venerdì 27 novembre 2009

La critica della Democrazia

Finché si resterà fermi alla formula democratica e parlamentare, finché si dovrà esitare ad ogni passo, tremare dinanzi ai circoli, temere le cabale, lusingare i faziosi, vivere alla giornata, sarà impossibile costruire.

Bisognerebbe poter preparare un lavoro di ampio respiro, confidarlo ai più competenti, dar loro l'autorità e il tempo necessario al compimento di un'opera. Se si deve continuare a scegliere i ministri secondo il colore dei partiti e non secondo la qualità, se nessuno può comandare, se non si è mai sicuri del domani, non si creeranno che incoerenti ed instabili. Noi siamo a questo punto.

Ogni osservatore attento deve convenirne.

Non vi e possibilità di risanamento se non nella misura in cui si sfugge a queste tirannidi democratiche.

Verrà il giorno che, con le buone o con le cattive, spinti a ciò dai rovesci, noi ci dovremo liberare a nostra volta dalle convenzioni di una democrazia incapace di governare, di scegliere, di durare e di creare.

Lèon Degrelle. ottobre 1939

giovedì 26 novembre 2009

L'agente "T" Franco Freda


In un documento inviato al suo superiore generale Maletti, l'informatore del SID Guido Giannettini, amico di Freda, affermava che: 

"Tutto quanto accade nel nostro paese - è mio dovere sottolinearlo alla sua attenzione - è manipolato dall'esterno, dai servizi speciali tedeschi, inglesi, israeliani e americani. Mancano unicamente una linea politica e una causa autenticamente italiane. "(1)

di Manuel Negri.



Lo stesso Maletti, successivamente interpellato dalla Commissione Stragi ha innanzitutto ribadito una situazione di "quasi sudditanza" (sono parole sue) dei servizi italiani rispetto alla CIA, che si muoveva sul nostro territorio con totale autonomia, e trattava gli italiani come subalterni incapaci. (2)
Nell'ottica della salvaguardia dell'occidente atlantico, il presunto reclutamento di un uomo come Franco Giorgio Freda, risulta utilissimo e funzionale ai disegni tattico-strategici elaborati in ambito statunitense da organizzazioni quali la CIA, il Pentagono e gli alti vertici della NATO; allo scopo di utilizzare uomini di sicura fede anticomunista cui affidare il ruolo di manovalanza, di esecutori materiali delle trame intessute dai manovratori atlantici. A riprova dei contatti e dei legami tra gruppi del tipo Ordine Nuovo e ambienti vicino ai servizi statunitensi vi è un recente rapporto del ROS dei carabinieri, depositato agli atti del processo sui fatti eversivi negli anni '70, in particolar modo su Piazza Fontana: una serie di personaggi erano contemporaneamente militanti delle organizzazioni "eversive" d’estrema destra e agenti della CIA. Nel primo ruolo partecipavano alle organizzazioni degli attentati, nel secondo scrivevano diligentemente le relazioni di servizio.(3) Per quanto riguarda la cellula veneta e specificatamente il gruppo di Padova, comprendente Freda, la funzione di tramite veniva assunta, come affermato dallo stesso interessato, da Carlo Digilio, chi ricorda i rapporti di Freda, Ventura e Zorzi con ambienti dei servizi segreti e, attraverso lui Soffiati, della CIA. Oltre a Freda che firmava rapporti informativi come "agente T", del gruppo di Padova facevano parte anche Massimiliano Fachini, che è un collaboratore dei servizi di sicurezza italiani e lo ha ammesso finalmente anche il generale Maletti, capo del reparto D; Gianni Casalini, informatore dei servizi segreti italiani - come dalle dichiarazioni di Vincenzo Vinciguerra nell'intervista del programma televisivo "Dossier Gladio", cit.
anche in Sergio Flamigni, "Trame atlantiche", pag. 98 e nei documenti giudiziari del giudice Salvini. Cfr. Calvi-Laurént, "Piazza Fontana. La verità su una strage", pag. 115 .
Freda ed il gruppo di Padova, fin dall'inizio, si mettono praticamente al servizio, come altri gruppi, di questa strategia le cui origini risalgono all'immediato dopoguerra, quando viene elaborato il famoso "Piano X" da parte dell'ufficio Operazioni dello Stato Maggiore dell'Esercito, in collaborazione con servizi alleati angloamericani. Tale "Piano X" prevedeva l'assistenza, il finanziamento e l'armamento di movimenti anticomunisti legati a forze reazionarie, spesso addirittura neofasciste, affinché promuovessero quelle azioni di sabotaggio, di guerriglia e di disturbo poi attribuite ai partiti del Fronte Popolare. Ricordiamo che siamo a cavallo degli anni 1947-48, periodo in cui vengono create le reti dell'operazione stay-behind, meglio nota come Gladio. Vincenzo Vinciguerra sostiene in merito che:
"E' proprio sul terreno di questo "anticomunismo atlantico" che il mondo neofascista, alla ricerca di un posto all'ombra dei potenti, ha finito per legarsi definitivamente al carro americano, nella sola posizione possibile: quella di uno degli strumenti d'azione del potere statunitense.Non si è trattato cioè di una alleanza, ma di una posizione di assoluta sudditanza politica ed operativa, di cui almeno gli esponenti di vertice del neofascismo (come Freda, N.d.R.) non potevano non essere consapevoli" (4)
Ora, sulla falsa riga del Piano X, all'inizio degli anni '60 si tiene in Svizzera e più precisamente a Berna una riunione di tutti i servizi segreti occidentali, in accordo con quelli della Cina. La strategia da adottare, in funzione antisovietica, viene individuata da due linee di condotta fondamentali: la prima linea era diretta a compiere degli attentati per farli ricadere sulla sinistra; mentre la seconda linea invece era di infiltrazione nei gruppi di sinistra.
"Va rilevata un'inquietante coincidenza: all'epoca la CIA lancia una vasta operazione di controllo degli ambienti liberali e di sinistra americani (denominata MH-Chaos) che, in una delle sue ramificazioni (Project-2), prevede L'infiltrazione negli ambienti maoisti negli Stati Uniti e all'estero. Responsabile di tale operazione altri non è che James Jesus Angleton, capo del controspionaggio della CIA e mentore americano di D'Amato(' (5).
Vediamo ora come Freda ed il gruppo di Padova si sono prestati ed adoperati a realizzare l'opera di infiltrazione a sinistra e a partecipare ad attentati da attribuire alla sinistra. Come conseguenza operativa della riunione del Club di Berna " ...iniziano poi ad essere affissi sui muri di Roma e di altre città, migliaia di copie dei cosiddetti manifesti cinesi. Tale operazione fu diretta dall'Ufficio Affari Riservati del ministero degli Interni, guidato da Umberto Federico D'Amato, uno dei promotori della riunione di Berna e che stese un velo protettivo sui singolari attacchini "cinesi" tanto che a Roma, ed altrove, alcuni di costoro "fermati" dalle volanti della polizia ed accompagnati in Questura, vennero subito rilasciati senza che, a loro carico, venisse assunto alcun provvedimento di carattere amministrativo e/o giudiziario"(6)
Il collegamento di Freda a Roma, come afferma Ventura nell'interrogatorio del 20-11-1972, era Guido Paglia, dirigente di Avanguardia Nazionale, alle dipendenze del Servizio Informazioni Difesa (SID). "Nessuna meraviglia deve destare il fatto che a creare questi gruppi marxisti-leninisti di ispirazione "cinese" fossero, fra gli altri, i "nazisti" italiani. Ad Avanguardia Nazionale, infatti, va ascritto il "merito" di aver affisso sui muri delle città italiane nei primi anni '60 migliaia di manifesti cosiddetti "cinesi" perché inneggiavano all'ortodossia dottrinaria ed ideologica della Cina di Mao, contrapposta al "tradimento" dei "revisionisti" sovietici.
Coordinatore in Italia di questa operazione che venne estesa in diversi paesi europei, fu il direttore de "Il Borghese" Mario Tedeschi, intimo e fraterno amico del questore Federico D'Amato, dirigente dei servizi segreti civili del ministero degli Interni."(7) "Significative ed inequivocabili sono in tal senso le dichiarazioni del Ventura: egli riferisce infatti come l'organizzazione eversiva fosse nata con un'impostazione nazifascista; si articolasse su di una direttrice veneta che faceva capo al Freda, nonché su un'altra romana che faceva capo a Stefano Delle Chiaie; avesse elaborato la propria strategia di base in una fondamentale riunione, tenutasi il 18-4-1969 a Padova, alla quale erano intervenuti il Freda ed altri esponenti di rilievo della cellula eversiva veneta e di quella romana. In tale riunione si era concepito il programma della cosiddetta "seconda linea" o "doppia organizzazione" secondo cui occorreva strumentalizzare, con opportune manovre di infiltrazione e di provocazione, i gruppi estremisti di sinistra, in modo da compromettere questi ultimi negli attentati e farli apparire come responsabili di un'attività eversiva la cui reale matrice, invece, era di destra(' (8)
Successivamente Freda e Ventura continuarono l'operazione tentando di infiltrarsi nelle organizzazioni di estrema sinistra, più precisamente in gruppi filocinesi. II dottor Emilio Alessandrini afferma nella requisitoria del 6 febbraio 1974 che Freda alla fine degli anni '60 mantiene frequenti contatti con la Legazione Cinese di Berna e, che anzi da quest'ultima avrebbe ricevuto il finanziamento per la pubblicazione del "Libretto rosso".Tutto ciò corrisponderebbe alla logica, solita, di un' "opera" di penetrazione condotta dal SID negli ambienti filocinesi italiani, tramite Freda che, legittimato dai contatti con diplomatici cinesi a Berna, può instaurare ottimi rapporti con Elio Franzin e Mario Quaranta, due esponenti di spicco della sinistra extraparlamentare "Va osservato che le conversioni alla sinistra di Freda e Ventura, sono, guarda caso (ma il caso non esiste...), contemporanee a quelle di Merlino e di alcuni suoi compagni nel famoso viaggio in Grecia organizzato da Pino Rauti nell'aprile del 1968.(...) Freda e Ventura tentano di infiltrarsi tra questi ultimi (gruppi filocinesi, N.d.R.), in particolare nel Partito Comunista d’Italia marxista-leninista (PCD'IM-L) (finanziato direttamente dalla CIA, la quale era a conoscenza dei nomi degli aderenti ancor prima della costituzione del movimento, N.d.R.), e a uno dei suoi leader, Alberto Sartori, ex comandante partigiano delle brigate Garibaldi, Ventura offre la direzione amministrativa della Lito (tipografia specializzata nelle pubblicazioni di estrema sinistra, N.d.R.)(9) l'agente "T" Franco Freda inizierà all'opera di infiltrazione anche alcuni suoi colleghi quali Claudio Mutti (comparso nella lista della Rosa dei Venti) che tenta a Parma l'infiltrazione in movimenti di sinistra insieme a Claudio Orsi.
