Le norme di comportamento sociale ci spingono ad avere un'idea
precisa di cosa sia "bene" e cosa, invece, sia "male". Tuttavia se ci poniamo da
una diversa angolazione, da altro "piano", scopriremo che non esiste un "abisso"
fra le due parole. Bene
e male, sotto tale ottica, non rappresentano un crinale di giudizio, hanno
solamente finalità strumentali. Tali concetti
sono la risultante di un incrocio spazio-temporale. Per esempio, senza andare troppo lontano nello spazio e nel
tempo, possiamo fare questo paragone: la Germania Nazionalsocialista incarnava valori ed idee
antitetici alla Germania odierna. Eppure sono passati solo una sessantina
d'anni... Null'altro che dualismo.
Il dualismo è un espediente posto in
essere dall'Assoluto per pervenire alla conoscenza di se. Noi percepiamo la
creazione, e le sue manifestazioni, in termini di bene e male, di buono e
cattivo, di maschio e femmina, di bianco e nero. E questo perchè anche noi siamo
frutto di un dualismo, anche noi siamo frutto della creazione. Siamo immersi in
questa teofania. Fino a quando continueremo a percepire ciò che ci circonda con
la mente, usando cioè soltanto la nostra capacità di leggere la materia, avremo
una visione dualistica della creazione.
La conoscenza, la consapevolezza di noi
stessi, implica l'andare oltre ogni dualismo: cogliere l'unità delle cose. La
conoscenza è il percepire il tutto in termini di unità, immedesimandoci
nell'oggetto conosciuto. Essa non ha valenza morale, non è buona né cattiva.
Essa è semplicemtente:immutabile e perenne, avulsa da qualsiasi valore. Fino a
quando percepiremo la creazione, e noi stessi che ne facciamo parte, con i
nostri sensi fisici, saremo condannati al dualismo e all'imperfezione. In tale
situazione rimarremo ancorati ad un ingannevole moralismo. Ad un
eterno oscillare, fra una posizione e l'altra, credendo - sotto l'influsso di
questa mutevolezza - di essere nel giusto sempre e comunque. Andare oltre è il fine della nostro cammino.
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