giovedì 17 agosto 2006

Razzismo, una "brutta" parola


Osservo come, nel mare magnum della disinformazione, esiste una confusione capillare, diffusa; in parte crea ad arte, voluta dai mass-media, emanazione diretta del “potere Mondiale”, per la restante parte dovuta in larga misura ad “ignoranza”. Esistono varie modalità per intender il concetto abusato di Razza e di razzismo. In primo luogo possiamo individuare il “valore” proprio di una “razza”, in base  ad un insieme di norme, ormai desuete, individuabili solo presso le antiche civiltà, dove vigeva, di norma, il regime delle “caste”. In queste civiltà, come quella INDO-ARIA, vigeva la legge dell’endogamia che, in una qualche misura, è sopravvissuta fino ad alcuni secoli fa nelle famiglie aristocratiche. Ed in tale contesto, si può  sicuramente parlare di un razzismo “reale”, non teorico o frutto di teorie filosofiche campate in aria. Allora c’era l’esigenza di mantener vivo il fuoco degli avi, le tradizioni di una schiatta. Tali tradizioni erano tanto più sentite quanto più si saliva su per la scala dei valori aristocratici. Ciò è avvenuto, tanto in OCCIDENTE, con i culti patrizi, quanto in Oriente. In Oriente si è rimasti più a lungo legati a questo modo di concepire la vita, mentre da noi in occidente, tali sopravvivenze son perite molto tempo prima. Ora, senza impelagarmi in lunghe digressioni che qui, non avrebbero senso alcuno, dirò quanto appresso.
Johann Gottlieb Fichte
Fichte definisce il popolo come:
“L’insieme delle persone che vivono in comune attraverso le età, e si perpetuano fra essi senza adulterazione, fisicamente e moralmente secondo una delle leggi particolari dello sviluppo del divino”.  Ed ancora: “L’essenza spirituale non ha potuto  manifestarsi che nella gerarchia così varia degli individui e di quelle individualità più grandi, che sono i popoli”.
Quindi il popolo, correttamente inteso, è quello che – secondo Fichte – non si lascia “corrompere” da istanze esterne, siano esse fisiche o morali. Ovvio che un tal tipo d’idea oggi sia in declino, a causa dell’involuzione spirituale che permea la civiltà contemporanea. Gli indù- non a caso – chiamano questa era “Kali-yuga”. L’imposizione  dell’integrazione è un dichiarato oltraggio alla libertà di ognuno. Nessuno si sogna di ospitare in casa propria persone antipatiche o, comunque, non desiderate. E non si vede, *per qual motivo*, bisogna accettare una socialità promiscua, che accomuna il bianco con il nero e il giallo con il rosso. Anzi, i mass-media fanno del tutto per incoraggiare questa insana promiscuità. Basta guardare la Tv o internet: fiction multiculturali che non hanno un riscontro “reale”, messa all’indice di tutti coloro che si oppongono a questo mefitico trend. Basta andare nel Bronx e rendersi conto di quale “sentimento multiculturale” esiste… Anche la Pornografia segue questa linea diabolica: donne bianche sono possedute da esemplari di razza negroide; quasi ad esaltare il loro “potenziale ” erotico, rispetto a quello autoctono. Fare il contrario è appunto il razzismo: una cosa “abominevole”, “esecrabile”, persino sottoposta a legislazione punitiva. In effetti, quanto detto apparirà ai “più” come una “bestemmia”, come qualcosa d’ingiusto e deplorevole; e tale apparirà quanto più alto è il grado di assimilazione delle teorie progressiste presso la pubblica opinione. Una pubblica opinione eterodiretta non solo da messaggi subliminali ma proprio da esempi di “correttezza simbolica”. Basti pensare che solo qualche secolo fa le opinioni erano del tutto divergenti da quelle attuali.   Insomma, per farla breve, siamo vittime inconsapevoli di una dittatura mediatica! E quanto detto trova la sua raison d’etre nell’esperienza storica. Si è deprecato il regime dell’apartheid, quando invece esso era l’unica barriera al caos. I fatti ci dicono che oggi sono i bianchi ad essere stati segretati e perseguitati come minoranza, persino quando la presenza dei bianchi poteva rivelarsi utile! Tale colpa è da attribuirsi principalmente agli inglesi che, fino a qualche secolo fa , erano il popolo più razzista che la storia abbia conosciuto. Pensiamo al fatto che tennero a debita distanza anche coloro (non parlo dei negri, ovviamente) che appartenevano ad una razza superiore, come quella indù, per esempio. Successivamente, seguendo il “trend” progressista, hanno costretto i loro compatrioti della Rhodesia ad uscire dal Commonwealth, applicando addirittura delle sanzioni contro chi non voleva concedere il diritto di voto alla popolazione negra. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: i bianchi sono stati decimati, privati dei loro beni, ridotti sul lastrico e costretti alla fuga. Per non parlar poi degli U.S.A., non a torto definiti come un crogiuolo delle razze più diverse. Per tal motivo tutti i popoli che là si son diretti hanno perso la loro identità razziale, dopo appena due generazioni. Lo Spengler attribuiva una sorta di “anima” legata all’ambiente circostante. E gli unici negli Stati uniti ad avere un anima solare erano i “pellerossa” che, non a caso, sono stati sterminati e poi segregati nella famigerate “riserve indiane”.  

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