Ricordiamo che al momento del suo primo arresto nel 1974, per concorso in strage, Claudio Mutti fu perquisito e sotto la suola di una scarpa fu trovato un bigliettino di Freda allora detenuto a Brindisi - indirizzato all' "agente Z" Guido Giannettini.
Lo stesso Giannettini è l'autore dei documenti ritrovati nella cassetta di sicurezza di Montebelluna intestata alla madre del Ventura; carteggi che rilevano le esigenze di infiltrazione a sinistra, adatti al conseguimento degli obiettivi che la cellula veneta di Freda e Ventura si era prefissata.
Nell'ottica della infiltrazione a sinistra è probabilmente da inserire anche la progettazione e la stesura dello scritto di Freda "La Disintegrazione del Sistema", così come sostenuto dal Vinciguerra che ebbe questa confidenza dallo stesso Freda nel 1971. Il testo fu infatti pubblicato nel 1969 dalla casa editrice fondata qualche anno prima da Freda stesso, le edizioni di Ar; cui bisogna obiettivamente riconoscere l'apporto culturale fornito alla formazione politico-militante ed il merito di aver pubblicato scritti fondamentali di Julius Evola, Adolf Hitler, Corneliu Z. Codreanu, Werner Sombart, Leon Degrelle, Adriano Romualdi e molti altri.
Sempre in funzione di stabilizzazione e di difesa dell'ordine atlantico occidentale, Freda si adopera nella diffusione di lettere-volantini indirizzati agli ufficiali dell'esercito italiano, invitandoli ad aderire ai Nuclei di Difesa dello Stato, organizzati in ambito NATO come struttura parallela da affiancare a Gladio. I legami di Freda con ambienti vicini allo Stato repubblicano ed antifascista nato dalla Resistenza si riaffacciano nei rapporti che questo intrattiene con il gruppo milanese di Ordine Nuovo, La Fenice, che aveva, chissà come, ampia disponibilità dei timer acquistati da Freda a Bologna presso la ditta Elettrocontrolli (lo stesso tipo utilizzato nella strage del 12 dicembre 1968). Il gruppo La Fenice è diretta emanazione dei vertici politico-militari dello Stato italiano, in quanto collegato e colluso con il SID e col comando della Divisione Pastrengo dei carabinieri.
Alla luce di questi fatti è d'uopo collegare l'intero operato di Freda con le teorie precedentemente esposte e discusse nel convegno dell’istituto Pollio, dove era presente l'amico Giannettini legato ai servizi segreti ed allo Stato Maggiore della Difesa.
Per questa strada ci si avvia alla stagione degli attentati, da attribuire logicamente alla sinistra, per giungere all'apice del 12 dicembre 1969 con Piazza Fontana, momento di arrivo, terminale di un'operazione che doveva portare allo proclamazione dello stato di emergenza.
Il gruppo di Freda è implicato, assumendosi il ruolo di esecutore, nella escalation di questi attentati, dai treni alle banche, da Roma a Milano.
Un episodio curioso è la sospensione dell'incarico nel 1969, con argomenti pretestuosi, del capo della squadra mobile di Padova Pasquale Juliano, che aveva scoperto la cellula eversiva padovana di Freda e Fachini prima della strage di piazza Fontana, rischiando così di far fallire il piano eversivo prima che iniziasse. (10)
Il SID, grazie agli informatori di cui disponeva in seno alla cellula veneta di Freda e al gruppo romano di Delle Chiaie, era sicuramente informato in anticipo di tutti gli attentati commessi nel corso del 1969. I servizi si adoperarono in modo sistematico a fermare qualsiasi inquirente che potesse ostacolare la cellula veneta nei propri compiti, così come successo a Pasquale Juliano.
E così si giunge all'esplosione dell'ordigno nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura di Milano in cui rimasero coinvolti decine di innocenti, vittime sacrificali dello Stato italiano, da immolare sull'altare dell'alleanza atlantica. Come da copione, alcune ore dopo l'esplosione, gli inquirenti hanno già i nomi dei presunti responsabili, appartenenti al gruppo di Padova e alla cellula veneta di ON, ma vengono fatti desistere, si dice di lasciar perdere e di guardare altrove. Dopo alcuni giorni e qualche velina proveniente dai meandri di qualche palazzo romano, il dito viene puntato a sinistra incolpando l'anarchico Pietro Valpreda. Da quel momento ognuno recita il proprio ruolo: giornalisti, forze di polizia, carabinieri, ministero dell’interno. Il procuratore di Milano Alessandrini sottolinea nella sua requisitoria del 1974 che era impossibile che Freda e Ventura, mentre erano sotto il controllo di un agente del SID legato allo Stato Maggiore (Giannettini), si fossero lanciati negli attentati senza pensare che agivano con la copertura del SID e dello Stato Maggiore. E così fu. E' emerso ad esempio che venne preparato un attentato (poi non eseguito) a Giancarlo Stiz, il giudice che nel 1971 aveva indagato per primo su Freda e Ventura in epoca in cui la verità ufficiale attribuiva la strage di Piazza Fontana a Valpreda e ai suoi compagni. Freda fu ugualmente arrestato e le indagini passarono per competenza territoriale al giudice D'Ambrosio fino al dicembre del 1974 quando non si sa perché si trasferì il tutto al Tribunale di Catanzaro. Durante la detenzione di Freda, vennero fatti numerosi tentativi per farlo fuggire.
Benché proprio Freda e il suo gruppo fossero condannati in primo grado per l'attentato terroristico, la fonte fu disattivata e i documenti distrutti per intervento del generale Maletti, capo del reparto D dei SID. (11).
Giannettini afferma che lo stesso Maletti invia il capitano Labruna a recarsi a Barcellona per incontrare Stefano Delle Chiaie al fine di concordare un'eventuale fuga di Freda in America Latina attraverso la Spagna. II Delle Chiaie stesso conferma ciò in un'intervista rilasciata a "Panorama" del 4 maggio 1976. Nel periodo di detenzione di Freda furono attivati anche numerosi canali legati alla massoneria e alla 'ndrangheta calabrese soprattutto grazie alla figura dell’avvocato massone Romeo, che fu poi arrestato nel 1980 per favoreggiamento personale avendo agevolato, per conto del SID, la fuga dalla Calabria di Franco Freda (imputato per la strage di Piazza Fontana). (12)
Molti anni dopo la Corte di Cassazione condannò il gen. Maletti e il capitano Labruna rispettivamente a un anno e a dieci mesi di reclusione per aver depistato le indagini. La stessa corte assolse definitivamente i tre principali imputati, Giannettini, Freda e Ventura. Personalmente non possediamo alcun elemento giudiziario per condannare la persona di Freda per la strage di Piazza Fontana, tanto meno ci interessa il fatto; ma vogliamo ribadire che il suo operato fa pensare ad una collaborazione organica con gli apparati dello Stato; per assecondare le strategie del momento, elaborate oltreoceano dalle teste d'uovo del Pentagono, della CIA e della NATO.
Chiedetevi come mai, ad eccezione dell'atto di guerra di Peteano contro l'Arma più rappresentativa dello Stato, ideato, elaborato e portato a termine del soldato politico Vincenzo Vinciguerra; nell'arco di trent'anni il neofascismo non ha mai colpito o almeno tentato di colpire uomini simbolo delle istituzioni di quello Stato che a parole volevano abbattere, ma che nei fatti difendevano; perché non hanno mai attaccato esponenti dell'alta finanza mondialista, perché non hanno mai tentato di attaccare rappresentanze diplomatiche in Italia, ambasciate, consolati di paesi come gli Stati Uniti o Israele.
Chissà perché...
Lo stesso Freda, una volta caduto il comunismo e venuta meno quella che i suoi colleghi di apparato hanno definito convergenza tattica, non si é rivolto, nei fatti, contro l'Occidente plutocratico, contro quelle democrazie che hanno costituito il nemico mortale delle potenze dell'Ordine Nuovo durante la seconda guerra mondiale.
No, questo Freda non l'ha fatto perché lui come Rauti e tanti altri sono solamente al servizio del Sistema, continuando ad ingannare i militanti in buona fede che li seguono, baloccandosi con le politiche xenofobe ed antiimmigratorie tese soltanto alla difesa dei detriti della razza bianca, appendice putrescente dell'Occidente giudeo-plutocratico.
Note:
1) "I burattinai", di Philip Willan, Tullio Pironti Ediiore, Napoli 1993;
2) "Il generale Maletti e le verità di Piazza Fontana", di Franco Ferraresi, sul "Corriere della Sera" del 16 marzo 1997;
3) "Piazza Fontana. Nuove accuse per Freda e Ventura", di Giovanni Maria Bellu, su la
"Repubblica" del 21 giugno 1996;
4) "Ergastolo per la libertà. Verso la verità sulla strategia della tensione", di Vincenzo Vinciguerra, Edizioni Arnaud, Firenze 1989;
5) "Piazza Fontana. "La verità su una strage", di Fabrizio Calvi e Frédéric Laurent, Mondadori, Milano 1997;
6) "Il Drago e l'Arcangelo" di Vincenzo Vinciguerra, pubblicato su "Avanguardia" dal numero 125, maggio 1996, al numero 130 dell'ottobre '96
7) "La voce del silenzio", di Vincenzo Vinciguerra, pubblicato su "Avanguardia", dal numero 101, maggio 1994, al numero 113, del maggio 1995;
8) "Servizi segreti", a cura di Pietro Calderoni, Tullio Pironti editore, Napoli 1986;
9) come nota 5;
10) "La strage. L'atto di accusa dei giudici di Bologna", a cura di Giuseppe De Lutiis, Ed. Riuniti, Roma 1986;
11) "Lo Stato parallelo. L’Italia "oscura" nei documenti e nelle relazioni della Commissione Stragi", di Paolo Cucchiarelli e Aldo Giannuli, Gamberetti Editrice, Roma 1997;
12) "Trame atlantiche", di Sergio Flamigni, Kaos Edizioni, Milano 1996.
Articolo estrapolato dal mensile "AvAnguardia"

