Osservo
come, nel mare magnum della disinformazione, esiste una confusione
capillare, diffusa; in parte crea ad arte, voluta dai mass-media,
emanazione diretta del “potere Mondiale”, per la restante parte dovuta
in larga misura ad “ignoranza”. Esistono varie modalità per intender il
concetto abusato di Razza e di razzismo. In primo luogo possiamo
individuare il “valore” proprio di una “razza”, in base ad un insieme
di norme, ormai desuete, individuabili solo presso le antiche civiltà,
dove vigeva, di norma, il regime delle “caste”. In queste
civiltà, come quella INDO-ARIA, vigeva la legge dell’endogamia che, in
una qualche misura, è sopravvissuta fino ad alcuni secoli fa nelle
famiglie aristocratiche. Ed in tale contesto, si può sicuramente
parlare di un razzismo “reale”, non teorico o frutto di teorie
filosofiche campate in aria. Allora c’era l’esigenza di mantener vivo il
fuoco degli avi, le tradizioni di una schiatta. Tali tradizioni erano
tanto più sentite quanto più si saliva su per la scala dei valori
aristocratici. Ciò è avvenuto, tanto in OCCIDENTE, con i culti patrizi,
quanto in Oriente. In Oriente si è rimasti più a lungo legati a questo
modo di concepire la vita, mentre da noi in occidente, tali
sopravvivenze son perite molto tempo prima. Ora, senza impelagarmi in
lunghe digressioni che qui, non avrebbero senso alcuno, dirò quanto
appresso.
Johann Gottlieb Fichte |
Fichte definisce il popolo come:
“L’insieme delle persone che vivono in comune attraverso le età, e si perpetuano fra essi senza adulterazione, fisicamente e moralmente secondo una delle leggi particolari dello sviluppo del divino”. Ed ancora: “L’essenza spirituale non ha potuto manifestarsi che nella gerarchia così varia degli individui e di quelle individualità più grandi, che sono i popoli”.
Quindi il popolo, correttamente inteso, è quello che –
secondo Fichte – non si lascia “corrompere” da istanze esterne, siano
esse fisiche o morali. Ovvio che un tal tipo d’idea oggi sia in declino,
a causa dell’involuzione spirituale che permea la civiltà
contemporanea. Gli indù- non a caso – chiamano questa era “Kali-yuga”.
L’imposizione dell’integrazione è un dichiarato oltraggio alla libertà
di ognuno. Nessuno si sogna di ospitare in casa propria persone
antipatiche o, comunque, non desiderate. E non si vede, *per qual
motivo*, bisogna accettare una socialità promiscua, che accomuna il
bianco con il nero e il giallo con il rosso. Anzi, i mass-media fanno
del tutto per incoraggiare questa insana promiscuità. Basta guardare la
Tv o internet: fiction multiculturali che non hanno un riscontro
“reale”, messa all’indice di tutti coloro che si oppongono a questo
mefitico trend. Basta andare nel Bronx e rendersi conto di quale
“sentimento multiculturale” esiste… Anche la Pornografia segue questa
linea diabolica: donne bianche sono possedute da esemplari di razza
negroide; quasi ad esaltare il loro “potenziale ” erotico, rispetto a
quello autoctono. Fare il contrario è appunto il razzismo:
una cosa “abominevole”, “esecrabile”, persino sottoposta a legislazione
punitiva. In effetti, quanto detto apparirà ai “più” come una
“bestemmia”, come qualcosa d’ingiusto e deplorevole; e tale apparirà
quanto più alto è il grado di assimilazione delle teorie progressiste
presso la pubblica opinione. Una pubblica opinione eterodiretta non solo
da messaggi subliminali ma proprio da esempi di “correttezza
simbolica”. Basti pensare che solo qualche secolo fa le opinioni erano
del tutto divergenti da quelle attuali. Insomma, per farla breve,
siamo vittime inconsapevoli di una dittatura mediatica! E quanto detto
trova la sua raison d’etre nell’esperienza storica. Si è deprecato il
regime dell’apartheid, quando invece esso era l’unica barriera al caos. I
fatti ci dicono che oggi sono i bianchi ad essere stati segretati e
perseguitati come minoranza, persino quando la presenza dei bianchi
poteva rivelarsi utile! Tale colpa è da attribuirsi principalmente agli
inglesi che, fino a qualche secolo fa , erano il popolo più razzista che
la storia abbia conosciuto. Pensiamo al fatto che tennero a debita
distanza anche coloro (non parlo dei negri, ovviamente) che
appartenevano ad una razza superiore, come quella indù, per esempio.
Successivamente, seguendo il “trend” progressista, hanno costretto i
loro compatrioti della Rhodesia ad uscire dal Commonwealth, applicando
addirittura delle sanzioni contro chi non voleva concedere il diritto di
voto alla popolazione negra. I risultati sono sotto gli occhi di tutti:
i bianchi sono stati decimati, privati dei loro beni, ridotti sul
lastrico e costretti alla fuga. Per non parlar poi degli U.S.A., non a
torto definiti come un crogiuolo delle razze più diverse. Per tal motivo
tutti i popoli che là si son diretti hanno perso la loro identità
razziale, dopo appena due generazioni. Lo Spengler attribuiva una sorta
di “anima” legata all’ambiente circostante. E gli unici negli Stati
uniti ad avere un anima solare erano i “pellerossa” che, non a caso,
sono stati sterminati e poi segregati nella famigerate “riserve
indiane”.
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