Nel panorama politico attuale, entrambi gli schieramenti appaiono appiattiti sullo stesso identico programma.
Non esistono differenze sostanziali e persino nella frange estreme non si nota nulla di veramente interessante.
Qualche indirizzo diverso potrebbe anch’esserci, ma è
ovvio che le plutocrazie occidentali non permetterebbero mai che tali
istanze trovino un qualsiasi porto d’approdo.
Per converso, in tali frange, esistono individui
veramente ambigui, tanto a destra quanto a sinistra. Individui
senz’esperienza alcuna che, in alcun modo, potrebbero prendere la guida
del paese. Individui votati al raggiungimento di qualche piccolo
scranno, tutt’al più di qualche obolo, di qualche briciola di potere.
Nulla che sia consono alla linea di guida presentata agli ignari
militanti. “Individui” insomma, non “Persone”. Ovvio
affermare che non sono tutti esseri abietti, che ci sono delle
eccezioni… ma le eccezioni, si sa, non fanno altro che confermare ciò
che invece è la regola. Le altrettante rappresentazioni mentali di
partito e di tesseramento sono, dopo la prova dei fatti, concetti
mefitici, rimasugli esiziali dell’esperienza liberale e democratica.
Queste idee, cui, sovente, fanno riferimento i politici nostrani, sono
scaturite dalla Rivoluzione Francese. Gli stessi concetti di destra e di
sinistra sono degli ambiti di riferimento troppo angusti e, spesso
capziosi, che non danno idea alcuna dell’eterogeneità degli
schieramenti. Se, poi, usciamo dai confini nazionali, questi concetti
sono addirittura vertibili. Il liberalismo e con esso il liberismo sono
presentati come idee di “destra”, dimenticando cosa abbia rappresentato
la destra nei secoli passati. Oggi tutto è infettato dall’umanitarismo,
dal plebiscitarismo, dall’immonda bugia che fa capo all’idea malsana di
“democrazia”. Già Platone nella sua “Repubblica” indica quale forma di
governo sia quella più giusta. E la democrazia, a mio parere, è
preferibile solo alla tirannide. Quanto all’aristocrazia bisogna operare
una netta distinzione. Oggi, siamo soliti attribuirle un significato
adulterato dal tempo. L’aristocrazia non è il governo di pochi o dei
ricchi, ma è il governo dei migliori. Il problema, oggi, è trovare i
migliori: merce rara nel lugubre paesaggio esistenziale.
© Arthos
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