martedì 24 novembre 2009

L'agente "doppio" Pino Rauti.


di Manuel Negri.

Non v'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Così atteggiandosi, molti continuano ancora a credere alle vecchie cariatidi del neofascismo italiano, come Rauti o Freda, anche davanti a numerosi elementi che li hanno inchiodati al muro e liquidati come collaboratori organici dei presidii operativi all'interno dell'Occidente in funzione di stabilizzazione dell'ordine atlantico imposto dagli Stati Uniti d'America.
La "commedia" di Rauti inizia già durante I'esperienza della Repubblica Sociale Italiana; è lui stesso a confermare che mai fu fascista, ma come egli sottolinea:
"Avevo scelto di combattere nella RSI, sapendo che la guerra era perduta, per motivi più patriottici che ideologici."(1)
Terminata la seconda guerra mondiale, prende il via la strategia statunitense del mantenimento dello status quo, in funzione antisovietica, per mantenere inalterati gli equilibri di Yalta. In questo contesto gli ex pseudofascisti alla Rauti partecipano alle trame del Sistema ed assumono un ruolo subalterno e subordinato che i vincitori, i detentori del potere, assegnano agli sconfitti che si mettono al loro servizio.
Rauti, già negli anni cinquanta, inizia a lavorare come giornalista del quotidiano "Il Tempo" di Roma, testata giornalistica che riceveva generose sovvenzioni statunitensi, per il quale, Rauti stesso andava a visionare i carri armati Leopard.
Nel 1956 dà vita ad Ordine Nuovo, che risulta essere una organizzazione parallela, secondo quanto teorizzato dallo stesso Rauti nel suo intervento al Convegno del Parco dei Principi: "Non si pensi che questo convegno esaurisca la sua importanza nel dar vita al documento conclusivo. Spetterà poi ad altri organi, in senso militare, in senso politico generale, trarre da tutto questo le conseguenze concrete e far sì che segua l'elaborazione concreta della tattica controrivoluzionaria e della difesa." (2) Ordine Nuovo riceveva armi ed esplosivi dall'Arma dei Carabinieri e dall'Esercito Italiano, nel quale Rauti aveva enorme fiducia e che difendeva a spada tratta contro tutto e tutti. Giunse anche a pubblicare, a fianco di Giannettini e Beltrametti, un opuscolo "Le mani rosse sulle forze armate': commissionato dal generale Aloia, in sua difesa, dopo essere stato duramente attaccato dai comunisti e da Paese Sera, in seguito alla presentazione a Cesano di Roma del primo (ed ultimo) battaglione di Assalto.(3) L'elaborazione dottrinaria della guerra controrivoluzionaria vede la luce appunto il 3 maggio 1965 all'hotel Parco dei Principi di Roma; il famoso convegno dell’istituto Pollio. Nello stesso anno, ricordiamolo, Licio Gelli, già collaboratore dei servizi di sicurezza, viene ammesso alla Loggia Romagnosi per intervento del vertice massonico. La massoneria di Palazzo Giustiniani è diretta da un uomo di fiducia della CIA, il Gran Maestro Giordano Gamberini. (4)
Con lui, la massoneria- internazionale, tramite la Loggia Propaganda 2, assume un ruolo importante nella lotta anticomunista.
Il convegno dell’istituto Pollio, dicevamo, è stato patrocinato dallo Stato Maggiore della Difesa, organizzato dai Servizi Segreti (ufficio REI, diretto dal colonnello rocca), finanziato dal SID. Tra gli altri, vi parteciparono oltre a Rauti, personaggi come Giorgio Pisanò, il "fascista" cui nessuno doveva "toccare" i carabinieri e la Nato, Beltrametti, Giannettini e tra gli invitati figurava anche Stefano Delle Chiaie.
Dalle dichiarazioni di due partecipanti come De Boccard e Finaldi apprendiamo che I'lstituto " ...fu indirettamente finanziato dall'Ufficio "R" del SIFAR mediante una campagna di abbonamenti ai bollettini che I'lstituto stesso pubblicava presso una agenzia "D". (...) Lo stesso "relatore" Pino Rauti, le cui iniziative politiche vengono, come si è visto, sovvenzionate dal SIFAR, comparirà già nel 1968, nella informativa del SID del 25 novembre. Nello stesso anno è in rapporti con la nota AginterPress (diretta emanazione della CIA, N.d.R.). (...) Rauti, Giannettini, Beltrametti, Torchia Giorgio, risulteranno assunti dallo Stato Maggiore della difesa diretto dal generale Aloia e "devoluti" alle esigenze del Sid dell'ammiraglio Henke.
(5) Pino Rauti risulta dunque aver lavorato per lo Stato Maggiore delle Forze Armate nate dalla Resistenza antifascista, è stato un esperto del SID ed ha reclutato uomini per queste strutture parallele. Se non bastasse, potremmo citare le parole del colonnello Oscar Le Winter, ex agente della CIA, il quale afferma l'esistenza di un documento CIA che elenca persone, grado, compenso mensile di uomini legati a questa associazione. Rauti era un agente del grado 2 e veniva stipendiato con 4000 dollari al mese. (6)
Rauti "predicava la rivoluzione", che "tutto doveva distruggere per tutto ricostruire" e formava, contemporaneamente e riservatamente, i "Nuclei di Difesa dello Stato" (inquadrati in ambito Nato, N.d.R.) che, ovviamente, rivolgevano il loro interesse propagandistico alle Forze Armate e di polizia". (7)
"Nel corso del 1966, molti ufficiali dell'Esercito Italiano ricevettero una lettera che li invitava ad organizzarsi per reagire alla montante offensiva del comunismo. II centro di controspionaggio di Padova (diretto dal colonnello dei carabinieri Giorgio Slataper) inviava all'ufficio "D" del SID una nota informativa nella quale si segnalava la possibilità che ispiratori della lettera fossero Pino Rauti e Giulio Maceratini (8)
A confermare ciò abbiamo la requisitoria del 13 dicembre1974 del Pm. Alessandrini, in
occasione del processo per la strage di Piazza Fontana:
"Fin dal 1966 Freda e Ventura, poco più che ventenni erano in contatto col gruppo Rauti-Giannettini installatosi nel SID per Maggiore e per conto di questo gruppo spedirono manifestini dei sedicenti Nuclei di Difesa dello Stato a vari ufficiali dell'Esercito"(9)
Il legame di sudditanza che univa ON alle istituzioni repubblicane e atlantiste è determinato dalla guida del movimento assunta da Rauti, ma affidata alle "stellette" dei vari corpi separati italiani ed atlantici e dagli organismi di sicurezza, a cominciare dal SIFAR fino al Sismi.
ON era una filiale dei Servizi di Sicurezza con una linea politico-ideologica funzionale all'Alleanza Atlantica; espletava il proprio compito tramite infiltrazione, provocazione e strumentalizzazione di gruppi politici volti a perseguire fini coincidenti con quelli di alcuni apparati dello Stato ai quali erano legati.
Questa era la strategia della controguerra rivoluzionaria, atta ad acuire le tensioni sociali, nel mostrare il pericolo che doveva essere evidenziato tramite attentati da attribuire alla sinistra, ma anche attraverso infiltrazioni a sinistra.
Tutta la visione politico-strategica degli "anni di piombo" risale a questa elaborazione, attuata in modo perfetto da ON, tendente a programmare un'attività sovversiva che attraverso stragi sollecitasse una reazione emotiva, psicologica da parte del popolo, capace di rafforzare le strutture dello Stato contro il pericolo rappresentato dalla sinistra; assai significativa è in merito la definizione di Vinciguerra "destabilizzare per stabilizzare':
Rauti si prestò a fare questo, a condurre questa guerra, perché di vera e propria guerra si tratta, contro la popolazione civile, al fine di assecondare gli equilibri strategici atlantici in funzione anticomunista.
Le sopracitate analisi e conclusioni vengono confermate dal giudice Salvini, che segue l'inchiesta su Piazza Fontana, il quale in una sua sentenza-ordinanza dice fra l'altro che "la presenza di settori degli apparati dello Stato nello sviluppo del terrorismo di destra non può essere considerata "deviazione" ma normale esercizio, per un lungo periodo, di una funzione istituzionale. La posta in gioco era la difesa degli equilibri politici esistenti in Italia e il mantenimento del nostro paese nel campo occidentale ed atlantico." (10)
Grazie a Rauti iniziano a muoversi in questa scacchiera gli uomini del gruppo di Padova, che entrarono così a far parte del "gioco sporco". Rauti e Giannettini parteciparono ad un importante incontro con Freda tenutosi a Padova il 18 aprile 1969 durante il quale i Servizi Segreti avevano dato via libera alla campagna di attentati del gruppo padovano ed alla strategia di infiltrazione a sinistra. (11)
Rauti risulta ancora protagonista qualche anno dopo, sempre in circostanze poco chiare, quando gli furono consegnati i documenti massonici riguardanti le compromissioni nel golpe Borghese da parte di noti esponenti politici. (12)
Alla luce di questi fatti e considerazioni, I'europarlamentare Pino Rauti afferma oggi,
con grande faccia tosta, che è possibile che alcuni elementi di destra possano essere stati manovrati e strumentalizzati dai servizi. Forse tralascia il fatto che questa strumentalizzazione, come lui la chiama, è stata possibile grazie al fatto che a capo di questi uomini, nella maggior parte dei casi, vi era lui con ON, che fin dall'inizio con i servizi ci lavorava.
Per chi ancora non fosse convinto della malafede di questo individuo, ricordiamo che quando fu alla guida del MSI - dal gennaio del 1990 al luglio del 1991 - non riuscì neanche a cancellare la dicitura "destra nazionale" dal simbolo del partito; non compì il minimo tentativo per realizzare tutto ciò che da anni continuava a raccontare a destra e a manca: Rauti non ha mai assunto una reale posizione antagonista agli Stati Uniti, al liberalcapitalismo.
Durante la sua segreteria non prese mai una netta e contraria posizione all'intervento italiano nella guerra del Golfo che fu di sostegno agli USA ed a Israele; non ha mai cercato di attualizzare l'eredità dei postulati sociali, popolari, anticapitalistici e rivoluzionari della Repubblica Sociale Italiana, della quale si ritiene portabandiera; non ha mai cacciato fuori dal MSI tutta la componente reazionaria, conservatrice e filomassonica. Rauti, e nessun altro appartenente al MSI, poteva e doveva fare questo poiché il "Movimento senza importanza" era solamente un calderone anticomunista e patriottardo che del Fascismo Sociale e Rivoluzionario, anticapitalistico e antigiudaico non possedeva nulla.
Così pure oggi, Pino Rauti continua imperterrito il suo operato di agente sistemico a riposo, senza più compiti e doveri di prima importanza, ma al quale nessuno rimprovera ormai qualche uscita e sparata velleitaria, quasi come a voler ringraziarlo dei servizi resi per molti anni alla causa antifascista.
Note:
1) "lnterrogatorio alle destre", di Michele Brambilla, Ed. Rizzoli 1995;
2) "Servizi segreti" a cura di Pietro Calderoni, Tullio Pironti editore, Napoli 1986;
3) "Il mistero della Rosa dei Venti" di Amos Spiazzi di Corte Regia, Ed. Centro Studi
Carlomagno, 1995;
4) "Trame atlantiche" di Sergio Flamigni, Kaos edizioni, Milano 1995;
5) Pietro Calderoni, op. cit.;
6) Intervista rilasciata alla trasmissione di "Rai 3" "Dossier Gladio";
7) "La strategia del depistaggio" di Vincenzo Vinciguerra, Ed. II Fenicottero, 1993;
8) "Lo stato parallelo" di Paolo Cucchiarelli e Aldo Giannuli, Gamberetti editrice, Roma 1997;
9) "La strage di Bologna" a cura di Giuseppe De Lutiis, Ed. Riuniti Roma 1986;
10) cfr. "Gazzetta di Mantova" del 29 maggio 1995;
11) "I burattinai. Stragi e complotti in Italia" di Philip Willan, Tullio Pironti editore, Napoli 1993;
12) Pietro Calderoni, op. cit.
articolo estrapolato dal mensile “Avanguardia” n°12 dell’anno XV – n°143 della serie – Dicembre 1997 -

domenica 1 novembre 2009

Invaders

"Una lunga copiosa serie di demolizioni, distruzioni, tramonti,
capovolgimenti ci sta ora dinanzi: chi già da oggi può avere sufficiente
divinazione di tutto questo da diventare maestro e veggente di questa
logica dell'orrore, da essere il profeta di un ottenebramento e di un eclisse di
sole, di cui probabilmente sulla terra non si è visto l'uguale..."


F. Nietzsche, La gaia Scienza

Ormai è sotto gli occhi di tutti: stranieri di tutte le razze affluiscono quotidianamente sul nostro suolo, con la complicità delle organizzazioni "umanitarie"... Il fatto che il governo raccolga le istanze del popolo leghista non è una inversione di tendenza. Tutt'altro! I governanti hanno capito che bisogna porre un freno a tutto questo pericoloso andazzo se vogliono continuare ad amministrare l'amministrabile, ma sanno pure che ciò è un palliativo. Le istituzioni mondialiste - al contrario - premono affinchè i freni siano allentati: vogliono un popolo di sradicati, di senza terra, di apolidi senza cultura. Su questo tutti convergono: dal capitalismo predatore, fino alle organizzaizoni sindacali e umanitarie. Tutti cantano in coro la medesima canzone. E' la sirena mondialista che non vuole patrie nè persone attaccate alla propria terra e alle proprie tradizioni. Alla fine la lotta che osserviamo tra destra e sinistra è solo un lugubre teatrino proteso ad accellerare il processo di omologazione culturale. Infatti, se da una parte si cerca strenuamente di accellerare il processo di assimilazione, dall'altra si cerca di difendere la cultura allogena. In realtà, i due processi diametralmente opposti sono studiati, permessi ed applicati con un unico fine: rendere lo spazio circostante un mix di culture e religioni. Con la politica dei "falsi respingimenti" si tiene buona quella fetta di opinone pubblica che si è accorta - seppure in ritardo - dell'inganno multiculturale. Con le politiche dell'accoglienza si fortifica il fronte degli immigrati e la parte minoritaria del paese che vuole la loro integrazione.L'Italia è diventata così il capolinea di milioni di disperati provenienti dall'Africa e dall'Asia. Il presidente della camera, Gianfranco Fini, deve "lottare" per far accettare persino un periodo più lungo per ottenere la cittadinanza. E' una battaglia persa in partenza poichè sia l'establishment industriale, sia il magma terzomondista vogliono la stessa identica cosa: l'abbattimento delle frontiere. Del resto, dopo che il fascismo è stato derubricato a fenomeno anacronistico e guerrafondaio, cosa è rimasto? La cultura di origine cattolica, univeralistica, prona ai diktat del Vatinano; e il culturame comunista che, in nome di un bieco ed anacronistico internazionalismo, vuole dare l'Italia in pasto a questi sciacalli senza tradizioni.


domenica 25 ottobre 2009

SEGNI INFAUSTI

I reggenti della repubblica coloniale italiota ci rassicurano ogni giorno che passa sull'andamento positivo della "ripresa economica". "La crisi è arrivata al traguardo", "Segni di ripresa sono già tangibili" e via di questo passo. In realtà le cose vanno molto diversamente. Secondo il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, ci sarebbero nuovi problemi in arrivo, come la sostenibilità del debito Pubblico, per esempio. Tuttavia, le ricette che "spedisce" il Governatore ai suoi "camerieri" sono sempre le stesse: taglio delle spese sociali, di servizi pubblici, e, soprattutto, l'allargamento del precariato a tutte le attività economiche, (anche per ridare equità fra le varie classi sociali) . Del resto, da oltreoceano, non arrivano buone notizie. Per esempio, il premio "Nobel", Paul Krugman, ritiene che gli U.S.A. abbiano ancora sufficiente spazio per indebitarsi. Come dire: continuate tranquilli a spendere attraverso le vostre carte di credito che alla fine qualcuno pagherà... E chi, verrebbe da dire? Se il debito allargato degli USA restasse entro i confini nazionali, poco c'interesserebbe. Se la piangerebbero gli Yankees... Invece, come è già accaduto, il tutto finisce per alimentare solo speculazioni finanziarie. Speculazioni il cui ingente costo sarà pagato dal resto del mondo. La libertà non deve diventare arbitrio. Purtroppo, gli "amici" di oltreoceano hanno dimenticato questo importante distinguo, per cui si sentono autorizzati a fare come credono più opportuno. Il dollaro, dunque, diventa un problema nostro e se si stesse preparando il crollo, sarebbero guai seri, per tutti noi! Altro che segni di ripresa economica!

sabato 24 ottobre 2009

LA PROVA PROVATA

Ogni giorno, sotto i vostri occhi, avete la PROVA PROVATA che il pericolo giudaico, lucidamente narrato nei cosiddetti "Protocolli dei Savii Anziani di Sion", è reale. Che tristezza vedere il rettore e il neretto Alemanno, che si esercitano nell'eseguire gli ordini impartiti dall'entità sionista, diretta emanazione della sostanza giudaica. Eppure il ricecatore coinvolto chiedeva che si aggiungesse un solo punto d'interpunzione: il punto interrogativo. Nemmeno quello. Non è possibile minimamente mettere in dubbio l'imposizione del credo giudaico. Tutti devono credere nella mostrosità della "soluzione finale", senza se e senza ma. Chiunque si permette solamente di metterne in dubbio l'esistenza o anche il numero dei morti viene perseguitato a termine di legge. Siamo al capovolgimento dei valori! Nessuno se ne accorto. Ma, purtroppo, è così. Chiunque voglia governare, a qualsiasi livello, deve assoggettarsi al dikat giudaico. Guai a metterne in dubbio il contenuto, guai a spostare di una sola virgola il dettato... Se non si vuole incorrere nell'ira d'Israele. Chiunque si prenda la briga di indagare non può che farlo in un unico senso: quello indicato dalla Shoah. Altro non è dato sapere. Per questo, più ancora che per altri problemi, bisognerebbe indignarsi. Non per altro.

