burattino e un Uomo incoronatosi Re. Parimenti, è assolutamente vero, basta
constatare le miserie umane in cui viviamo, che oggi non solo tale obiettivo è
lontano, ma che, a causa dell'involuzione, l'uomo è carente perfino di
un perimetro di un cerchio che delimiti lo spazio esterno da quanto
essa rappresenta. Continue commistioni, pulsioni, compulsioni, trovano facile
accesso al cerchio fisico, al cerchio mentale, fino ad restringere sempre più il
cerchio animico, rendendo quindi di fatto impossibile il contatto con la
scintilla Divina. Ognuno di noi si
trova ad un livello difforme dell'essere. Troveremo nostri "simili" intenti ad
arrancare nel fango del braccio orizzontale della Santa Croce, altri che lo
percorrerranno maestosi, e altri - i più ardimentosi - che si innerpicano lungo
il braccio verticale, oppure precipitano lungo le alte e vetrificate mura di
babele. Invero non esiste un solo
labirinto, ma ne esistono molteplici, e ognuno di essi rappresenta una sfida
costante, che può essere superata ricordandoci che il labirinto fisico, si
supera attraverso la mente, e che il labirinto della mente, si supera
attraverso l'anima, e i meandri dove l'anima è dispersa sono superati
solamente grazie al Matrimonio Celeste fra essa e lo Spirito.
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