giovedì 14 settembre 2006

L'episteme del cittadino medio


Il tipo d'uomo medio che vivacchia ai piedi del monte è principalmente egoista, maleducato, quasi mai discreto, più attento al suo squallido "look", molto meno alla sua "dignità" . E' favorevolmente incline al compromesso, dedito al vaniloquio auto glorificante e, non di rado, sconfina nelle oscenità più licenziose. Il suo modo di rapportarsi con gli altri oscilla fra un atteggiamento superbo, spocchioso, ed uno più dimesso, a seconda dello status sociale che immeritatamente riveste. Se occupa una qualsiasi carica risulta implacabile con i sottoposti e ossequioso verso i superiori. Ottimista per natura, crede che il mondo circostante sia "il migliore dei mondi possibili", e non si chiede neppure se, per caso, "un altro mondo è possibile". Apparentemente ben vestito, se non altro per gli abiti griffati che indossa, raramente sa essere davvero elegante, mancando, appunto, di quella merce rara che si chiama "classe". Nelle sue goffe esibizioni mondane assomiglia molto al compianto Alberto Sordi che, nelle sue innumerevoli "gags", ha saputo fotografare magnifica-mente il prototipo levantino in salsa italiota. Il pedemontano medio non si discosta molto dal modello italiota, agilmente interpretato dall'attore prima citato. Quando riesce ad abbindolare una "puledra" autoctona inizialmente è sempre disponibile e generoso, finchè, una volta raggiunti gli infimi scopi che si era prefisso, se la puledra non potrà affiancarlo "degnamente" alle feste mondane di questa “onorata società” o aiutarlo a salire gli scalini del “successo”, la abbandona in un angolo come un giocattolo rotto. Se, per converso, è di “buona famiglia”, ossia se la madre e la nonna della puledra possono vantare nei loro curriculum vitae ottime referenze e credenziali, la cosa muta radicalmente aspetto: il tipo diventa comprensivo, premuroso, a tratti addirittura servile. Le referenze di queste non meglio identificate puledre di “razza” assumono un peso decisivo nella scelta della compagna del “tipo pedemontano”, in specie quando vengono raccomandate da arcipreti e politicanti in auge in quel particolare momento. Ed è facile intuire il perché. Ovviamente, quando il tipo in questione si trova di fronte ad una tale “puledra” può anche accadere che le parti si invertano, con conseguenze nefaste per il povero pony piccolo-borghese. Per la verità non sono pochi i casi in cui, nello stesso clima di opportunismo rampicante, le parti, per uno strano scherzo del caso, si invertono irrimediabilmente, mandando in frantumi il piccolo castello di certezze del "buon uomo pedemontano". Quest'ultimo, a detta delle poche ragazze veramente oneste, si rivela malandato persino nell’intimità; oppure, per contro, è un vero e proprio cafone malfamato. Legge poco e male, preferendo la cronaca locale a quella nazionale. Ignora del tutto storia e filosofia o, al massimo, si entusiasma per le tradizioni folkloristiche locali, prediligendo quelle manifestazioni presiedute da compaesani e consaguinei. Professionalmente riesce quasi sempre a far prevalere le sue ragioni, con ogni mezzo, lecito e non. L'importante è prevaricare, non importa se poi qualcuno ci rimette le penne e neppure se a farne le spese sia addirittura l'intera collettività. Quando non riesce nel suo intento ripiega su posizioni subordinate, ossequiando il potente di turno, aspettando tempi migliori per emergere e riguadagnare la posizione perduta. In questo viene sempre aiutato dalla consorte che si prodiga in tutto e per tutto affinché il suo amato "prode" raggiunga la vetta più alta possibile (molte volte è necessario uno sgabello). Tutto è lecito per sedersi al desco dei potenti: ossequi, regalie e, finanche proposte indecenti. Nel tempo libero il cafone pedemontano incontra i suoi simili al bar, per concedersi un aperitivo e scambiare le solite inutili chiacchiere. In occasioni particolari organizza dei piccoli festini privati dove si raccoglie tutta la "créme de la créme..." Molti di questi dandy da strapazzo sono anche proprietari di vetture e moto di grossa cilindrata e qualcuno più in su nella “scala” dei “disvalori” finanche di Ferrari testa rossa. Il proprietario di un tale tipo di vettura, naturalmente, si discosta dal medio interprete della borghesia locale. La sua lei sarà sempre una spanna sopra le altre, magari molto più giovane di lui, sempre alla moda. Lui indosserà oltre l’abito firmato anche un Rolex d’oro, e il suo look sarà sempre in ordine, mai con un capello fuori posto. Ovviamente un tal tipo di personaggio non rientra nella fattispecie qui esaminata. A questo punto sorge spontanea una domanda: esiste veramente una superiorità antopologico-culturale, fra la massa degli arrampicatori sociali e "l'elite" presa a modello dai primi?

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