giovedì 22 ottobre 2009

Orrore annunciato

Mi piange il cuore nel vedere certe oscenità: donne italiane che si accompagnano (e poi, disgraziatamente, si accoppiano) con uomini di altre razze ed etnie, senza tener in debito conto la loro genìa... I fatti diventano ancor più gravi allorquando, certi allarmanti "fenomeni", avvengono nelle famiglie "benestanti" di sedicenti "camerati", di coloro che ancor oggi, si autodefiniscono "Nazionalsocialisti". Dimenticano, costoro, che nel nazionalsocialismo il concetto di Volk è intimamente legato a quello di "stirpe"! Il paragrafo 4 del programma originario distingueva il cittadino vero e proprio (Reichsbϋrger) dal semplice appartenente allo Stato (Staats-angehoriger). Cittadino a pieno diritto è solo il primo, indipendentemente dalla sua fede religiosa. Il secondo è un concetto prettamente giuridico che si esplica nel solo contesto formale. Il Fϋhrer aveva considerato un vero e proprio scandalo il fatto che per moltissimo tempo non si fosse tenuto in debito conto il paradigma etnico razziale! Solo chi fosse stato in possesso di questa comunanza di Stirpe sarebbe stato considerato un cittadino del Reich a pieno diritto. Non si può divenire membri di uno Stato, attraverso una semplice domanda, approvata da un burocrate qualsiasi!Non si poteva permettere che uno zulù, un mongolo o anche peggio divenisse, di punto in bianco, un cittadino del Terzo Reich a tutti gli effetti!Infatti, la nascita sul suolo tedesco poteva, al massimo, definire una situazione di fatto, ma non poteva modificare il senso spirituale e genealogico di una razza. Inoltre nel Mein Kampf, viene fatta richiesta di una ulteriore convalida, basata oltre che sul già citato concetto razziale legato alla stirpe, anche sulla sanità mentale e fisica della persona richiedente. Infine, vi sarebbe stato un vero e proprio giuramento di fedeltà alla Volksgemeinschaft, alla comunità della stirpe, appunto. Oggi una cosa del genere farebbe inorridire. Ma noi, contrariamente a tutti, inorridiamo vedendo intorno a noi il cumulo di miserie che ci circonda.

domenica 18 ottobre 2009

Appello ai Giovani d'Europa

Presentiamo in lingua Italiana l'appello di Leon Degrelle ai Giovani Europei. Scritto nell'agosto del 1992 è uno degli ultimi lavori di Degrelle.

Léon DEGRELLE - APPELLO AI GIOVANI EUROPEI - In esilio, l’8 agosto ‘92.


Contro i buffoni democratici Anche noi avemmo l’età di 20 anni. Quei giorni non rinverdiranno più, pur vibrando i nostri animi ed i nostri cuori finora delle idee e degli slanci spirituali che ancora infiammano, indubbiamente, anche voi, giovani camerati nostri europei d’oggigiorno. Ferventi nazionalisti, noi sconvolgemmo – fin nel più intimo della sua coscienza – l’animo della nostra Patria, volendo recuperarla dai pantani politici, in cui stava soffocando, restituirle fiducia nella sua missione, rimettere ordine nelle sue istituzioni, ristabilire la giustizia sociale nel quadro di un’indissolubile collaborazione delle classi e realizzare soprattutto la rivoluzione degli animi che avrebbe liberato gli uomini del materialismo assillante. Nel giugno ‘41, poi, echeggiando le scampanate da un campanile all’altro, schioccò l’ora delle grandi possibilità europee. Soldato semplice prima, in seguito – caporale, sergente, ufficiale e poi Comandante la 28a Divisione Waffen SS Vallonia, come centinaia di migliaia di volontari del vecchio continente nostro, contribuii, sul fronte Est, alla creazione – inizialmente poco compresa, pur essendo inevitabile – d’un’Europa che avrebbe federato delle forze diverse, eppure reciprocamente complementari delle nostre Patrie, minacciate allora di morte dal comunismo sovietico, il quale sin dal 1917 accanitamente aspirava a far passare sotto il suo knut tutti i popoli del mondo intero. Dapprima, certo, noi tutti, combattenti non tedeschi, eravamo molto differenti da un Paese all’altro: spagnoli, norvegesi, francesi, bosniaci, neerlandesi, estoni; le dure prove e le sofferenze sostenute, però, ci ravvicinarono rapidamente a vicenda, sigillando poi la nostra unità. Amicizia, ma diversità. L’Europa respirava in noi, e, passata la bufera, ciascuna delle nostre Patrie, fiera dell’onore riscosso dalle sue armi e del sacrificio offerto dai suoi morti, fece risplendere e magnificò la personalità del proprio popolo nel fascio delle nostre civilizzazioni riunite. Sconfitti e drappeggiando i tamburi, noi quell’Europa nostra nascente del ‘42, la vedemmo dopo il ‘45 raggrinzarsi nella banalità e mediocrità ed abbandonarsi perdutamente ad un furioso bisogno del godere, senza neanche indovinarne l’effimera fragilità. E ciò le offuscò l’animo, decomponendone le caratteristiche morali e spirituali. Domani va ricostituito il tutto. Questa devozione alle nostre Patrie e all’Europa che le federava, noi, vostri predecessori della Seconda Guerra Mondiale, la pagammo terribilmente cara: fummo trattati con le forche, incassammo mille colpi e conoscemmo i ruscelli d’amarezza; ci si mescolò col fango, si assassinò le persone a noi più care, ci si braccò ovunque con una rabbia demoniaca. Eppure la nostra fede è rimasta integra, e non solo: resistendo a tutto, non rimpiangiamo nulla. Malgrado che i nostri corpi siano invecchiati, se ritornasse l’occasione di rialzare le nostre bandiere, ripartiremmo senz’indugio, ubbidendo al richiamo del dovere con lo stesso vigore, lo stesso piacere e la stessa risoluzione mai sgretolati. Al presente, se ancora bisogna che morsichiamo le redini nel profondo d’un esilio tanto interminabile, quanto crudele, noi rimaniamo e rimarremo, cari camerati d’Europa, vostri compagni fino all’ultimo respiro nostro. A dire il vero, neanche voi avete oggi la vita facile. In tutti i paesi, infatti, i giudici indaffarati e servili, schiamazzanti e gloglottanti, vi trottano alle calcagna – tutt’uno sventolio di sottogonne,– reinventando quotidianamente il Codice civile e quello penale per scoprire – democraticamente, ben certo! – dei nuovi pretesti che consentano d’ingabbiarvi nei loro ergastoli e sopprimere con le ammende aggrovigliate coloro che non accettino di baciare la pianta dei piedi di quella virago sacrosanta che è la loro «democrazia» da minchioni. Tutto il sistema delle acrobazie del parlamentarismo poggia, effettivamente, sul mantenimento dei rispettivi riti, e centinaia di deputati in quella ladroneria dei minestrai elettorali vengono eletti o rieletti, solo se appoggiati da una rastrellata preliminare di milioni, centinaia di milioni, e a volte persino di miliardi, che assicurano la sopravvivenza e l’imballaggio finanziario della loro macchineria elettorale. Le folle ben sazie dell’andazzo credono sempre meno in tali pantalonate, in cui per avere un uovo si deve dare un bue. Scovati nella loro tana, le greggi dei politicanti, visibili dappertutto, sono ridotte allo stremo, dibattendosi sui pruni. E si vota sempre meno, perché non ci si crede più da nessuna parte a quelle strepitose promozioni con agganci giusti. Non si raglia più assieme ai somari. Nei nuovi stati liberati dell’Est, in Polonia, p. es., la quale dovrebbe ancora provare meraviglia per il regaluccio «democratico» del tutto recente, il 65% dell’elettorato non vi si è presentato per votare! Idem in Ungheria! Quanto al Libano, gli elettori ci si sono dichiarati in sciopero! Nella Francia del ‘92 l’assetto ufficiale del governo è costituito solo dal 18% dei votanti, dai socialisti, cioè. Tali fratonzoli luminai buoni a nulla e dallo spirito a tracolla difendono con un furore pressoché ridicolo il loro potere sempre più traballante. Ma osar rinfacciargli direttamente nel muso, che le loro compagini governative sono foderate di fatture fasulle e nutrite di estorsioni con la copertura del sangue di emofiliaci e che nel Belgio, in particolare, un ex primo ministro socialista di nome COOLS e dalle mani rapaci è stato fatto secco dal sicario d’uno dei suoi colleghi ministeriali specializzato nei racket, vi costa seduta stante esser considerato «criminale fascista». Far notare che i 9 decimi dei parlamentari, ignoti e incapaci, non servono assolutamente a niente, se non ad intascare i lauti guiderdoni, vi trasforma in un intollerabile guastafeste! Agli oppositori, che denunciano la sterilità delle fandonie prodotte dalle assemblee di 300, 400 oppure 500 crani (il più spesso – vuoti!), gli s’impedisce ogni accesso costruttivo alla TV, così come ai comizi di massa, ove potrebbero fornir lumi al popolo fregato. Per difendere di fronte alle sciocche folle la propria verginità democratica, i meschini intrigantelli del regime rivestono pomposamente i loro tripponi con la sciarpa ufficiale rossa bianca e blu e radunano le orde dei parassiti multirazziali e multicolore, affluiti alla rinfusa dai loro deserti bruciacchiati! E ovunque: negli ambiti politico, sociale, economico e morale,– c’è pandemonio; stando alle ultime inchieste giornalistiche, infatti, il 68% dei francesi si dichiarano schifati. Ogni paese è oppresso da imposte folli che smorzano qualsiasi voglia di creare il nuovo. 20mila funzionari irresponsabili e altezzosi, mai eletti da nessuno, incoronano della loro impotenza mezz’Europa – quella tremolante e quella del Mercato Comune autocratico, sballottato nelle crisi a ripetizione e soffocato per giunta dai reucci sindacali, i quali stanno a maneggiare solo le petarde demagogiche. Non ci si produrrà mai altro che uova covate. Da spaccamontagne, il Mercato Comune trascina pietosamente dietro alle sue scemenze 16 milioni di disoccupati irrecuperabili. Voi, giovani ragazzi e ragazze dell’Europa reale, volete sostituire questo sperpero e furfanteria rovinosa con un’unione di stati sani sotto l’autorità d’un vero capo benamato, rispettato e liberamente scelto dal popolo. Tale unione sarà socialmente giusta e razzialmente protetta. Essa sola porrà fine alla dominazione arbitraria, agli assalti da dragoni e battibecchi degli usurpatori, che non meritano neppure l’acqua che bevono e che hanno approfittato della disfatta del ‘45 per fare i rodomonti, mentire ogni giorno, inebetire i popoli e addomesticarli. Ma toccare l’onnipotenza dei pascià «democratici», rimestando gli intrighi nei loro panieri di chiocciole, vuol dire maneggiare la dinamite. E spesse volte ne avrete piene le tasche, dovendo sfidare tanti scro

