sabato 24 giugno 2006

L’uomo e il suo "divenire"

Come ho detto e ripetuto, giova fare un profondo lavoro di scavo prima di porre le fondamenta.
Evidentemente, in accordo con il moderno slogan del “Tutto e subito”, non si ha la pazienza di aspettare, di analizzare, di meditare. Quindi darò alcuni brevi cenni circa l’uomo nuovo da allevare. Bisogna cercare anzitutto un miglior valore, una vita degna di essere vissuta.  L’umanità, nel suo insieme, non rappresenta affatto uno sviluppo  verso il migliore, verso il superiore. V’è in effetti un regresso spirituale di contro al progresso materiale, all’elevazione della quantità contro la qualità.
Il problema, direte voi, qual è la qualità?
La qualità è il vero sé, l’essere rispondente alle proprie inclinazioni, fedele alla sua natura…
Ma come facciamo a scoprilo se siamo influenzati dalle apparenze e circonfusi nel mondo. Siamo condizionati inconsapevolmente. Crediamo di saper discernere, ma è una pura illusione. Per esempio anche qui, in rete, ci comportiamo come damerini,  dialoghiamo troppo amabilmente, come gatte che fanno le fusa; in realtà, in determinate circostanze, siamo diversi. Alcuni di noi sono delle belve dalle sembianze umane.  Qualcuno potrebbe anche obiettare che avviene il contrario. Vero, verissimo! Ma un tale tipo d’atteggiamento non può ascriversi ad un “diverso sentire”. A meno che non si abbia acquisito una reale presa di coscienza. Troppo spesso, per converso, si agisce così per darsi delle arie, per apparir “duri e puri”, per suscitar l’altrui ammirazione. E qui si ritorna al punto di partenza, poiché non è possibile affermare un tipo d’uomo nuovo senza aver prima smantellato l’esistente. Le macerie comprometterebbero l’esito finale del nuovo,  corrompendolo già sul nascere.

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