martedì 5 settembre 2006

Le guerre umanitarie




"Completato lo sbarco del primo contingente di caschi bleu italiani. Ottocentosettanta  i militari destinati a rafforzare la misione Onu nel Libano del sud. Obiettivo assistere l''esercito linbanese nell'azione di bonifica da armi e miliziani hezbollah...".
 
In seguito al susseguirsi degli ultimi eventi bellici è d'uopo - per i combattenti  - scendere in campo e prendere posizione. L'ONU (se ancora ci fosse il bisogno di dimostrarlo) è un ricettacolo di bei propositi ad suo e consumo delle "menti belle", che si fanno scudo della pace per proclamare la guerra. Bisogna anzitutto affrancarsi dalle congetture liberal-progressiste, secondo cui le "democrazie" devono intervenire per ristabilire la "pace". Quale pace potrà esservi in un mondo dominato dalle potenze della dissoluzione? Nell'ex Jugoslavia, in Afghanistan, in Iraq e in tutti i territori del mondo gli americani e i reparti coloniali alleati hanno solo portato distruzione e morte. Interventi eterodiretti, con lo scudo delle "missioni di Pace" e degli interventi "umanitari",  sono serviti unicamente a modificare l'assetto geopolitico in funzione degli interessi ameriKani.  Per tal motivo, ogni popolo deve seguire il suo destino. E' ora che la gente apra gli occhi e butti a mare tutto il ciarpame ideologico che sta alla base di queste storture. Se, nel modo aumenta la disoccupazione, la povertà e  quant'altro, questo lo si deve al turbocapitalismo e al suo modo dissennato di guidare il mondo. Beninteso: non esiterà mai un paradiso in terra! Credere questo equivale ad essere dei  "fanciulli dello spirito", degli imberbi inamidati e tirati a lucido.
La guerra è una cosa giusta. Ma lo è quando essa avviene secondo i canoni della normalità, quando essa rispetta il CODICE DI GUERRA, quando la guerra è vissuta per se stessa,  non per motivi di second'ordine. Non è un caso che i militari d'oggi vengano chiamati "sold-ati", quindi mercenari al soldo del potentati economici e non più guerrieri al servizio dello spirito.
Sic transit gloria mundi.

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