sabato 17 ottobre 2009

I Cristiani e il Talmud

L’azione illuminatrice svolta energicamente nei riguardi del problema ebraico della "Difesa della Razza" di Telesio Interlandi si completa con l'edizione italiana, recentemente uscita a cura di questa stessa rivista, dell'opera di Mons. J.B. Pranaitis sul Talmud (1). L'autore russo originario del Turkestan, fu dottore in teologia e sacerdote cattolico, che raggiunse i più alti gradi dell'insegnamento con la nomina a professore d’ebraico nella Università Imperiale di Pietroburgo, cattedra che egli tenne per molti anni. Il Pranaitis fu uno dei più documentati assertori della necessità di fronteggiare il pericolo ebraico. L’opera in questione uscì nel 1892 col titolo Christianus In Talmude, sive Rabbine doctrinae de Christianis secrata ed ebbe la sorte toccata a gran parte dei libri intesi a divulgare i segreti rabbinici: fu trafugata e fatta scomparire quasi prima che potesse esser conosciuta adeguatamente e diffusa. La nuova edizione italiana riproduce integralmente quella originale, perché si compone delle fototipie delle pagine di quest'ultima, ove si trovano i testi ebraici con la loro traduzione latina a fronte: vi si aggiunge però la traduzione nella nostra lingua. In più, una pregevole introduzione a cura del compianto Mario de' Bagni circa l'origine e la composizione del Talmud e circa i rapporti che esso ha con l'azione svolta dagli Ebrei nella storia.
Sull'inquadramento che, in questa introduzione, si fa del problema ebraico, qui non è il caso di fermarsi, perché il lettore, su queste pagine, già ripetutamente e da tempo ha avuto ampie informazioni nel riguardo. Così pure, in questa stessa sede abbiamo avuto noi stessi occasio­ne di mettere in rilievo, che è erroneo esaurire l'essenza dell'Ebraismo al Vecchio Testamen­to, considerare la tradizione ebraica come
spezzata dal Cristianesimo e sopravvivente solo in forme irrilevanti di commenti sussidiari quasi scolastici. Vero è invece, per usare le parole del de' Bagni, che “da tredici secoli e più gli ebrei accordano una importanza limita­tissima alla Bibbia, che considerano come un testo incompleto di scarsissima utilità, mentre assumono per codice religioso fondamentale il Talmud, gli insegnamenti del quale sono da loro scrupolosamente osservati anche e soprattutto quando si trovano in aperto contra­sto con quelli mosaici”. Nel Talmud è quindi racchiusa l'essenza e la norma del giudaismo, ed è al talmud che occorre attingere se si vuo­le avere una idea esatta dei giudaismo stesso. Solo che il Talmud si compone di due parti distinte, l'una, diciamo così, esoterica e l'altra riservata agli iniziati, vogliamo dire ai tradizio­nalisti, agli ortodossi al cento per cento, alla clique rabbinica. Sulla prima non mancano opere esaurienti d'informazione - anzi si trova­no spesso libri, e non solo di Ebrei, che mettono in risalto le “nobili” idee contenute nel Talmud strettamente aderenti a quella spiritua­lità dell'Antico Testamento, che passò anche in retaggio al Cristianesimo. Altrimenti stanno le cose nel riguardo della seconda parte del Talmud, e specialmente là dove si tratta della morale interna dell'Ebraismo, dell'apprezzamento dei non Ebrei, delle norme di condotta da seguire nei loro riguardi. É già significativo che al principio del settecento, quando comin­ciarono ad uscire delle edizioni quasi complete della letteratura rabbinica, da un sinodo di rab­bini autorevoli riunitosi in Polonia venne deciso che nelle nuove edizioni del Talmud in ebraico i passaggi relativi a questa parte interna, soprattutto dove si trovino insulti contro i cri­stiani e contro la loro religione, avrebbero dovuto esser lasciati in bianco e sostituiti da un segno convenzionale, affinché i rabbini avessero potuto insegnarne il contenuto solo verbalmente - e il de' Bagni riproduce il testo esatto di un tale decreto. Ma, in più, gli Ebrei non hanno risparmiato alcun mezzo per impe­dire la divulgazione di questo nucleo segreto e anti cristiano, tacitato ma non abolito, della loro dottrina. Essi hanno gridato al tradimento alla profanazione dovunque uno studioso abbia voluto illuminare il pubblico in proposito.
In ogni modo si è cercato di discreditare opere del genere, accusandole di falso e di tendenziosa diffamazione, diffondendo dubbi sulla capacità dell'autore sulla base del menomo appiglio;
oppure sì è provve­duto a far scomparire i libri dal mercato (come è accaduto con i libri dei came­rata Giovanni Preziosi e con altri testi segnalati dalla Redazione di "Avanguardia", ndr) con acquisti di massa quando non perfino a provvedere alla eliminazione della persona incomoda.
Il De' Bagni ricorda, nel riguardo, il caso tipico dell'abate Chiarini, che avendo intrapreso la traduzione in france­se de Talmud fu aspramente combattuto con libelli e insidie d’ogni genere e giunse a conse­gnare alla stampa solo il primo volume, perché una improvvisa e misteriosa morte nell’1830 lo tolse alla scienza a soli quarantun'anni nel pie­no vigore della salute e dell'intelletto. Del resto, anche Mons. Pranaitis, nell'epilogo alla sua opera, dichiarava di rendersi conto di tutto il pericolo a cui si esponeva, aggiungendo però: “Qualunque cosa mi possa accadere per quanto ho scritto, la sopporterò volentieri, essendo pronto a dare la mia stessa vita per rendere testimonianza alla verità”.
E non è escluso che in ciò egli avesse avuto un giusto presentimento, perché non si sa che fine egli abbia propriamente fatta, nel punto della rivo­luzione bolscevica scompare, di lui, ogni trac­cia; e, parimenti, è cosa che dà a pensare la morte recente, e essa stessa alquanto enig­matica, proprio del presentatore di questa edi­zione italiana dell'opera dal Pranaitis di Mario de' Bagni. Nello stesso Talmud (Sanedrin, 59) sta scritto: “il non-Ebreo che scruta la leg­ge è reo di morte”.
Per venire ora al contenuto del libro qui segna­lato, diremo che esso si compone di due parti principali; nella prima sono messe in rilievo le vedute del Talmud nel riguardo dei cristiani e della loro religione; nella seconda sono ripro­dotti i precetti che il Talmud impone all'ebreo di seguire contro i cristiani; comandando di evi­tarli, di disprezzarli, di danneggiarli nei beni, di mentire e di giurare il falso contro di loro in giu­dizio, di rifiutare loro qualsiasi assistenza, di sterminarli o soggiogarli senza pietà. Le cita­zioni in proposito sono raccolte con grande cura e, come si è accennato, con il testo ebrai­co a fronte, ad evitare ogni contestazione.
Quanto alle osservazioni del de' Bagni, non siamo interamente d'accordo con lui, quando egli fa una netta separazione fra Antico Testamento e Talmud, affermando perfino che il Talmud “s'intende ad esaltare il sofisma e dottrina di odio contro il non ebreo a detrimen­to dei precetti biblici” e che esso “è stato codi­ficato per tentare di cancellare e sostituire con molte parole le lineari verità della Bibbia”. Non bisogna vedere la Bibbia attraverso il Nuovo Testamento (arriveremmo anzi a dire, che mol­to nel Nuovo Testamento sarebbe piuttosto da vedersi attraverso la Bibbia) e non bisogna dimenticare che la Bibbia, malgrado la sua codificazione da parte della religione cristiana, rappresenta essenzialmente una espressione dell'anima semita e giudaica. Così, negli svi­luppi posteriori, mentre da un lato ci si sforzò di estrarre dall'antica Legge un contenuto eso­terico e metafisico attraverso la tradizione cab­alista, dall'altro si procedette ad adattazioni, esegesi e presunti “completamenti” atti ad andare incontro alle mene degli elementi giu­daici più bassi, alla tattica d'inganno, all'odio represso e alla volontà di potenza del “popolo eletto” disperso fra le varie nazioni. Anche a quest'ultimo riguardo, sarebbe difficile conte­stare che l'Antico Testamento, e soprattutto gli ultimi libri dei Profeti, contengano già in modo preciso temi che, con adeguati sviluppi, riap­pariranno non solo nel Talmud, ma perfino in documenti, come i famosi Protocolli dei Savi di Sion. Così stando le cose, non ha interamente torto chi ha rilevato che la polemica antisemita tende a descrivere la traiettoria propria al moto di un boomerang: iniziata originariamente dal cristianesimo, minaccia, alla fine, di ritorcersi perfino contro di esso con l'accusare gli ele­menti semitici che, malgrado tutto, questa fede contiene, col tendere dunque ad una revisione, col constatare - spesso in base a fatti precisi - come allo stesso cattolicesimo oggi riesca diffi­cile assumere una Posizione netta di fronte all'antiebraismo e al razzismo. Soprattutto in certe forme tedesche di antigiudaismo questo rivolgimento è ben visibile, mentre in quelle francesi si conserva essenzialmente la pre­messa cristiana e il punto di vista, nel quale si pone lo stesso mons. Pranaitis.Il quale ha ragione nell'indicare l'origine religio­sa di quella morale segreta ebraica, che il Talmud codifica nelle sue parti meno note e che di Israele fanno una Sostanza inassimilabile e nemica rispetto ad ogni diverso popolo. Noi diciamo con intenzione “diverso”, e non semplicemente “cristiano”. Certo, contro il cri­stianesimo, e non semplicemente per la pole­mica relativa al vero Messia e per le persecu­zioni subite, gli ebrei hanno un fatto personale. Ma non v'è dubbio che il loro stile di raggiro e di parassitismo e la loro volontà di potenza si manifestino in egual modo di fronte a Popoli non cristiani e non ariani.
Con questa osservazione intendiamo rilevare che mentre è legittimo, ed anzi necessario,
risalire alle radici originariamente religiose da cui, per materializzazione, secolarizzazione e spesso perfino per deviazione sono proceduti gli istinti più pericolosi degli ebrei, non si può definire questo substrato originariamente reli­gioso solo come anticristianesimo, ma bisogna penetrare un contenuto superiore e universale, qualcosa che ha effettivamente tratti sinistri e inafferrabili adombrati dall'antica formula, secondo la quale gli ebrei venivano, in genere, detti i nemici del genere umano. Si può del resto ricordare, a questo riguardo, che le accu­se mosse da Apione contro gli ebrei presso Caligola da un punto di vista “pagano”, non cristiano - come lo stesso de' Bagni lo rileva - sono un facsimile di quelle mosse degli anti­semiti odierni; anzi, nel perseguire i cristiani Roma antica credette originariamente di non aver a che fare che con una setta ebraica più fanatica e virulenta delle altre.
