lunedì 12 giugno 2006

"Al di là del bene e del male"

Le norme di comportamento sociale ci spingono ad avere un'idea precisa di cosa sia "bene" e cosa, invece, sia "male". Tuttavia se ci poniamo da una diversa angolazione, da altro "piano", scopriremo che non esiste un "abisso" fra le due parole. Bene e male, sotto tale ottica, non rappresentano un crinale di giudizio, hanno solamente finalità strumentali. Tali concetti sono la risultante di un incrocio spazio-temporale. Per esempio, senza andare troppo lontano nello spazio e nel tempo, possiamo fare questo paragone: la Germania Nazionalsocialista incarnava valori ed idee antitetici alla Germania odierna. Eppure sono passati solo una sessantina d'anni... Null'altro che dualismo. Il dualismo è un espediente posto in essere dall'Assoluto per pervenire alla conoscenza di se. Noi percepiamo la creazione, e le sue manifestazioni, in termini di bene e male, di buono e cattivo, di maschio e femmina, di bianco e nero. E questo perchè anche noi siamo frutto di un dualismo, anche noi siamo frutto della creazione. Siamo immersi in questa teofania. Fino a quando continueremo a percepire ciò che ci circonda con la mente, usando cioè soltanto la nostra capacità di leggere la materia, avremo una visione dualistica della creazione.
La conoscenza, la consapevolezza di noi stessi, implica l'andare oltre ogni dualismo: cogliere l'unità delle cose. La conoscenza è il percepire il tutto in termini di unità, immedesimandoci nell'oggetto conosciuto. Essa non ha valenza morale, non è buona né cattiva. Essa è semplicemtente:immutabile e perenne, avulsa da qualsiasi valore. Fino a quando percepiremo la creazione, e noi stessi che ne facciamo parte, con i nostri sensi fisici, saremo condannati al dualismo e all'imperfezione. In tale situazione rimarremo ancorati ad un ingannevole moralismo. Ad un eterno oscillare, fra una posizione e l'altra, credendo - sotto l'influsso di questa mutevolezza - di essere nel giusto sempre e comunque. Andare oltre è il fine della nostro cammino.

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