Come
accade per l’albero, che non si giudica affatto dalla sua evanescente
vegetazione, ma dai suoi frutti primitivi; allo stesso modo si deve
giudicare l’operato di questo governo, buono nelle intenzioni, ma molto
meno nei risultati conseguiti. Il mefitico connubio fra la “pietas”
cristiano-pauperista e l’internazionalismo progressista sta dando i suoi
primi ” frutti”. Il varo della riforma dell’immigrazione costituisce un
vero e proprio nulla osta all’invasione incondizionata. Bastono infatti
soli cinque anni (dico 5) per diventare cittadino italiano:
un’assurdità. Un’assurdità vista anche la tipologia dell’immigrazione
clandestina, per la maggior parte di religione musulmana L’Italia si
prepara a cambiar pelle, invece di essere la punta più avanzata
dell’Europa nel mediterraneo, diventerà la punta più avanzata del
continente Africano in Europa. Diventerà, dunque, la rampa di lancio per
la conquista del continente europeo, la sua “portaerei”, in vista della
conquista definitiva del futuro continente “euro-islamico”.
La sinistra, in tal modo, spera, con un ragionamento di piccolo
cabotaggio politico, di assicurarsi il voto delle masse depauperate del
continente africano, onde poter continuare a “regnare” indisturbata. In
prospettiva, però, le cose appaiono ben diverse dallo scenario iniziale
prefigurato dai soliti “progressisti”. Le popolazioni extracomunitarie,
essendo molto più prolifiche di quelle indigene, nel lasso di poco
tempo, grazie anche alle misure varate dal centrosinistra, diventeranno
via via un gruppo sempre più consistente e, grazie al diritto di
cittadinanza, potranno persino (come già accade in modo molto ridotto)
occupare cariche istituzionali e, poco a poco ci ritroveremo, nostro
malgrado, ad essere minoranza sul suolo natio.
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