Spigolando ora nella raccolta dei passi del Talmud contenuti nel libro del Pranaitis, noi ne ricorderemo qualcuno dei più significativi e tipi­ci. Vi è anzitutto il noto passo del Cheritut (6 b) in cui si ricorda che, con riferimento agli ebrei, sta scritto: “Voi, o gregge mio, siete uomini, voi siete chiamati uomini, non i goim (i non ebrei il Midraso' Thlpiot, fol. 255 d) aggiunge: “Dio li creò in forma di uomini in onore d'Israele poiché i cristiani (Akum - termine originariamente applicato ai Gentili) non furono creati ad altro
fine se non quello di servire i Giudei giorno e notte, né mai deve loro esser data requie che cessino da simile servizio. Sconviene al figlio del re (che sarebbe l'israelita) che lo servano bestie in quanto tali, ma è conveniente che lo servano bestie in forma umana”. Interessa quest'altro passo, che sanziona, dal punto di vista ebraico, esattamente i provvedimenti raz­ziali contro i matrimoni misti, contro cui gli ebrei moderni tanto strepitano: “Se il giudeo contrae matrimonio con una Akum o con una serva (le due cose, dunque, si equivarrebbero), esso è nullo non essendo essi capaci di contrarre matrimonio; similmente se un cristiano o un servo sposerà una giudea il matrimonio è nul­lo” (Eben aeze) 44, 8). A tanto, vi è una giustifi­cazione superrazista, che ripete il tema contenuto nel passo precedente: “il seme di lui (Goi) deve esser stimato come il seme di una bestia” (Chetubot, 3 b, Tosei). In un altro gruppo di passi scelti dal Pranaitis (pp. 151 agg.), si vede che il Talmud anticipa altre disposizioni assunte dai regimi antisemiti; si prescrive infatti all'ebreo di evitare i cristia­ni, di isolarsi da essi, di non giovarsi né dell'insegna­mento cristiano, né dal medico o professionista o perfino barbiere cristiano - donde risulta che, in questa congiuntura, le dette misure antiebraiche non fanno che aiutare l'ebreo a restare fedele ai precetti della sua stessa tradizione. Come ragioni del divieto di com­mercio con i non-ebrei il Talmud adduce anzitutto la diversa dignità del popolo eletto, che non permette la familiarità con essi , poi il carattere “immondo”,idolatra e delittuoso della loro genia.
Da P 177 in poi abbiamo una scelta di passi, dai quali risulta che ai seguaci di “quell'uomo”, il cui stesso nome presso gli Israeliti, per mez­zo di una trasposizione di lettere, significa “Sia distrutto il suo nome e la sua memoria” (Gesù come Jesciu), il Talmud non può augurare se non che muoiano quanti sono, affinché gli ebrei possano esser liberati da quella che essi consi­derano la loro quarta cattività. Qualunque Israelita, nella misura delle sue forze, è quindi tenuto a distruggere i regni costituitisi secondo ingiustizia su tutta la terra, che è proprietà legit­tima solo d'Israele. Detestabilissimo fra tutti è poi per i Giudei quell'impero, la cui città madre è Roma. Essi lo chiamano Regno d'Esaù. Regno Edomitico, Regno della Superbia e dell'Empietà. Connessa alla rovina di Roma essi vedono la salvezza e la liberazione del popolo eletto - del resto, su queste stesse pagi­ne J.Evola ha documentato, attraverso i cosiddetti Libri Sibillini Ebraici, l'esistenza di un identico affetto antiromano nutrito dagli ebrei già nei tempi più antichi. Ma poiché non si spe­ra troppo che lo sterminio automatico dei goim avvenga a breve scadenza, il Talmud insegna che bisogna almeno distruggerli indirettamente, vale a dire nuocendo loro in ogni modo, dimi­nuendo la loro potenza e preparando loro la rovina. Il Giudeo non solo non deve aiutare o soccorrere l'Akum, ma, dovunque sia possibile, deve sopprimerlo o ridurlo in ceppi. Zohar, I, 25 b: “Coloro che fan del bene all'Akum non risor­geranno dopo la morte”: lbid., I, 160 a: “Farai loro guerra nei commerci. Quale guerra? S'intende la guerra condotta contro quella genia che ciascun figlio dell'uomo (ciascun Giudeo) è tenuta a debellare, allo stesso modo di come Giacobbe fece verso Esaù, il quale appartiene a quella gente; e cioè combattere con astuzia (e perversità) e dovunque sia necessario, combattere senza tregua, fino al raggiungimento del nuovo ordine (fino al com­pleto assoggettamento dei popoli della terra, conforme alla Promessa). E per que­sto io dico che debbono esser esaltati coloro che possono liberarsi (da quella genia) e dominarla”. Il passo “Il migliore fra i Goim merita di essere ucci­so” (Abada Zara, 26 b, Tosefot) è assai noto - si aggiunge, che chi sopprime un goim non commette pec­cato, ma offre a Dio un sacrificio graditissimo:
“Distruggi la vita del non- ebreo e spegnila. Sarai gradito dalla Maestà divina come colui che fa offerta d'incenso” (Sefer Or Israel, 177 b); “Nessuna maggior letizia può esser data a Dio benedetto di quella che noi gli diamo sterminando gli empi e i cri­stiani su questo mondo” (ibid., fol. 130). E Infi­ne l'espressione Più brutale e feroce già ricordata da Preziosi: E la morte loro avven­ga per occlusione della bocca, come si fa col bruto, che si estingue senza voce e senza favella” (Zohar, 11,119 a).
Di fronte a precetti simili, quelli che sanciscono l'usura, l'inganno, il falso giuramento, il furto a danno dei non-ebrei non sono dunque che mie­le. I Cristiani e i Goim, come servi o bestie al servizio dei figli d'Israele, appartengono al Giudeo con la loro vita e con le loro sostanze. Ogni mezzo è dunque lecito per ristabilire la giustizia e, come oggi si direbbe, lo “stato di diritto” e per recuperare quel che è suo proprio. Allo stesso modo, l'ideologia marxistico-comunista, considerando ogni proprietà come un furto fatto al proletariato, in ogni ladro vede un eroe e un antesignano dell'ordine nuovo, limitatosi a prendersi per sé un anticipo di quel che dovrà essere restituito. Alcuni testi: “Se la vita sua (del Goi) è (in mano d'Israele), tanto maggiormente lo saranno le sue Sostanze”. “Tutte le Sostanze dei goim sono simili al deserto; chi
primo riva ~e è ;) C5 oa Datra, 54
b). Nello Zohar; I, 219 b si legge: “Di certo la nostra prigionia durerà fino a quando siano distrutti sulla terra i capi dei popoli adoratori di idoli” - vale a dire, quelli che non adorano Il Dio d'Israele; precetto, questo, che presenta una curiosa corrispondenza con quelli dei Protocolli indicanti come mete essenziali dell'attacco ebraico tutto ciò che è monarchia e principio d'autorità dall'alto nelle nazioni del goim".
Abbiamo già rilevato che Roma è fatta partico­lare oggetto di espressioni d'odio da parte degli ebrei. Nell'Obadia Rabbi Chimscl scrive esplicitamente: “Ciò che dissero i Profeti negli ultimi giorni della devastazione del Regno di Edom si riferisce a Roma, come io stesso ho spiegato in saia (XXXIV, 1) al verso: Venite genti ed ascoltate. Poiché, quando Roma sarà devastata, allora sarà la redenzione degli Israeliti”. E Rabbi Abram nel Tseror ammor aggiunge: “Nella devastazione di Roma sarà l'immediata redenzione nostra". Il Messia ebraico è dato come distruttore di Roma - Rabbi Bescia scrive: “Così verrai a sapere a proposito dell'ultimo dell’ultimo Salvatore, che subitamente apparirà ai nostri giorni; egli uscirà dalla metropoli di Roma e sarà il suo distruttore”. Nel riguardo di queste idee, il Pranaitis si domanda, che cosa potesse inten­dersi nel riguardo di quella distruzione dell'impero romano e di Roma, su cui i testi insistono, in tempi, nei quali dell'impero roma­no non era rimasto nemmeno il nome. E uno strascico di reminiscenze antiquate? Può esservi qualcosa di più: può trattarsi del pre­sentimento della aeternitas di Roma, della sensazione, che il simbolo romano sarà sem­pre l’irriducibile ostacolo all'imperialismo mes­sianico del presunto “popolo eletto”. E come in precedenza su queste stesse pagine, impo­stando la questione ebraica, è stato detto, in realtà, l'antitesi vera delta volontà di potenza d'Israele non può esser costituita da idee particolaristiche, quindi nemmeno da punti di vista semplicemente nazionali o razziali, ma essa può sorgere solo nel riferimento ad una conce­zione superiore, supernazionale e universale del Regnum, spirituale e di segno opposto a quella giudaica: e ciò, almeno per l'Occidente, non può aver senso che nel riferimento a Roma. Così vedendo le cose, l'odio antiroma­no e la speranza che “Roma” sparisca dal mondo, espressi dalla letteratura talmudica, testimoniano di una sicurezza d'istinto, e di un potere visivo che vanno, purtroppo bisogna riconoscerlo, assai più in là di quello di molti antisemiti dagli incerti principi.
Un ultimo rilievo. Dalla lettura di questi estratti dal Talmud qualcuno può aver l'impressione che si tratti, in fondo, di vecchie tradizioni o superstizioni, suscettibili d'avere solo un interesse storico, perché la grandissima maggio­ranza degli ebrei moderni non ha con esse più nulla a che fare e ne sa molto meno di quanto noi ne sappiamo. Gli ebrei, a loro volta, si dan­no con ogni mezzo ad assicurare ostentata­mente che proprio così stanno le cose e che queste riesumazioni sono illegittime e tenden­ziose. La verità è tutt'altra. E inutile che qui riproduciamo ancora una volta tutte le testimo­nianze relative al fatto, che il Talmud dagli stes­si ebrei venne sempre considerato come l'ani­ma formatrice della razza ebraica. Parlar di razza con riferimento al piano puramente bio­logico non si può, nel caso degli israeliti, che fino ad un certo punto: sangui diversissimi hanno confluito in quel popolo. Qui si può assai più positivamente parlar di razza, qualo­ra la razza la si definisca soprattutto in funzio­ne di un modo d'essere, di uno stile di vita, di pensiero, di sensibilità, d'azione. Ora, esatta­mente in questi termini esiste una unità dell'Ebraismo in tutte le sue espressioni e in tutte le parti del “popolo eletto” disperso fra le nazioni e spesso notevolmente differenziato quanto al lato puramente antropologico. Ma proprio la Legge, la tradizione, e in particolare quella talmudica, stanno alla radice di una tale unità - essa è il vero cemento e il vero sigillo dell'Ebraismo. Ora, che i significati religiosi ori­ginari di tale tradizione in molti casi si siano cancellati, non significa che poco: la loro forza sussiste nel senso di una eredità, di una men­talità ereditaria, di una “razza dell'anima”, di forme, passate a valere in sé e per sé, indipen­dentemente dalla loro originaria e fanatica giu­stificazione religiosa. Perciò, riportarsi a testi, come il Talmud, non significa perdersi in riesu­mazioni di fisime superate, ma rifarsi alle origi­ni, cogliere in nuce ciò che, per via di processi vari, ha dato luogo a quelle “qualità” del­l'ebreo, che hanno imposto, alla fine, l'attitudi­ne di difesa e di contrattacco dei popoli ariani.

di Arthos
J.B. Pranaitis, "Cristo e i cristiani nel Talmud", Biblioteca della "Difesa della razza", Roma-Milano, 1939-XVII, pag. 247; £30.

martedì 13 ottobre 2009

Il giudaismo ha voluto questa guerra

Il presente articolo è tratto dalla rivista "La Vita Italiana", pubblicata negli anni della Rivoluzione Fascista, nell'ambito della quale Giovanni Preziosi affermò le ragioni politiche della lotta antiplutocratica e antiebraica condotta dalle potenze dell'Ordine Nuovo.


Chi ha letto "I Protocolli dei Savii Anziani di Sion", il libro più odiato dagli ebrei, dai filo-ebrei, dai bolscevici, dai massoni e dai plutocrati, sa come è perché è stata scatenata questa guerra ebraica che dovrebbe portare Israele al dominio del mondo.
I Protocolli sono "apocrifi", affermano gli ebrei, i filo-ebrei, i bolscevici, i massoni e i plutocrati.
Ebbene: in questa affermazione sta appunto la prova che "I Protocolli" sono veri; perché – come dice Hitler nel Mein Kampf – è un fatto che i Protocolli scoprono con orrenda sicurezza la natura e l'attività del popolo ebraico e ne svelano gli scopi finali. Chi esamina gli avvenimenti degli ultimi cento anni alla luce di questo libro capirà perché questo libro dal giudaismo è tanto combattuto e qualificato apocrifo"... "Quando i Protocolli diventeranno il breviario di tutto il popolo, il pencolo ebraico potrà essere considerato scomparso”.Nella rivista "La Vita Italiana", che dirigo da trenta anni, vi è una documentazione indistruttibile, che dimostra come in Italia - pur tra la generale incomprensione - non si è avuto bisogno di attendere le rivelazioni dei libri diplomatici sull'attività dei vari Bullit, o dei protocolli segreti del Grande Oriente di Francia, per annunziare insistentemente che:
a) i coniugi Roosevelt erano massoni e di origine e di sentimenti ebraici;
b) che Franklin Delano Roosevelt fu portato l'8 novembre 1932 alla presidenza degli Stati Uniti dalle forze della Internazionale Ebraica per preparare la guerra ebraica;
c) che il giudaismo degli Stati Uniti ha preparato, ha scatenato, e sta facendo sempre più sviluppare, questa guerra per il dominio di Israele.
Qualche precisazione consentita dalla brevità dell'opuscolo.
Fu con l'avvento di Hitler al potere, il 30 gennaio 1933, che il Kahal - l'alto sinedrio ebraico mondiale residente negli Stati Uniti - decise di non tardare più oltre la guerra ebraica per evitare che le forze antiebraiche si consolidassero. A prepararla, non poteva essere che l'uomo dall'ebraismo portato per questo scopo al potere della Nazione, dove sono concentrate le maggiori forze della potenza ebraica: Franklin Delano Roosevelt.
Il primo annunzio della guerra ebraica in atto, fu dato dall'ebreo più combattivo del mondo:
Wladimiro Jabotinsky; il quale, il 1° giugno 1934, nella rivista ebraica Natcha Retch, scrisse, e tutti i giornali ebraici riprodussero. "La lotta contro la Germania viene condotta da mesi da tutte le comunità ebraiche, da tutte le Conferenze e Congressi, da tutte le Associazioni commerciali, e dagli ebrei di tutto il mondo.
"C'è motivo di credere che la nostra partecipazione a questa lotta sarà di utilità generale.
"Poiché noi scateneremo la lotta di tutto il mondo contro la Germania tanto spiritualmente quanto fisicamente.
"L'ambizione di essa 8 di diventare una grande nazione, di riacquistare i suoi territori e le sue colonie perdute.
"Ma i nostri interessi impongono la distruzione definitiva della Germania.
"II popolo tedesco nel suo insieme e negli individui che lo compongono è un pericolo per noi.
"La Germania è stata sempre retta - salvo nel periodo in cui era sotto l'influenza ebraica – da elementi che si dimostrarono ostili al popolo ebreo.
"Non possiamo perciò assolutamente permettere che essa diventi potente sotto l'attuale Governo".
Lanciato l'appello, Jabotinsky si mise in giro per il mondo, e poi tornò negli Stati Uniti per organizzare la legione ebraica, forte di 120 mila ebrei, destinata ad aiutare l'Inghilterra; mori dopo aver passata in rivista la legione, alla quale disse: “la Gran Bretagna deve essere aiutata da
tutti gli ebrei, perché combatte a beneficio degli ebrei e per il trionfo degli ebrei nel mondo”.
Una volta decisa dal Kahal la guerra ebraica, per scatenarla furono messe in moto tutte le forze occulte in America e nel mondo, a mezzo soprattutto degli ambasciatori di Roosevelt.
Furono utilizzate le armi maggiori di propaganda:
cinema, radio, stampa, che sono tutte in mano degli ebrei. Roosevelt aveva chiamato a suoi collaboratori i più noti giudei. Su 75 dirigenti i ministeri degli Stati Uniti, ben 53 sono ebrei. I consiglieri maggiori dell'Ufficio del Presidente sono grandi giudei, Bernard Baruch, Felix Frankfurter, Morgenthau, Perkins, Brandeis, il celebre rabbino Stefano Wise. La propaganda ufficiale di odio cominciò nel novembre 1937 con la frase di Roosevelt: "il Fascismo è il veleno del mondo”. Solamente chi non voleva vedere non vide allora, che l'ebraismo degli Stati Uniti preparava la guerra ebraica sulla base dell'asse Washington - Mosca.
Fin da sette anni or sono, "La Vita Italiana" denunciò che, mentre i quattro Presidenti predecessori non vollero mai ristabilire I rapporti diplomatici con la Russia dei Sovieti, Roosevelt invece li ristabilì subito dopo la sua prima elezione, assolvendo così l'impegno preso di fronte all'ebraismo.
Qualche ricordo.
Fu Roosevelt che, il 12 novembre 1937, inviò un telegramma a Stalin congratulandosi "per il successo di 20 anni di comunismo".
Fu la Presidentessa che, per secondare la propaganda comunista, fece prolungare l'"Ora comunista" sul fascio delle stazioni radiofoniche americane.
Durante la Guerra di Spagna, furono, dal torturatore dei cristiani, Negrin, inviati alla Presidentessa in dono, per riconoscenza, quadri di Goya e di
Velasquez rubati ai musei spagnuoli.
In Galilea fu fondata la colonia ebraica dedicata al turpe ebreo Leon Blum, con danaro raccolto durante una conferenza della Presidentessa.
La più attiva propagandista del comunismo in America, Carrie Chapson Catt, in una pubblica conferenza, presente la Presidentessa, la salutò come "la prima donna comunista entrata alla Casa Bianca". "La Vita Italiana" nel riferire ciò, concludeva: “Poppea, completamente dominata dai giudei, riuscì ad avvelenare l'animo di Nerone contro i cristiani, e li fece condannare ai leoni e alle tigri o ad essere bruciati, per farne torce ardenti per illuminare i pubblici spettacoli. Eleonora vuole oggi che tutto il mondo diventi torcia ardente per illuminare il sorgere del regno d'lsraele; e Franklin Delano Roosevelt sta apprestando la resina e i fiammiferi”.
La data della guerra fu definitivamente decisa, il 3 agosto 1939, a Cap d'Antibes: dai tre grandi rappresentanti dell'ebraismo americano già consiglieri di Wilson, autori dell'intervento degli Stati Uniti nell'altra guerra e ora consiglieri e controllori di Roosevelt. I loro nomi dicono tutto: il ministro del Tesoro Morgenthau, Bernard Baruch, e il gran rabbino Stefano Wise; conosciuto come "il papa nero dell'americanismo". Erano essi ospiti della villa del plurimiliardario ebreo inglese Sassoon e conferirono con Leon Blum. Decisa la data della guerra, il rabbino Wise fu incaricato di stabilirsi a Londra per controllare la situazione fino al giorno della dichiarazione.
Ma questa guerra ebraica era stata prevista anche dal Maresciallo Ludendorff, che seguiva l'azione delle forze occulte. Nell'ottobre del 1930, nel suo libro dal titolo chiarissimo "La guerra mondiale minaccia scatenarsi sul territorio tedesco", egli scrisse: "orditrice del prossimo flagello destinato a travolgere successivamente gran parte dei popoli del mondo intero è la plutocrazia internazionale ebraico-massonica, decisa fermamente a soffocare una volta per sempre col ferro o col fuoco le velleità delle nazioni non proclivi a piegare il capo e le ginocchia sotto il peso dell'oro".
Il primo aprile 1938, nella Revue Internationale des Sociétés Secrétes, apparve inoltre un articolo documentatissimo, che aveva per titolo "Una guerra mondiale sl prepara. E il solo modo, per Israele, di evitare uno schiacciamento totale":
La documentazione aveva questa chiusa.
"Una nuova guerra, dunque, in nome della "Democrazia" si prepara in tutta fretta. L'alleanza di tutti i gruppi ebraici del mondo è conchiusa. Il suo nome ufficiale è alleanza delle tre grandi democrazie inglese, francese, americana. Israele pensa che il tempo stringe. Ha bisogno di una guerra in nome della pace indivisibile per schiacciare tutti coloro che si divincolano sotto il
suo tallone”.
Anche sommi ebrei preannunciarono con impudenza questa loro guerra. Fu il giudeo falsificatore della storia, Emilio Ludwig, che nel fascicolo di giugno del 1934 della Rivista Les Annales, scrisse: "Hitler non vuole la guerra, ma egli vi sarà costretto; non quest'anno ma presto. É naturale che la Germania e il Giappone stringeranno fra loro vincoli di simpatia. L'ultima parola come nel 1914 è all’lnghilterra".
Lo stesso Ludwig, dopo i colloqui a Washington con Roosevelt, pubblicò il noto libro La Nuova Santa Alleanta, tutto di sapore profetico in vista della guerra ebraica che si andava preparando. Ne prelevo alcuni brani.
"A che scopo parlare sempre, in una nebbia vaga, di certi Stati! L'alleanza è diretta contro la Germania, l'Italia, e alcuni Stati che, forse, domani ne potranno seguire i principi. L'Alleanza sarà vigilante, chiaroveggente, serena. In aggressività, supererà il linguaggio di sfida dei dittatori... Essa agirà in modo fulminante. In luogo di sedici o tredici governi che discutono per dei mesi per sapere come costringere delle truppe a ritirarsi o impedire dei bombardamenti, tre conversazioni telefoniche basteranno a che, l'indomani, venga presentat0 un ultimatum comune concedente ventiquattro ore, e redattoin termini tali, che i dittatori rimarranno di stucco".
"Quando si verrà alle mani, le cose dovranno essere fatte senza reticenze, e gli alleati della santa alleanza non useranno certamente il sistema di umanizzare la guerra. La fiamma di una nuova coscienza universale non si ravviva oggi che negli Stati Uniti... Roosevelt veglia! Da quando egli 8 al potere ha pronunciato cinque grandi discorsi che han posto gli Stati Uniti al fianco delle democrazie contro i dittatori. Finchè egli governerà, l'America combatterà contro i Fascismi É prevedibile che l'alleato più lontano avrà il compito di colpire con maggiore violenza."
Subito dopo i tre, la Russia, la grande Russia sovietica, alla quale il novello messia rivolgeva parole degne di un ditirambo.
"La costituzione sovietica è un documento sublime, e se si obietta che essa non è realizzata, risponderò che, del pari, i Diritti dell'uomo riconosciuti dalla Grande Rivoluzione, pur non essendo stati applicati per intero, hanno tuttavia esercitato sugli uomini una forza leggendaria. La Rivoluzione Russa rimarrà il più grande avvenimento sociale dopo il 1789, anche se in altri paesi le sue idee si sono trasformate secondo la natura e il grado di evoluzione dei popoli".
Dalla Triplice si passa poi alla quadruplice dell'antifascismo: dopo di che, invito generale da parte del profeta.
"Tutti gli Stati dovranno aderire alla nuova Santa Alleanza, come già fecero con l'antica. E vi aderiranno in gran numero... Presidenti di tutti i paesi, unitevi!"
Tra gli annunzi della guerra ebraica, il più significativo fu quello dell'organo massimo dell'ebraismo americano, il Ken di Chicago, che il 6 aprile 1939, cinque mesi prima della guerra scriveva: "la Gran Bretagna e la Francia saranno impegnate in aspra guerra prima della fine di questa estate. L'ambasciatore degli Stati Uniti d'America in Inghilterra sta cercando una villa nei dintorni di Londra per stare al sicuro durante la prossima guerra. Anthony Eden farà parte del governo nel caso che Chamberlain non riesca a convincere Mussolini ad abbandonare l'Asse Roma-Berlino. Winston Churchill sarà a capo del
governo della Gran Bretagna".
L'organo dell'ebraismo annunziò così, cinque mesi prima, non solo la guerra ebraica, ma la composizione del nuovo governo inglese. Come si spiega ciò? Semplicemente: il Ken è I'organo della massoneria internazionale B'nal B'rith, riservata agli ebrei più influenti di tutto il mondo, i quali sono quelli che prepararono la guerra e gli avvenimenti politici mondiali.
Nessuno perciò più del Ken era informato.
Quasi contemporaneamente, il 3 marzo 1939, l'organo dell'ebraismo in Inghilterra, il Jewish Cronicle, annunziava: "Il problema ebraico avrà sviluppi che faranno fremere tutti i dirigenti politici sensati. II problema ebraico si alzerà dinanzi ad essi con una forma e una realtà cosi pressante e cosi acuta come mai nel corso della storia. I dirigenti politici delle varie nazioni potranno fare ciò che vorranno, ma le nazioni non si sbarazzeranno del problema ebraico. Questo problema apparirà come la testa della famosa idra in tutti gli ambienti diplomatici, e sbarrerà il passo a ogni tentativo di distensione internazionale.
"Il problema ebraico è tale, che noi ebrei non lasceremo la pace al mondo, per quanto zelo possano impiegare gli uomini di stato e gli angeli della pace per conseguirla".
E la guerra ebrea scoppiò.

Il 28 settembre u.s. a Hyde Park - residenza di Roosevelt - il rettore della piccola chiesa, dopo aver letto i salmi e cantato insieme ai fedeli gl'inni della domenica, salì il disadorno pulpito e rivolgendosi ai fedeli indirizzò un'interrogazione.
Hanno gli Stati Uniti contribuito a sconvolgere la situazione del mondo?
E rispondeva: sì.
Interrogò ancora.
Possiamo noi contribuire a ristabilire la pace?
E rispondeva ancora: si.
In che modo possiamo compiere tale missione?
– Dedicando il paese e noi stessi veramente agli ideali della pace, ed avendo fede in Dio.

Queste parole, scese dal modesto pulpito della piccola chiesa di Hyde Park, hanno avuto gli onori di essere riportate su qualcuno dei grandi giornali americani, non certo per l'autorità del predicatore, ma per quella dell'uditorio. Fra i presenti al servizio religioso era Roosevelt, eletto
dell'ebraismo, presidente degli Stati Uniti, primo responsabile di questa guerra voluta dal giudaismo.

GIOVANNI PREZIOSI
ROMA 1942 A. XX

sabato 10 ottobre 2009

I Savii di Sion

Anche noialtri siamo impegnati a fondo, non in una guerra totale, ma nella guerra totale. Qui si tratta, o di restar romani, cristiani, europei. O di ridurci, anche tutti noi italiani e italiane, una plebe senza più né Dio nè Patria né razza né onore né dignità né libertà; schiava, sotto la frusta de' negrieri di Londra, de' boia di Mosca, degli usurai di New York. O, anche per noi, la libertà dell'anima fondata sul senso cristiano dell'anima fatta per la vita eterna; la dignità civile, fondata sul senso romano dello Stato e del cittadino nello stato; la giustizia sociale e la giustizia internazionale, fondate sul senso italiano e tedesco della solidarietà nazionale, della comunità popolare-razziale, del lavoro fonte di ogni diritto e del diritto di ogni lavoro alla proprietà: e quindi, d’ogni sangue alla sua terra, d’ogni popolo al suo spazio vitale proporzionata, d’ogni grande nazione alla sua sfera d’azione e costruzione imperiale. Oppure, tutto il mondo ridotto il più brutto di tutti i pianeti. Un pianeta dove non si parli più che inglese e non si pensi più che in ebreo. Un pianeta dove tutte, le libertà dell’uomo e della donna siano morte ammazzate, sepolte, scordate. Ma escluse due: la libertà per i quattrinai anglosassoni di seguitar a pirateggiare. E la libertà, per gli usurai ebrei, di seguitar a controllarle, di seguitar a pomparsene il bottino.

La rivoluzione mondiale: de’ popoli intelligenti, lavoratori, sfruttati: delle nazioni e razze proletarie, prolifiche, produttrici: di Roma e di Berlino - e, con l’asse romanità fascista germanesimo nazionalsocialista, della civiltà occidentale cristiana- ; la rivoluzione mondiale di Mussolini e di Hitler, si batte, vince, stravincerà per tutti: perfino per i nemici di oggi: per la vita e l’avvento dell’idea universale della giustizia universale.

La cospirazione mondiale degli accaparratori farabutti: ladri d’intelligenza, fatica, sangue altrui: intelligenti soltanto nel truffare ai lavoratori il frutto del loro lavoro: nell’affamare tutta l’umanità non di lingua inglese e non coll’anima di Giuda; la cospirazione mondiale del capitale cosmopolita, delle sanguisughe ereditarie e degli imbroglioni storici, de’ detentori dell’oro, petrolio, grano rubato; la cospirazione di Churchill e di Londra ebraizzata e pirata e di New York ebraizzata e usuraia; la cospirazione mondiale imbroglia e paga, non resiste che per far rincarare la carne da cannone macellata, e, al girone finale, le avrà pigliate come mai si sarà visto pigliarle dacché mondo è mondo.

E l’avremo fatta finita una volta per tutte, coll’associazione a delinquere anglosassone-giudaica: non costituita, né satanicamente mascherata, che per ammazzarla perfino nella nozione, nella speranza, nella memoria del genere umano l’idea della giustizia per tutti gli uomini. Lo sfruttamento, il dissanguamento, l’assassinio morale di tutti, basta che gli interessi del capitale anglosassone restino alti, e i dividendi degli azionisti giudei restino grassi. Eccolo, il loro “obiettivo di guerra”! Eccolo, il mito, la profezia, il programma, de’ Savii di Sion! Il dominio dell’universo, per interposta persona anglosassone, a Israele.

Ma son a posto, con la loro coscienza e tradizione e legge, i Savii di Sion. Non a posto, non sono che i servitori non ebrei degli ebrei.

Da secoli, secoli, secoli, il libro della loro sapienza civile, politica, pratica, non è più soltanto l’antico Testamento, ma è soprattutto il Talmud. Ora, il Talmud insegna ai Savii di Sion che, uomo vero e donna vera, non che l’ebreo e l’ebrea. Noialtri tutti gojim, ossia non ebrei, non siamo che bestie a figura umana. E le peggio bestie, perché s’ha la pretesa, ciò nonostante, di continuar a passar per uomini e donne. Talmudicamente ragionando, dunque, noi gojim non ebrei, non si campa che per servir agli ebrei, né s’ha il diritto di continuar a campare, se non finché la continuazione della nostra vita serva agli ebrei.

“Voi ebrei siete uomini; ma i cristiani, i non ebrei, le altre nazioni, non son uomini: son bruti, son bestiame”. Si legge nei trattati Jebatmok, Cherituth, Baba Metsia. “le altre nazioni sono assimilate all’asino”, dice Ababanel rabbino. “La persona d’un non ebreo è il corpo e l’anima di un porco”. Dice Ruben. Logica, sicché, la parola di Rabbi Albo nel trattato di Aiqquarim: “Dio ha dato agli ebrei potestà piena sulla vita e sulla fortuna di tutti i popoli”. Quando il messia verrà, e restituirà agli ebrei il dominio dell’universo, “i due terzi di tutti inon ebrei verranno sterminati, e l’ultimo terzo lasciato vivo per esser schiavo del popolo ebreo padrone”, precisano i trattati Kelthuboth e Nasmia Jeshua.

Balle antiche, e imballate in soffitta? No! Birbate decrepite e sempre in circolazione. Secolo decimo nono. Lettera di Baruch Levy, giudeo, a Karl Marx, giudeo col cognome vero di Mordechai, ossia Mardocheo, e babbo del bolscevismo. “Il popolo ebreo preso collettivamente sarà lui stesso il messia… I governi delle nazioni passeranno tutti nelle mani degli israeliti… La proprietà individuale potrà allora essere soppressa dai governanti di razza giudaica, che amministreranno dappertutto i beni pubblici. E, a questo modo, verrà mantenuta la promessa del talmud. Che, cioè, quando il messia sarà venuto, gli ebrei terranno sotto le loro chiavi i beni di tutti i popoli del mondo”. Gliele daremo noi, le chiavi! Ma sentite Benjamin Cremieux, giudeo e fondatore dell’alleanza israelita universale: 1861 “un Messianismo de’ tempi nuoci deve sorgere. Una Gerusalemme del nuovo ordine… deve soppiantare il doppio regno del Papa e dell’Imperatore. L’alleanza israelita universale… vuol penetrare in tutte le religioni. Le nazionalità devono sparire. Le religioni devono tramontare. Ma Israele sussisterà, e questo… popolo l’eletto da Dio” Anche meno!... si dice a Firenze, e a Napoli si risponde con un suono imitativo. Ma sentite il gran rabbino di Gerusalemme: 1920: intervista con l’Agenzia telegrafica ebraica. “L’ebreo appare già il vero monarca del mondo… Gli ebrei vedranno sventolare il vessillo d’Israele sul mondo intero…” E il giornale Medina Israel, ossia lo stato ebraico: Praga, 27 settembre 1935. “Nei nostri cuori non regna che un sentimento: la vendetta. Noi comandiamo ai nostri cuori di bandir ogni altro stato d’animo, lasciandoci guidare da questo unico sentimento: la vendetta. Il nostro popolo ebreo, al quale il mondo deve le concezioni più alte, non ha oggi che un desiderio solo: sterminare…” E la rivista American Hebrew, ossia L’ebreo americano: New York, pochi mesi fa. “La verità nuda e cruda è che questa guerra, è la guerra degli ebrei di tutto il mondo”.

E’ questa guerra in cui noialtri italiani siam impegnati totalitariamente, son i fatti fin a ieri e stamattina, son le notizie di stasera, incaricarsi di riautenticare codesti documenti giudaici, del resto mai smentiti e a disposizione di chiunque.

In guerra, è facile far uno sproposito grosso e pericoloso: svalutar il nemico. Ma non è difficile farne uno anche più massiccio e compromettente; non saperne nulla del nemico. Ed è possibile quello peggio di tutti: non contar fra i nemici il nemico numero uno.

Stampava anni fa a Parigi il giudeo Kadmi Kohen:
 “ Noi ebrei odiamo e disprezziamo Roma. Roma e le sue istituzioni statali: le sue legioni: il suo diritto civile…Roma, incapace di cristianizzarsi, ha corrotto il cristianesimo… Noi combattiamo sempre Roma come i nostri antenati dell’anno ’70. Per noi non è mutato nulla. La vittoria di Vespasiano e di Tito non è ancora definitivamente acquisita. Il tempio non è ancora stato interamente distrutto… E tutto può , tutto deve mutare, tutto muterà, perché noi ebrei, siamo ancora presenti, perché noi siamo sempre presenti”.
Carta canta e fascista non dorme. A noialtri italiani, anche sulla faccenda degli ebrei, gli occhi ce li ha aperti, a tempo e bene, Mussolini. E all’offensiva antifascista, antiromana, anticristiana di Giuda si dà la risposta italiana d’oggi. Tener duro e picchiar sodo.
ALBERTO LUCHINI

da “Gli Ebrei hanno voluto questa guerra” – ROMA 1942 –

mercoledì 7 ottobre 2009

La chiave di Volta dell'ebraismo

L'Inghilterra, cioè il popolo inglese, è dominata da una forza apparentemente britannica ma in realtà senza patria e senza volto. Questa forza anonima si chiama Intelligence Service. Non è un ufficio d'informazioni militari, come vuol far credere, ma un'associazione finanziaria internazionale; e rappresenta il nucleo centrale del problema politico dell'ebraismo, precisamente del piano ebraico della dominazione del mondo denunziato dai protocolli dei Savii anziani di Sion.

Non l'Inghilterra, povera di uomini e di danaro al principio del secolo XVIII, conquistò il ricco e popoloso impero francese. L'assalto fu voluto e realizzato dall'Intelligence Service britannico, e si svolse sotto gli auspici della Massoneria. Ebrei dirigono la Massoneria: Ebrei dirigono l'Intelligence service. Cronwell, fondatore dell'imperialismo inglese con la collaborazione attiva degli ebrei, è il fondatore dell'Intelligence Service; ma è anche il Gran Maestro della Massoneria, di quella Massoneria e di quell'Intelligence Service che hanno perfino lo stesso motto: Deus Meumque Jus. Per ciò nel Protocollo XV si legge:

"le Logge Massoniche saranno la fonte principale dove attingeremo le nostre informazioni: centralizzeremo tutte queste Logge sotto una direzione conosciuta da noi soli e costituita dai nostri uomini più sapienti".

Il Re d'Inghilterra, gloriandosi di discendere direttamente da David, come atto di sottomissione all'ebraismo, consegna la chiave d'oro della sua stanza alla "quantità sconosciuta!", cioè al capo segreto dell'Intelligence Service.
Massoneria, Intelligence Service, Re d'Inghilterra, formano un complesso unico, una stessa entità politica. A Proposito di questa entità politica, io vi ricordo il Protocollo X, il quale prescrive:

"è tassativamente necessario disturbare senza posa in tutti i paesi le relazioni esistenti tra popolo e governo , promuovere ostilità, odii, guerre e persino il martirio, mediante la fame, la carestia e la inoculazione di malattie , in tale misura che i Gentili non vedano altro modo per uscire da tanti guai che un appello, per esser protetti , al nostro denaro e alla nostra completa sovranità".

Siamo nel 1890: in Francia c'è la terza Repubblica, Cornelio Herz provoca lo scandalo di Panama, e il popolo francese perde un miliardo di franchi oro. Cornelio Herz è un agente dell'intelligence Service, al pari del suo collaboratore in questa impresa Giuseppe Reinach i Aaron, detto Arton.
Anglicanismo, ebraismo, Intelligence service, sono potenze occulte legate insieme da misteriosi fili. A dimostrazione di tale realtà, c'è la vita di Abramo Schwartz figlo di Mosè. Costui, dopo essere stato iniziato dal padre ai misteri del Talmud, diventa improvvisamente sacerdote anglicano, e ruba al maestro catechizzatore il peculio risparmiato nei lunghi anni di sacerdozio. nel 1910, con il danaro dell'Intelligence Service, Abramo Schwartz, vicario del cantone di Kent, è eletto deputato al Parlamento inglese. Poi, nel 1914, l'Intelligence Service gli affida la censura postale militare del settore austroungarico. Abramo Schwarz tradisce la sua missione apparentemente, e si vede al nemico, ma in realtà obbedisce agli ordini dell'Intelligence Service. E, invece di essere fucilato, va in Germania a organizzare il tentativo rivoluzionario di Von Kapp. Dopo, va in Ungheria e prepara la invasione della Cecoslovacchia. Va in Cina e diventa sacerdote buddista; ma non perde tempo e partecipa alle operazioni militari del maresciallo Ou Pei Fou in difesa degli interessi britannici. Sapete chi è il padrone del commercio mondiale dell'oppio, che costa ogni anno la vita a milioni di innocenti cinesi? Il padrone è Sir Philip David Sasson, ebreo e dirigente dell’Intelligence Service.
Al tempo della guerra del 1914, Abramo Schwarz viene in Italia: fu allora che la squadra navale francese, nel mediterraneo, catturò navigli sospetti recanti armi ai ribelli tripolini. e fu allora che l'Ammiraglio inglese, comandante la base navale di Malta, telegrafò: "lasciate che le navi proseguano la loro rotta: torpedineire inglesi le scorteranno". I francesi obbedirono, come tacquero gli addetti militari francesi nei paesi scandinavi, quando, durante la stessa guerra, scoprirono che l'intelligence Service inviava alla Germania ebraicizzata tonnellate di nitrocellulosa.
Il denaro è il sangue degli uomini, dice il conquistatore del Transvaal. Cecil Rhodes, agente dell'intelligence Service, prepara la conqueista del Transvaal con il denaro dell'Intelligence Service. Perchè questa associazione finanziaria ebraica ha accumulato moltissimo oro con il gioco in borsa e con la gestione di innumerevoli società industriali a catena nei vari paesi del mondo. Mentre infuria la battaglia navale al largo dello Jutland, durante la guerra del 1914, Sir Ernest Cassel, tesoriere capo dell'intelligence Service, truffa al popolo americano una ingente somma di denaro mediante il falso telegramma della sconfitta inglese. L'America come l'Italia, come la Francia, era alleata di guerra della Gran Bretagna.
L'Intelligence Service, attraverso la sua azione che si svolge sempre in armonia con la Massoneria, mostra il punto di funzione tra anglicanismo e americanismo. Quando il comando supremo della Massoneria emigrò negli Stati Uniti di America, al tempo del Presidente Wilson e del rabbino Wise, l'Intelligence Service, costrinse la Gran Bretagna a diventare satellite dell'America; in realtà non avviene altro che uno spostamento in sede del comando unico, cioè del comando ebraico. E ciò in obbedienza al Protocollo IV:

"la loggia massonica in ogni parte del mondo agisce inconsciamente da maschera al nostro scopo; l'uso che faremo di questa potenza nel nostro piano di azione, come i nostri quartieri generali, restano perpetuamente sconosciuti all'universo".

Nel 1914, in Italia, agiva il gruppo industriale Vicker-Terni. In Russia Vicker e Krupp lavoravano in piemo accordo. La società Vicker controllava la Skoda, la quale a sua volta offriva armi e munizioni all'Austria per usarle contro l'Italia. Cannoni scoppiavano nelle mani degli artiglieri. Navi russe non potevano entrare in linea, poichè le artiglierie, nuove di zecca, erano completamente inutilizzabili. La Spagna era neutrale, poichè le sue navi invano aspettavano le artiglierie promesse dalle società industriali collegati con la Vicker. Solo pochi anni fa una inchiesta del Senato americano accerta che, durante il conflitto armato tra Cile e Perù (1920-1930), la società inglese Vicker vendeva armiad entrambi i belligeranti.
La società Vicker appartiene all'Intelligence Service e, mediante il sistema delle società industriali a catena, possiede la padronanza assoluta di tutte le industrie belliche del mondo. L'uomo misterioso, Basil Zaharoff, agente dell'Intelligence Service, è il Presidente della Vicker. Egli, amico dei sovrani e dei plutocrati, dei ministri e dei generalissimi, realizzò egregiamente il Protocollo numero I:

"Chi vuole regnare deve ricorrere all'astuzia e all'ipocrisia; non dobbiamo arrestarci dinanzi alla corruzione, all'inganno, al tradimento, se questi mezzi debbono servire al successo della nostra causa".

La dottrina politica italiana dell'anticosmopolitismo ha documentato che Roosvelt, Wilson, Lloyd George, Lenin, Trotzskij, Stalin, sono fantocci nelle mani degli ebrei. Ora gli italiani sanno che l’Europa, la civiltà, la pace degli uomini, sono efficacemente difese dalla Germania e dall'Italia nel nome della corciata contro l'ebraismo distruttore e nemico di Dio. Conoscere il nemico significa Vincerlo.

PIERO PELLICANO
da "GLI EBREI HANNO VOLUTO LA GUERRA" ROMA 1942 - A.XX